Per gli antifemministi di sinistra (escluso vnd) e per Cosmos , non voglio esprimere alcun commento perchè rischierei di essere di parte ma alla fine di questo post mi sono permesso di porvi 2 domande :
Ecco cosa ha scritto oggi cybergrrlz fonte :
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2013/05/06/task-force-contro-la-violenza-di-genere-inclusi-soggetti-glbt-e-migranti/ :
Task Force contro la Violenza di Genere: inclusi soggetti glbt e migranti!
Dall’Huffington Post arriva un aggiornamento su ipotesi circa quelle che potrebbero essere le misure e le soluzioni immaginate dalla Task Force contro la Violenza di Genere e tra queste siamo felici di leggere c’è quella che parla di una definizione di violenza di genere – così come da nostra proposta (qui l’intervista radiofonica che presenta il nostro appello) – che comprende le vittime di violenza di stampo omofobico e transfobico.
In dettaglio l’articolo dice:
“stavolta sembra che il Governo voglia finalmente affrontare in modo serio e trasversale la violenza di genere che colpisce una donna su tre nel nostro Paese, nonché moltissime persone gay e trans.”
Dopodiché considerando che una persona non può dirsi libera se poi soggiace a una serie di altre forme di oppressione e dipendenze (inclusa quella economica) che ledono la sua libertà di scelta e la sua capacità di proposizione d’uso degli strumenti messi in campo dalle Istituzioni, ci pare importante che la Task Force comprenda
“ministeri di Giustizia e Interno, ma anche Istruzione, Economia, Integrazione, Lavoro e Salute, perché è impensabile che una donna possa liberarsi da una situazione di violenza se non gode di autostima, istruzione, autonomia economica, accesso ai servizi di salute e libertà di denunciare i suoi carnefici (a prescindere dal proprio status migratorio).“
Circa le soluzioni già si parla di una legge sulla “Violenza di Genere”
“che includa un’aggravante per i crimini di odio legati all’identità o al ruolo di genere (includendo omofobia e transfobia, ma non solo).“
E dunque possiamo dire che almeno questa cosa nel discorso pubblico sia stata recepita grazie alla nostra petizione.
Tra le varie cose, si elencano forme preventive che ragionino di cultura, informazione e inclusione sociale.
Si parla di un emendamento al pacchetto sicurezza che garantisca alle comunità di migranti una maggiore inclusione e alle donne migranti vittime di violenza una forma di immunità nel caso in cui siano clandestine, magari vittima di tratta, terrorizzate all’idea di denunciare chi fa loro violenza.
Ci piacerebbe, ecco, e lo diciamo con il massimo del rispetto possibile, che la formula preferenziale non fosse legittimante per un quadro legislativo che comunque resta identico in relazione alla maniera in cui vengono trattati gli stranieri qui in Italia. Le leggi che parlano di immigrazione dovrebbero essere riviste tutte perché non è possibile che una persona di un’altra nazione sia considerata clandestina/criminale in virtù della sua provenienza. Avendo anche attenzione a limitare, per usare un eufemismo, le ordinanze pro-decoro contro le prostitute, per questo confinate in periferia e dunque maggiormente soggette a violenze.
Si parla di lavoro e quindi indubbiamente si spera che metteranno mano al welfare e alle varie riforme perché deve essere chiaro che un reddito minimo è la condizione essenziale affinché qualunque individuo, di qualunque genere, possa essere liber@ di lasciare la situazione di violenza nella quale è incastrat@ a causa della propria precarietà.
Si parla di corsi di educazione di genere, sarebbe fondamentale un discorso anti-omofobico/transfobico, antisessista nel suo insieme. Non leggiamo di un Osservatorio, che invece è una idea che abbiamo ampiamente auspicato e che sarebbe opportuno realizzare prima che qualunque proposta venga messa in campo.
Tra alcune cose che ci lasciano perplesse, ci piace poco l’idea di “un organo di controllo” sui media a difesa della dignità femminile perché ricorda molto tempi che furono in cui la comunicazione veniva monitorata per imporre ideologie brutte da ricordate. Controcultura e azione di sensibilizzazione sarebbe meglio di qualunque forma di controllo, moralizzazione e censura preventiva.
Dopodiché continua ad elencare proposte che è chiaro sono quelle della Convenzione NoMore.
C’è tempo e modo per ragionare delle criticità di alcune specifiche questioni. Per ora registriamo appunto come positivo il fatto che siano comprese in questo ragionamento le vittime di violenza di stampo omofobico/transfobico e le migranti.
Riproponiamo alla nostra riflessione pubblica, tuttavia, la nostra analisi e la nostra riflessione includendo l’invito a prestare attenzione a quello che sta succedendo attorno alla legge 194, la cui applicazione è oramai una chimera dato l’altissimo numero di obiettori di coscienza che in tutta l’Italia, mentre ci dicono che le donne non dovrebbero subire violenza, vengono tuttavia private della loro autonomia sessuale e libertà di scelta.
infooption
identi.ca
.
Posted in Comunicazione, Critica femminista, Fem/Activism, Iniziative, R-esistenze.
Tagged with Azioni Istituzionali, migranti, Odio di genere, Violenza di genere.
By cybergrrlz– maggio 6, 2013
E questo e l'articolo dell'huffington post cui ella fa riferimento fonte :
http://www.huffingtonpost.it/lucina-di-meco/cosa-dovra-fare-la-task-force-sulla-violenza-di-genere-in-tre-punti_b_3219968.html?utm_hp_ref=italy :
Cosa dovrà fare la Task Force sulla violenza di genere (in tre punti)
Pubblicato: 06/05/2013 06:00
Continua a leggere
Josefa Idem , Laura Boldrini , Task Force Sulla Violenza Di Genere , cronaca , Diritti , Femminicidio , Violenza Sulle Donne , Notizie
.
Condividi questo articolo
40
7
0
Anche grazie alla presenza di donne forti al governo come la Boldrini e la Idem, stavolta sembra che il Governo voglia finalmente affrontare in modo serio e trasversale la violenza di genere che colpisce una donna su tre nel nostro Paese, nonché moltissime persone gay e trans. In questo contesto, una Task Force interministeriale rappresenta una scelta estremamente saggia. Affinché abbia successo, della Task Force dovranno fare parte non solo i ministeri di Giustizia e Interno, ma anche Istruzione, Economia, Integrazione, Lavoro e Salute, perché è impensabile che una donna possa liberarsi da una situazione di violenza se non gode di autostima, istruzione, autonomia economica, accesso ai servizi di salute e libertà di denunciare i suoi carnefici (a prescindere dal proprio status migratorio).
Cosa dovrà fare questa Task Force? Fortunatamente, non si tratta di reinventare l'acqua calda, ma basta studiare le raccomandazioni esistenti e compilate da Nazioni Unite, Unione Europea e ONG come D.i.Re, magari guardando anche alle migliori pratiche mondiali, per agire su tre fronti.
1. Una nuova legge sulla violenza di genere e le altre norme necessarie
Attualmente, la normatività sulla violenza sulle donne è frammentata e si evince da tre principali: la legge 66 del 1996 (violenza sessuale), la legge 154 del 2001 (violenza domestica) e la legge 38 del 2009 (stalking). Per facilitare informazione, interpretazione, diffusione e applicazione è necessaria una legge unitaria sulla violenza di genere, che includa un'aggravante per i crimini di odio legati all'identità o al ruolo di genere (includendo omofobia e transfobia, ma non solo). La legge dovrà anche includere previsioni specifiche riguardanti l'affidamento dei figli nei casi in cui la madre sia vittima di violenza domestica, riconsiderando l'opportunità della custodia congiunta e una protezione speciale per le vittime di violenza sessuale (all'americana), intesa a impedire agli accusati di usare la condotta sessuale passata delle vittime contro di loro durante i processi.
Ma non basta. Sempre da un punto di vista normativo, è necessario inoltre che il parlamento si adoperi per l'immediata approvazione della legge sul divorzio breve. A livello internazionale, poi, è necessaria l'immediata ratifica della Convenzione di Istanbul (di cui ha parlato la Boldrini ultimamente), ma anche la firma e ratifica della Convezione Europea sulla Compensazione alle Vittime di Crimini Violenti.
2. Migliorare l'applicazione delle normative esistenti
Esistono poi delle leggi che in teoria sono vigenti ma in realtà si applicano in modo lacunoso, per via di mancanza di risorse economiche, come la Direttiva Europea 2004/80/CE per l'indennizzo vittime di reato da parte dello qualora i colpevoli non siano in grado di farlo e la legge 154/200 sulle misure per la violenza domestica che prevede aiuto legale gratuito alle donne vittima di violenza. La Task Force dovrà assicurarsi che esistano le risorse economiche necessarie per rendere effettive queste norme.
3. Prevenire la Violenza con Azioni di Sensibilizzazione, Informazione e Inclusione Sociale
Per la sua pervasività, è chiaro che la violenza sulle donne non è un crimine che può essere risolto unicamente da un punto di vista legale, ma rappresenta una malattia dell'intera società e come tale va affrontata, lavorando sulla prevenzione ancora più che sulla punizione. Come?
•Effettuando corsi di formazione per aiutare le forze dell'ordine a capire e contrastare la violenza di genere, possibilmente creando unità speciali dedicate a questo tema, come succede in altri Paesi. E poi migliorando il coordinamento e lo scambio d'informazioni tra ospedali, polizia e centri di accoglimento.
•Adottando politiche di inclusione sociale per le comunità di immigrati e emendando il pacchetto sicurezza per garantire immunità alle donne vittima di violenza che risiedono clandestinamente nel nostro paese (e spesso non denunciano i carnefici per timore di essere deportate).
•Favorendo l'inserimento lavorativo delle donne e garantendo l'applicazione della legge sugli alimenti in caso di divorzio per garantire l'autonomia economica delle donne.
•Insegnando l'educazione di genere nelle scuole, informando alunni e docenti sulle normative che riguardano la violenza domestica e sensibilizzando i docenti a riconoscere e denunciare i segni di questo tipo di violenza.
•Formando e monitorando (attraverso un organo di controllo) i media perché propongano rappresentazioni della donna e della famiglia che siano rispettose della dignità e della diversità delle persone.
•Garantendo il finanziamento dei centri antiviolenza, affinché le vittime possano vivere in condizioni di sicurezza in attesa del processo.
•Infine, come nel più elementare dei progetti, stabilendo meccanismi di monitoraggio e valutazione che permettano di capire se le iniziative intraprese funzionano. Tanto per iniziare, migliorando le statistiche ISTAT affinché si stabilisca un sistema di collezione e analisi a livello nazionale dei dati sulla violenza di genere.
C'è insomma tanto, tanto, tanto da fare. Dopo aver lavorato per molti anni su questo tema in altri Paesi, però, sono arrivata alla conclusione che la volontà politica faccia veramente la differenza tra una società che abbandona e marginalizza le donne a una che permette loro di vivere una vita libera da violenza e discriminazione. Il cammino è lungo, ma va pure iniziato e stavolta non ho dubbi: non c'è mai stato un momento migliore per farlo.
Segui Lucina Di Meco su Twitter:
www.twitter.com/LucinaDiMeco 1°Domanda :
Avete letto i due articoli ?
2°Domanda :
Siete ancora convinti che esista un femminismo diciamo più "buono" rappresentato dalle FAS e tutto il resto del femminismo ?
Ripeto non voglio commentare perchè rischierei di essere di parte , ma vorrei un Vostro parere obiettivo .