Autore Topic: Disamina dell'uomo femminista .  (Letto 3713 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline Stendardo

  • Veterano
  • ***
  • Post: 3501
Disamina dell'uomo femminista .
« il: Maggio 07, 2013, 00:44:53 am »
Una delle caratteristiche dell'uomo è la relativa stabilità emotiva , che lo differenzia dalla donna . L'uomo femminista , invece , è molto volubile : può passare dall'euforia alla disperazione in un batter d'occhio e , normalmente , ciò che determina questo suo repentino cambiamento emotivo è il giudizio femminile : basta un semplice complimento di una donna e l'uomo femminista è al settimo cielo , un gesto , invece , di disapprovazione e gli sembra che il mondo sia finito . Pare che l'uomo femminista sia in balìa del giudizio femminile e ciò deriva senza ombra di dubbio da una mancanza di personalità .
La personalità di una persona consiste nella consapevolezza di "sè" dei proprio pregi e dei propri difetti , delle proprie capacità e dei propri limiti . Il femminista non ha alcuna personalità nè consapevolezza di sè , vive in uno stato di continua prostrazione e di vergogna e pertanto ha continuamente bisogno dell'approvazione delle donne .
Questa è , a mio modo di vedere , la caratteristica peculiare del femminista , esso è alla ricerca continua di conferme femminili ma , putroppo , questa ricerca non avrà mai fine perchè nessuna conferma femminile sarà sufficiente a renderlo consapevole di sè .
Ma per quale motivo nessuna conferma femminile sarà sufficiente a fargli riacquistare la personalità ed a renderlo consapevole di se come uomo facendolo unscire dalla melma in cui è sprofondato ?
E' molto semplice : perchè affinchè ciò possa avvenire è necessaria che tale conferma ricevuta da una femminista sia sincera .
Ma la femminista , essendo troppo astuta , non ha alcun interesse che il femminista smetta di voltolarsi nel fango , inoltre , è proprio il modo di comportarsi larvato del femminista che spinge la stessa femminista a mentirgli .
Il femminista , per farsi accettare dalle donne ed evitare quindi un loro giudizio negativo , è costretto ad indossare un maschera elogiativa ed accondiscendente , che mostri alle donne ciò che le stesse vogliono vedere .
Ma voler riuscire a raggirare quella serpe malefica della femminista è come voler suotare il mare con il secchiello e pertanto i complimenti che egli riceve da una femminista sono già viziati in origine .
Si crea così il seguente circolo vizioso : la femminista continuerà a farlo sentire sbagliato ed egli , disperato , ricorrerà dalla stessa per avere delle "conferme" il cui unico effetto sarà quello di farlo sentire ancora più sbagliato di prima .
In definitiva , la paura del giudizio delle donne è la caratteristica principale del femminista , ha paura di esprimere il proprio punto di vista , di lottare contro le ingiustizie , ciò che più lo impaurisce è l'angoscia del non sentirsi capito dalle donne , pertanto per evitare di incorre in tutto ciò il femminista utilizza altre tecniche oltre a quella della maschera per farsi ben volere dalle donne .
L'uomo femminista vede sempre davanti a sè 2 sole alternative possibili :
1)O essere "perfetto" agli occhi delle femministe ;
2)O essere il peggior rifiuto dell'umanità .
Tutto o nulla , bianco o nero , la sua visione dei rapporti uomo-donna è farisaica .
Così emerge un'altra caratteristica del femminista : quella del non sentirsi mai accettato per quello che è . Egli non sente di poter essere accettato così com'è : o è come le femministe lo vogliono o non è degno di niente e , questa visione dicotomica viene utilizzata dal femminista come metro di giudizio anche per ciò che accade nel mondo e nella società . E pertanto , o anche gli altri uomini diventano femministi o meritano solo disprezzo .
Il femminista si identifica in un eroe patetico come forma di autocommiserazione con la conseguenza che è incapace di affrontare virilmente le varie avversità della vita che possono capitare .
Il femminista , talvolta , trae sofferenza anche dal lavoro : si sente oppresso , schiacciato  e non rispettato . Ma ancora una volta ciò che causa queste situazioni è proprio il suo modo di comportarsi poco virile .
Il femminista preferisce subire piuttosto che affrontare sinceramente (e virilmente) la questione con le donne . E per quale motivo egli si comporta così ?
Per paura . E' la paura di poter avere una reazione sgradevole da parte delle donne e di essere pertanto rifiutato , umiliato e di perdere l'immagine che si è costruito così faticosamente agli occhi delle donne in tanti anni di mascheramenti , in sintesi ha il terrore di non essere accettato dalle donne .
Ma mostrarsi sempre succube ed accondiscendente e rinunciare alla propria dignità ha portato il femminista ad essere amato e rispettato veramente dalle donne ?
La risposta è no . Il disperato tentativo di piacere per forza a tutte le donne ha come risultato ineluttabile quello di non piacere veramente a nessuna donna .
Il femminista si riconosce per il suo rigido atteggiamento moralistico che mostra di avere per alcuni aspetti caratteristici di noi uomini più in particolare per: 1) il disprezzo per lo sport e per la boxe ed il calcio in particolare, 2) il disprezzo degli uomini che esprimono con forza e sicurezza di sé concetti politicamente scorretti da lui definiti "trogloditi neanderthaliani" , 3) il disprezzo di tutti quegli uomini che hanno modi di fare e di esprimersi tipicamente maschili . Egli non vuole conformarsi ad alcun modello maschile , perchè egli disprezza qualsivoglia modello maschile .
Perchè tutto questo astio e dispezzo contro il maschile , dunque ?
Perchè considerare con snobismo e superiorità lo sport ed in particolare quelli da combattimento ed il calcio ?
Perchè sport come ad esempio la boxe o il calcio rappresentano un simbolo di ciò che è maschile , e di cui egli si sente rifiutato .
E' lo stesso ed identico atteggiamento che emerge dalla favola di Fedro La volpe e l'uva :
Spinta dalla fame , la volpe cercava di prendere l'uva da un'alta vite , saltando con tutte le sue forze , ma non riuscì a toccarla ; allora andandosene disse : "Non è ancora matura ; non voglio coglierla acerba ."
Il femminista , indubbiamente , preferisce amicizie femminili a quelle maschili . Può sembrare un controsenso ma non lo è : con un amico maschio egli si scontrerebbe subito uscendone sconfitto , pertanto si crea il suo piccolo harem , un porto sicuro , che gli evita di dover mettersi in discussione con altri uomini .
Il suo rapporto con le donne è di subordinazione , evita accuratamente ogni atteggiemento virile , che egli disprezza . Pertanto il femminista si ritiene diverso dagli altri uomini , ed attento e sensibile nei confronti delle donne , egli è davvero convinto di capire profondamente le donne e di sentire ciò che le donne sentono . Quando è in presenza di una donna , cerca in ogni modo di allontanare da se ogni barlume di virilità al fine di farsi accettare .
Le femministe accettano volentieri la compagnia del femminista , di questo uomo "diverso" da tutti gli altri uomini , così insensibili , rudi , sbrigativi e concreti . Sovente capita che il femminista è attratto sessualmente da una femminista  e pertanto accentua le sue caratteristiche "femminili" per farsi accettare da essa . Perciò è per lui devastante quando alla fine il femminista , uscendo allo scoperto , si sente rispondere : "E' molto lusinghiero , ma io ti vedo solo come un amico..." .
Insomma la vita del femminista è molto dura , pertanto egli si rifugia come può alla disperata ricerca del piacere ed è proprio in questo senso che va inquadrato l'uso e l'abuso della masturbazione , della pornografia , della prostituzione , dolci , alcol e droga in cui sovente si ritrova il femminista , ma il piacere fine a se stesso non permette di stare bene , è sempre una soluzione temporanea alla quale si fa nuovamente ricorso quando l'effetto svanisce si crea pertanto una dipendenza , ma tutto ciò è solo un anestetico  e non rappresenta certamente la soluzione dei suoi problemi .
« Ultima modifica: Maggio 07, 2013, 00:59:56 am da Standarte »
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline Lucia

  • Femminista
  • Veterano
  • ***
  • Post: 4566
Re:Disamina dell'uomo femminista .
« Risposta #1 il: Maggio 07, 2013, 06:06:50 am »
La dipendenza del giudizzio femminile dipende piu dal mammismo che dal femminismo.

Se un uomo è diventato indipendente dalla figura materna entro 16 anni di vita, non sara MAI cosi fragile e dipendente dal giudizzio di nessuno, mentre uno che non lo è diventato neanche entro 23 anni, avra per sempre paura del giudizio femminile e anche maschile, cosi come lo descrivi tu, anche se poi non si considera femminista.

Alberto86

  • Visitatore
Re:Disamina dell'uomo femminista .
« Risposta #2 il: Maggio 09, 2013, 10:06:43 am »
Se un uomo è diventato indipendente dalla figura materna entro 16 anni di vita, non sara MAI cosi fragile e dipendente dal giudizzio di nessuno, mentre uno che non lo è diventato neanche entro 23 anni, avra per sempre paura del giudizio femminile e anche maschile, cosi come lo descrivi tu, anche se poi non si considera femminista.



Mi pare la solita psicologia da rivista del parrucchiere!  :hmm:

Offline Lucia

  • Femminista
  • Veterano
  • ***
  • Post: 4566
Re:Disamina dell'uomo femminista .
« Risposta #3 il: Maggio 09, 2013, 10:16:18 am »


Mi pare la solita psicologia da rivista del parrucchiere!  :hmm:

tu sai meglio di me credo che riviste si leggono dal parucchiere, io parlo dall'esperienza propria.  :)

Alberto86

  • Visitatore
Re:Disamina dell'uomo femminista .
« Risposta #4 il: Maggio 09, 2013, 10:25:25 am »
tu sai meglio di me credo che riviste si leggono dal parucchiere, io parlo dall'esperienza propria.  :)


Io invece sono dell'idea che se uno è un castrato mentale lo è a livello genetico.
Non credo proprio a questa idiozia dello zerbino femminista per colpa del mancato distacco dalla madre.
Forse può incidere l'educazione ed il contesto familiare in parte, ma sono convinto che la genetica la faccia da padrona.
Parere personale ovviamente.

Offline maveryx

  • Affezionato
  • **
  • Post: 297
  • Sesso: Maschio
Re:Disamina dell'uomo femminista .
« Risposta #5 il: Maggio 09, 2013, 14:35:35 pm »
Standarte sei riuscito a realizzare un miracolo, per la prima volta nella storia di questo forum mi trovo costretto, con piacere s'intende, a dare ragione ad Abraxas.
Tu non hai descritto il femminista, comunque non solo e non fondamentalmente il femminista:
tu hai descritto il "figlio di mamma", inevitabilmente un "povero cristo", senza figura paterna con tutto ciò che ne consegue, preda di tutte le madonne "beate ed immacolate" esperte del "chiagni e fotti" e che non potrà che essere inevitabilmente crocifisso nella vita.
"Fuggi a vele spiegate, uomo felice, da ogni genere di cultura." Epicuro

Offline Stendardo

  • Veterano
  • ***
  • Post: 3501
Re:Disamina dell'uomo femminista .
« Risposta #6 il: Maggio 09, 2013, 15:21:30 pm »
Standarte sei riuscito a realizzare un miracolo, per la prima volta nella storia di questo forum mi trovo costretto, con piacere s'intende, a dare ragione ad Abraxas.
Tu non hai descritto il femminista, comunque non solo e non fondamentalmente il femminista:
tu hai descritto il "figlio di mamma", inevitabilmente un "povero cristo", senza figura paterna con tutto ciò che ne consegue, preda di tutte le madonne "beate ed immacolate" esperte del "chiagni e fotti" e che non potrà che essere inevitabilmente crocifisso nella vita.

L'assenza della figura paterna intesa come "pater familias" non come il padre decrepito e politically correct occidentale è certamente una concausa molto importante nel determinare il modo di essere del femminista ma non è certamente la "causa" . La miglior riprova di ciò deriva anche dal fatto che l'assenza della figura paterna può contruibuire a determinare lo sviluppo dell'omosessualità nell'uomo .
E , qui si apre un grande capitolo sull'importanza delle figura paterna per il maschio soprattutto durante il periodo dell'adolescenza .
Appena avrò un pò di tempo , ho intenzione di scrivere anche sull'importanza della figura paterna , adesso però sto scrivendo sull'identità maschile e sulla truffa della teoria gender che conto di pubblicare in breve tempo .
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Online Massimo

  • WikiQM
  • Storico
  • ***
  • Post: 7042
Re:Disamina dell'uomo femminista .
« Risposta #7 il: Maggio 09, 2013, 15:52:50 pm »
Per mettersi al sicuro dalle critiche, dai rifiuti, dal disprezzo femminista non basta diventare femministi.
Anzi, è inutile. Questo i femministi non lo capiranno MAI.

Offline vnd

  • WikiQM
  • Storico
  • ***
  • Post: 6009
  • Sesso: Maschio
Re:Disamina dell'uomo femminista .
« Risposta #8 il: Maggio 09, 2013, 16:16:32 pm »
L'assenza della figura paterna intesa come "pater familias" non come il padre decrepito e politically correct occidentale è certamente una concausa molto importante nel determinare il modo di essere del femminista ma non è certamente la "causa" . La miglior riprova di ciò deriva anche dal fatto che l'assenza della figura paterna può contruibuire a determinare lo sviluppo dell'omosessualità nell'uomo .
E , qui si apre un grande capitolo sull'importanza delle figura paterna per il maschio soprattutto durante il periodo dell'adolescenza .
Appena avrò un pò di tempo , ho intenzione di scrivere anche sull'importanza della figura paterna , adesso però sto scrivendo sull'identità maschile e sulla truffa della teoria gender che conto di pubblicare in breve tempo .

Confermo.

Secondo Freud l'omosessualità può avere come causa il ribaltamento dei ruoli maschile/femminile tra i genitori.
(in questo caso però il carattere ha più importanza dell'essere femminiata).

Secondo Freud l'omosessualità può essere sconfitta con l'analisi.
Piaccia o non piaccia, se da una cosa si può guarire, questa è, a tutti gli effetti, una malattia.

E non si dica che è una trovata cattolica. Freud era un ebreo miscredente, affiliato alla massoneria ebraica.
Vnd [nick collettivo].

Offline Stendardo

  • Veterano
  • ***
  • Post: 3501
Re:Disamina dell'uomo femminista .
« Risposta #9 il: Maggio 24, 2013, 23:12:40 pm »
Il femminista è un "uomo" che conduce la sua vita giustificandosi in continuazione  . Prima di parlare con qualsiasi donna o di scrivere qualcosa proietta già nella sua mente le conseguenze che possono avere le sue parole agli occhi delle donne e pertanto cerca di far fronte ad ogni possibile evenienza soppesando e calibrando bene ogni singola parola . La sua attenzione è costantemente volta a tutelare la sua immagine nei confronti del genere femminile e partanto quando parla o scrive cerca in ogni modo di non essere frainteso da nessuna donna .
La sua strategia "giustificazionista" nei confronti delle donne è , secondo il mio punto di vista , sbagliata .
In primo luogo , bisognerebbe imparare a non giustificarsi di fronte alle donne e questo perchè non c'è modo di imporre alle donne , come anche agli uomini del resto , di fare in modo che esse pensino di noi ciò che noi stessi vogliamo .
Se un uomo non si giustifica dinanzi ad una donna , può tranquillamente chiedersi se l'opinione di essa contenga o meno degli aspetti meritevoli di considerazione oppure se sono le solite idiozie femministe e chiedersi soprattutto se il punto di vista di una donna , chiunque essa sia , sia poi così determinante per la nostra vita .
Non giustificarsi in continuazione di fronte ad una donna vuol dire toglierle il potere di farci del male . Non giustificarsi permette all'uomo di contare solo sulle proprie forze , su se stesso .
Comunque , ritengo che non giustificarsi di fronte ad una donna non basti , bisogna anche contrattaccare .
Bisogna prendere saldamente in mano il timone della nostra vita e non lasciare che la nave vacilli alla prima burrasca .
L'uomo deve assumere un atteggiamento attivo e non passivo .
Lottare contro i soprusi femministi e non arrendersi alle prime minacce ed intimidazioni mafiose femministe , porsi degli obiettivi in seno alla questione maschile e cercare di fare di tutto per raggiungerli , far valere i nostri diritti in ogni sede e con ogni mezzo a disposizione senza aspettare che cada la manna dal cielo e soprattutto difendere la propria dignità di uomo anzichè lamentarsi solamente quando le femministe la calpestano .
Certo , se un uomo decide di controbattere attivamente e di lottare contro la tirannide femminista , potrebbe rischiare di fallire nel proprio intento .
E' vero che un uomo che lotta può perdere .
Ma è altrettanto vero che un uomo che non lotta ha già perso in partenza .
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline Angelo

  • WikiQM
  • Veterano
  • ***
  • Post: 3270
  • Sesso: Maschio
Re:Disamina dell'uomo femminista .
« Risposta #10 il: Settembre 25, 2013, 02:46:54 am »
A riguardo del tipo umano femminista trovo più assonanze con questa descrizione fatta da Evola .

http://www.centrostudilaruna.it/evolauomoobliquo.html

Nel precedente periodo avemmo a formulare una teoria delle “razze dello spirito”, che s’intendeva ad individuare tipi e atteggiamenti fondamentali dell’essere umano. Per il che ci riferimmo anche ad antiche tradizioni, le quali misero determinati caratteri in relazione simbolica con pianeti, divinità ed elementi: così noi parlammo delle razze dell’uomo solare, dell’uomo tellurico, lunare, afroditico, dionisiaco e via dicendo.



Se oggi dovessimo riprendere tale ordine di studi ci accorgeremmo di aver dimenticato un tipo speciale, attualmente diffuso quanto mai, tipo che potremmo chiamare dell’uomo mercuriale o, più intelligentemente, razza dell’uomo sfuggente (è la stessa cosa perché il “mercurio” andrebbe preso come simbolo di una natura labile, inafferrabile, sfuggente).



Quale azione corrosiva gli avvenimenti degli ultimi anni – fine guerra e dopoguerra – abbiano esercitato sull’animo umano, è cosa abbastanza nota e, purtroppo, da noi in Italia perfino più visibile che altrove. Ma, in questo dominio, si può andar ancor oltre. Si potrebbero individuare vere e proprie variazioni psicopatologiche del tipo umano del periodo attuale, variazioni generali ed uniformi, riscontrabili un po’ dappertutto fra i popoli europei e altresì in America U. S., tanto da potersi quasi parlare di una nuova razza: appunto di quella dell’uomo sfuggente.



Per cominciare, a caratterizzare in genere il nuovo tipo del dopoguerra basta una “anestesia morale”. La preoccupazione di “non perdere la faccia”, il senso elementare di rispetto verso se stessi son quasi scomparsi. Precisando, non è che in precedenza si potesse riconoscere in ciascuno un “carattere”. Ma anche in coloro che non lo avevano, sussisteva il sentimento di quel che essi avrebbero dovuto essere e che un tipo umano normale, in genere, è. Ebbene, proprio questo, in un gran numero di persone, ormai manca: esse sono di fatto labili, oblique, informi, sfuggenti. Non hanno più una misura per se stesse. La loro sensibilità morale è appunto “anestetizzata”.



Anzi, rispetto a dei principi ad una esigenza di coerenza, di linea, essi manifestano spesso una insofferenza quasi isterica.



Julius Evola, Gli uomini e le rovine Peraltro, l’accennata inconsistenza non riguarda quei problemi in senso superiore, che non si presentano ad ogni momento della vita. Essa è caratteristica fin nelle piccole cose della esistenza ordinaria. Si tratta, ad esempio, della incapacità di mantenere un impegno, la parola data, la direzione presa, un dato proposito (scrivere, telefonare, rispondere, occuparsi di una certa cosa). Rispetto a tutto ciò che lega, che implica qualcosa di impegnativo di fronte a se stessi, il tipo in questione è insofferente. Cioè: dice, ma non fa, o fa un’altra cosa, sfugge – e il comportarsi così gli sembra naturale, ineccepibile. Si meraviglia perfino, quando qualcuno da ciò si sente urtato e glielo rinfacci.



La generalità di una tale attitudine è preoccupante. Nei tempi ultimi essa ha fatto presa in strati sociali, nei quali fino ad ieri predominava una linea abbastanza diversa: come fra l’aristocrazia e l’artigianato. Lo sfuggire, il promettere senza mantenere, la non puntualità, l’evasione anche in cose piccole e stupide, si riscontrano anche qui, frequentissime. E vale notare un punto importante: non è che si sia così deliberatamente, ad esempio, per seguire senza scrupoli il proprio tornaconto. No, si è così in via spontanea, talvolta perfino a proprio danno, per un vero cedimento interiore. È per tal via che molti che ieri ci si illudeva di conoscere a fondo, e che ci erano amici, oggi non si riconoscono quasi più. È, si potrebbe dire, un fatto “esistenziale” più forte di loro, tanto che spesso essi non se ne rendono nemmeno conto.



Il fenomeno potrebbe esser seguito anche nelle sue ripercussioni in sede di struttura psichica. L’uomo della “razza sfuggente” accusa infatti una vera e propria alterazione psicologica. Nel riguardo, potrebbero essere utilizzate le considerazioni fatte dal Weininger circa il nesso esistente fra eticità, logica e memoria. In un tipo normale, le tre cose sono unite insieme, perché il carattere esprime quella stessa coerenza interna, che si manifesta altresì nel rigore logico e in quella unità di vita, che permette di ricordarsi, di mantenersi in una mèmore, cosciente connessione col proprio passato. Secondo il Weininger, proprio questa unità delle facoltà caratterizza la psicologia maschile di fronte a quella femminile, la quale di massima è invece fluida, poco logica, incoordinata, fatta di impulsi più che di rigore logico ed etico.



Ebbene a tale riguardo “l’uomo della razza sfuggente” appare più donna che uomo. Ulteriori suoi tratti caratteristici psicologici, che fanno da controparte all’accennata “anestesia morale”, sono la menomazione della memoria, la facilità di dimenticarsi, la difficoltà di concentrarsi, spesso perfino di seguire un ragionamento serrato e stringente, la distrazione,il pensare a balzi. Sono visibilmente, gli effetti di una parziale disgregazione che, dal piano dei principii e del carattere, son passati a ripercuotersi perfino in quello delle facoltà in se stesse.



Da un lato, il fenomeno di collasso che suole seguire ad una prolungata tensione (quella imposta in molti dalla guerra), dall’altro, il crollo dei valori e degli ideali a cui fino a ieri si credette, son forse questi due fattori che oltre a quelli generali di ogni dopoguerra, han propiziato la formazione del tipo umano sfuggente. Il fenomeno, purtroppo, è reale, ed ognuno, guardando intorno a se, può convincersene. La constatazione non è certo edificante. I tempi che si stanno preparando non sono proprio tali che dei popoli, nei quali una simile incrinatura, ha saputo diffondersi ed assumere tratti quasi costituzionali, possono essere all’altezza di essi. Speriamo che qualche energico processo reintegratore e profilattico intervenga prima che sia troppo tardi.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton