Autore Topic: FILM ANTI-MASCHILI  (Letto 6656 volte)

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Offline kautostar

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FILM ANTI-MASCHILI
« il: Maggio 17, 2013, 02:10:50 am »
non so se esiste già un topic del genere, e non so nemmeno se questa sia la sezione giusta per aprire una discussione simile, ma visto che i film che tendono a demonizzare-criminalizzare il genere maschile, e "santificare" quello femminile, sono sempre più numerosi, mi sembra interessante creare una sezione in cui segnalarli.
Intanto i primi due che mi vengono in mente(perché li ho rivisti di recente) sono un po' datati.

L'ultima eclissi(1995) è tratto dal romanzo di Stephen King, Dolores Clairborne.
La storia è basata è basata sulla vita di Dolores Clairborne, povera donna oppressa da un marito violento, alcolizzato e inetto; onesta lavoratrice costretta a mantenere la famiglia(il marito inetto non lavora), e a fare le pulizie da un'acida e perfida signora ricca(diventata tale per colpa del marito che la maltratta e la cornifica!), che uccide il marito quando scopre che lui abusa sessualmente della figlia. Per questo delitto riesce a farla franca, ma molti anni dopo verrà accusata ingiustamente di aver ucciso la vecchia datrice di lavoro, e per questo dovrà fare i conti col passato, e con la figlia, che la odia per l'omicidio del padre. Alla fine la figlia ricorderà degli abusi del padre, e perdonerà la madre. Ovviamente l'immagine dei personaggi femminili, e in particolare della protagonista, è di donne forti e coraggiose, disposte a sacrificarsi per la famiglia e per il bene dei figli, e oppresse da uomini violenti, pedofili, traditori. anche investigatori e poliziotti sono dipinti come stronzi o incapaci!  Praticamente il film più femminista e misandrico che abbia mai visto!

Il secondo film che mi viene in mente ora,  è Monster(2003), la biografia della serial killer Aileen Wuornos, in cui la protagonista viene presentata come povera vittima della società "patriarcale" e degli uomini, che uccideva per vendicarsi di un abuso subito da un cliente(faceva la puttana), quando in realtà la vera Aileen Wuornos , ha ucciso tutte le sue vittime principalmente per denaro( per mantenere la sua giovane amante), e anche perché odiava gli uomini(era stata sfortunata in amore con gli uomini, e per questo si era messa a frequentare locali per lesbiche), ma MAI per legittima difesa. E' vero che come molti serial killer la Wuornos ha avuto un'infanzia difficile, e ha subito abusi sessuali da piccola, ma in questo film si insiste un po' troppo sulla vittimizzazione del personaggio, e sulla demonizzazione del genere maschile,  "dipingendo" tutti i clienti uccisi come "porci schifosi" che in fondo meritavano di fare quella fine! PESSIMO!

Offline fabriziopiludu

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Re:FILM ANTI-MASCHILI
« Risposta #1 il: Maggio 17, 2013, 02:57:44 am »



 Guarda nel Pensatoio di Fabriziopiludu.


 

Alberto86

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Re:FILM ANTI-MASCHILI
« Risposta #2 il: Maggio 17, 2013, 04:26:17 am »
Guarda nel Pensatoio di Fabriziopiludu.


Appunto. Non iniziare a postare video ed immagini anche qui.

Offline vnd

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Re:FILM ANTI-MASCHILI
« Risposta #3 il: Maggio 17, 2013, 07:06:33 am »
non so se esiste già un topic del genere, e non so nemmeno se questa sia la sezione giusta per aprire una discussione simile, ma visto che i film che tendono a demonizzare-criminalizzare il genere maschile, e "santificare" quello femminile, sono sempre più numerosi, mi sembra interessante creare una sezione in cui segnalarli.
Intanto i primi due che mi vengono in mente(perché li ho rivisti di recente) sono un po' datati.

L'ultima eclissi(1995) è tratto dal romanzo di Stephen King, Dolores Clairborne.
La storia è basata è basata sulla vita di Dolores Clairborne, povera donna oppressa da un marito violento, alcolizzato e inetto; onesta lavoratrice costretta a mantenere la famiglia(il marito inetto non lavora), e a fare le pulizie da un'acida e perfida signora ricca(diventata tale per colpa del marito che la maltratta e la cornifica!), che uccide il marito quando scopre che lui abusa sessualmente della figlia. Per questo delitto riesce a farla franca, ma molti anni dopo verrà accusata ingiustamente di aver ucciso la vecchia datrice di lavoro, e per questo dovrà fare i conti col passato, e con la figlia, che la odia per l'omicidio del padre. Alla fine la figlia ricorderà degli abusi del padre, e perdonerà la madre. Ovviamente l'immagine dei personaggi femminili, e in particolare della protagonista, è di donne forti e coraggiose, disposte a sacrificarsi per la famiglia e per il bene dei figli, e oppresse da uomini violenti, pedofili, traditori. anche investigatori e poliziotti sono dipinti come stronzi o incapaci!  Praticamente il film più femminista e misandrico che abbia mai visto!

Il secondo film che mi viene in mente ora,  è Monster(2003), la biografia della serial killer Aileen Wuornos, in cui la protagonista viene presentata come povera vittima della società "patriarcale" e degli uomini, che uccideva per vendicarsi di un abuso subito da un cliente(faceva la puttana), quando in realtà la vera Aileen Wuornos , ha ucciso tutte le sue vittime principalmente per denaro( per mantenere la sua giovane amante), e anche perché odiava gli uomini(era stata sfortunata in amore con gli uomini, e per questo si era messa a frequentare locali per lesbiche), ma MAI per legittima difesa. E' vero che come molti serial killer la Wuornos ha avuto un'infanzia difficile, e ha subito abusi sessuali da piccola, ma in questo film si insiste un po' troppo sulla vittimizzazione del personaggio, e sulla demonizzazione del genere maschile,  "dipingendo" tutti i clienti uccisi come "porci schifosi" che in fondo meritavano di fare quella fine! PESSIMO!

C'è il pensatoio di Fabrizio.
Comunque, se volete e se ci mettiamo d'accordo di non inserire immagini e spezzoni di film (a meno che non siano rigorosamente IT) possiamo proseguire anche qui.

Proporrei di strutturare delle schede in questo modo (secondo lo stile wiki):

Paese di produzione:   
Anno:    

Genere    
Regia    
   

Trama:

Motivo della segnalazione:

Se noti, si potrebbero inserire anche:
Produttore
Soggetto    
Sceneggiatura
Fotografia    
Montaggio    
Musiche    
Scenografia

Ho come la sensazione che riusciremmo a smascherare un club di raccomandati che si alimenta di contributi governativi....


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Offline kautostar

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Re:FILM ANTI-MASCHILI
« Risposta #4 il: Maggio 17, 2013, 12:37:48 pm »
Ho come la sensazione che riusciremmo a smascherare un club di raccomandati che si alimenta di contributi governativi....
Non credo che esista una lobby femminista di Hollywood, è semplicemente che il cinema rispecchia lo spirito dei tempi, e dagli  anni '90 ad oggi, la tendenza culturale a demonizzare il maschile, criminalizzare la virilità, e glorificare il femminile e la femminilità(cioè donne e uomini effeminati), è stata molto diffusa a tutti i livelli artistici(tv, cinema, letteratura ecc...)

Oggi film come quelli di Michael Cimino(regista de IL CACCIATORE e UNA CALIBRO 20 PER LO SPECIALISTA) che ritraggono un punto di vista prettamente maschile sulla vita e sull'amicizia, sarebbero inconcepibili, e di fatto sono più unici che rari!

Offline vnd

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Re:FILM ANTI-MASCHILI
« Risposta #5 il: Maggio 17, 2013, 13:31:08 pm »
Non credo che esista una lobby femminista di Hollywood, è semplicemente che il cinema rispecchia lo spirito dei tempi, e dagli  anni '90 ad oggi, la tendenza culturale a demonizzare il maschile, criminalizzare la virilità, e glorificare il femminile e la femminilità(cioè donne e uomini effeminati), è stata molto diffusa a tutti i livelli artistici(tv, cinema, letteratura ecc...)

Oggi film come quelli di Michael Cimino(regista de IL CACCIATORE e UNA CALIBRO 20 PER LO SPECIALISTA) che ritraggono un punto di vista prettamente maschile sulla vita e sull'amicizia, sarebbero inconcepibili, e di fatto sono più unici che rari!

No...
Un conto è inserire forzatamente una storia d'amore e snaturare una storia per conquistare anche il pubblico femminile.

Ma indugiare sugli uomini che piangono o inserire eroine che salvano tutti e pichiano tre manchioni alla volta, lo fai soltanto se intaschi sovvenzioni governative "atte a proporre modelli femminili alternativi allo stereotipo".

Accade da noi... E accade da loro.
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Re:FILM ANTI-MASCHILI
« Risposta #6 il: Maggio 17, 2013, 14:00:42 pm »

Accade da noi...
Qualche esempio?

cmq nei film che ho segnalato finora, non ci sono eroine che picchiano i maschioni(nel genere fantasy e  nei cartoni tutto è possibile) , ma li ho trovati anti-maschili in un senso molto più "sottile", perché presentano quasi tutti i personaggi maschili come violenti, maniaci sessuali, pedofili, traditori, inetti, oppressori delle mogli ecc..ecc... mentre tutti i personaggi femminili sono rappresentati da donne oppresse, povere vittime della "società patriarcale", che sono costrette ad uccidere per liberarsi dalle catene, e per questo "atto eroico"  saranno condannate dalla morale comune. Insomma il classico stereotipo femminista delle donne  piene di virtù positive(forza, coraggio, intelligenza,  generosità ecc..) che non riescono a raggiungere la felicità per colpa dell'oppressione di mariti che racchiudono tutti i peggiori difetti umani(violenza, crudeltà, stupidità, perversione sessuale ecc...), e sono "costrette" ad uccidere il marito per liberarsi,  ma per questo loro gesto di "coraggio" saranno perseguitate dalla perfida società patriarcale! TRAME PATETICHE!

In confronto le eroine dei cartoni che stendono i maschioni sono acqua fresca, fanno solo ridere, mentre queste trame fanno girare i coglioni per quanto sono patetiche, false e impregnate  di ideologia femminista!

Offline vnd

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« Risposta #7 il: Maggio 17, 2013, 15:09:32 pm »
Qualche esempio?

cmq nei film che ho segnalato finora, non ci sono eroine che picchiano i maschioni(nel genere fantasy e  nei cartoni tutto è possibile)

Appena ho tempo di cerco proposte di legge miranti a incoraggiare modelli femminili alternativi allo stereotipo mediante sovvenzioni a cinema e spot pubblicitari.

Non mi riferivo si tuoi film.
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Offline Lucia

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Re:FILM ANTI-MASCHILI
« Risposta #8 il: Maggio 17, 2013, 17:21:58 pm »
Il mio figlio non sopprta il

Sinbad - La leggenda dei sette mari
USA
2003
Film di animazione
Dreamwork

 c'è una donna che si batte con tutti gli uomini ed è l'unica che riesce a salvare la nave in pericolo. Tutti gli marinai sono presentati come ubbriaconi incapaci, lei è l'unica brava, eroina senza paura.

dagli  anni '90 ad oggi, la tendenza culturale a demonizzare il maschile, criminalizzare la virilità, e glorificare il femminile e la femminilità(cioè donne e uomini effeminati), è stata molto diffusa a tutti i livelli artistici(tv, cinema, letteratura ecc...)



glorificare la femminilità questo film non lo fa per niente, anzi, di femminilità quella ragazza ha ben poco.

Forse glorificano la femminilità le Winx, neanche quelle il mio figlio non le sopporta ma non so se sono anti-mashili, non li ho mai visti. Ho letto che le femministe le criticano però. sono come la Barbie.

Offline kautostar

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Re:FILM ANTI-MASCHILI
« Risposta #9 il: Maggio 18, 2013, 01:42:56 am »
Appena ho tempo di cerco proposte di legge miranti a incoraggiare modelli femminili alternativi allo stereotipo mediante sovvenzioni a cinema e spot pubblicitari.

Non mi riferivo si tuoi film.
Ok, fammi sapere che son  curioso!

Offline fabriziopiludu

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Re:FILM ANTI-MASCHILI
« Risposta #10 il: Maggio 20, 2013, 14:34:10 pm »



 L'uccidere i clienti delle Case di Tolleranza è un filone abbastanza sfruttato dal Cinema.
 Con l'Investigatore che va a far indagini nella Casa frequentata dalle vittime, e diventa cliente pure lui.
 N.B.! Per vedere se le vittime assassinate avessero tutte frequentato quella Casa, ha guardato DEI REGISTRI! Dunque, eccome se gli uomini fossero  controllati, e REGISTRATI! Eccome!!!
 Registri consultati pure dall'assassina per scegliere gli uomini da ammazzare in vari modi.


 

Offline vnd

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Re:FILM ANTI-MASCHILI
« Risposta #11 il: Maggio 25, 2013, 07:11:47 am »
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Offline vnd

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Re:FILM ANTI-MASCHILI
« Risposta #13 il: Maggio 25, 2013, 07:44:39 am »
Questo il testo delle mozioni dalò sito del senato della repubblica

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=15&id=00278303&part=doc_dc-ressten_rs-gentit_ddm100061e100136rddntt&parse=no
approvata

 Legislatura 15ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 212 del 13/09/2007

Mozioni sul ruolo della donna nelle trasmissioni televisive

(1-00061) (01 febbraio 2007)

V. testo 2

ALLEGRINI, ALBERTI CASELLATI, BIANCONI, BONFRISCO, BURANI PROCACCINI, COLLI, MONACELLI, REBUZZI, THALER AUSSERHOFER. - Il Senato,

        premesso che:

            l'attenzione alla figura della donna nella società è un tema che, anche negli ultimi anni, ha riacceso in vari settori della vita pubblica italiana un dibattito aperto sulle molte questioni ancora irrisolte;

            nel messaggio alla Nazione (15 maggio 2006), il Presidente della Repubblica, tra i vari temi affrontati, ha focalizzato l'attenzione sul ruolo della donna nella società, sulle «energie femminili (...) non valorizzate né nel lavoro, né nella vita pubblica», invitando ad un cambiamento radicale;

            in una delle ultime riunioni del Consiglio dei ministri del precedente Governo (n. 52 del 6 aprile 2006), il tema della parità è stato riproposto con forza dal Ministro uscente per le pari opportunità;

        dal recente Libro bianco sul tema «Donne e media in Europa», promosso dal Censis insieme all'Unione europea e alle fondazioni «Adkins Chiti» e «Risorsa Donna» nel 2006, emerge un quadro sconfortante: la ricerca proclama il Paese (al pari con la Grecia) il meno interessato al tema dei diritti della donna e delle pari opportunità;

            nonostante le donne abbiano raggiunto ruoli di livello in ambito professionale, sociale e di crescita culturale, il loro ruolo e quello della rappresentazione della loro immagine nei mass-media costituisce, nell'ambito radiotelevisivo italiano, ancora un punto critico sul quale sono necessarie più profonde riflessioni in direzione di una radicale riqualificazione; tutto ciò è stato ampiamente studiato e dimostrato nella tesi dal titolo «Donne e servizio pubblico radiotelevisivo: lungo cammino verso l'autorevolezza» (anno accademico 2005-2006), conclusiva del master in «Donna, cultura e società» svoltosi presso l'Università Europea di Roma - Istituto di Studi Superiori sulla donna;

            già nel 1985, la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla condizione femminile svoltasi a Nairobi aveva inserito nell'elenco delle 12 aree tematiche critiche su cui intervenire, anche il rapporto tra donne e media;

            da un confronto tra i temi relativi ai ruoli dell'uomo e della donna, emergono, in modo sempre più marcato, le differenze nei settori giornalistico, cinematografico e televisivo (quest'ultimo considerato come il mezzo di comunicazione di massa con la maggiore pervasività e incidenza), dove i modelli femminili trasmessi, spesso, non corrispondono ai percorsi verso la «parità dei rapporti» e la «rappresentazione delle peculiarità della differenza di genere»;

            spesso il profilo contenutistico dei programmi televisivi trascura l'enorme contributo artistico, culturale, scientifico, politico e sociale che le donne hanno dato nel corso dei secoli;

            giova qui ricordare gli impegni assunti in passato, relativamente al ruolo della donna nei media, come la circolare DG/5312 del 18 settembre 1997, con la quale la Direzione generale della RAI invitava tutte le strutture aziendali a recepire un atto d'indirizzo della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza di servizi radiotelevisivi «Donne e trasmissioni televisive», che richiedeva alla RAI di individuare ed attuare tutte le iniziative per promuovere, al proprio interno, l'acquisizione di poteri e responsabilità da parte delle donne, nonché quelle volte a integrare il punto di vista della differenza di genere in tutte le politiche di governo dell'azienda, con particolare riferimento agli sviluppi tecnologici in atto e alle nuove offerte di canali tematici e prodotti audiovisivi;

            la Commissione di vigilanza auspicava anche che la RAI si servisse di una struttura tecnica di garanzia per la valutazione della rispondenza delle trasmissioni ai criteri del suddetto atto di indirizzo;

        considerato che:

            come già evidenziato nell'atto di indirizzo formulato dalla Commissione bicamerale per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, nella seduta del 30 luglio 1997, «l'affermazione dell'identità e della soggettività femminile che si è andata realizzando nella nostra società costituisce un valore prezioso per tutti, uomini e donne, nonché un fattore di sviluppo democratico e di crescita individuale»;

            in quella circostanza fu ribadito che è compito di una moderna società democratica individuare gli strumenti per contribuire a costruire un nuovo patto sociale, in cui uomini e donne, rispondendo ai principi della pari dignità e delle pari opportunità, possano vicendevolmente arricchirsi delle loro differenze;

            eventuali espressioni di discriminazione in base alla differenza di sesso e di genere risultano particolarmente gravi quando si manifestano all'interno del sistema dei media, considerato il loro ruolo decisivo nel processo di costruzione e diffusione dei modelli di vita e comportamenti individuali e collettivi e che, in tale processo, al servizio pubblico sono affidate più penetranti responsabilità;

            la massiccia presenza delle donne nei settori della politica diffusa (associazionismo, volontariato, organizzazioni non governative, luoghi di lavoro eccetera) esprime un rinnovato desiderio e capacità delle donne di essere protagoniste a tutti gli effetti della vita pubblica, che non trovano tuttavia un'adeguata corrispondenza nei luoghi della politica istituzionale;

            la partecipazione attiva delle donne alla vita politica, istituzionale e non, rappresenta un obiettivo da perseguire da parte del Governo e del Parlamento, dal momento che la presenza delle donne a tutti i livelli favorisce il processo di arricchimento e democratizzazione della vita del Paese;

            come evidenziato nel citato atto d'indirizzo, è estremamente importante che tale obiettivo venga perseguito dal sistema dei media, come strumento principale di conoscenza e formazione dell'individuo e della società;

            nella passata legislatura, nel corso dell'esame del disegno di legge sul riassetto del sistema radiotelevisivo, il Governo aveva accolto alcuni ordini del giorno (Camera dei deputati, Assemblea, seduta n. 291 del 2 aprile 2003) volti proprio alla riqualificazione del ruolo femminile e all'inserimento nel sistema radiotelevisivo pubblico di una specifica struttura che produca programmi trasmessi trasversalmente su tutte le reti, nel rispetto delle pari opportunità;

            nonostante l'impegno profuso negli ultimi dieci anni, sembra ancora lontana la parità tra uomini e donne sul lavoro e l'obiettivo fissato dalla Strategia di Lisbona di raggiungere, entro il 2010, il 60% di donne occupate è ancora un miraggio nella maggior parte dei paesi della UE;

            la Commissione europea ha proclamato il 2007 «Anno europeo per le pari opportunità», proprio al fine di sottolineare l'impegno per l'uguaglianza nella UE e dare nuovo impulso alle azioni dirette a garantire la piena applicazione della legislazione comunitaria antidiscriminazione, che finora ha incontrato troppi ostacoli e ritardi,

        impegna il Governo:

            ad assumere iniziative rivolte ad una corretta rappresentazione dell'immagine della donna e a valorizzare nello spirito della modifica dell'articolo 51 della Costituzione il contributo della donna in tutti gli ambiti della società;

            a diffondere e divulgare il contributo femminile in campo culturale, artistico, scientifico e politico anche mediante la ricerca storica sulla presenza delle donne in questi ambiti e delle attività da loro svolte;

            ad adottare ogni iniziativa, in special modo normativa, affinché nel sistema radiotelevisivo pubblico sia presente una struttura dedicata che produca programmi, trasmessi trasversalmente su tutte le reti, che creino nei palinsesti e nella programmazione una presenza stabile e certa di queste tematiche sempre nel rispetto del principio delle pari opportunità;

            a creare una testata giornalistica, televisiva e radiofonica e uno spazio web che diffondano notizie sui temi in oggetto;

            a potenziare i progetti esistenti per le pari opportunità con particolare riferimento alla verifica degli obiettivi qui enunciati.

    (1-00061) (testo 2) (13 settembre 2007)

    Approvata

ALLEGRINI, ALBERTI CASELLATI, BIANCONI, BONFRISCO, BURANI PROCACCINI, COLLI, MONACELLI, REBUZZI, THALER AUSSERHOFER. - Il Senato,

        premesso che:

            l'attenzione alla figura della donna nella società è un tema che, anche negli ultimi anni, ha riacceso in vari settori della vita pubblica italiana un dibattito aperto sulle molte questioni ancora irrisolte;

            nel messaggio alla Nazione (15 maggio 2006), il Presidente della Repubblica, tra i vari temi affrontati, ha focalizzato l'attenzione sul ruolo della donna nella società, sulle «energie femminili (...) non valorizzate né nel lavoro, né nella vita pubblica», invitando ad un cambiamento radicale;

            in una delle ultime riunioni del Consiglio dei ministri del precedente Governo (n. 52 del 6 aprile 2006), il tema della parità è stato riproposto con forza dal Ministro uscente per le pari opportunità;

        dal recente Libro bianco sul tema «Donne e media in Europa», promosso dal Censis insieme all'Unione europea e alle fondazioni «Adkins Chiti» e «Risorsa Donna» nel 2006, emerge un quadro sconfortante: la ricerca proclama il Paese (al pari con la Grecia) il meno interessato al tema dei diritti della donna e delle pari opportunità;

            nonostante le donne abbiano raggiunto ruoli di livello in ambito professionale, sociale e di crescita culturale, il loro ruolo e quello della rappresentazione della loro immagine nei mass-media costituisce, nell'ambito radiotelevisivo italiano, ancora un punto critico sul quale sono necessarie più profonde riflessioni in direzione di una radicale riqualificazione; tutto ciò è stato ampiamente studiato e dimostrato nella tesi dal titolo «Donne e servizio pubblico radiotelevisivo: lungo cammino verso l'autorevolezza» (anno accademico 2005-2006), conclusiva del master in «Donna, cultura e società» svoltosi presso l'Università Europea di Roma - Istituto di Studi Superiori sulla donna;

            già nel 1985, la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla condizione femminile svoltasi a Nairobi aveva inserito nell'elenco delle 12 aree tematiche critiche su cui intervenire, anche il rapporto tra donne e media;

            da un confronto tra i temi relativi ai ruoli dell'uomo e della donna, emergono, in modo sempre più marcato, le differenze nei settori giornalistico, cinematografico e televisivo (quest'ultimo considerato come il mezzo di comunicazione di massa con la maggiore pervasività e incidenza), dove i modelli femminili trasmessi, spesso, non corrispondono ai percorsi verso la «parità dei rapporti» e la «rappresentazione delle peculiarità della differenza di genere»;

            spesso il profilo contenutistico dei programmi televisivi trascura l'enorme contributo artistico, culturale, scientifico, politico e sociale che le donne hanno dato nel corso dei secoli;

            giova qui ricordare gli impegni assunti in passato, relativamente al ruolo della donna nei media, come la circolare DG/5312 del 18 settembre 1997, con la quale la Direzione generale della RAI invitava tutte le strutture aziendali a recepire un atto d'indirizzo della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza di servizi radiotelevisivi «Donne e trasmissioni televisive», che richiedeva alla RAI di individuare ed attuare tutte le iniziative per promuovere, al proprio interno, l'acquisizione di poteri e responsabilità da parte delle donne, nonché quelle volte a integrare il punto di vista della differenza di genere in tutte le politiche di governo dell'azienda, con particolare riferimento agli sviluppi tecnologici in atto e alle nuove offerte di canali tematici e prodotti audiovisivi;

            la Commissione di vigilanza auspicava anche che la RAI si servisse di una struttura tecnica di garanzia per la valutazione della rispondenza delle trasmissioni ai criteri del suddetto atto di indirizzo;

        considerato che:

            come già evidenziato nell'atto di indirizzo formulato dalla Commissione bicamerale per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, nella seduta del 30 luglio 1997, «l'affermazione dell'identità e della soggettività femminile che si è andata realizzando nella nostra società costituisce un valore prezioso per tutti, uomini e donne, nonché un fattore di sviluppo democratico e di crescita individuale»;

            in quella circostanza fu ribadito che è compito di una moderna società democratica individuare gli strumenti per contribuire a costruire un nuovo patto sociale, in cui uomini e donne, rispondendo ai principi della pari dignità e delle pari opportunità, possano vicendevolmente arricchirsi delle loro differenze;

            eventuali espressioni di discriminazione in base alla differenza di sesso e di genere risultano particolarmente gravi quando si manifestano all'interno del sistema dei media, considerato il loro ruolo decisivo nel processo di costruzione e diffusione dei modelli di vita e comportamenti individuali e collettivi e che, in tale processo, al servizio pubblico sono affidate più penetranti responsabilità;

            la massiccia presenza delle donne nei settori della politica diffusa (associazionismo, volontariato, organizzazioni non governative, luoghi di lavoro eccetera) esprime un rinnovato desiderio e capacità delle donne di essere protagoniste a tutti gli effetti della vita pubblica, che non trovano tuttavia un'adeguata corrispondenza nei luoghi della politica istituzionale;

            la partecipazione attiva delle donne alla vita politica, istituzionale e non, rappresenta un obiettivo da perseguire da parte del Governo e del Parlamento, dal momento che la presenza delle donne a tutti i livelli favorisce il processo di arricchimento e democratizzazione della vita del Paese;

            come evidenziato nel citato atto d'indirizzo, è estremamente importante che tale obiettivo venga perseguito dal sistema dei media, come strumento principale di conoscenza e formazione dell'individuo e della società;

            nella passata legislatura, nel corso dell'esame del disegno di legge sul riassetto del sistema radiotelevisivo, il Governo aveva accolto alcuni ordini del giorno (Camera dei deputati, Assemblea, seduta n. 291 del 2 aprile 2003) volti proprio alla riqualificazione del ruolo femminile e all'inserimento nel sistema radiotelevisivo pubblico di una specifica struttura che produca programmi trasmessi trasversalmente su tutte le reti, nel rispetto delle pari opportunità;

            nonostante l'impegno profuso negli ultimi dieci anni, sembra ancora lontana la parità tra uomini e donne sul lavoro e l'obiettivo fissato dalla Strategia di Lisbona di raggiungere, entro il 2010, il 60% di donne occupate è ancora un miraggio nella maggior parte dei paesi della UE;

            la Commissione europea ha proclamato il 2007 «Anno europeo per le pari opportunità», proprio al fine di sottolineare l'impegno per l'uguaglianza nella UE e dare nuovo impulso alle azioni dirette a garantire la piena applicazione della legislazione comunitaria antidiscriminazione, che finora ha incontrato troppi ostacoli e ritardi,

        impegna il Governo:

            ad assumere iniziative rivolte ad una corretta rappresentazione dell'immagine della donna e a valorizzare nello spirito della modifica dell'articolo 51 della Costituzione il contributo della donna in tutti gli ambiti della società;

            a diffondere e divulgare il contributo femminile in campo culturale, artistico, scientifico e politico anche mediante la ricerca storica sulla presenza delle donne in questi ambiti e delle attività da loro svolte;

            ad adottare ogni iniziativa, in special modo normativa, affinché nel sistema radiotelevisivo pubblico sia presente in prospettiva una struttura dedicata che produca programmi, trasmessi trasversalmente su tutte le reti, che creino nei palinsesti e nella programmazione una presenza stabile e certa di queste tematiche sempre nel rispetto del principio delle pari opportunità;

            a crearein futuro una testata giornalistica, televisiva e radiofonica e uno spazio web che diffondano notizie sui temi in oggetto;

            a potenziare i progetti esistenti per le pari opportunità con particolare riferimento alla verifica degli obiettivi qui enunciati.

(1-00136) (12 settembre 2007)

Approvata

FRANCO Vittoria, FINOCCHIARO, ZANDA, AMATI, BINETTI, CARLONI, DONATI, FONTANA, GIAMBRONE, LIVI BACCI, MONGIELLO, NEGRI, PELLEGATTA, PIGNEDOLI, PISA, ROSSA, RUBINATO, SERAFINI, SILVESTRI, SOLIANI, BARBOLINI, SCALERA, LATORRE. - Il Senato,

        premesso che:

            un'indagine del Censis del 2006, svolta nell'ambito del progetto europeo «Women and Media in Europe», ha dimostrato come l'immagine della donna offerta dalla televisione italiana sia stereotipata e molto spesso non corrispondente all'effettivo ruolo ricoperto dalle donne nella realtà della vita quotidiana;

            dall'indagine, durata due anni, che ha considerato i generi televisivi dell'informazione, dell'approfondimento, della cultura e dell'intrattenimento attraverso l'analisi dei contenuti di 578 programmi televisivi sulle sette emittenti nazionali (Rai, Mediaset, La7), è emerso in modo inquietante come l'immagine della donna sia soprattutto quella della «donna dello spettacolo», patinata, sempre giovane e di bell'aspetto;

            lo spazio offerto alla figura femminile è di solito ampio, ma generalmente «gestito» da una figura maschile: di conseguenza le donne, pur essendo spesso protagoniste della situazione o della vicenda rappresentata, lo sono nel ruolo di «oggetto» del racconto;

            falsata ed edulcorata è poi la rappresentazione del mondo femminile: non si parla quasi mai delle donne impegnate nella politica (6,4%), delle donne anziane (che sembrano essere solo il 4,8% delle donne), delle donne disabili, così come solo nel 9,6 dei casi la donna sembra appartenere ad un ceto medio-basso. Lo status sociale rappresentato prevalentemente è quello medio-alto cui appartengono solo donne ben vestite e truccate, attente alla cura dell'aspetto fisico;

            nei programmi di intrattenimento il conduttore è quasi sempre un uomo (58%) mentre della donna, mostrata in abiti succinti, si sottolineano le «doti» della giovinezza, bellezza, malizia e spregiudicatezza e solo nel 15,7% dei casi le doti artistiche, culturali o le qualità umane;

            al contrario, nei programmi di informazione la donna compare soprattutto all'interno di servizi di cronaca nera (67,8%), protagonista di vicende drammatiche in cui appare o come vittima di violenze, stupri e prevaricazioni, o come «carnefice» (basti pensare a tutta la serie di «madri assassine» di cui la cronaca ha parlato negli ultimi anni), vicende in cui i particolari più macabri o scabrosi sono dati in pasto al pubblico in una difesa ipocrita del «diritto di cronaca»;

            ciò crea un'immagine della donna divisa tra il mondo dello spettacolo e quello della cronaca nera: la donna o è bella, maliziosa, vincente e spregiudicata o è vittima. Tertium non datur. Secondo l'indagine è quindi associata ai temi dello spettacolo e della moda (31,5%), della violenza fisica (14,2%) e della giustizia (12,4); quasi mai ai temi della politica (4,8%), alla realizzazione professionale (2%) e all'impegno nel mondo della cultura (6,6%);

            nei programmi di approfondimento la conduzione è in mano agli uomini nel 63% dei casi e quando le donne intervengono in qualità di «esperte» lo fanno soprattutto su argomenti come l'astrologia, la natura, l'artigianato e la letteratura;

            paradossalmente sono le fiction ad offrire un'immagine più realistica della donna: le protagoniste delle storie sono donne che si sono realizzate nel mondo del lavoro (donne medico, magistrato, avvocato, commissari di polizia) o dotate di grandi qualità umane, capaci di assumersi importanti responsabilità nell'ambito del contesto in cui operano;

            premesso, inoltre, che la situazione non appare migliore per quanto riguarda la rappresentazione della figura femminile sulla carta stampata. L'indagine ha rivelato come il linguaggio legato agli stereotipi, proprio della comunicazione televisiva indirizzata ad un pubblico indistinto, sia purtroppo lo stesso usato per la pubblicità che appare sui quotidiani, sulle riviste femminili ed anche sui settimanali di informazione politica e di attualità, apparentemente indirizzati ad un pubblico più selezionato rispetto a quello televisivo;

        considerato che:

            in un documento approvato, il 2 marzo 2004, dal Comitato di autoregolamentazione TV e minori, sulla «Rappresentazione della donna in televisione» si denuncia «la riduzione dell'immagine femminile alle sue caratteristiche ed attrattive sessuali» e come «le modalità prevalenti, soprattutto nell'intrattenimento e nella pubblicità, restano quelle dell'ammiccamento erotico spesso volgare, specialmente fastidioso per l'effetto cumulativo»;

            in questo documento il Comitato TV e minori denunciava una preminente identificazione della donna con una funzione di sollecitazione sessuale del telespettatore-consumatore ed il richiamo ossessivo alla perfezione della bellezza femminile, che sembra legittimare, soprattutto per le giovani menti indifese, l'idea che la realizzazione delle persone, ed in particolar modo delle donne, passi inevitabilmente attraverso la ricerca della perfezione estetica ad ogni costo. Solo chi è bello ha diritto di esistere: è questo il desolante messaggio trasmesso troppo spesso dalla televisione;

            è evidente l'effetto di questi messaggi, ripetuti all'infinito, sui bambini e sugli adolescenti: i bambini di oggi e i ragazzi di domani non potranno che considerare la donna essenzialmente come un «corpo», mentre le bambine e le ragazze saranno perennemente alla ricerca ansiosa ed ossessiva di un bel corpo da usare come arma di seduzione e come biglietto di ingresso nel mondo dello spettacolo;

            a conclusione del documento il Comitato TV e minori rivolgeva quindi un invito alle emittenti a prestare maggiore attenzione ai modi in cui vengono rappresentate le donne, soprattutto nelle pubblicità e nei programmi di intrattenimento, a favorire l'accesso delle tante straordinarie competenze e dei talenti femminili nel campo dello spettacolo affinché anche in questo campo potessero emergere l'intelligenza e la creatività delle donne piuttosto che il mero apparire ed, infine, ad individuare spazi specifici di critica televisiva relativa agli argomenti di interesse educativo per i minori;

            l'invito del Comitato TV e minori è rimasto purtroppo disatteso;

            inoltre, la Commissione bicamerale per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, il 30 luglio 1997, formulò un atto di indirizzo rivolto alla RAI con il quale invitava la stessa ad individuare le iniziative necessarie allo scopo di promuovere, al proprio interno, l'acquisizione di poteri e responsabilità da parte delle donne, in particolare attribuendo a uomini e donne uguale chance di carriera ed uguali possibilità formative e ad individuare le iniziative necessarie allo scopo di non trasformare la rappresentazione delle differenze di sesso e di genere in fattore di discriminazione individuale, culturale e sociale;

        considerato infine che:

            nonostante negli ultimi anni sia aumentato il numero delle professionalità femminili all'interno del sistema radiotelevisivo pubblico (le giornaliste, le conduttrici, le inviate nelle zone di guerra), i posti di potere all'interno del sistema restano appannaggio degli uomini;

            persiste una rappresentazione mediatica della figura femminile tristemente disancorata dalla realtà, in palese e stridente contrasto con i ruoli importanti ricoperti dalle donne negli ambiti professionali, sociali, culturali, familiari;

            tutte le espressioni di discriminazione e di svalutazione della figura femminile sono tanto più gravi in quanto hanno un impatto negativo sulla promozione delle donne nel lavoro e nella carriera,

        impegna il Governo:

            ad assumere le iniziative necessarie affinché il sistema radiotelevisivo pubblico, che rappresenta lo strumento principale di diffusione della conoscenza, svolga un'opera di sensibilizzazione al rispetto della diversità di genere e della dignità delle donne, finalizzata ad una corretta rappresentazione della figura e del ruolo delle donne ad alla rimozione di espressioni di discriminazione e degli stereotipi, lesivi della dignità delle stesse;

            a promuovere campagne di informazione finalizzate alla diffusione ed alla valorizzazione del lavoro e delle opere delle donne nei campi artistico, culturale, scientifico e politico e ad adottare campagne di sensibilizzazione nelle scuole, in particolare nella scuola secondaria, per aiutare i giovani a difendersi dai messaggi discriminatori nei confronti delle donne e per evitare così il perpetuarsi di stereotipi che danneggiano le donne e il ruolo femminile nella società;

            a promuovere l'acquisizione di poteri e di responsabilità da parte delle donne (empowerment) in tutti i settori della vita produttiva e sociale, in particolare nell'ambito dei media, con azioni antidiscriminatorie mirate, per il reale accesso delle donne alle posizioni dirigenziali nel sistema radiotelevisivo pubblico al fine di favorire la presenza femminile nelle posizioni apicali delle testate giornalistiche televisive pubbliche, e, più in generale, del sistema radiotelevisivo pubblico, in modo da incidere sulle scelte editoriali e di palinsesto e quindi sull'immagine complessiva delle donne
« Ultima modifica: Maggio 25, 2013, 07:56:18 am da vnd »
Vnd [nick collettivo].

Offline kautostar

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Re:FILM ANTI-MASCHILI
« Risposta #14 il: Maggio 25, 2013, 11:51:50 am »
Scusa  ma non ho tempo e voglia di leggere tutto.
In parole povere in cosa consiste la mozione?