http://www.ilgiornaleditalia.org/news/esteri/845599/Femen--pagate-per-spogliarsi.htmlAttiviste a peso d'oro
17/03/2013 10:47
Femen, pagate per spogliarsi
Stipendi da capogiro per le sedicenti attiviste per i diritti della donna
Da escort a femministe. 1.000 euro al giorno per togliersi la maglietta. Le nemiche giurate del sessismo e del maschilismo, dietro alle loro iniziative blasfeme e volgari, nascondono un lato oscuro
Si presentano in quasi tutte le grandi città d’Europa. Sono pronte a spogliarsi, rimanendo a seno nudo, urlando slogan contro i loro principali obiettivi, cioè il maschilismo e la Chiesa cattolica. Le loro azioni non conoscono il significato di politically correct. Anzi, sembra che vadano anche molto oltre. Sono le Femen, che hanno dato spettacolo durante l’ultimo Conclave, in Piazza San Pietro. Per fermarle occorre sempre un duro intervento delle forze dell’ordine e ogni loro manifestazione finisce sempre con il loro arresto. Inizialmente sembravano le nuove paladine del femminismo, anche se in una versione molto più sguaiata. Ma ben presto sono sorte alcune domande. Non potevano passare inosservate le loro proteste e la rapidità con cui agiscono. Viaggi, sedi, arresti, denunce, avvocati, merchandising, soggiorni in hotel, ufficio stampa. Insomma, una bella attività. Ma ogni società, partito o quant’altro necessita di denaro per mandare avanti un sistema come questo. E, visto il calendario che seguono le femministe 2.0, si presume che ci sia un bel giro di soldi per oliare il tutto. Ma come fanno le Femen a permettersi tutto ciò? La risposta non è semplice. Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro. Il movimento nasce nel 2008 in Ucraina, quando le donne si spogliarono per la prima volta, per protestare contro la prostituzione. Un progetto lodevole. Se non fosse che una delle militanti, Eloise Bouton, lavori come escort. Su un sito francese apparvero alcune sue foto, prese da un sito di accompagnatrici, complete di didascalie riguardanti età, peso, colore dei capelli e prezzo, in cui sono ben distinguibili i tatuaggi sul suo corpo. Ed è l’inchiostro sotto la sua pelle a parlare. Confrontandolo con quello che si nota in alcune sue azioni, salta subito all’occhio che i tatuaggi siano gli stessi. Eloise (il nome d’arte è Alise) è una portavoce delle Femen in Francia. Chissà se prostituirsi è un buon metodo di finanziamento per combattere la prostituzione. Ma la escort-attivista non è la sola tra di loro a provenire da quel mondo. Gli introiti della vendita del proprio corpo, però, non basterebbero a sostenere tutte le spese che le presunte femministe si trovano ad affrontare. Verrebbe da chiedersi come mai in Ucraina si sentono così poco, rispetto al resto d’Europa. Le motivazioni sono varie. A quanto pare, una delle leader dell’organizzazione è dovuta fuggire dal paese a causa di alcune minacce. Effettivamente non si sono fatte ben volere dalla popolazione. Una delle loro azioni è consistita nel segare una croce cristiana, costruita in onore alle vittime dello stalinismo. Ma questo non è l’unico motivo. In autunno, una giornalista ucraina della tv “1+1” ha deciso di infiltrarsi nel movimento per scoprire la verità su di loro. La ragazza ha dovuto aderire in tutto e per tutto alle azioni del movimento, denudandosi in più di un’occasione. Ma le rivelazioni che ne sono uscite sono state davvero scottanti. Prima di poter prendere parte attiva alle proteste, ha dovuto seguire un vero e proprio corso di addestramento. Le lezioni si basavano principalmente sul saper tenere un comportamento aggressivo, ma al tempo stesso doveva riuscire ad attirare l’attenzione dei giornalisti così da apparire una “vittima del sistema sessista”. Dopo qualche settimana di allenamento, la reporter infiltrata si è recata a Parigi per un blitz. Ma la sorpresa è arrivata al termine dell’azione. Tutte le spese erano state pagate dal gruppo Femen, per un totale di 1.000 euro al giorno. In pratica, queste sedicenti attiviste per i diritti della donna, vengono regolarmente stipendiate per compiere i loro sit-in. Si parla di circa 1.000 euro al mese per ogni “militante” che risiede a Kiev, mentre la loro sede in Ucraina riceve un finanziamento mensile da 2.500 euro. Nel paese dell’Est Europa, lo stipendio medio non supera i 500 euro al mese. Se, però, la sede si trova all’estero, ad esempio a Parigi, i prezzi aumentano. Proprio come funziona per gli inviati. Si parla di 1.000 euro al giorno a persona. Cifre strabilianti, che ovviamente non possono arrivare da qualche marchetta o dalla semplice vendita di merchandising. Sempre la giornalista ucraina ha rivelato che dietro all’organizzazione ci sarebbero alcuni ricchi imprenditori. Si fanno i nomi di Jed Sunden, americano ed ex proprietario del quotidiano Kyiv Post, Beate Schober e Helmut Geier, due ricconi tedeschi. Importante notare che due dei tre finanziatori siano uomini. Alcune voci riportano che tra i principali sostenitori ci sarebbe anche George Soros, noto economista di fama internazionale, che ha dato il via alla sua carriera sotto il buon auspicio della famiglia Rothschild. Sembra che l’ebreo-ungherese, proprietario di alcune società come la “George Soros Foundation” e la “Open Society International” (che si occupa proprio della questione dei diritti, secondo l’ideologia liberal), proceda a finanziare indirettamente il gruppo. Purtroppo, le voci non sembrano avere conferma da fonti ufficiali, per il momento. Ma, George Soros o no, dietro alle femministe più influenti d’Europa sembra comunque esserci un importante giro di soldi. Altro che rivoluzionarie. Un tempo la militanza era sacrificio e servizio. Oggi, invece, lottare contro il sistema sembra che renda bene. Bisogna solo cercare di comprendere quale sia il vero scopo di queste presunte attiviste, o di chi le finanzia. Certo è che, ormai, gli obiettivi sono sempre gli stessi. A parte l’ultima comparsata contro Berlusconi, i bersagli più gettonati rimangono la Chiesa cattolica, quella ortodossa e il mondo dei fedeli. Di certo scarseggiano gli obiettivi politici.
Federico Campoli