Autore Topic: Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)  (Letto 23121 volte)

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Offline Mercimonio

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #75 il: Marzo 05, 2013, 04:47:24 am »
Vedo un fondo di morale calvinista in questo dualismo.

Puo' essere ma semplicemente nei paesi nordici si va piu' dritti al sodo che altrove, quando si lavora si lavora, quando ci si diverte ci si diverte, dividono nettamente le cose anche perche' amano organizzarsi bene ed essere precisi, tutto il resto e' visto come caos mediterraneo o direttamente come terzo mondo infatti ti faranno lunghe prediche sul come loro sanno organizzarsi e come gli altri no.

Se allora usiamo questo metro pero' io potrei consigliargli di fare un giro in Japan o Singapore dove si organizzano ancora meglio e dove l'intera societa' e' tenuta  a bacchetta e letteralmente non si puo' fare quasi un cazzo se non di nascosto, tanto piu' a Tokyo dove per divertirsi ci sono aree e quartieri designati ma guai a far baldoria in altri posti "dormitorio" o di shopping, tutto e' ordinato e pianificato, inclusa la morte ... uno nasce li' e sa gia' come e dove morire, come in certi film apocalittici e millenaristi.



Offline Lucia

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #76 il: Marzo 05, 2013, 11:25:54 am »
Vedo un fondo di morale calvinista in questo dualismo.

tu pensi che prendere sul serio il lavoro è una cosa calvinista?

Offline Lucia

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #77 il: Marzo 05, 2013, 11:31:57 am »

Dal Settimo sigiglio di Ingmar Bergman

Grandi uomini dalla Scandinavia:
Thor Heyerdahl
con le sua spedizioni sulla zattera per oceani

Roald Admunsen
La sua nave Fram


A si e uno dei miei autori preferiti
Jostein Gaarder

Tutti tre sono norvegesi ma fa niente, è Scandinavia.

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #78 il: Marzo 05, 2013, 13:54:11 pm »
Malthus aveva torto perché non considerava fattori come la scarsità artificiale e i salti tecnologici, che permettono di sostentare una popolazione più vasta. Non mi soffermo, ma i figli sono una ricchezza anche economica, non solo come braccia in agricoltura.
Neppure le previsioni dei piani quinquennali si sono mai avverate, figurarsi queste proiezioni al 2050. Considerano come unica variabile l'economia, la produzione industriale ecc. senza tener conto del fatto che la societàe la gente cambiano molto rapidamente, come lo è stato per l'Italia contadina in un decennio.
Per me le teorie di malthus, nelle loro linee essenziali, sono corrette. Egli descrisse una realtà approssimata, il resto lo fecero quelli del "club di Roma" e via discorrendo.
La tecnologia è in grado a volte di ottimizzare ed incrementare le risorse, ma produce inquinamento, per cui da una parte dà e dall'altra toglie e non risolve veramente il problema.
La questione può cmq essere affrontata da due lati: uno è quello freddo e razionalista, l'altro è quello delle regole naturali e del "sentiment".
Entrambi hanno le loro ottime ragioni, ed ora approfondire qui il tema sarebbe troppo lungo e magari noioso.
In genere il mondo laico ed ateo tende ad affrontare la questione dal primo lato, (freddo e razionalista, da cui femminismo e controllo stretto delle nascite), mentre il mondo "dei credenti" e della religione, basandosi appunto sulle regole naturali, tende ad affrontare la questione dal secondo versante, che è più o meno quello di cui parli tu. I partiti politici italiani, nella recente campagna hanno parlato spesso della novità "quoziente famigliare", che doveva dare soldi alle famiglie con figli e con ciò sostenere la natalità. Ma erano tutti partiti che in qualche modo facevano riferimento alle religioni ed ai valori tradizionali.
La questione per me è di quelle importanti, secondo me è la prima grande questione che riguarda il mondo moderno e il più o meno immediato futuro, e sempre di più se ne parlerà, volenti o nolenti.
Ma le teorie di Malthus, per quanto fondamentali ed urgenti, sono anche piuttosto scabrose, per cui il suo nome sui media è tabù; e si riescono a fare trasmissioni di ore sulla demografia senza mai nominarlo. Effettivamente è una realtà pesante e spiacevole e  probabilmente è parte di quelle realtà "più stupefacenti della fantasia", ma che non si vogliono vedere.
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline Mercimonio

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #79 il: Marzo 05, 2013, 15:05:53 pm »
in un ottica mondialista il quoziente familiare non interessa nessuno, il mondialismo odia i nazionalismi, vuole creare il governo mondiale distruggendo gli stati nazionali, che in un paese ci sia crescita demografica o meno non cambia niente perche' nella loro visione mondialista se serve gente basta chiamare milioni di immigrati, delle razze delle etnie delle lingue e di tutto il resto per loro e' spazzatura e anzi sono il nemico primo per il loro "grand plan".

se gli svedesi si estinguessero nessun politico verserebbe una lacrima, li rimpiazzerebbero subito con est europei, cingalesi, cinesi, nigeriani.

e anzi darebbero pure colpa agli svedesi perche' erano "una societa' moribonda".

Offline Vicus

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #80 il: Marzo 05, 2013, 18:22:02 pm »
Che la tecnologia produca necessariamente inquinamento è falso: sembra probabile che già oggi potremmo fare a meno dei combustibili fossili.
L'equazione più umani=più bocche da sfamare è falsa, la prosperità economica è sempre stata legata all'aumento della popolazione, salvi i casi di sfruttamento e scarsità organizzata delle risorse.
Non sono in pochi a dire che il problema della fame del mondo potrebbe essere già risolto da decenni. Molti governi, inclusa l'UE, incentivano attivamente la de-agricolizzazione per eccesso di produzione; le quote-latte e gli agrumi italiani al macero ne sono esempi lampanti.
Inoltre la storia ha già dimostrato come la crescita della popolazione rallenti da sé senza bisogno di forzature esterne. Malthus visse in piena rivoluzione industriale, all'epoca la gente non mangiava perché si era distrutta la piccola proprietà agricola creando latifondi recintati, ed abolendo il diritto della popolazione ad es. di prelevare legna secca dai boschi.
Ciò che produsse povertà non era l'aumento della popolazione, ma lo sfruttamento senza riguardo alle conseguenze sociali-popolazioni rurali private di risorse agricole e masse inurbate con scarso lavoro sottopagato-cosa che la corona inglese cercò di controbilanciare con discreta efficacia.
Stessa cosa avvenne in Italia con l'esproprio delle proprietà ecclesiastiche-che non servivano allo sfruttamento, ma al sostentamento di buona parte della popolazione che si ritrovò in mezzo ad una strada. Queste proprietà non furono distribuite ai contadini ma furono trasformate in latifondi di nessun beneficio alla gente.
Con Malthus e Darwin la 'scienza' diviene una contraffazione apertamente antisociale, e teorie o programmi di riduzione della popolazione sono obiettivamente inquietanti e non recano alcun beneficio collettivo.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Vicus

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #81 il: Marzo 05, 2013, 18:28:23 pm »
Citazione
tu pensi che prendere sul serio il lavoro è una cosa calvinista?
Mi sembra un'osservazione molto sbrigativa. Il lavoro come religione o senso della vita, o il successo negli affari come segno di predestinazione sono tipici concetti calvinisti, che nullla hanno a che vedere con l'amare il proprio lavoro. Dovresti saperlo, di sicuro hai letto Weber (l'Etica Protestante e le Sette).
In altri Paesi ad es. i braccianti lavorano duro ma socializzano o cantano durante il lavoro, cosa suppongo impensabile per uno svedese. Questo produce le tipiche contraddizioni di queste società: un fondo di puritanesimo represso che rende incapaci di divertirsi in modo sano, e che obbliga a rituali dionisiaci in chiave moderna a base di alcool o peggio per stordirsi e rilassare i freni inibitori.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Lucia

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #82 il: Marzo 05, 2013, 21:41:41 pm »
Mi sembra un'osservazione molto sbrigativa. Il lavoro come religione o senso della vita, o il successo negli affari come segno di predestinazione sono tipici concetti calvinisti, che nullla hanno a che vedere con l'amare il proprio lavoro. Dovresti saperlo, di sicuro hai letto Weber (l'Etica Protestante e le Sette).
In altri Paesi ad es. i braccianti lavorano duro ma socializzano o cantano durante il lavoro, cosa suppongo impensabile per uno svedese. Questo produce le tipiche contraddizioni di queste società: un fondo di puritanesimo represso che rende incapaci di divertirsi in modo sano, e che obbliga a rituali dionisiaci in chiave moderna a base di alcool o peggio per stordirsi e rilassare i freni inibitori.

L'etica protestante e lo spirito del capitalismo, cosi si chiamava il libro che ho letto di Max Weber,
comunque sempre nell'ottica di come sono bravi i paesi protestanti.

Da noi i cattolici sono visti come più puritani dei protestanti
ma forse infatti è cosi.
I cattolici si devono pentire e devono confessare ogni stupidaggine.

Offline Vicus

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #83 il: Marzo 05, 2013, 22:20:02 pm »
Con rispetto parlando, i protestanti hanno provveduto a sostituire il sapone al confessionale.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Mercimonio

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #84 il: Marzo 06, 2013, 09:39:48 am »
c'e' da dire pero' che nei paesi nordici a causa del clima che c'e' se la gente non si organizzasse bene e se la prendesse comoda come in certi posti del mediterraneo andrebbe tutto a rotoli, sono diciamo "costretti" a organizzarsi e far le cose come si deve, se ci sono -30 gradi la finestra si deve chiudere senza spifferi, se per giorni c'e' la neve devi aver gia' accatastato legna abbastanza e cibo abbastanza, ti devi saper programmare e gestire in tutto, e sono tutte cose che invece sono facoltative nei paesi caldi tanto piu' in quelli tropicali dove veramente e' una farsa a cielo aperto e se funziona qualcosa e' quasi un miracolo e lo si deve agli stranieri che gli hanno fatto le infrastrutture che tengono su tutto il paese.

tra l'altro in posti dove piove o nevica tutti i giorni mica uno puo' far baldoria o andare tanto in giro a cazzeggiare, o lavora tutto il giorno o se ne sta tutto il giorno al bar, sono poche le alternative.

stessa cosa sulle Alpi, e infatti i montanari hanno lo stesso carattere scorbutico e ostile di molti nordici, come pure c'e' una differenza vistosa tra chi vive a milano e chi vive a roma o anche gia' solo a firenze.


Offline Mercimonio

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #85 il: Marzo 06, 2013, 09:55:32 am »
Mi sembra un'osservazione molto sbrigativa. Il lavoro come religione o senso della vita, o il successo negli affari come segno di predestinazione sono tipici concetti calvinisti, che nullla hanno a che vedere con l'amare il proprio lavoro. Dovresti saperlo, di sicuro hai letto Weber (l'Etica Protestante e le Sette).
In altri Paesi ad es. i braccianti lavorano duro ma socializzano o cantano durante il lavoro, cosa suppongo impensabile per uno svedese. Questo produce le tipiche contraddizioni di queste società: un fondo di puritanesimo represso che rende incapaci di divertirsi in modo sano, e che obbliga a rituali dionisiaci in chiave moderna a base di alcool o peggio per stordirsi e rilassare i freni inibitori.

puo' essere, ci sono tanti fattori in gioco.

per mia esperienza diretta, gli scandinavi sono proprio cosi' di indole, arriverei a dire che hanno adattato la religione e la loro societa' alla loro indole anziche' viceversa !

alcuni dei loro tratti caratteristici li descriveva Tacito 2000 anni fa nel suo libro "Germania" anche se in generale li bollava come barbari e ubriaconi ma vabbe' sia lui che Plinio erano i soliti aristocratici romano-centrici con la puzza sotto il culo, non parliamo di come Giulio Cesare descrive le tribu' dei Galli nel De Bello Gallico.

e' un peccato rimanga poco di cronache antiche sui nordici perche' bene o male io sono sicuro le cose non cambino poi molto coi secoli o coi millenni.


Offline Mercimonio

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #86 il: Marzo 06, 2013, 10:00:54 am »
Che la tecnologia produca necessariamente inquinamento è falso: sembra probabile che già oggi potremmo fare a meno dei combustibili fossili.
L'equazione più umani=più bocche da sfamare è falsa, la prosperità economica è sempre stata legata all'aumento della popolazione, salvi i casi di sfruttamento e scarsità organizzata delle risorse.
Non sono in pochi a dire che il problema della fame del mondo potrebbe essere già risolto da decenni. Molti governi, inclusa l'UE, incentivano attivamente la de-agricolizzazione per eccesso di produzione; le quote-latte e gli agrumi italiani al macero ne sono esempi lampanti.
Inoltre la storia ha già dimostrato come la crescita della popolazione rallenti da sé senza bisogno di forzature esterne. Malthus visse in piena rivoluzione industriale, all'epoca la gente non mangiava perché si era distrutta la piccola proprietà agricola creando latifondi recintati, ed abolendo il diritto della popolazione ad es. di prelevare legna secca dai boschi.
Ciò che produsse povertà non era l'aumento della popolazione, ma lo sfruttamento senza riguardo alle conseguenze sociali-popolazioni rurali private di risorse agricole e masse inurbate con scarso lavoro sottopagato-cosa che la corona inglese cercò di controbilanciare con discreta efficacia.
Stessa cosa avvenne in Italia con l'esproprio delle proprietà ecclesiastiche-che non servivano allo sfruttamento, ma al sostentamento di buona parte della popolazione che si ritrovò in mezzo ad una strada. Queste proprietà non furono distribuite ai contadini ma furono trasformate in latifondi di nessun beneficio alla gente.
Con Malthus e Darwin la 'scienza' diviene una contraffazione apertamente antisociale, e teorie o programmi di riduzione della popolazione sono obiettivamente inquietanti e non recano alcun beneficio collettivo.

la scienza e' sempre stata antisociale, non compepisce il sociale come un bene ma solo come un qualcosa da controllare e manipolare, qui sta il grave e se un domani imponessero la loro societa' perfetta e "scientista" saremmo fottuti !

tanto per iniziare si passerebbe subito all'eugenetica e gia' infatti lo fanno in vari ambiti.

che ne farebbero di vecchi e malati poi ? io avrei qualche idea in merito ... non avete idea di quanti "scientisti" propinano apertamente l'idea di sbarazzarsene, anzi lo ha ribadito di recente anche il nuovo premier japponese, dicendo che i vecchi farebbero meglio a morire in fretta per non gravare troppo sullo stato che li deve "mantenere".

che poi non e' poi molto peggio dei concetti tecnocratici visti in vari paesi socialisti e maoisti, non parliamo poi del concetto stesso di "comunismo scientifico" che e' una barzelletta solo a sentirne parlare.

basilarmente, il genere umano ridotto a bestiame con l'elite dominante che gioca come il gatto col topo.

un bel futuro ci attende eh !




Offline ilmarmocchio

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #87 il: Marzo 06, 2013, 12:40:27 pm »
Citazione
Mercimonio : Il weekend in nord europa e' la valvola di sfogo dopo una settimana di duro lavoro a cui dedicano tutte le loro energie fisiche e mentali, nel weekend si "devono" ubriacare e si "devono" divertire a tutti i costi.

proprio questo è il punto.
Giudicherei libere le scandinave se facessero sesso anche  " one night stand " senza dover essere ubriache, per puro piacere sessuale.
ma così non è , con tutto ciò che ne deriva.
Scopare una tizia piena di alcoo , mi fa abbastanza ribrezzo e per questo giudico quelle società in modo negativo.
mancano di forza vitale e per questo saranno sostituite

Offline Mercimonio

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #88 il: Marzo 06, 2013, 14:18:51 pm »
proprio questo è il punto.
Giudicherei libere le scandinave se facessero sesso anche  " one night stand " senza dover essere ubriache, per puro piacere sessuale.
ma così non è , con tutto ciò che ne deriva.
Scopare una tizia piena di alcoo , mi fa abbastanza ribrezzo e per questo giudico quelle società in modo negativo.
mancano di forza vitale e per questo saranno sostituite

mah mancano di tutto, di sole, di vitamina D, di relax, di stare per i cazzi loro per un po', di scoprire con orrore che nel resto del mondo la gente non vive come loro ...

ma appunto, se solo da ubriache han voglia di trombare ... questo la dice gia' lunga, capisco i maschi zerbini timidoni e cagasotto che devono fare il primo passo ma le donne che c'entrano ? forse che da femministe lo vedono come "empowernment" ?
 
e fosse solo l'alcool, sai quante fumano e si impasticcano, anche perche' da loro ormai costa meno drogarsi che non bere.

tra un po' a forza di voler fare tutto quello che fa l'uomo e che a loro e' socialmente proibito finiranno pure a sputare ruttare e scoreggiare e bestemmiare.


Offline Lucia

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Re:Jag är i Sverige - Sono in Svezia, (Storie dalla Svezia)
« Risposta #89 il: Marzo 06, 2013, 14:37:43 pm »
Con rispetto parlando, i protestanti hanno provveduto a sostituire il sapone al confessionale.

poi se fai il lavoro come una sofferena è peggio chew se lo fai per piacere, qunado ti diverti di più nella vita? se ti piace il lavoro ceh fai o quando lo fai solo con sofferena.
Per noi la vocazione è legato dalla storia dei talenti, c'è chi le interra o chi li molteplica.

OT: Vicus ha scritto una biografia elogiativa di un generale taliano che diede fuoco a una chiesa protestante da noi, perché la gente non voleva accettarlo come "liberatore". Ma la chiesa non brucciò, solo divenne nera, è nera anche adesso. Era un fanatico infatti.
Non c'ho mai capito perchè ce l'avevano con i protestanti.

dove piove o nevica tutti i giorni mica uno puo' far baldoria o andare tanto in giro a cazzeggiare, o lavora tutto il giorno o se ne sta tutto il giorno al bar, sono poche le alternative.

La Scandinavia ha inventato la sauna
Loro hanno inventato la moda del nordic walking, ho sentito che la Norvegia è particolarmente bella
nella neve si può gioccare, andare con la slitta trainata dai cani lupo o dalle renne
Insomma ci sono tante cose, divertimenti tipici scandinavi.