Sicilia, voto di genere: manca il terzo Stampa
giovedì 11 aprile 2013
di Mauro Mellini
In Sicilia Crocetta continua con la sua “rivoluzione a contenuto da precisare in seguito” con una frenetica attività per creare nuovi problemi da risolvere (quelli già esistenti e da tantissimo tempo, possono attendere).
Così, dopo aver abolite le Province (già abolite nel 1946 dallo Statuto di Autonomia e ristabilite con la semplice aggiunta della parola “regionali") da sostituire con “Liberi Consorzi di Comuni”, pure già previsti dallo Statuto datato 1946 e che ora Crocetta sembra aver già rimesso a punto, ma, intanto, solo per la sua Licata, è la volta del “doppio voto di genere”.
Il “voto di genere” è uno strano genere di voto, anzi, di voti, perché con esso ogni elettore ne esprime due: uno per un candidato di genere maschile ed uno per un candidato di genere femminile.
L’amore per la proprietà dei termini avrebbe dovuto indurre a parlare, invece che di “doppio voto di genere” di “doppio voto di sesso”.
Ma forse Crocetta ha voluto, a questo punto, evitare di andarsi a procurarsi un altro problema. A parlar di sesso avrebbe, infatti, dovuto affrontare quello di un terzo voto per i candidati omossessuali. E, magari, avrà proprio voluto evitare di affrontarlo.
Le lotte per il suffragio universale condotte dalle forze democratiche nei secoli XIX e XX ebbero un motto: “un uomo, un voto”. Ora in Sicilia si dirà “un uomo, due voti”, oppure “un uomo e una donna, due voti”. Anzi, quattro.
Certo è che questa “rivoluzione del suffragio universale” ed il relativo Crocetta-pensiero sembrano non andare troppo d’accordo con la Costituzione della Repubblica Italiana, che (art. 3) stabilisce l’euguaglianza di tutti i cittadini “senza distinzione di sesso”. Anche, ovviamente, per i candidati.
A quali inconvenienti si vada incontro con il doppio voto secondo il Crocetta-pensiero è facile comprendere se si considerano, ad esempio, le elezioni per i sindaci e per i presidenti di regione, in cui la persona da eleggere è una e ogni elettore, invece, ne designerà ora due, con il probabile risultato di creare invece che graduatorie di candidati (e di ammessi al ballottaggio) coppie di candidati, con svantaggio, per le forze politiche diverse da quella che esprime la “coppia” che va al ballottaggio, che presumibilmente sarà sempre tra un uomo ed una donna dello stesso partito, votata dagli stessi elettori. Oppure si arriverà a stabilire per ogni carica, a cominciare proprio da quella del presidente della Regione, che a ricoprirla siano in due, un uomo e una donna? (salvo soluzione di compromesso)
Sarebbe interessante, comunque, che alla prima applicazione di quest’altra sua “rivoluzione”, Crocetta si trovasse a dover affrontare giudizi di incostituzionalità, promossi, magari, da qualche associazione di omosessuali.
Come si regolerà avanti alla Corte Costituzionale?