La maledizione degli uomini è che hanno la memoria corta, oggi poi gli è stata completamente resettata ed elaborano arzigogolate teorie su come il mondo sia sempre stato ad immagine di quello di oggi e sia quindi "naturale" che sia così. Repetita iuvant (per chi vuol capire):
L'energia distruttiva postulata dai rivoluzionari è presente, ed eccede largamente ogni disponibile saggezza umana o ingegnosità politica che possano controllarla. Senza dubbio, Marx ha sempre indicato il processo rivoluzionario come tecnologico piuttosto che politico o letterario. Il suo austero concetto dell'« uomo » e dell'universo era rigorosamente monistico e tecnologico. Come le affermazioni di Calvino e di Rousseau, quelle di Marx erano radicate nella negazione della persona umana. Ma la tecnologia ha ora prodotto il suo capolavoro. Ogni causa umana possiede ora il fascino romantico della « causa persa » e l'irrilevanza dei proposti scopi umani è pari soltanto alla probabilità d'annientamento degli esseri umani. Anche la causa « persa » del sud incomincia ad assumere lineamenti intelligibili e attraenti per molti i quali prima davano per scontato che fosse più divertente essere dalla parte dei grandi battaglioni. Infatti, la « causa sudista » non è tanto persa quanto quella delle sinistre d'oggi, la cui produzione letteraria, per questa ragione, è dipesa dallo sforzo creativo di uomini quali Hopkins, Eliot e Yeats, la cui lealtà a loro volta veniva data alle cause in apparenza più disperate.
Forse il punto essenziale di tutto questo può essere esemplificato nella maniera migliore con il caso di Henry James. Un postulato primario del mondo di James è che esso gode di un'enorme supremazia materiale con la sua conseguente euforia. In correlazione con la sensibilità elaborata e tenue del mondo da lui creato vi è una ancor più elaborata struttura di una finanza astratta, e la tecnologia eterea creata da quella finanza. Ogni qual volta questa astratta struttura esiste e trionfa, James può manipolare le sue marionette. Non è per caso, senza dubbio, che in questo campo la vita femminile debba essere dominante e lussureggiante, e gli esseri maschili timidi e miseri. E una grande e sicura stanza dei bambini, vista nel suo lato materiale. Non vi sono preoccupazioni finanziarie.
Henry James apparteneva a una società che soffriva degli ultimi stadi di elefantiasi della volontà. Infatti, egli riusciva a contemplare soltanto i suoi prodotti periferici: donne dominanti e uomini esausti. Una società tenuta insieme da una volontà tesa e da una attività affannosa e evasiva non produce mai uno stile di vita con tutto ciò che implica di passione. Può produrre e in effetti produce turisti, musei e case simili a musei, in abbondanza. Perché, dopo tutto, una « civiltà degli affari » (una contraddizione in termini), con i suoi elaborati sotterfugi e finzioni legali, produce caratteri ugualmente intricati e indefinibilmente senza scopo.
E la natura della società semplicemente agraria, per esempio, è tale da produrre uomini i quali sono principalmente passionali in senso stretto. La sensazione dell'ineluttabile domina i ricordi e la lealtà di simili persone. Il carattere nelle società passionali è di conseguenza semplice, monolitico e, quando le circostanze lo richiedono, eroico.
La passione cancella le differenze piuttosto che crearle, come mostra la guerra civile. Lo testimonia l'eliminazione delle profonde divisioni economiche e di classe, sia settoriali che politiche, quale risultato di quel conflitto. E il carattere non introspettivo e appassionato della vita sudista parla in qualsiasi opera degli scrittori sudisti.
Per la mente semplicemente razionalista e rivoluzionaria del « pianificatore » sociale o dell'ingegnere non vi è mai la possibilità di comprendere la natura della politica o dell'arte. Comunque, il vero tradizionalista concorderà sempre con il rivoluzionario sui fatti. Ma soltanto il tradizionalista può essere radicale. Egli non si accontenta semplicemente di tagliare gli arbusti per ottenere nuove forme.
[…] Comprendere le implicazioni di questo brano di Yeats, come anche del precedente di Rilke, vuol dire intravvedere la specifica malattia della « politica » moderna. Laddove Yeats appassionatamente e umilmente si pone ad ascoltare suggerimenti e accenni di una saggezza corporativa molto più ricca di quanto la sua percezione semplicemente individuale possa scoprire, il pianificatore sociale arrogantemente identifica i suoi propri impulsi e percezioni con il bene sociale. Il fervore morale viene reso un sostituto al pensiero e alla percezione pazienti, e le buone intenzioni diventano la scusa per rendere schiavi gli uomini per il loro bene.
Come dice Guizot: « Anche i migliori rivoluzionari hanno una vanitosa fiducia in se stessi e in tutto ciò che pensano e in tutto ciò che desiderano, il che li spinge a precipitarsi lungo la via che una volta hanno scelto. [...] La modestia è una grande luce; mantiene la mente aperta e il cuore pronto ad ascoltare l'insegnamento della verità ». Ed è precisamente questo genere di modestia intellettuale che si trova disseminato da un capo all'altro dei commenti sociali di uomini di lettere sudisti, una libertà da quella nota di rettitudine politica e di disprezzo assolutista per la persona che è insita nel « progressivo », per cui le cose e le persone non sono altro che energia da usarsi a scopi virtuosi.
Una società semplicemente commerciale (come Cartagine) non ha il senso della storia e lascia poche tracce di se stessa. (Nella sua ricerca sulle origini della tecnologia americana Sigfried Giedion fu sorpreso nel riscontrare una quasi totale assenza di documentazione o di modelli delle prime attività nelle principali industrie.)
William Gilmore Simms, anticipando la guerra civile, rivela una visione storica e persino una certa nostalgia per il Sud Carolina ai suoi albori, per quel sud che apertamente e spesso troppo vanagloriosamente reclamava per sé la gloria che fu della Grecia e la grandiosità che fu di Roma. Una insistenza perfettamente giustificata, comunque, in diretto rapporto con le radici dell'umanesimo classico e della humanitas ed eloquenza ciceroniane che sono presenti in tutti gli scritti sudisti dal tempo di William Byrd di Westover sino a oggi.
Queste rivendicazioni non vennero mai fatte nel nord. Già nel secolo XVII Harvard aveva designato la tecnologia quale vero successore della metafisica; un'assurdità questa che, con tutte le conseguenze pratiche, viene perpetuata ancora oggi devotamente da Dewey. Per questa mente non vi è nulla che non possa essere definito dal metodo. È la mente che intesse le difficoltà della produzione efficiente, dell'erudizione « scientifica » e dell'amministrazione degli affari. Essa non si permette la più vaga idea di ciò che costituisce un problema sociale o politico. Ecco perché il pensiero politico notevolmente creativo degli Stati Uniti proviene soltanto dal sud, da Jefferson a Wilson.
Infatti il programma ciceroniano dell'educazione, com'è tracciato nel De Oratore di Cicerone (e non di meno nel Cortegiano di Baldesar Castiglione), considera primariamente l'uomo nel suo aspetto sociale e politico.
Ovunque questa educazione classica e forense si estendeva, portava con sé l'intero codice signorile d'onore, di dignità e di cortesia, dal momento che esso era inseparabile dal programma ricostituito come era stato propagato da Castiglione, da Sidney e da Spencer. Per il carattere fortemente celtico dell'immigrazione sudista (scozzese-irlandese), vi era un'intensificazione del culto dell'onore personale e della fedeltà alla famiglia e al patriarca.
In una simile società, uniformemente agraria, con omogeneità d'educazione e di popolazione, l'idea aristocratica era democratica. È ovvio, per esempio, che il concetto di democrazia di Jefferson vorrebbe che ciascun uomo fosse un aristocratico. La prevalenza in tutte le classi e in tutti i luoghi dell'idea aristocratica era, senza dubbio, assolutamente sproporzionata al numero di colonizzatori che avrebbero potuto incarnarla con qualsiasi grado di efficacia.
Una delle principali condizioni della vita aristocratica era presente nel sud e non nel nord: la responsabilità personale verso altri esseri umani per quanto riguardava l'educazione e il benessere materiale. (Un Carnegie o un Ford, come un sistema burocratico, plasmano la vita di milioni di persone senza prendersi alcuna responsabilità di alcun tipo.)
In un mondo di scettiche ambizioni e cinici egotismi, l'aristocratico, o l'uomo appassionato, è indifeso. In un mondo di avidità unicamente materiali il suo ruolo è quello di soffrire. Ecco perché il mondo ritratto nei romanzi del sud è un mondo di violenza, di passione e di morte. Joe Christmas è un simbolo genuino nel senso che è il prodotto di una effettiva e particolare condizione spirituale: non soltanto la condizione di sudista, ma quella universale umana di oggi. E questo potere di creare simboli non è di coloro che concepiscono la vita interiore come se fosse in un perpetuo stato di continuo mutamento. Costoro sono incapaci di separare gli oggetti spirituali da quelli fisici.
L'ideale ciceroniano raggiunge la sua fioritura nello studioso-uomo di stato di conoscenza enciclopedica, profonda esperienza pratica e una spigliata eloquenza sociale e pubblica. Che questo ideale fosse perfettamente adatto alla vita agreste della proprietà terriera con i suoi molteplici problemi legali e con la sua necessità diretta di rappresentazione politica (repubblicana) è ovvio a chiunque si sia interessato al sud. Per di più, in una tale società, l'abilità letteraria viene convogliata quasi naturalmente nei canali legali e politici, per non menzionare la conversazione sociale altamente sviluppata.
Ma sin dalla sconfitta del sud ci si può chiedere se il programma ciceroniano abbia ancora una sua importanza. Il nocciolo della questione sta nel fatto che una fase della guerra civile si sta di nuovo combattendo oggi nel nord. Tutte le vecchie caratteristiche della disputa sono riemerse. Hutchins vuole l'educazione per i cittadini in una società limitata, mentre Dewey vuole l'educazione per una funzionale società assolutista: assolutista perché la società piuttosto che le persone costituisce il valore. Hutchins vuole una formazione enciclopedica; Dewey vuole una formazione di metodi e tecniche: il conosci cosa contrapposto al conosci come. Che la « causa del sud » sia alquanto indipendente dalla geografia non ha bisogno di essere sottolineato.
Per di più, lo scrittore sudista condivide una gran parte della sua esperienza con la maggioranza dei sudisti, i quali non lo hanno mai sentito nominare: non vi è quella spaccatura fra educati e « non educati » che esiste in una atomizzata comunità industriale. Nella conversazione il sudista si compiace di riportare, senza condiscendenza, le belle osservazioni e le acute percezioni di persone del tutto analfabete.
Il senso tragico e appassionato della vita in contrapposizione alla vita dagli scopi molteplici e divergenti è già percepibile quale stile di vita basilare molto tempo prima della guerra civile, come testimonia in modo convincente l'opera di Poe.
In tutti i romanzi imperniati sulla guerra civile, che siano di Young, di Tate, di Stribling e di Faulkner, i personaggi sono a tutto tondo, esseri sociali, perché nel 1860 gli uomini contavano ancora. Non solo la guerra ma le cause della guerra, e il problema del male, sia nella società sia negli individui, venivano fronteggiati apertamente. A questo modo il sud subì l'impatto della distruzione fisica, ma non sentì mai la disfatta spirituale. Invece, la disfatta spirituale raggiunse il nord nello spazio di due decenni. I personaggi di Hemingway sono uomini di pathos soltanto in un senso limitato: sono nani da compiangere, buffoneschi. Le loro azioni non hanno alcun contesto. Essi partecipano a guerre che non capiscono. Il loro amore è disperazione. Il loro discorso è poco di più di un grugnito o un haussement des épaules. Non vi è alcun problema del male e alcuna tragedia in questo mondo perché non vi è alcuna dignità umana né alcuna responsabilità.
Lo stesso avviene per quanto riguarda Fitzgerald. Non ci viene data alcuna motivazione o azione in The Great Gatsby perché questo è, a suo modo, un romanzo di passione; non vi è analisi introspettiva, ma le figure sono alla Hänsel e Gretel. Patetici, irresponsabili derelitti, sudditi dell'Emperor of Ice Cream il cui piccolo interludio di vita è vissuto sulla Great Rock Candy Mountain.
A questo, come esegesi, si potrebbe apporre l'osservazione di Tate: « Il sudista può quasi desiderare per sua tranquillità il disprezzo del nordista per la sua storia; egli vorrebbe credere che la storia non sia un grande corpo di fatti concreti cui deve essere leale, ma soltanto una sorgente di formule meccaniche ». Per il pragmatista non vi può essere problema per quanto riguarda la contemplazione appassionata e leale della storia. Per lui essa è esplicitamente un arsenale da cui egli trae le armi per imporre qualsiasi convinzione che possa avere in mente in quel momento.