Vorrei porre in evidenza a tutti gli amici del forum questa analisi di Fabrizio Marchi di Uomini Beta che a mio avviso appare impeccabile ed afferra il nocciolo della questione maschile...in sostanza si è giunti ad un punto che il mero filosofeggiare non risulta più sufficiente come rimedio per la peste femminista che a poco a poco sta infettando tutto...a voi tutti una buona lettura...
di Fabrizio Marchi :
Sottoscrivo senz’altro il commento di Pappagallus che ha centrato il vero nodo della questione.
Non che numeri, percentuali e statistiche non siano importanti, sia chiaro, anzi, è bene avere quanto più materiale possibile da sbattergli in faccia all’occorrenza. Quindi è bene che chi è più esperto in questo genere di lavoro lo faccia e gliene saremo infinitamente grati (in parte è già stato fatto e c’è chi se ne occupa, specie su altri siti di altre associazioni maschili con cui siamo in contatto).
Però non c’è dubbio che la madre di tutte le battaglie sia altrove, come giustamente sottolineava Pappagallus. E quell’altrove è la sfera psichica. E’ lì che dobbiamo riuscire a penetrare. La nostra abilità dovrà essere quella di accelerare negli altri uomini quel processo di acquisizione di consapevolezza che noi abbiamo già compiuto al prezzo di molto tempo e fatica. Dobbiamo riuscire a trovare le chiavi per aprire quella porta.
Non c’è alternativa. Anche perché, ragioniamoci. Se sono riuscite/i a falsificare e a deformare la realtà al punto tale da far passare nell’immaginario collettivo che la prima causa di morte per le donne è la mano omicida degli uomini, è evidente che il “muro” della logica, di quel principio di identità e non contraddizione, a noi tanto caro, è già stato sfondato da un pezzo.
E’ evidente che non può essere quello il nodo. Se fosse quello avremmo già avuto buon gioco nel confutare le tesi dell’avversario, tanto sono in palese e clamorosa contraddizione con la realtà.
Ma insomma (solo per fare un esempio fra i più eclatanti), dico io, si è mai avuta nella storia una società dove a morire sul lavoro sono gli oppressori al posto degli oppressi (in questo caso delle oppresse)?
Questa gente, mutatis mutandis, è come se ci stesse dicendo che a morire di stenti e di frustate per costruire le piramidi non sono stati gli schiavi ma i faraoni.
A questo siamo, e non lo dico metaforicamente. Ciò significa che hanno avuto la capacità di deformare ciò che è oggettivamente indeformabile da un punto di vista logico.
E’ quindi evidente che il vero scontro è altrove. Quello che dobbiamo fare è utilizzare la logica per metterla al servizio della nostra capacità psicologica (che dobbiamo sviluppare sempre di più) di penetrare in una sfera che fino ad oggi non era quella che ci era più congeniale. In altre parole dobbiamo imparare a combattere su un terreno che fino a un po’ di tempo non era quello che noi preferivamo. Dobbiamo imparare a farcelo piacere, dobbiamo farcelo amico.
Non è affatto un caso, infatti, che l’avversario abbia spostato lo scontro su quel terreno, sul suo terreno. Lo avrei fatto anche io al suo posto.
Insomma, metaforicamente , giochiamo fuori casa. Si tratta di sfruttare la forza dell’avversario per trarne vantaggio, un po’ come avviene in alcune arti marziali…