I "complotti"
Molto in breve, secondo me non credere ai complotti è giusto, non avrei nulla da ridire a proposito.
Credere, infatti, significa fare atto di fede. Mi dicono che nelle antille esiste il gufo dal becco bianco che esaudisce i desideri, e io ci credo. Faccio atto di fede.
Allo stesso modo, per essere seri, anche non credere è fare atto di fede. Mi dicono che non esiste il celacanto, e io ci credo. Mi dicono che non esistono complotti, e io ci credo.
Tornando coi piedi per terra, se non credo ai complotti, per coerenza non devo credere a Gladio, non devo credere alla copertura sul caso Ustica, non devo credere ad una quantità di altre cose.
Ma se invece credo ai complotti, allora posso ad esempio credere ai rettiliani, agli asini che volano, agli "elohim" o come si scrive.
Forse è necessario procedere diversamente. Ma per farlo è necessario ragionare, riflettere, documentarsi. Cosa peraltro non facile, in molti casi.
Ma altrimenti non ho alternative: o credo o non credo. E in entrambi i casi il rischio di prendere cantonate è molto alto, anzi: a volte è quasi una certezza.