Autore Topic: Perchè si distrugge il "paterno"?  (Letto 1356 volte)

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Offline Oscuro Capa

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Perchè si distrugge il "paterno"?
« il: Maggio 14, 2013, 13:26:41 pm »
(spero di aver messo il post al posto giusto  :) )

Ritengo l'articolo particolarmente interessante.

http://www.uominibeta.org/articoli/perche-si-distrugge-il-paterno/

di Fabrizio Marchi

Tutti i “femminismi”, nessuno escluso, sostengono che la cultura (e il dominio) patriarcale (e maschilista) sia tuttora la struttura portante della nostra società e di conseguenza che tutte le contraddizioni e le problematiche che ineriscono la complessa relazione fra i sessi devono in ultima analisi essere ricondotte a quella stessa cultura.

Sostenere questa tesi, a dir poco obsoleta, per usare un eufemismo, equivale a mio parere a sostenere che l’attuale crisi economica è da attribuire ai rapporti di produzione feudali e alla mancata privatizzazione delle terre incolte…

Non vuole essere affatto un paradosso, tutt’altro. Perché solo chi è prigioniero di una ideologia, diciamo pure di un dogma, o chi è in malafede, può seriamente sostenere che il “patriarcato” sia ancora l’architrave delle moderne società capitalistiche occidentali.

Al contrario, il capitalismo assoluto (cioè svincolato da qualsiasi altra istanza o sistema valoriale che non sia riconducibile alla sua stessa autoriproduzione e alla reificazione, cioè alla riduzione a merce di tutto ciò che vive ed agisce nella realtà, in primis degli esseri umani) attualmente dominante, ha necessità di abbattere tutti quegli ostacoli (politici, culturali) che in qualche modo potrebbero essere di ostacolo al suo cammino trionfale e apparentemente inarrestabile.

Il “paterno” (derubricato e ridotto ormai da tempo a “patriarcato”, nella sua accezione più negativa) è uno di quegli ostacoli che deve essere rimosso.

Perché? Ci si chiederà legittimamente. Per la semplice ragione che il “padre” rappresenta comunque un’”autorità” che nella società “liquida” “neocapitalistica postmoderna” dove tutti gli individui devono essere ridotti a monadi, cioè ad individui “non sociali” passivi e consumatori, deve essere eliminata per far largo alla sola “autorictas” consentita, cioè al flusso ininterrotto e illimitato della “merce”.

Il “padre” e il “paterno”, concettualmente intesi (quindi non solo in termini biologici), rappresentano, per dirla con i greci classici,  il “limite” che delimita “ l’illimitato”, cioè la libertà consapevole che interviene nella realtà e che delimita il caos, l’illimitatezza che coincide necessariamente con la volontà di potenza e che oggi, artificiosamente, e non a caso, viene derubricata ed equivocata come “libertà”.

Nulla di più sbagliato. La libertà e la democrazia per gli Ateniesi coincidevano con la delimitazione dell’illimitato. Mai come oggi la Grecia classica è più attuale (e più sovversiva) che mai,  in un sistema come quello attuale, fondato proprio sull’accumulazione in linea teorica illimitata del capitale e sul consumo altrettanto illimitato della merce (concettualmente intesa, quindi in primis l’ente umano…) e delle risorse (anche gli esseri umani sono ormai “interpretati” come “risorse”, non a caso nelle aziende si parla ormai normalmente di “risorse umane”…).

Il “padre” e il “paterno” rappresentano quindi (o dovrei dire, rappresentavano…) quel “limite”, senza del quale non è neanche possibile ragionare di libertà, democrazia e autodeterminazione degli individui.

Una società senza “padre” e senza il “paterno” è del tutto funzionale al neocapitalismo dominante che non può tollerare nessun altro genere di  “autorictas”.

Ergo, l’approccio interpretativo femminista e neofemminista (che su questo punto e non solo, sono del tutto coincidenti) è strutturalmente errato e figlio di quella concezione che vede nella vecchia famiglia borghese (di hegeliana memoria), il pilastro della stessa società borghese. Ma non si rende conto (o non vuole rendersi conto perché è funzionale ai suoi interessi) che quella famiglia, quella società e quel sistema valoriale che ad esse faceva riferimento sono già state abbattute, e da un pezzo.

La distruzione psicologica, morale, culturale e materiale del “paterno” (di fatto identificato come “padre padrone” e come patriarca-despota) e dei padri in carne ed ossa, la riduzione del padre a “mammo” o a “bancomat”, ha origine in questo processo che ha visto il vetero femminismo prima e il neo femminismo dopo, alleati e complici del capitale. (per questo individuare nella “mala giustizia”, nella cattiva applicazione delle leggi e nella magistratura la causa prima dei problemi dei padri separati è un errore strategico e interpretativo) 

L’incapacità e soprattutto la non volontà di analizzare con lucidità e fuori dalle liturgie ideologiche (falsa coscienza) i processi in corso, genera quel ritardo a dir poco grossolano (e colpevole) da parte dell’attuale “sinistra” (tutta, nessuna esclusa, tranne pochissimi…) nella capacità di comprensione dello stato di cose presente. In altre parole, in barba agli stessi insegnamenti dei padri fondatori (fosse  questa la ragione, cioè che sono padri e non madri?…  ), si approccia alla realtà con categorie interpretative che potevano in parte avere un senso fino a un secolo e mezzo fa ma che oggi non ne hanno più alcuna. 

Offline Lucia

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Re:Perchè si distrugge il "paterno"?
« Risposta #1 il: Maggio 14, 2013, 14:20:04 pm »

Una società senza “padre” e senza il “paterno” è del tutto funzionale al neocapitalismo dominante che non può tollerare nessun altro genere di  “autorictas”.

Ergo, l’approccio interpretativo femminista e neofemminista (che su questo punto e non solo, sono del tutto coincidenti) è strutturalmente errato e figlio di quella concezione che vede nella vecchia famiglia borghese (di hegeliana memoria), il pilastro della stessa società borghese. Ma non si rende conto (o non vuole rendersi conto perché è funzionale ai suoi interessi) che quella famiglia, quella società e quel sistema valoriale che ad esse faceva riferimento sono già state abbattute, e da un pezzo.

La distruzione psicologica, morale, culturale e materiale del “paterno” (di fatto identificato come “padre padrone” e come patriarca-despota) e dei padri in carne ed ossa, la riduzione del padre a “mammo” o a “bancomat”, ha origine in questo processo che ha visto il vetero femminismo prima e il neo femminismo dopo, alleati e complici del capitale. (per questo individuare nella “mala giustizia”, nella cattiva applicazione delle leggi e nella magistratura la causa prima dei problemi dei padri separati è un errore strategico e interpretativo) 


 A me sembra che al livello sociale la nostalgia di un padre si confonde spesso con il desiderio di un Fuhrer, un'autorità assoluta, un despota.

Forse è cosi proprio perché non ho davvero l'ideologia di pdre padrone, i padri che ho conosciuto e ammirato erano quelli che insegnavano ai suoi che si puo essere felici anche in una nave in deriva o in un naufragio, non tanto imponevano la legge ma proteggevano davanti all'invadenza della legge e della storia nel spazio privato.
(p.es il padre Begnini nella Vita è bella)

Offline Oscuro Capa

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Re:Perchè si distrugge il "paterno"?
« Risposta #2 il: Maggio 14, 2013, 14:37:20 pm »
A me sembra che al livello sociale la nostalgia di un padre si confonde spesso con il desiderio di un Fuhrer, un'autorità assoluta, un despota.

Forse è cosi proprio perché non ho davvero l'ideologia di pdre padrone, i padri che ho conosciuto e ammirato erano quelli che insegnavano ai suoi che si puo essere felici anche in una nave in deriva o in un naufragio, non tanto imponevano la legge ma proteggevano davanti all'invadenza della legge e della storia nel spazio privato.
(p.es il padre Begnini nella Vita è bella)

Anch'io sono d'accordo sul fatto che il padre non debba essere un despota (chi ha mai affermato questo) e debbano essere capaci di impartire nobili insegnamenti ai figli.
Non son mai stato un tradizionalista (anzi, tutt'altro), ne ho mai pensato che i padri debbano dettar legge sui propri cari.
Il problema sussiste nel fatto che per il neofemminismo la figura del padre assume le sembianze di quella del "padrone oppressore"sempre e comunque.
Ergo, o il padre non ci deve essere e tale categoria debba essere sradicata, poichè considerata assolutamente inutile (come affermano alcune femministe), o deve semplicemente seguire il ruolo di bancomat.


Offline Jason

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Re:Perchè si distrugge il "paterno"?
« Risposta #3 il: Maggio 24, 2013, 23:38:44 pm »
Sono d'accordo con l'analisi . Aggiungo che la distruzione del "paterno" sarebbe in altri termini la distruzione della famiglia .
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America