Autore Topic: La Teoria Queer: riflessioni  (Letto 24308 volte)

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Offline kautostar

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #60 il: Maggio 12, 2013, 23:56:54 pm »

I "matrimoni" gay (se cosi si possono chiamare) forse forse ancora no, ma certamente la possibilità di adozione per gli omosessuali ( comprese quindi le lesbiche) sono un grave attentato alla società e prima di tutto all'incolumità psico-fisica dei bambini. 
Io personalmente credo che uno Stato in fini dei conti debba garantire certi diritti base a tutti e che quindi una sorta di "matrimonio" ai gay (anche se chiamarlo cosi denota ignoranza e/o malafede) sia oggigiorno giustificabile e tollerabile (basta che poi gli omosessuali come categoria/lobby, non pretendano come le femministe di valere di più degli altri a livello legislativo)
Ma in nessun modo tollererei mai l'adozione dei bambini ad omosessuali per nessun motivo al mondo. Ed anzi vedere quanti politicanti chiedono oggi anche questo, mi evidenzia maggiormente quanta malattia mentale non curata ci sia in giro.
Sulle adozioni sono  anch'io molto critico, e tendenzialmente contrario(non del tutto contrario, perché poi bisognerebbe distinguere caso per caso: non tutte le coppie etero sono in grado di   diventare buoni genitori, e forse non tutte le coppie gay sarebbero automaticamente genitori pessimi) ma bisogna anche riconoscere che le lesbiche non hanno bisogno del permesso dello stato per fare figli.
Di fatto in Italia esistono già decine(forse addirittura centinaia) di coppie lesbiche che hanno preso il seme da donatori anonimi(o da uomini che hanno rinunciato volontariamente alla paternità) e crescono i figli senza padri.  Quindi ammesso e non concesso che questi bambini cresceranno "svantaggiati" e con più disturbi psicologici rispetto agli altri bambini, il problema già esiste, non dipende direttamente dalle unioni legalizzate, o dalla possibilità di adottare!

Alberto86

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #61 il: Maggio 13, 2013, 00:18:50 am »
........
Di fatto in Italia esistono già decine(forse addirittura centinaia) di coppie lesbiche che hanno preso il seme da donatori anonimi(o da uomini che hanno rinunciato volontariamente alla paternità) e crescono i figli senza padri.  Quindi ammesso e non concesso che questi bambini cresceranno "svantaggiati" e con più disturbi psicologici rispetto agli altri bambini, il problema già esiste, non dipende direttamente dalle unioni legalizzate, o dalla possibilità di adottare!



Vero questo è un grave problema che esiste e che nessuno evidenzia nè evidenzierà mai per ovvi motivi.
Cosi come reputo un grave problema l'esistenza di uomini che ancora oggi donano sperma sia pur per soldi o come sorta di favore.
Detto questo che il problema con le lesbiche esiste già, non significa certo che questo vada legalizzato ed addirittura incentivato.
Le nuove generazioni di bambini (e quindi futuri adulti) sono sempre più in difficoltà e piene di problemi: vogliamo relegare tutto questo al solo consumismo e benessere economico? O forse c'è qualcosa di diverso che non và in questa società sempre più femminista, femminilizzata e malata? 

Offline kautostar

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #62 il: Maggio 13, 2013, 00:35:06 am »
Detto questo che il problema con le lesbiche esiste già, non significa certo che questo vada legalizzato ed addirittura incentivato.
Le nuove generazioni di bambini (e quindi futuri adulti) sono sempre più in difficoltà e piene di problemi: vogliamo relegare tutto questo al solo consumismo e benessere economico? O forse c'è qualcosa di diverso che non và in questa società sempre più femminista, femminilizzata e malata?
Certamente il fatto che il problema già esiste, non significa che debba essere legalizzato(è come la droga, tanti ne fanno uso lo stesso, ma forse legalizzarla sarebbe anche peggio), però intendevo dire che alcuni bigotti quando si parla di questi temi, tendono a mischiare tutto in un unico calderone.
Unioni gay, pedofilia, adozioni e inseminazioni artificiali,  discriminazioni maschili, negazione del ruolo paterno  ecc.. sono tutti problemi distinti tra loro. Possono avere delle connessioni, ma permettere un'unione civile per gli omosessuali, o combattere il bullismo e l'odio sociale contro i gay, non implica automaticamente di legalizzare la pedofilia, sdoganare le adozioni ecc..ecc..
Vanno fatte le dovute distinzioni!

Offline Mercimonio

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #63 il: Maggio 13, 2013, 06:28:03 am »
MAh, la sintesi in termini stettamente logici, quindi nel dominio delle scienze matematiche, è una deduzione.
Quindi sì, sostanzialmente è vero quello che dici te.

Ma appena si esce dalla matematica, una deduzione è ...una deduzione.
Può essere giusta, può essere sbagliata.

E' l'intuito/intelligenza/conoscenza di chi effettua la deduzione (dai fatti noti generali, il contesto intorno al fatto in esame/ che relazioni esistono tra altri  "fatti" e questo, più di "ciò che è dentro il fatto stesso" che riguarda l'analisi) che vale di più.

Il vantaqggio della sintesi/deduzione/composizione è che porta a conclusioni che sono precluse al metodo analitico.

Lo svantaggio, è che si rischia di prendere una cantonata. :D

e tu di cantonate penso te ne intendi vista anche la tua tracotanza e arroganza.

quello che stai cercando di descrivere non e' altro che analisi tecnica "multi disciplinare" che e' poi la norma in molti ambiti
scientifici e non.

ci sono insiemi di dati di ogni tipo, magari random, magari del tutto sballati, sta alla analisi tecnica razionalizzarli per poi
analizzarsi e infine dargli un "senso".

parlando di femminismo si parla di fenomeni sociali di massa, quindi enorme mole di persone coinvolte, di ogni ceto sociale, eta',
provenienza ... si puo' come fai tu farne un calderone filosofico fine a se' stesso, buttare il tutto in religione/ideologia/politica, oppure vederlo anche in chiave statistica : l'attuale cagatone che i media stanno discutendo sul femminicio per esempio viene sostenuto solo dalle loro cifre, mentre andrebbe demolito facilmente proprio per le cifre (troppo basse) che loro stessi forniscono.

idem si puo' fare con il numero di divorzi e aborti e tutto il resto, la verita' dov'e' se non nelle cifre nude e crude sempre che poi l'istat ne fornisca di veritiere ?

se io dico che ci sono 300 aborti al giorno e' troppo o troppo poco ? se tu vai in TV in un dibattito che argomenti tiri fuori, la verita' dei numeri o fai come Cacciari che si inizia un monologo sul bene e sul male e sulla razza umana destinata all'auto estinzione ?

noi dovremmo essere anti femministi anche e in primis perche' persino i numeri forniti da chi il femminismo lo foraggia ci danno ampiamente ragione !

e non ci sono molte deduzioni o colpi di genio da fare in merito, ne' su questi numeri ne' sulle origini storiche del femminsmo, da che albero vengano i suoi frutti, da quale radice prenda linfa l'albero, chi di preciso abbia interessi a una societa' del genere etc etc

Offline TheDarkSider

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #64 il: Maggio 13, 2013, 12:41:54 pm »
Nel passato che genere avevano gli castrati o gli eunuchi
Potrebbe non essere uguale in nessuno di noi, essere diverso da un individuo all'altro, comunque tutto cio che conosciamo filtriamo attraverso la nostra esperienza, attraverso il nostro vissuto.
SE fosse una differenza assolutta tra il modo di pensare femminile e maschile non potremmo comprendere cio che dice l'altro.
Ma perfino nel desiderio amoroso, il fatto che, leggendo un romanzo o una autobiografia maschile riesco immedessimarmi nelle sofferenze di lui per lei , significa che anche il desiderio  è uguale.
Però scommetto che non riesci a capire quel lato del desiderio maschile fatto di pura carnalità che certo, non è l'UNICO lato, ma è un lato che esiste ed esiste solo nell'uomo.

Parlo di quel lato per cui un uomo desidera una donna solo per il suo corpo, o addirittura solo per parti specifiche del suo corpo: i seni, il sedere, c'è addirittura chi è attratto dai piedi.

La dimostrazione che questo lato del desidero è esclusivo dell'uomo ce la dà il mondo omosessuale, dove solo gli omessuali maschi vanno nelle darkroom, che sono spazi con poca luce all'interno di certi locali dove i frequentatori praticano atti omosessuali ( fellatio e altro ) senza neanche vedersi in faccia.

Non mi risulta che le lesbiche frequentino le darkroom, o si mettano a fare sesso orale a un corpo senza faccia.
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

Alberto86

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #65 il: Maggio 13, 2013, 13:27:25 pm »
......... ma permettere un'unione civile per gli omosessuali, o combattere il bullismo e l'odio sociale contro i gay, non implica automaticamente di legalizzare la pedofilia, sdoganare le adozioni ecc..ecc..
Vanno fatte le dovute distinzioni!



Ma sicuramente!!! Le connessioni le fanno solo le lobby, siano esse lobby femministe che si spacciano per portavoce di tutte le donne, siano esse lobby omosessuali che si spacciano per portavoce di tutti i gay.
Comunque c'è da dire che in questa società malata mancherebbero anche gli eventuali contrappesi: perchè se si legalizzano le unioni omosessuali bisogna anche pensare a delle misure che non permettano l'incentivo della propaganda omosessuale tra i minori. Una legge simile l'hanno fatta passare in Russia, anche se la disinformazione occidentale l'ha trasformata in "legge anti-gay". 

Offline Lucia

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #66 il: Maggio 13, 2013, 13:52:21 pm »
Però scommetto che non riesci a capire quel lato del desiderio maschile fatto di pura carnalità che certo, non è l'UNICO lato, ma è un lato che esiste ed esiste solo nell'uomo.

Parlo di quel lato per cui un uomo desidera una donna solo per il suo corpo, o addirittura solo per parti specifiche del suo corpo: i seni, il sedere, c'è addirittura chi è attratto dai piedi.

Non so, perché il desiderio non è matematica , ma penso che le donne si eccitano proprio di quel desiderio maschile di cui parli per loro stesse. Sara narcisismo, egoismo ma io lo vedo complementare al desiderio maschile ed è neccessario che sia cosi, questo non significa che il desiderio per l'altro è minore. L'uomo si ecita con cio che vede infatti durante il sesso. Se una donna avesse bisogno di vedere il sedere del maschio per ecitarsi non lo so in che posizione dovrebbero fare ma penso non sarebbe possibile. L'immagine mentale secondo me è piu o meno la stessa per tutti due solo che lui con cio che vede lei con cio che sente e come si sente vista durante l'atto sessuale. Poi il piacere del corpo dell'altro c'è anche se non con la stessa disperazione sessuale.

Citazione
La dimostrazione che questo lato del desidero è esclusivo dell'uomo ce la dà il mondo omosessuale, dove solo gli omessuali maschi vanno nelle darkroom, che sono spazi con poca luce all'interno di certi locali dove i frequentatori praticano atti omosessuali ( fellatio e altro ) senza neanche vedersi in faccia.

Non mi risulta che le lesbiche frequentino le darkroom, o si mettano a fare sesso orale a un corpo senza faccia.

penso che comunque la prostituzione è costruita sul desiderio sessuale maschile che appunto ha bisogno di vedere, non so come sono i dark room e come funziona il desiderio omosessuale o lesbico. Forse lo dice chi lo sa, comunque non mi sembra che le donne non facciano sesso in buio

Offline Mercimonio

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #67 il: Maggio 13, 2013, 14:08:46 pm »
Però scommetto che non riesci a capire quel lato del desiderio maschile fatto di pura carnalità che certo, non è l'UNICO lato, ma è un lato che esiste ed esiste solo nell'uomo.

Parlo di quel lato per cui un uomo desidera una donna solo per il suo corpo, o addirittura solo per parti specifiche del suo corpo: i seni, il sedere, c'è addirittura chi è attratto dai piedi.

La dimostrazione che questo lato del desidero è esclusivo dell'uomo ce la dà il mondo omosessuale, dove solo gli omessuali maschi vanno nelle darkroom, che sono spazi con poca luce all'interno di certi locali dove i frequentatori praticano atti omosessuali ( fellatio e altro ) senza neanche vedersi in faccia.

Non mi risulta che le lesbiche frequentino le darkroom, o si mettano a fare sesso orale a un corpo senza faccia.

appunto, mai sentito di darkrooms per lesbos e anzi per le lesbo che ho conosciuto io sono rapporti piu' platonici e amorosi che non sessuali tout court.

tra l'altro sono pure molto choosy e schizzinose tra di loro, forse piu' che le donne etero con gli uomini !


Offline Stendardo

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #68 il: Maggio 13, 2013, 23:38:40 pm »
La teoria Queer, in poche parole, è quella che dice che non esitono i sessi, ma esistono solo le persone. Se ad esempio un uomo fa sesso con una donna, secondo tale toria non è che lo faccia perchè è uomo, ma lo fa perchè tutti intorno a lui, nel corso della sua esistenza, gli hanno detto che deve fare sesso con una donna.

Liberamente tratto da wikipedia:

La teoria queer è una teoria critica sul sesso e sul genere emersa all'inizio degli anni novanta.
A coniare la formula "teoria queer" fu Teresa de Lauretis, nell'ambito di una conferenza tenutasi all'Università della California, Santa Cruz, nel Febbraio 1990.

Tale teoria nacque in seno agli studi gay e lesbici, agli studi di genere e alla teoria femminista. Sulla scia delle tesi di Michel Foucault, Jacques Derrida e Julia Kristeva, la teoria queer mette in discussione la naturalità dell'identità di genere, dell'identità sessuale e degli atti sessuali di ciascun individuo, affermando invece che esse sono interamente o in parte costruite socialmente, e che quindi gli individui non possono essere realmente descritti usando termini generali come "eterosessuale" o "donna". La teoria queer sfida pertanto la pratica comune di dividere in compartimenti separati la descrizione di una persona perché "entri" in una o più particolari categorie definite.
Laddove gli studi gay e lesbici analizzano in particolare il modo in cui un comportamento viene definito "naturale" o "innaturale" rispetto al comportamento eterosessuale, la teoria queer si sforza di comprendere qualsiasi attività o identità sessuale che ricada entro le categorie di normativo e deviante.


Cioè costoro sono dei relativisti puri. Non esiste alcuna verità vera, a questo mondo, ma tutto è vacillante e tutto può essere modificato a piacimento.
Se uno nasce uomo può diventare anche donna, gatto o topo. Dipende da cosa gli si dice. Un uomo che si crede topo, quindi, secondo tale logica, ha tutti i diritti di essere chiamato "topo" e creduto tale, ed avere stessa dignità di chiunque altro.

Critiche:
I critici della teoria queer sostengono che un vasto e crescente corpus di prove fisiologiche, genetiche, antropologiche e sociologiche mostra come, scientificamente parlando, l'orientamento e la classificazione sessuale sono più che semplici costrutti sociali[19]. Secondo questo punto di vista, varie caratteristiche biologiche (alcune delle quali genetiche ed ereditarie) giocano un ruolo importante nel plasmare il comportamento sessuale (parte del più ampio dibattito "natura vs. cultura"). Certi scienziati affermano[senza fonte] che le richieste decostruzioniste sulla scienza (non solo su questo argomento) siano pseudoscienza. Tali critiche, tuttavia, non considerano il fatto che gran parte dei testi nei quali la teoria è stata sviluppata né integrano al proprio interno fonti d'indirizzo scientifico né avanzano alcun desiderio di vero e proprio antagonismo nei confronti della scienza, escludendo casi particolari e quantitativamente limitati.

In altre parole, non pretendono di avere basi scientifiche, quello che sembra importare a codesti personaggi è solo che il termine passi, ovvero che sia accettato nell'uso comune, o perlomeno sia in qualche modo tollerato.

Al di là di ogni altra considerazione sulla logicità e sulla scientificità di tale teoria, è un dato di fatto che oggi i movimenti femministi basano molte delle loro rivendicazioni su tale concetto, quello cioè della sostanziale "uguaglianza" tra UU e DD.

...Se noi dovessimo far breccia nel loro ...castello di sabbia, usando lo stessa loro teoria, come ci dovremmo muovere?

...seconda domanda (ma forse sarebbe la prima) ...è possibile combattere efficacemente le neofemministe e le loro argomentazioni muovendosi sul terreno della teoria queer?

Si discute ancora oggi su cosa significhi esattamente il termine "queer" . In lingua inglese , esso significa letteralmente "insolito" , ma viene utilizzato anche in italiano per indicare le persone che non sono eterosessuali . Nello slang britannico il termine ha un'accezione dispregiativa intesa come "diverso" o "svitato" o "strano" in relazione alla sua sessualità . Pertanto fino a poco tempo fa questo termine ha sempre avuto un'accezione negativa per indicare i comportamenti di persone che mostrano comportamenti sessuali devianti come l'omosessualità , la bisessualità e la transessualità .
Poi sul finire del XX secolo le esponenti del femminismo hanno deciso , di punto in bianco , che il termine "queer" dovesse indicare "altro" .
Pertanto esse hanno deciso a tavolino e giocando con i vocaboli , che con il termine "queer"  si dovesse indicare una "identità fluida" che non fosse più quella maschile o quella femminile in relazione sia al sesso biologico sia alle devianze sessuali .
Pertanto "l'identità queer" è in sostanza la relativizzazione di tutto ciò che è maschile e femminile , ovvero è la negazione dell'identità di genere .
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline Lucia

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #69 il: Maggio 15, 2013, 14:46:10 pm »
Ecco, capisci che questo è mooolto più importante delle analisi dei ns...analisti. :doh:
"E' vera, è falsa, si vede sempre che è dell'altro sesso, non riusciranno mai a..., 1 su 30.000 e bla bla"
Cioè...ma chi cazzo se ne frega!

mah io trovo piu interessante il prl se esiste istinto e che rapporto ha co l'idnetita e il divenire.

Poi quelle ragazze belle sono uomini anche loro come voi. Se non fosse in uomo (in alcuni) il desiderio di diventare donna questa non sarebbe possibile.

Offline Rita

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #70 il: Settembre 05, 2013, 15:56:47 pm »
la teoria queer spiegata ai deficenti (compresa l'autrice)


http://www.culturagay.it/saggio/90


............

Chiunque non si pensi come Dio (indefinibile, illimitato, onnicomprensivo, transitante da una definizione all'altra nel desiderio di non avere definizioni) sta, purtroppo, nell'armadio di chi dichiara di voler distruggere gli armadi. Non basta ripetere ad oltranza, come Lutero, "Non sum" ("Non sono", ed anche "Non esisto") per sparire come uomo, donna, gay, lesbica, ecc. agli occhi propri o degli altri. Il perfetto "queer" dovrebbe stare sospeso in un mondo iperuranio in cui (ironia della sorte, quando si continua a scambiare le parole con le cose!) proprio in nome dell'inclusività totale di ciò che sceglie di essere di volta in volta, non può entrare in relazione con nessuno. Se non posso definirmi, e quindi non sono distinguibile da nessun altro, giacché l'altro parimenti non è definibile, con chi entro in rapporto?

E, contestualmente, vi pare che stiamo parlando di "esperienze reali", di qualcosa che potete riconoscere (e quindi, un'altra volta, definire!) nella vostra vita?



...........

In conclusione, contesto il fatto che assumere un'identità sia per forza prescrittivo in termini negativi: se putacaso io esercito la professione di dentista, ed al "queer" fa male un dente cariato, forse sarà molto trasgressivo e rivoluzionario dichiarare che, il giorno in cui lui/lei mi si presenta, io sono una callista e non posso farci niente, ma è molto probabile che il queer si incazzi giustamente di brutto e cerchi un/una dentista meno rivoluzionario/a e più professionale…



L'esperienza è un pettine che la vita ti dà dopo che hai perso i capelli

Offline Rita

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #71 il: Settembre 19, 2014, 14:32:25 pm »
http://progettoruah.wordpress.com/2012/08/08/report-teologia-queer/

giusto per riflettere sul tema del topic, sulle relazioni fra morali e scopi delle varie morali.
Anche perché non ci si capisce molto.
Secondo Animus partiamo dal cristianesimo per arrivare al femminismo, all'ismo e al queer come ultimo parto di questo sviluppo di morale.
Secondo alcuni (con cui sto discutendo non in questo forum) il queer è utile alla QM perché libererebbe anche l'uomo (in estrema sintesi il meccanismo dovrebbe essere, eliminazione delle identificazioni sessuali quindi eliminazione del debito maschile) o in altrettanta estrema sintesi, eliminazione dell'attività maschile, che già in parte si sta verificando con il ritrarsi dei soggetti maschili (non ci sono più gli uomini di una volta).

Io ci sto riflettendo, perché Animus mi sembra suggerire la non-scelta, non scelgo di stare né da una parte né dall'altra e nemmeno di utilizzare elementi di una parte e dell'altra, ma smaschero e basta (è così Animus? se ho tradotto male esplicati senza incaxxarti please  :lol:), altri mi dicono che si sta da una parte o dall'altra e che il concetto "natura" se esiste emerge comunque quindi tanto vale andare fino in fondo e non stare a preoccuparcene. Se ce ne sono emergeranno naturalmente, sennò avremo la conferma definitiva della modificabilità degli istinti.

Io sto leggiucchiando. Animus in questo topic ha tagliato la testa al toro con l'osservazione della "teoria creata per... " che personalmente mi sento di condividere.

E intanto cerco .. e trovo. (vedi link sopra)

Innanzitutto, per far capire cos’è la “teologia” ha indicato due affermazioni contrastanti incluse nella 1 lettera di Giovanni: “Dio nessuno l’ha mai visto” (1 Gv 1,18) e “ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita” (1 Gv 1,1). La teologia parla di qualcosa che non conosce, comunica qualcosa che non è oggettivo, eppure deriva dall’esperienza, forte e tattile. Pertanto chi può parlare autorevolmente di Dio? Nella storia di Israele c’erano due figure che parlavano di Dio: chi stava al centro e comunicava la dottrina (ossia il sacerdote), e chi stava ai margini e sfidava la dottrina partendo dalla sua esperienza (ossia il profeta), quindi un’autorità al centro e una alla periferia.
 Negli anni ’70 si sono delineate la teologia della liberazione e quella femminista che parlavano di Dio non perché al centro, ma appunto perché ai margini, partendo dalla loro esperienza come voce profetica. Tuttavia per essere “teologie” a tutti gli effetti, per rimanere all’interno del cristianesimo e non essere solo delle “teorie”, queste dovevano avere una legittimazione nei confronti della tradizione. La teologia femminista ha rintracciato gli elementi di continuità con la tradizione primitiva del cristianesimo, col modo che Gesù aveva di trattare le donne, così come la teologia della liberazione si fondava sulla missione di Gesù che parlava ai poveri. La teologia queer è uno di questi movimenti, che non è una teologia sull’omosessualità, né una teologia sulla sessualità, ma appunto una teologia che parte dall’esperienza queer e rilegge la tradizione attraverso questa lente esperienziale per dire qualcosa su Dio.

Passando al termine “queer”, questo compare nell’inglese del 17°-18° secolo per indicare qualcosa di “strano”, di “deviato”, ma è solo nel 19° secolo che acquista l’accezione di “devianza sessuale”. Ad oggi, nei Paesi anglosassoni, è un termine offensivo, un insulto, che indica tutto ciò che non è eterosessuale, e quindi un termine “ombrello” che include gay, lesbiche, bisex, transessuali, transgender… Utilizzare l’espressione “teologia queer”, quindi, è anche un’operazione politica (in italiano sarebbe come parlare di “teologia frocia” o “teologia finocchia” – giusto per rendere l’idea dispregiativa!).

Come la teologia della liberazione si appoggiava al marxismo, e la teologia femminista alla teoria femminista, così la teologia queer fa riferimento alla teoria queer, che si può riassumere in tre punti:
 1 – il soggetto gay è fallimentare dal punto di vista politico e culturale, perché tende a normalizzare ciò che “normale” non è, togliendo forza all’esperienza (per esempio imitando la famiglia tradizionale)
 2 – l’eterosessualità non è solo una forma di sessualità, ma è anche una struttura mentale. L’eterosessismo è un modo di strutturare la società dentro schemi costrittivi (come per es. il matrimonio): limita i generi esistenti a due, cancella chi non ha un sesso ben definito o chi non si identifica con uno dei due, causa l’attribuzione di qualità a un sesso o all’altro additando come “diverso” un maschio con qualità “tipiche” femminili o viceversa. Tutto ciò è simbolico di una struttura di potere occidentale, del dominio del maschio sulla femmina, dell’attivo sul passivo, del normale sull’anormale.
 3 – il concetto di natura e di naturale è oppressivo, ed è utilizzato da chi ha il potere per controllare (un concetto coloniale, di chi comanda contro chi è conquistato).

La teologia queer, quindi, non si occupa di legittimare il soggetto gay come per esempio fa la teologia gay, non si occupa di normalizzare la sessualità non-normale; è quindi oltre la fase dell’inclusione di chi è diverso facendolo sentire non-diverso (che viene intesa come una “normalizzazione”), ma cerca di parlare dell’esperienza queer in modo positivo. Anche qui tre punti riassuntivi:
 1 – critica la connessione storica fra cristianesimo e norma sessuale (utilizzata per tenere in ordine la sessualità delle persone)
 2 – fa emergere la positività dell’esperienza queer per portare un contributo positivo (per esempio la finalità non procreativa ma di amore della sessualità, la sessualità non come riduzione ad altro, ma come valore a sé, come benedizione divina che aumenta la responsabilità relazionale)
3 – ritrova elementi queer nelle fonti cristiane (cosiddetto “queering”), nel Gesù storico, nelle prime comunità (per es. il rapporto fra Gesù e il discepolo che lui amava, Cristo come sposo della Chiesa che però era costituita anche da maschi, i rapporti tra persone celibi dello stesso sesso (monachesimo), le comunità cristiane come famiglie non-famiglie, diverse dal modello di famiglia patriarcale.
Quindi la teologia queer non cerca di scardinare i testi biblici che sarebbero il fondamento contro l’omosessualità (perché questo è già stato fatto validamente da altri) e non cercano di far includere i gay nelle chiese, perché se ci si ferma qui si blocca l’elemento vitale, si normalizza qualcosa che non deve essere normalizzato.

Nel dialogo che è seguito a questa introduzione di Gianluigi, è stato sottolineato come il modello della coppia, del matrimonio, non deve essere vissuto solo come un’imitazione da parte del mondo gay, ma che può anche essere un valore assoluto, vissuto pienamente e non come “normalizzazione”, ma tutto dipende da come lo si vive, e dalla libertà che si ha nel poter scegliere un modello piuttosto che un altro. Gianluigi ha portato l’esempio della recente approvazione del “matrimonio” fra coppie di omosessuali da parte del sinodo della Chiesa Episcopale (anglicana), e l’indicazione-obbligo da parte del vescovo di New York per tutti i pastori omosessuali di dover sposare entro 9 mesi i loro compagni. Questo da un lato li “normalizza” rispetto ai colleghi eterosessuali (che hanno circa lo stesso obbligo), ma d’altra parte indica una spinta verso l’imitazione di un modello che potrebbe non corrispondere alla realtà vissuta da ormai molti anni. Il pastore Marchetti ha ricordato, per esempio, che nella chiesa valdese oggi non esiste l’obbligo del matrimonio (per esempio, ci sono pastori che “convivono” pur officiando il matrimonio di chi lo desidera (ricordiamo che il matrimonio non viene riconosciuto come sacramento come nella chiesa cattolica).

D’altra parte questa libertà è un “ritorno al passato”, perché l’attuale modello di famiglia deriva dal 1700-1800, non prima. Nel Vangelo non c’è alcun cenno alla tanto indicata Sacra Famiglia, e l’unico cenno è un figlio che disobbedisce al padre. Nel Medioevo, per esempio, la Divina Commedia è dedicata a una donna che non è la moglie di Dante. Gesù stesso critica profondamente la famiglia patriarcale, e fa dei discepoli la sua famiglia, una famiglia un po’ atipica.

È sorta poi la questione: c’è un limite al desiderio? Ovvero, quali forme di “sessualità deviata” non hanno licenza di esistere (vedi pedofilia, zoofilia…)? Il limite probabilmente è il possesso, il controllo, la violenza sull’altro. D’altra parte, però, il desiderio stesso è funzionale al limite, e spesso gli estremi derivano da paletti troppo stretti, mentre in un campo più aperto e non limitato il desiderio ha libertà di muoversi senza incanalarsi in comportamenti pericolosi. Allo stesso modo, anche la fedeltà potrebbe essere intesa come un libero “possesso” dell’uno verso l’altro.

Infine è stato chiesto perché è stato scelto proprio questa definizione “teologia queer” visto che il termine “queer” è dispregiativo, e non è stato utilizzato qualcosa di più ‘soft’ come “teologia onnicomprensiva” o “teologia non esclusiva” o “teologia neutralizzante”. È stato detto che probabilmente questa definizione è stata scelta apposta per non essere politically correct e per “spiattellare” in faccia la diversità (come per dire: noi siamo i primi che ci prendiamo in giro, e il vostro insulto quindi non ci scalfisce più). Inoltre, per capire meglio la proposta ci si potrebbe concentrare sul doppio significato di termini quali “onnicomprensività”, “inclusione” e “neutralizzazione”. Per la teologia queer si tratta di termini ambigui. Da una parte essi possono indicare la direzione del desiderio dei teologi queer: che cosa si può volere se non una situazione nella quale ogni differenza venga rispettata e amata per quello che è? In questa situazione ideale ognuno sarebbe incluso e nessuno si preoccuperebbe perché qualcuno è diverso, essendolo tutti a loro modo. La diversità verrebbe abolita come problema. Tuttavia, questa e` una situazione che noi non viviamo affatto, che è di là da venire, è di natura escatologica. Nel nostro contesto reale, il rischio (anzi, la prassi!) è che termini di tipo inclusivo vengano adottati dalla maggioranza che si considera “normale” per inglobare dentro di sé (nella propria normalità) le differenze che di volta in volta le si presentano. Per questo motivo un punto essenziale della teologia queer è quello di rivendicare la propria differenza, l’essere soggetti portatori di una differenza non assimilabile. Solo così è possibile far capire ai “normali” che la normalità è un pericolo per loro stessi, per le loro possibilità di vita.

Il messaggio chiave, si può concludere, è comunque la centralità dell’amore: la teologia queer è una perorazione della differenza, è una teologia per cui tutti i pezzi d’amore vero hanno pari dignità
L'esperienza è un pettine che la vita ti dà dopo che hai perso i capelli

Offline Rita

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #72 il: Settembre 19, 2014, 14:37:16 pm »
"
Citazione
Tutto ciò è simbolico di una struttura di potere occidentale, del dominio del maschio sulla femmina, dell’attivo sul passivo, del normale sull’anormale
.

questo sarebbe una prova a favore di Animus  della sua teoria della rete.

provo a tradurrre: l'eterosessualità sarebbe il simbolo di potere di dominio di M su F e di ATTIVO su PASSIVO.

Mi sfugge quindi come azzerando la dualità (M e F o qualsiasi altra dicotomia) si possa sperare di equilibrare l'attivo col passivo.

Non so se mi sono capita.
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Offline zagaro

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #73 il: Settembre 19, 2014, 21:31:57 pm »
http://progettoruah.wordpress.com/2012/08/08/report-teologia-queer/

giusto per riflettere sul tema del topic, sulle relazioni fra morali e scopi delle varie morali.
Anche perché non ci si capisce molto.

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Il messaggio chiave, si può concludere, è comunque la centralità dell’amore: la teologia queer è una perorazione della differenza, è una teologia per cui tutti i pezzi d’amore vero hanno pari dignità

la morale di per se è la ricerca del buono e del giusto.
il problema semmai è stabilire cos'è buono  e cos'è giusto.
stabilitolo, tutto ciò che porta a quello che è stato stabilito come buono e giusto diviene morale

mentre le religioni trovano il giusto ed il buono nell'interpretazione di un libro,

l'Uomo moderno che si libera delle religioni trova il buono ed il giusto nel rispetto delle regole che si autodefinisce, sintetizzando il tutto in quella massima lattina: pacta sunt servanda. "I patti si rispettano" che  poi è la base del diritto internazionale.
ma in questa nuova società che ha tolto il pantheon degli dei, adesso quali sono le fonti normtive che  devono produrre quelle regole che poi dovranno essere rispettate?

 esempio: unodei grandi successi della costituzione americana è sempre stato il fatto che lo stato non deve dirti la ricetta della felicità ma deve lasciarti libero di cercarla, per questo negli usa la chiesa cattolica non ha mai avuto un particolare successo perchè la sua ricetta di felicità è preconfezionata

Offline Eric Lauder

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Re:La Teoria Queer: riflessioni
« Risposta #74 il: Settembre 19, 2014, 22:46:45 pm »
La teoria Queer, in poche parole, è quella che dice che non esitono i sessi, ma esistono solo le persone. Se ad esempio un uomo fa sesso con una donna, secondo tale toria non è che lo faccia perchè è uomo, ma lo fa perchè tutti intorno a lui, nel corso della sua esistenza, gli hanno detto che deve fare sesso con una donna.

Liberamente tratto da wikipedia:
O
La teoria queer è una teoria critica sul sesso e sul genere emersa all'inizio degli anni novanta.
A coniare la formula "teoria queer" fu Teresa de Lauretis, nell'ambito di una conferenza tenutasi all'Università della California, Santa Cruz, nel Febbraio 1990.

Tale teoria nacque in seno agli studi gay e lesbici, agli studi di genere e alla teoria femminista. Sulla scia delle tesi di Michel Foucault, Jacques Derrida e Julia Kristeva, la teoria queer mette in discussione la naturalità dell'identità di genere, dell'identità sessuale e degli atti sessuali di ciascun individuo, affermando invece che esse sono interamente o in parte costruite socialmente, e che quindi gli individui non possono essere realmente descritti usando termini generali come "eterosessuale" o "donna". La teoria queer sfida pertanto la pratica comune di dividere in compartimenti separati la descrizione di una persona perché "entri" in una o più particolari categorie definite.
Laddove gli studi gay e lesbici analizzano in particolare il modo in cui un comportamento viene definito "naturale" o "innaturale" rispetto al comportamento eterosessuale, la teoria queer si sforza di comprendere qualsiasi attività o identità sessuale che ricada entro le categorie di normativo e deviante.


Cioè costoro sono dei relativisti puri. Non esiste alcuna verità vera, a questo mondo, ma tutto è vacillante e tutto può essere modificato a piacimento.
Se uno nasce uomo può diventare anche donna, gatto o topo. Dipende da cosa gli si dice. Un uomo che si crede topo, quindi, secondo tale logica, ha tutti i diritti di essere chiamato "topo" e creduto tale, ed avere stessa dignità di chiunque altro.

Critiche:
I critici della teoria queer sostengono che un vasto e crescente corpus di prove fisiologiche, genetiche, antropologiche e sociologiche mostra come, scientificamente parlando, l'orientamento e la classificazione sessuale sono più che semplici costrutti sociali[19]. Secondo questo punto di vista, varie caratteristiche biologiche (alcune delle quali genetiche ed ereditarie) giocano un ruolo importante nel plasmare il comportamento sessuale (parte del più ampio dibattito "natura vs. cultura"). Certi scienziati affermano[senza fonte] che le richieste decostruzioniste sulla scienza (non solo su questo argomento) siano pseudoscienza. Tali critiche, tuttavia, non considerano il fatto che gran parte dei testi nei quali la teoria è stata sviluppata né integrano al proprio interno fonti d'indirizzo scientifico né avanzano alcun desiderio di vero e proprio antagonismo nei confronti della scienza, escludendo casi particolari e quantitativamente limitati.

In altre parole, non pretendono di avere basi scientifiche, quello che sembra importare a codesti personaggi è solo che il termine passi, ovvero che sia accettato nell'uso comune, o perlomeno sia in qualche modo tollerato.

Al di là di ogni altra considerazione sulla logicità e sulla scientificità di tale teoria, è un dato di fatto che oggi i movimenti femministi basano molte delle loro rivendicazioni su tale concetto, quello cioè della sostanziale "uguaglianza" tra UU e DD.

...Se noi dovessimo far breccia nel loro ...castello di sabbia, usando lo stessa loro teoria, come ci dovremmo muovere?

...seconda domanda (ma forse sarebbe la prima) ...è possibile combattere efficacemente le neofemministe e le loro argomentazioni muovendosi sul terreno della teoria queer?

LA TEORIA QUEER FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI, ED E' SMONTABILE CON POCHE PAROLE:

SE L'ETEROSESSUALITA' FOSSE SOLO UN COSTRUTTO SOCIALE, NEL PASSATO NON SAREBBERO MAI ESISTITI GLI OMOSESSUALI, PERCHE' IN QUELLE SOCIETA' OMOFOBICHE ERANO FORTEMENTE OSTEGGIATI[/u]

In altre parole: nel 1930 tutti si aspettavano l'eterosessualità, e allora, se l'eterosessualità è solo un costrutto sociale, COME DIAVOLO POTEVANO ESSERCI OMOSESSUALI NEL 1930???


Ragazzi, questa non è mia, è di una DONNA LESBICA, ma INTELLETTUALMENTE ONESTA E PER NULLA MISANDRICA.
Più attendibile di così, come fonte........
I don't like Misandry because I don't feel myself inferior to females, and I believe in Equality

Value of a MAN isn't the usefulness that women get from HIM

No woman can make a MAN feel ashamed without HIS consent.

The MAN cries, the misandrist piss from her eyes.