Se immaginiamo ognuno come un individuo a sè stante, in Italia dobbiamo immaginare 60 milioni di individui a sè stanti. E allora perchè fare le strade tutte uguali, le auto col volante, le bici coi pedali?
Ognuno potrebbe volere qualcos'altro.
E' evidente che nel momento in cui l'essere umano decide di vivere in gruppo, deve per forza stabilire regole comuni; approssimate, ma il più possibile condivise. Tali regole nn possono che basarsi -molto semplicemente- sulla naturalità.
Il problema è che oggi accade che alcune regole comuni vanno contro -troppo contro- la naturalità.
A mio personalissimo avviso, l'individualità è una soluzione improbabile. Lo si comprende meglio se immaginiamo degli esempi pratici.
Possiamo portare esempi pratici di una società basata sull'individualità?
Non ci siamo capiti.
Io non sostengo un ulteriore amplificazione dell'ego,che è già sufficientemente spinta,nelle società occidentali,ho fatto un discorso diverso.
''Possiamo portare esempi pratici di una società basata sull'individualità?''
E' la giurisprudenza che deve basarsi sull'individuo,e valutare i problemi dal suo punto di vista,tutelandolo,dalla somma degli interessi costituiti del resto della comunità,sancendo che il suo perimetro è spazio inviolabile al cosiddetto ''pubblico interesse'',detto anche ''bene comune''.
Nella mia affermazione,io sostengo L'INESISTENZA,di tale pubblico interesse,o bene comune,giacchè ogni pubblico interesse,può essere scomposto nella somma di interessi singoli,sovente davvero singoli,nel senso che convengono a una manciata di individui,spacciati però come qualcosa di collettivo,e dunque ineludibile,e addirittura etico.
Questo pubblico interesse,può vestire molte forme,una volta c'erano comunismo e fascismo,poi,si è entrati nella democrazia,ma questo non ha coinciso,con l'entrata in vigore di un sistema libertario,per cui permangono,delle nuove forme di ''bene comune'',di fronte alle quali,l'individuo deve soccombere:il progresso,il pil,la crescita economica,il contenimento demografico,il debito pubblico da servire,l'integrazione europea,l'euro,la lotta al femminicidio ecc...
Il problema è che,se prevalesse un'impostazione libertaria,tutti questi problemi sarebbero almeno analizzati in chiave individuale.
Ovviamente l'individuo,deve commisurare i suoi no,alle sue responsabilità,e a ciò che PRENDE dalla collettività,se per esempio,un comune non fa la raccolta differenziata,non può rifiutarsi poi di ospitare un inceneritore.
Però se un montagnino che vive delle sue pecore,e delle sue vigne,e arriva la commissione europea e decide che bisogna fare la TAV,perchè ''fa crescere il pil''e trivellare lì,mandando a fanculo,le sue pecore e la sua vigna,HA PIENO DIRITTO DI OPPORSI,e di dire,questo è mio,non si fa.
Una società mette al centro l'individuo in tutti i sensi,in termini di VOLONTA',certamente,in primo luogo,gli si chiede cosa vuole lo si interperpella,non si fanno le cose e gliele si mettono davanti a fatti compiuti,ma anche in termini di RESPONSABILITA',si valuta quale sono le responsabilità del singolo,e si mettono a confronto le 2,e si vede se si contraddicono.
Ognuno di noi prende qualcosa dalla collettività,e ognuno di noi,da qualcosa alla collettività,quando questo bilancio è sproporzionato,i libertari dicono:ok c'è un problema.
Proprio perchè è difficile commisurare,quanto uno prende e quanto uno dà,alla collettività,in una società libertaria,si tende a minimizzare gli aiuti statali,le discriminazioni positive (ciò che uno prende),in modo da ridurre i pretesti che lo stato ha,per prendere,giacchè i libertari ritengono che lo stato prenda SEMPRE,più di quel che dà,anche nei paesi cosidetti ''efficienti'',come Germania,Svezia ecc...
Inoltre anche lo stato non esiste di per sè,ma è una sorta di carro,su cui salgono sopra alcune categorie,e che schiaccia sotto le sue ruote chi è rimasto sotto.
Facciamo un esempio concreto:
In Francia il governo Hollande su impostazione collettivista,ha imposto che chi ha un reddito superiore al milione di euro,deve dare il 75% allo stato.
E' giusto?
Se noi ragioniamo in termini democratici,diciamo SI',LA MAGGIORANZA HA UN REDDITO MINORE DI 1 MILIONE DI EURO,LA MAGGIORANZA VOTA UN GOVERNO SOCIALISTA,IL GOVERNO SOCIALISTA DECIDE CHE LA MINORANZA DEVE ESSERE ESPROPRIATA.
Se noi,ragioniamo in termini LIBERTARI,no,la maggioranza non può espropriare l'individuo,invadere,il suo spazio,perchè quello spazio è sacro,e diversamente se quel perimetro viene violato,si crea un pessimo precedente,e le invasioni possono diventare sempre più gravi,ed arrivare all'individuo stesso,che può essere imprigionato,eliminato,in nome di una ragione di stato.
Ed è pericoloso che noi ci ribelliamo alle norme che vogliono prendere soldi agli uomini,per darli alle donne,su logica redistributiva (le donne guadagnano di meno ecc...) e poi ci dichiariamo favorevoli,a norme giacobine come quelle di Hollande,SOLO PERCHE' NON SIAMO COINVOLTI,SOLO PERCHE' A FARCI I CONTI IN TASCA,SE FACESSERO UNA COSA DEL GENERE AVREMO DA GUADAGNARCI.
Saremo degli stronzi,ma anche degli STUPIDI,ovvero saremmo molto simili alle nostre care nemiche.
In sostanza,una società libertaria,non è una società dove ognuno fa quel cazzo che vuole,e crede di essere Dio in terra,(questo è più che altro la società attuale),una società libertaria è una società dove le volontà,e le responsabilità vengono valutate sull'individuo,e non su categorie collettive(il femminicidio,non esiste perchè a uccidere è l'individuo,per motivazioni individuali),e ogni tentativo di iscrivere degli episodi di cronaca in una volontà generale,e responsabilita' generale,deve scontrarsi,con una valutazione individuale,degli stessi casi.
In una società libertaria,è incocepibile che un uomo divorziato,debba dare qualcosa alla sua ex-moglie,anche se ''commisurato al suo reddito'',perchè quel che è suo è suo,e una volta usciti dal regime dalla comunione di beni,la sua proprietà privata,è sua e soltanto sua.