http://www.spinozziecalanna.it/home/stai-pensando-di-separarti.htmlUn certo vnd scrive:
20 marzo 2013 alle 11:26
Buongiorno,
vorrei sapere se il vostro studio dispone di professionisti preparati per tutelare i mariti e i padri.
Inoltre, vorrei sapere quali sono le vostre possibilità di successo in questi casi, ove per successo si intende l’affido esclusivo dei figli al padre e la totale estromissione della madre. Al contrario di come avviene nel 95% dei casi.
Cordiali saluti.
Nel sito i legali, oltre a farsi publicità "noi semo i mejo!", rimandano ad una pagina nella quale si parla di leggende metropolitane.
http://www.spinozziecalanna.it/home/sette-leggende-da-sfatare-in-materia-di-separazione.htmlLe riporto perché sono curiose.
1.“Nella separazione i figli vanno sempre alla madre.”
Questo non è vero, almeno non sempre.
Dopo la riforma del 2006, voluta dal legislatore proprio per porre rimedio a una condizione che vedeva i padri in assoluto svantaggio nell’assegnazione dei figli, è stato adottato un criterio nuovo, quello della bigenitorialità, che permette e anzi impone a entrambi i genitori di partecipare in modo paritario e consente di evitare così che l’apporto dei padri in particolare si traducesse semplicemente nel versamento di una somma mensile (senza poter poi metter bocca sulle decisioni prese da sola la madre).
Oggi abbiamo dunque la possibilità di modulare nel modo migliore e nel rispetto delle esigenze di entrambi un rapporto con i figli basato sulla compartecipazione e sulla codecisione per quel che riguarda le scelte importanti e i momenti significativi della vita dei separati.
Il fatto che sia "non sempre" vero, significa, infatti che nel 95% dei casi il padre, vittima di pregiudizi sessisti viene letteralmente estromesso e murato vivo.
2.“Nelle separazioni la moglie prende sempre l’assegno di mantenimento”.
Non è affatto vero.
Intanto la legge non parla di mogli o di mariti ma parla genericamente di ‘coniuge economicamente più debole’.
Nella nostra pratica professionale sono ormai frequenti casi in cui le mogli guadagnano più dei mariti, e questo si traduce (nei provvedimenti del tribunale) nell’assenza di qualsiasi provvedimento economico in favore delle mogli economicamente avvantaggiate; semmai residua (ma è cosa diversa) il solo assegno per i figli minori nel caso sia la moglie a tenerli presso di sé la maggior parte del tempo (cosa che abbiamo appena visto essere tutt’altro che scontata).
Però,
prende quasi sempre sempre gli alimenti.
Gli alimenti sono una cosa e il mantenimento, un'altra.
Il mantenimento si paga quando la separazione avviene per colpa.
Ma gli alimenti si pagano sempre al coniuge ritenuto "economicamente più debole" con criteri feudali.
Oggi non è possibile costringere a fare la casalinga una moglie che invece vuole andare a lavorare.
Se ne deduce che le donne sono casalinghe per scelta.
Mai per imposizione.
Quindi non si capisce perché uno debba fare la differenza tra lo stipendio più alto e quello più basso (di solito della moglie), diviso due, e dare questa parte alla moglie.
Se ascoltate una femminista, vi dirà che è colpa del fatto che gli uomini prendono di più.
Grande puttanata.
Questo potrebbe avere un po' di senso (ma nemmeno tanto) se facessero tutti e due lo stesso lavoro, allo stesso livello, con la stessa esperienza, le stesse competenze, la stessa anzianità e lo stesso numero di ore di straordinario.
E' che una donna, se prendi meno di lei o è un cesso o ha dei complessi.
Se no, col cazzo che te la dà.
3.“Nelle separazioni la casa coniugale va sempre alla moglie.”
Anche questo non è più vero (o almeno non è più vero come è stato fino a pochi anni fa).
In realtà dal punto di vista tecnico-giuridico non è mai stato vero; la norma prima vigente non parlava di ‘casa assegnata alla moglie’ ma di casa coniugale assegnata al coniuge al quale venivano affidati i figli.
Adesso la norma indica quale assegnatario il genitore presso il quale vengono collocati in prevalenza i figli. Quindi non è l’essere madri o padri ma l’essere genitori “affidatari in prevalenza” dei figli minori a decidere chi resti in casa e chi vada fuori.
Questo non è più vero
un par de balle.
Come nella maggioranza dei casi i figli stanno con la madre, coi figli ci vanno pure la casa, e gli alimenti.
Gli alimenti sono calcolati sulla media delle entrate e non delle uscite, come dovrebbe essere.
Costituiscono un arricchimento illecito.
L'uomo è ingiustamente impoverito. impossibilitato a rifarsi una vita.
MURATO VIVO.
4.“La casa va sempre alla moglie, anche se non ci sono figli.”
Falso. Se non vi sono figli non vale quello che è previsto per la tutela di questi ultimi (v. punto precedente).
Senza figli valgono dunque le regole generali della proprietà e il coniuge che non sia anche proprietario o almeno comproprietario dell’immobile non potrà restarci (se non per sopperire a esigenze immediate).
Nel provvedimento definitivo che chiude il procedimento il tribunale non potrà mai (contro la volontà del coniuge proprietario) assegnare la casa coniugale alla moglie (in generale, al coniuge non proprietario) senza figli minori.
Non ho elementi per contestare ma... ci mancherebbe pure...
5.“L’assegno per i figli dei separati va pagato solo fino alla loro maggiore età.”
Anche questa convinzione è molto diffusa ma è del tutto errata.
I figli vanno mantenuti dai genitori anche oltre la maggiore età, a condizione che continuino con profitto i loro studi o che -pur senza studiare- ricerchino attivamente l’occupazione.
Quanto dura allora l’obbligo di mantenimento in questione?
Dura finché i figli non raggiungono l’autonomia economica. Anche se hanno trent’anni.
Peggio... molto peggio...
La figlia, mantenuta fino alla laurea, rifiuterà i lavorii non all'altezza del suo titolo di studio, convinta dalla madre, e resterà sul groppone di papà, vita natural durante.
6.“Il genitore disoccupato non è tenuto ad alcun mantenimento.”
Altra leggenda assai diffusa; a volte porta genitori poco responsabili addirittura… a licenziarsi (davvero o più spesso formalmente) dal loro lavoro, per figurare privi di reddito e quindi nulla aver da versare ai figli o al coniuge.
I tribunali sono abituati a simili tristi sotterfugi e vanno oltre il dato formale, potendo disporre anche indagini di polizia tributaria, a carico non solo del coniuge ma anche di terzi (società fiduciarie, parenti, datori di lavoro in nero etc.), per accertare quali siano le reali condizioni economiche.
E’ assai difficile sfuggire all’accertamento della polizia tributaria.
Senza dimenticare che il tribunale -ove necessario- condanna a versare un assegno anche il coniuge formalmente disoccupato; se il coniuge disoccupato non potesse immediatamente pagare, tale debito resterà comunque a suo carico negli anni e potrà essere azionato dall’altro coniuge o dai figli maggiorenni anche a distanza di anni, cogl’interessi e la rivalutazione.
Vabbè....
Nulla da dire...
Se le cose valessero anche per la genitorA.
7.“Se non mi presento in tribunale mio marito/moglie non potrà andare avanti con la causa.”
Errore gravissimo che però ancora qualcuno si ostina a voler commettere, rischiando così di compromettere in modo serio la possibilità di far valere le proprie ragioni.
Marito e moglie hanno il diritto di separarsi, che l’altro voglia o no: il coniuge che vuole separarsi può dunque anche da solo far depositare il ricorso di separazione che verrà notificato all’altro coniuge. Se questi non ritirerà l’atto e non si difenderà nel processo con il suo avvocato subirà passivamente le conseguenze della decisione presa dal tribunale anche in sua assenza (tecnicamente “in sua contumacia”) quale che sia il provvedimento emesso dal tribunale (destinato peraltro a durare finché le condizioni sottostanti economiche non cambino in modo significativo).
Se vi arriva dunque la notifica del ricorso… ritiratela senz’altro.
Al di là di questi ultimi punti...
Oh... ragà...
Nemmeno il coraggio di dire come stanno realmente le cose.
Persina l'ente di indagine statistiche femministe, l'ISTAT, presenta una situazione sfavorevolissima per i padri.
95% di padri danneggiati da una sentenza di separazione.
Se tre coincidenze fanno un indizio, il 95% dei casi è un po' troppo per essere un caso e non un segno di pregiudizio istituzionalizzato.
Se questi sono gli avvocati migliori, figuriamoci i peggiori.
Ma che dico? Migliori?
Chi sarebbero sti signori?
Lo studio è composto da un uomo e due donne.
Non so se lui sia uno zerbino o no, ma ho come la sensazione che i pantaloni, li portino le donne.