Sulle cause della somaraggine maschile, credo siano da escludere i programmi scolastici, rimasti più o meno invariati da parecchio tempo.
Da scartare anche un’eventuale situazione di disagio che si riflette nello studio, in quanto non mi pare che i minori siano discriminati al di fuori della scuola né che beghe familiari come la separazione dei genitori facciano rendere meglio le femmine.
Resta quindi un’impostazione della didattica in chiave antimaschile, di cui è responsabile essenzialmente un corpo insegnante che premia non il ragionamento e la voglia di conoscere ma l’adattamento e il nozionismo: un penitenziario intellettuale che non forma ma standardizza, e in cui vige il divieto di fare domande. Ciò è estremamente diseducativo anche in relazione al dialogo tra i sessi-vedi il noto mito del maschio impedito.
È a partire dalla scuola che si educa a un’idea della socialità come ingranaggio perfetto (in cui ciascun elemento umano deve inserirsi con una logica precisa e assoluta) anziché come dialogo spontaneo ed interazione. Inutile dire che questo tipo di didattica non valorizza neppure l’intelligenza femminile.
Diversi autori hanno osservato che la funzione della scuola non è più formativa e intellettuale, ma burocratica: serve solo a predisporre al tanto decantato lavoro di gruppo e non rilascia titoli di qualche valore ma semplici credenziali. Ne è prova il fatto che chi esce da un’università italiana non trova -né cerca- di meglio che un medio lavoro impiegatizio, che in tempi in cui non c’era questa inflazione di corsi di laurea era accessibile con qualifiche minori.
Non stupisce quindi, ed anzi rallegra, che i maschi siano scartati da questa catena di montaggio burocratica, cosa che permette loro di meglio impiegare le proprie energie: la scuola è un forte abbandonato, già ora il mondo del lavoro forma autonomamente le persone visto lo scarso livello dell’istruzione ufficiale, teorica e non basata sul merito.
Quanto al mito della classe mista, che non ha alcuna base scientifica, una struttura sessuale psicologicamente differenziata deriva forse dal far convivere ragazzi e ragazze nelle stesse classi? L'educazione è neutra in un mondo di parti sostituibili e consumabili. La tecnologia non ha bisogno né di persone né di cervelli ma di « mani ». Gli stessi programmi di studio e la stessa aula servono per preparare ragazzi e ragazze ad un tempo, per la routine neutra e impersonale della produzione e della distribuzione.
Secondo una ricerca attendibile, la maggior armonia e i rapporti tra adulti « più specificatamente sessuali » si verificano in quelle società dove “si trova una nettissima divisione tra il gruppo dei maschi e quello delle femmine”. Un’educazione più attenta alle specificità di genere sarebbe non solo antifemminista alla radice, ma renderebbe le relazioni tra i sessi meno conflittuali. Molto positivo –oltre che inevitabile, visto lo stato delle cose- che se ne cominci a parlare.