Ormai non c'è scampo: qualsiasi donna morta ammazzata (purchè ammazzata da un individuo di
sesso maschile però) è un caso di femminicidio. Il movente non interessa. Interessa il sesso di chi
muore. E basta. Tutto il resto è "commento". Sulla falsariga di questa interpretazione il TG5 ha oggi
menzionato il caso (non umano) di un uomo che angosciato per il futuro della figlia disabile in questi
tempi di crisi economica, duri anche per chi è sano e plurilaureato, disperando della sua capacità di
continuare a mantenerla e ad assisterla, l'ha uccisa e poi si è costituito alla polizia (dopo essersi
lavato e pettinato, ha sarcasticamente commentato il TG5). Per carità, il fatto è deprecabilissimo e
quell'uomo deve rispondere del suo gesto, ma nessuno mi leva dalla testa che se il disabile fosse
stato di sesso maschile e se l'omicida fosse stata una donna, ci sarebbero state parole di pietà e di
comprensione per l'uccisore. Invece, l'omicida è maschio e la vittima è femmina. Ergo, nessuna pietà.