http://www.huffingtonpost.it/2013/01/29/la-bimba-negata-al-padre-_n_2572830.htmlLa bimba negata al padre. L'Italia condannata dalla Corte europea per i diritti umani
La Corte europea per i diritti umani di Strasburgo condanna l'Italia, e soprattutto il sistema giudiziario minorile, per non avere permesso ad un padre separato di vedere con continuita' la figlia dopo la separazione con l'ex compagna.
La vicenda era stata raccontata nei giorni scorsi dall'Huffington Post: la madre della bambina, che oggi ha 12 anni, si e' sempre opposta alle visite paterne nonostante l'affido condiviso e nonostante numerose sentenze del Tribunale per i minorenni dessero ragione a Sergio Lombardo che, dopo molti anni, ha deciso di ricorrere ai giudici di Strasburgo. Oggi la vittoria del papa': il tribunale ha accertato la violazione del diritto alla vita privata e famigliare di Lombardo e della bambina in quanto "e' stata resa impossibile la costruzione di una relazione stabile con la figlia" essendo state messe in campo "solo misure automatiche e stereotipate". La Corte inoltre ordina un risarcimento complessivo di 25mila euro. Si tratta della seconda condanna - la prima nel 2010 - nei confronti dell'Italia stabilita dalla Corte europea per i diritti umani per un caso che riguarda l'impossibilita' di un padre a fare visita al bambino dopo un divorzio.
"Sono molto contento di ricevere questa notizia" commenta Lombardo all'Huffington Post. "Per il momento non posso sapere se riusciro' davvero a vedere Turchina con maggiore frequenza, a me piacerebbe che finalmente potesse venire a Roma qualche giorno la settimana. La sua stanza e' pronta da dieci anni ma non e' mai venuta". Turchina, questo il nome che il padre ha scelto per parlare della figlia in pubblico, vive stabilmente a Termoli con la madre. Dal 2007 e' stata affidata congiuntamente ad entrambi i genitori, eppure Lombardo non ha mai ottenuto che passasse una notte in casa sua. Dal 2003 l'uomo, settantaquattrenne artista e psicologo, per provare a vedere la bambina anche solo qualche minuto ogni fine settimana deve prendere la macchina e pernottare a Termoli, nella speranza che la ex compagna non opponga resistenza e non spenga il telefono poco prima degli incontri stabiliti - come e' avvenuto spesso. "Non voglio togliere mia figlia alla madre. Vorrei semplicemente che potesse vivere anche a Roma. Faro' un nuovo ricorso per ottenerlo".
La sensazione e' che la condanna di Strasburgo non portera' immediatamente Turchina a vedere il padre con maggiore frequenza. "La sentenza non riguarda la famiglia materna della bambina bensi' lo Stato", chiarisce l'avvocato Giorgio Vaccaro che ha seguito la dolorosa vicenda e che esprime la massima soddisfazione. "In questo senso le parole dei giudici europei stimolano a dotarsi di strumenti efficaci per l'esecuzione dei provvedimenti dei giudici, che altrimenti rimangono lettera morta". Perche' il problema, insiste Vaccaro, "risiede nel fatto che in Italia mancano le modalita' esecutive": Lombardo ha ottenuto negli anni numerose sentenze favorevoli, eppure nessuno ha provveduto a fare in modo che potesse vedere la figlia nei tempi stabiliti per legge.
E potrebbe succedere che nemmeno ora l'uomo potra' passare piu' tempo con la sua bambina. "E' vero, potrebbe non cambiare nulla", commenta Melita Cavallo, presidente del Tribunale per i minorenni di Roma. "Esistono strumenti utili per evitare casi come questi, ma occorre agire tempestivamente non appena la relazione tra i genitori comincia a deteriorarsi", continua la giudice. "E' possibile infatti organizzare incontri tra genitori separati e figli presso i Tribunali, oppure e' previsto che un assistente sociale vada personalmente a prelevare il bambino dalla casa del genitore riottoso". Dunque non occorre riformare la procedura? "Non credo. Di vicende tristi come questa ne esaminiamo continuamente, e le vittime sono soprattutto i padri separati. Ci vorrebbe piu' personale nei Tribunali incaricato di seguire queste famiglie in un rapporto uno a uno". Sul fatto che le associazioni dei padri separati abbiano spesso accusato i giudici minorili di favorire le donne, decidendo nella stragrande maggioranza dei casi di far vivere i figli a casa delle madri dopo una separazione, non sanzionando adeguatamente le mamme che vietano le visite agli ex coniugi, Cavallo e' perentoria: "Se molto spesso decidiamo che il domicilio prevalente deve essere quello materno e' perche' pensiamo che un bambino molto piccolo ha bisogno delle cure di una madre. E anche perche' i padri hanno orari di lavoro piu' lunghi e incompatibili con la cura. Ma sappiamo bene che la nuova generazione di papa' e' capace di cambiare un pannolino e di prendersi cura dei bambini".