A una denuncia simile alla tua giorni fa una donna mi ha risposto che questa è la prova che l'uomo ancora comanda, quindi se comanda deve anche pagare. Diceva che queste cose si supereranno quando i sessi saranno pari.
Immaginate cosa possa pensare io in merito a una simile risposta: è talmente alienata dalla realtà da non meritare ulteriori osservazioni. Ma non la realtà numerica statistica, quella che ci conta gli euro in tasca per dirci se siamo o non siamo felici; intendo dire la realtà Vera: quella psicoemotiva in cui viviamo.
Anche perché ragazzi parliamoci chiaro, certe cose ormai non si dibattono sui commenti dei quotidiani online, che censurano e bacchettano senza senso, rendendo vani i salvifici flame che sono l'essenza di ogni forum che si rispetti. La causa quemmista non si difende sulla mailing list di wikipedia, che alla terza email polemica ti fa sparire dall'orizzonte, uccidendo il tuo nickname come fa il drone USA col talebano.
Quello standard burocratico e documentale dove chi paga è sempre il marito, il suo essere in contraddizione con la realtà, anche costituzionale, è espressione di un disagio antropologico, causato dalla sostituzione della famiglia naturale con la famiglia sentimentale; cioè mi spiego meglio: è l'evidenza che tale disagio non è solo percepito dalla gente comune ma anche dalle stesse istituzioni le quali, popolate di persone "normali", usano ancora un linguaggio vecchio, inadeguato, che si riferisce a un mondo in sparizione.
Viviamo in una terra di mezzo tra un mondo e un altro. Una cosa sulla quale la gente non è mai stata chiamata a votare. Una sub-agenda trasversale filo-tecnocratica, che chiunque governi porta avanti nel suo programma, che passa sopra la testa dei cittadini, di tutti, forse anche del Presidente della Repubblica.