http://www.centrostudilaruna.it/la-questione-femminile.htmlMARBAS
È signore dell’inversione sessuale: quando arriverà lui non ci saranno più né maschio né femmina.
Satana, Liturgia infernale, Società Editrice “Il Ponte Vecchio”.
Sembra proprio che oggi il mondo sia caduto sotto la signoria del demone Marbas, visto che l’inizio del XXI secolo celebra i trionfi satanici della confusione sessuale. In questo clima allucinato è quanto mai opportuna una ricognizione delle fonti che hanno portato l’umanità a questa condizione straniante e poco verosimile.
Una delle intellettuali che hanno maggiormente contribuito alla formazione dell’ideologia femminista è Emma Goldman, ebrea proveniente dalla Lituania, vissuta fra il 1869 e il 1940. Una raccolta di tre saggi della Goldman particolarmente illuminanti è pubblicata nel volumetto Amore emancipazione. Il libretto accoglie anche una interessante notizia biografica sulla Goldman, che non si è fatta davvero mancare nulla: ha partecipato ad attività di anarchici americani, di rivoluzionari bolscevichi, di comunisti spagnoli e di antifascisti italiani…
Il primo saggio è intitolato Il voto alle donne. Si tratta di uno scritto di sorprendente attualità, poiché vengono abbozzati tutti i temi cui oggi attinge a piene mani la propaganda di regime femminista. Lo scritto, tuttavia, si produce anche in poco lusinghiere considerazioni sulla stessa natura delle donne: “la donna, più ancora dell’uomo, è una adoratrice di feticci, essa è sempre inginocchiata, sempre a mani giunte”. Se lo avesse detto un uomo sarebbe stata una inaccettabile dichiarazione maschilista, ma in realtà proprio questa è la caratteristica delle moderne società femminilizzate: una mentalità servile in cui singole persone e intere nazioni si lasciano sottomettere, con brividi di piacere masochista, attraverso l’esproprio di sovranità e la soppressione dei più elementari diritti civili. Inoltre la rivoluzionaria femminista dà spettacolo con quest’affermazione: “la religione, in particolare la religione cristiana, ha condannato la donna alla vita di un essere inferiore, di una schiava”. Quest’opinione stupisce per la grossolana generalizzazione, ma si tratta di un linguaggio collaudato e di sicuro effetto presso il pubblico progressista. Il saggio propone frasi e slogan che oggi sono propagandati da tutti i mass media: la famiglia è una prigione, la donna deve pagare il pedaggio alla Chiesa e allo Stato, la donna dovrebbe avere diritti legali sul salario del marito, e altre corbellerie di questo genere…
Ma nonostante tutto ciò, l’autrice si lancia in una vera e propria critica…della democrazia! Infatti la Goldman sostiene che avere il diritto di voto non significa affatto essere liberi, anzi lo stesso voto può trasformarsi in un efficace metodo di controllo delle masse. Così l’autrice notava che nei paesi in cui le donne avevano ottenuto il voto, i problemi sociali non accennavano a scomparire, tutt’altro! La stessa condizione femminile, inoltre, tendeva a essere ulteriormente aggravata dallo stile di vita della civiltà industriale: oltre al tradizionale lavoro casalingo, le donne sempre più spesso erano oberate dal lavoro in fabbrica. Stava nascendo l’infernale meccanismo della società dei consumi che spinge tutti gli individui a un produttivismo esasperato!
Il secondo saggio, dal titolo La tratta delle bianche, è dedicato all’eterno tema della prostituzione. Il mestiere più antico del mondo si è manifestato nelle forme più diverse. Il paganesimo, nella sua infinita saggezza, aveva assegnato alle prostitute anche ruoli sacerdotali. La Chiesa medievale non era stata così stupida da vietare la prostituzione, lasciando il problema al libero arbitrio delle coscienze individuali. Con la nascita della morale puritana protestante cominciano legislazioni puramente repressive, che germogliano nell’ideologia femminista: naturalmente per la Goldman la prostituzione non è altro che una manifestazione della prevaricazione maschile sulla donna. Ancor oggi le femministe e i loro mercenari uomini, invocano a gran voce legislazioni punitive per i maschi che frequentano prostitute, ma non per le donne che si prostituiscono: la donna non è mai colpevole, sembra quasi che per la legislazione femminista la donna sia incapace di intendere e di volere (ma non è forse questa una concezione davvero riduttiva della donna?).
Ad ogni modo sarebbe auspicabile vedere applicate leggi di questo genere, poiché comunismo e femminismo affermano all’unisono che lo stesso matrimonio è una forma di prostituzione; l’applicazione della legge, pertanto, avrebbe esiti a dir poco spettacolari sui suoi stessi bigotti sostenitori!
Tanto più che la prostituzione è ampiamente diffusa negli ambienti omosessuali e transessuali: se il legislatore pensa di vietare anche la prostituzione omosessuale, è destinato a un clamoroso autogol…
E infine la stessa democrazia di mercato non è forse la più conclamata e vergognosa forma di prostituzione? Come si vede il ragionamento può portare molto lontano…
La prostituzione un tempo rappresentava per i maschi un momento altamente ritualizzato di iniziazione sessuale, e dava al maschio un certo distacco psicologico nei confronti della femmina. Si creava così un correttivo fra i due sessi, essendo la donna psicologicamente più forte dell’uomo. Estromettendo la prostituzione dall’orizzonte della legalità la classe dirigente ha ottenuto un duplice obiettivo: l’indebolimento del maschio e il rafforzamento del mercato nero che alimenta la società multicriminale.
Il terzo saggio è intitolato Amore e matrimonio. Anche qui vengono anticipati i luoghi comuni e le insulsaggini che oggi siamo abituati a sentire ogni giorno: le donne sposate rinunciano alla loro realizzazione, le donne si sposano perché sono tenute nell’ignoranza, il matrimonio è un fallimento annunciato, la donna è una macchina per fare figli…
I sostenitori della distruzione del matrimonio ancora oggi non ci spiegano quale sarebbe la brillante alternativa alla famiglia, ma è fin troppo facile intuire quali siano i loro obiettivi: abolizione del diritto all’eredità, con la conseguente abolizione della proprietà privata… Una strada fra le tante per arrivare a un nuovo collettivismo comunista, il sogno nemmeno troppo dissimulato delle classi dirigenti occidentali!
Il libro della Goldman è un utile punto di partenza per sviluppare una critica dei dogmi femministi, cha hanno l’aspetto di un Moloch inattaccabile, ma che sul piano logico possono essere smontati molto facilmente.
Partendo da questi dogmi, la sessualità maschile viene costantemente criminalizzata da un sistema mediatico totalmente monopolizzato dalla lobby femminista. Si è arrivati al punto che una sentenza della magistratura ha stabilito che… guardare una donna è molestia sessuale! In buona sostanza si vuol far passare il concetto che l’uomo è colpevole perché desidera la donna, che è un po’ come dire che si è colpevoli di avere fame, sete, sonno…
E quest’idea si traduce in una gigantesca campagna di diffamazione contro il genere maschile.
Sulla base di questi assunti la disinformazione di regime afferma che milioni di donne sarebbero vittima di violenze sessuali, peraltro passando vergognosamente sotto silenzio il fatto che quasi tutti i casi di violenze carnali sono stupri etnici commessi dagli extracomunitari ai danni delle donne autoctone! Inoltre non si capisce perché ci siano donne che continuano a frequentare la compagnia maschile, visto che gli uomini vogliono violentarle, perseguitarle, ucciderle ecc…
Evidentemente per la psicologia infantile della cultura di massa la commedia del vittimismo è buona per tutte le stagioni. Ma quando la cultura progressista si trova a dover affrontare l’imbarazzante questione della donna nell’Islam il sistema mostra tutta la sua intrinseca fragilità. Indubbiamente nel mondo islamico la condizione femminile è assai lontana dalle concezioni occidentali, formate dalla cultura classica e cristiana. Il tema è pertanto fra i più stimolanti e ricchi di sviluppi, poiché le femministe sono responsabili del buco demografico che è stato riempito con masse di extracomunitari, spesso di religione musulmana, o comunque abituati a stili di vita piuttosto “arcaici” (forse stavolta si sono scavate la fossa da sole…).
Un’altra grande questione che la classe dirigente si troverà a dover affrontare è quella dell’ingresso delle donne in Massoneria. La struttura di potere delle democrazie occidentali è basata sulla rete sotterranea delle logge massoniche, ma al momento la Gran Loggia Unita d’Inghilterra, punto di riferimento della Massoneria mondiale, non ammette le donne. Che cosa accadrà quando le donne reclameranno pari opportunità anche per accedere alle logge massoniche? Non è escluso che possa essere proprio questo il punto di rottura del sistema…
La pubblicistica femminista, con espressione infelice e patetica, invita le donne a “tirar fuori le unghie” e non nasconde le sue intenzioni sterminazioniste verso il genere maschile: gli insulti che la stampa femminista vomita quotidianamente contro i maschi ricalcano le argomentazioni che la pubblicistica nazista utilizzava contro gli ebrei, ma le femministe sono libere di propagandare le loro tesi nella più assoluta impunità! Così la cultura di regime, in una stanca ripetizione dei luoghi comuni dominanti, inscena il rovesciamento della realtà con lo schema ormai visto mille volte: i presunti svantaggiati ti puntano il coltello alla gola e hanno la pretesa di farsi passare per vittime!
Infatti nel carnevale osceno della società dei consumi la donna è in una posizione di notevole vantaggio rispetto all’uomo: la società dello spettacolo e la pratica dello shopping compulsivo rappresentano il trionfo della mentalità femminile. Il predominio della donna, oltretutto, è fondato su presupposti assai discutibili: dall’aborto legalizzato all’insieme di leggi che mettono l’uomo in condizione di minorità giuridica…
Utilizzando il linguaggio commerciale si potrebbe dire che, quanto meno, si tratta di concorrenza sleale!
Le argomentazioni con cui si tenta di puntellare il sistema sono a dir poco deliranti: per giustificare l’aborto le femministe hanno elaborato l’originale concetto di “schiavitù biologica” della donna. Ma su questa base si potrebbe obiettare che ogni individuo vive in stato di schiavitù biologica perché è costretto a nutrirsi, quindi le autorità dovrebbero provvedere a nutrire tutti i cittadini senza che questi abbiano a disturbarsi per procurarsi il pane col lavoro!
Oggi il femminismo rappresenta il centro nevralgico del potere costituito, tutelato dall’inquietante sorveglianza dei ministeri per le “pari opportunità”, e fiancheggiato dalla martellante propaganda dei mass media. Colpisce, in particolare, l’astrattezza ideologica del linguaggio femminista: come i comunisti pretendevano di parlare a nome dei “lavoratori”, così le femministe pretendono di parlare a nome delle “donne”, come se i loro banali slogan dovessero rappresentare l’infinita varietà e le diverse sensibilità dell’universo femminile.
Eppure dietro la roboante retorica femminista c’è il grande tema, costantemente censurato, del disagio maschile; l’accondiscendenza con cui la popolazione maschile accetta i soprusi femministi è un mistero doloroso di cui è difficile rendere ragione, e lascia intuire che le forze occulte stiano utilizzando tecnologie per la manipolazione genetica e cerebrale…
In anni recenti l’esercito americano ha comunicato di aver messo a punto armi chimiche che alterano l’equilibrio ormonale. Ufficialmente gli esperimenti non sono stati portati avanti, ma a giudicare da come si comportano i maschi c’è da pensare che in realtà tali ordigni vengano impiegati massicciamente…
Tuttavia non si può tacere che i maschi, da parte loro, sono i primi responsabili di questa situazione, visto che non riescono a reagire al femminismo. Non è inseguendo le femministe sul piano delle rivendicazioni che si può arrivare a una riconsiderazione della questione maschile: sul terreno del vittimismo vincono sempre loro!
I maschi potranno arrivare a un riequilibrio dei ruoli se sapranno recuperare e adattare ai tempi i loro stereotipi tradizionali: quelli dell’eroe, del guerriero, del ribelle…
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Emma Goldman, Amore emancipazione. Tre saggi sulla questione della donna, Edizioni La Fiaccola, Ragusa 1996, pp. 56.