fonte :
http://www.pariopportunitamaschili.com/denunce.htmlLE NOSTRE DENUNCE
BOCCIARE L’EMENDAMENTO 2.03 al decreto Sviluppo, che stanzia 100 milioni annui per il 2012, 2013,2014 per coprire crediti di imposta per le aziende che assumono donne.
Ora basta con il continuo piagnisteo, con il falso vittimismo del genere femminile, famelico di privilegi, di scorciatoie, di strade facili da percorrere. Continuano la loro guerra nel sottrarsi dalla auspicata legge della meritocrazia. Hanno già un’infinità di privilegi. Il ridicolo provvedimento dell’adeguamento dell’età pensionabile nel 2016 già regala loro anni di mancati contributi previdenziali e di anni di lavoro che TUTTI gli italiani e soprattutto gli uomini, devono pagare alle "mantenute", subendo questa infinita sequela di “cambiali sociali” che le donne addebitano al genere maschile.
E’ DOVEROSO DISPORRE DA SUBITO L’INNALZAMENTO DELL’ETA’ PENSIONABILE PER TUTTE LE DONNE , in virtù della pesante manovra finanziaria da oltre 10 miliardi che si deve ATTUARE.
Invitiamo tutti i parlamentari a riflettere sull’enorme benefico per i conti pubblici se tale adeguamento dell’età pensionabile delle donne sia portato da subito a 65 per le lavoratrici del pubblico impiego e per il privato.
Il rientro nel pareggio di bilancio sarebbe rapidamente raggiunto.
Vi ricordiamo ancora il gravissimo danno erariale per l’assunzione in servizio delle donne in settori dove il loro impiego non solo è inutile ma persino dannoso, ultimo esempio le “pantegane in caserma ad Ascoli”, nei corpi di polizia, vigili urbani, forze armate ecc...
Attendiamo che la classe politica maschile abbia il coraggio di convocare i nostri responsabili per illustrare le ragioni, inconfutabili, delle discriminazioni a cui è sottoposto il genere maschile dal femminismo imperante.
E’ NOSTRO DIRITTO AVERE RAPPRESENTANTI NEL MINISTERO PER LE PARI OPPORTUNITA’ FEMMINILI, è nostro diritto poter contrastare e contestare l’idiozia di imporre le quote rosa nelle liste per le elezioni comunali, quando lo stesso elettorato femminile non le vota.
Già una sentenza della Corte Costituzionale ha chiaramente definito incostituzionale le quote rosa nelle liste elettorali, già tali illegali quote sono previste nei regolamenti comunali per le elezioni di Municipalità, creando insormontabili problematiche per trovare candidate e numerose liste non sono state presentate o si è dovuti espellere validissimi uomini candidati per poter rientrare con il 33% da attribuire alle donne.
Chi propone tale provvedimento non solo conferma di non conoscere per nulla i meccanismi elettorali, e non ha mai fatto campagna elettorale ed attività politica, ma sancisce di essere soubrettina e di conclamare la diversità delle donne, incapaci a sostenere qualitativamente e quantitativamente le sfide elettorali, perché non competitive.
Le opportuniste e postulanti operatrici delle pari opportunità inventano il voto di preferenza di genere, imponendo che il meccanismo partitico di pluri accoppiamenti elettorali e per la dittatura della pilucrazia, la minoranza femminile di 1/3 avrà un enorme possibilità di apparentamento con altri candidati uomini, che le faranno eleggere con certezza, senza impegni e meriti.
L’ENNESIMA CONFERMA CHE LE DONNE SONO DIVERSAMENTE ABILI.
COMITATO PARI OPPORTUNITA’ MASCHILI
Invio esame problematiche settore sicurezza ed ordine pubblico
Ai componenti della Commissione Interni e Difesa di Camera e Senato.
Non si può non essere coerenti, pragmatici e soprattutto oculati nel gestire il denaro pubblico e nel dare un maggiore impulso alla meritocrazia. Come abbiamo efficacemente dimostrato in altra documentazione, in allegato, bisogna abbandonare il discriminatorio ed opportunistico principio della “parità nella diversità” coniato dalla Prestigiacomo al solo scopo di consolidare la posizione di privilegio delle donne: quando ci conviene invochiamo la parità, quando non ci conviene invochiamo una diversa parità tale da assicurarci privilegi a compensare il diverso merito tra genere.
Oltre ad evidenti ed incontestabili elementi di inutilità e dannosità della presenza delle donne nelle forze armate, di polizia, anche municipale e come guardie giurate, vi è il principio inderogabile della meritocrazia, efficacia ed economicità dei servizi, il controllo della spesa pubblica e la tutela della salute dei lavoratori/ci.
Ribadiamo la documentata inidoneità medico legale delle donne a tentare di svolgere tali compiti, la petizione a loro favore del SILP ha solo l’opportunismo di assicurarsi i contributi di tessere sindacali, mentre il disegno di legge nr. 761/2008 della sen. Magda Negri, che vuole abrogare l’art. 16 della legge 23/8/2004 n. 226, punta all’ennesima discriminazione verso gli uomini, assicurando l’ennesimo privilegio per le donne.
La nostra iniziativa, lungi dall’essere discriminante, si basa esclusivamente sui principi della sicurezza dei lavoratori e sulla corretta gestione e impegno della spesa pubblica.
Invitiamo a ciò la sen. Negri e qualsiasi parlamentare o sindacato ad un dibattito pubblico sul tema.
La lotta del ministro Brunetta agli sprechi e fannulloni, condivisibile da tutti, non può poi essere disattesa per un mero principio di assicurare una scandalosa posizione di privilegio per le donne.
I requisiti di sana e robusta costituzione con specifici parametri sono stati aboliti per assumere donne come vigili urbani e vigili del fuoco, anche le norme per il servizio militare sono state improntate per la massima discrezionalità dell’esaminatore medico proprio per favorire l’arruolamento delle donne.
Il risultato prodotto è che abbiamo oltre 100.000 vigilesse totalmente inidonee al servizio di polizia e di ordine pubblico, esponendole a gravissimi rischi per la loro incolumità, dei colleghi e per l’efficacia del servizio, percependo circa 500 euro al mese in più per compiti e servizi impossibilitate a svolgere.
Non può sfuggire a chiunque di assistere per le strade a donne in divisa per l’ordine pubblico palesemente non in grado di attuare la minima reazione ad un atto delittuoso, figurarsi in zone operative.
Si converrà che osservare donne presenti in reparti anti sommossa di polizia e carabinieri durante manifestazioni non può che sollevare ilarità e pensare alla discriminazione che i colleghi uomini devono subire, peggio, se umiliati ad essere comandati da personale femminile, che necessita in primis di tutela e che gode di meccanismi favorevoli per la carriera.
Ribadiamo il rispetto del primario principio della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori/ci, che documenta inoppugnabilmente l’INIDONEITA’ delle donne nei compiti nel settore militare, di polizia e delle guardie giurate.
L’inosservanza del principio esporrà il datore di lavoro pubblico o privato a denuncia per aver coscientemente assunto personale inidoneo, esponendolo a evidenti e prevedibili rischi per la salute e ridotto considerevolmente il grado di protezione dei lavoratori maschi.
Invitiamo le S.V. a convocarci per documentare sotto l’aspetto legislativo, della medicina legale, del lavoro e sportiva gli aspetti di diversità anatomica, fisiologica e psicologica tra i generi in funzioni di determinate professioni lavorative, non esistono sport misti.
Con l’occasione si porgono i più rispettosi ossequi.
Comitato Pari Opportunità Maschili
Movimento politico – Sindacato per la sicurezza dei lavoratori
Dr. Massimo Calabrese
Vicepresidente
LETTERA A NICHI VENDOLA
Preg.mo Presidente Vendola,
Le scrive Massimo Calabrese, vicepresidente del Comitato Pari Opportunità Maschili, dopo aver ascoltato le Sue dichiarazioni nella trasmissione “annozero” della nomina di 7 donne e 7 uomini nella Sua Giunta regionale, per un distorto ed iniquo senso di pari opportunità, a fronte di sole tre donne elette consigliere.
Ho da sempre avuto grande stima, simpatia ed ammirazione per Lei, ma ora non più, il grave atto di discriminazione ha danneggiato quanti, uomini, che pur meritevoli e capaci, hanno saputo comunicare all’elettorato il programma elettorale, instaurato aspettative e feeling che il suo gesto ha tradito.
Questi uomini hanno investito tempo, energie e denaro per poi vedersi brutalmente scavalcare da donne, solo perché tali, nominate dallo sceicco di turno.
Mi sa dire che differenza c’è tra il suo comportamento e quello di Berlusconi? Sempre discriminazioni sono, lei ha ribadito la legge della “pilu-crazia”.
Sono in politica con una lista civica e Lei sa benissimo le estreme difficoltà nel trovare donne che vogliono impegnarsi in politica e quando lo fanno sono sempre aggrappate ai pantaloni del potente di turno, destra o sinistra.
La lettura delle elezioni comunali di Napoli, Roma e Milano, quelle regionali di Campania (2005) e del Lazio hanno dimostrato spietatamente che pur presenti per oltre il 30% nelle liste e con una massiccia campagna di propaganda, molto superiore ai candidati maschili, ne sono state elette: nessuna al comune di Napoli, una alla regione Campania (2005) grazie al sostegno di due senatori, al comune di Roma 4 elette ed altrettanto alla giunta del Lazio.
La politica non interessa alle donne e lo ribadirono anche i parlamentari Giovanardi e Borghezio.
Sulla diversità di genere, che va rispettata e riconosciuta dalla stessa Prestigiacomo (“diversità nella parità”), posso illuminarLa inviando in allegato due file che abbiamo diffuso e che danno solo un’idea di chi è il “sesso forte”, quale sesso è privilegiato e le tantissime discriminazioni che gli uomini devono subire.
La invito ad accogliere il mio invito a nominarmi componente nell’assessorato alle Pari Opportunità nella Giunta pugliese, a costo zero.
Sono certo che Lei non avrà nessuna contrarietà se istituzionalmente un rappresentate del Comitato Pari Opportunità Maschili possa esprimere un parere, non vincolante, sulle normative ed iniziative di merito che la Sua Giunta o assessorato emanerà.
Sono a sua totale disposizione per illustrarle nel dettaglio le numerose norme in vigore di devastante discriminazione verso gli uomini.
Le iniziative come la Sua, come lo scioglimento delle giunte prive di donna, come la legge elettorale della regione Campania non fanno altro che riaffermare l’incapacità della donna a confrontarsi con la meritocrazia e dimostrano che esse sono “diversamente abili”, tanto da dover essere nominate e bisognose di quote rosa.
La Sua scelta avvalora e l’accomuna a Berlusconi, che auspica un Parlamento composto solo di donne, perché “sono remissive ed ubbidienti”.
Cordiali Saluti
Massimo Calabrese
Le chiamano "pari opportunità" ma sono dispari
L'ingresso delle donne nei diversi corpi armati, militari o di polizia, presenti nel nostro Paese è un dato acquisito ed è da molti ritenuto indicativo del fatto che - laddove poste in condizioni di pari opportunità con gli uomini alle posizioni di partenza - le donne sarebbero in grado di fare le stesse cose, svolgere le stesse funzioni e conseguire i medesimi risultati, anche in quei difficili settori di attività.
Le tante donne in divisa che si vedono oggi, soprattutto sulle riviste e nelle fiction televisive, vengono salutate da alcune/i <http://www.ecologiasociale.org/pg/dum_guerra_divisa.html> come uno dei traguardi delle pari opportunità democraticamente raggiunto e consolidato dai fatti.
Ma il tutto si fonda, essenzialmente, su una monumentale finzione collettiva.
Finzione che è, peraltro, duplice: da un lato consiste nel credere o nel far credere che in quelle posizioni di partenza ad essere valutato e misurato sia il merito effettivo della persona, indipendentemente dal sesso e sulla base di parametri identici ed oggettivi per tutti.
La famosa ma inesistente uguaglianza di fatto.
Dall'altro, consiste nel credere o nel far credere che, una volta superata la selezione prevista per il reclutamento, sia uomini che donne andranno a svolgere le stesse funzioni sul campo.
La famosa ma inesistente uguaglianza di diritto.
Quanto a questo secondo aspetto della finzione collettiva, basterebbe ricordare che la diversa operatività tra uomini e donne in uniforme è espressamente prevista dalle norme in vigore, che sottraggono in larghissima misura le donne dai compiti più rischiosi e impegnativi; tra le forze di polizia, ad esempio, è esplicitamente previsto, nella legge 121/1982 di riforma, l'esonero femminile dai compiti di ordine pubblico (manifestazioni di piazza, disordini allo stadio, vigilanza nei cortei politici etc.).
Altre considerazioni di merito sulle donne militari le abbiamo già affrontate nell'articolo «La metà di tutto» <http://ragionimaschili.blogspot.com/2011/07/la-meta-di-tutto.html>.
Quanto al primo aspetto della finzione, abbiamo ricevuto tra i commenti la testimonianza diretta - ictu oculi, per così dire - di un partecipante all'ultimo concorso per 1.600 Allievi Agenti della Polizia di Stato, che si è svolto recentemente.
Così come lo abbiamo ricevuto lo proponiamo con particolare risalto - acquisito il consenso indiretto dell'autore, che ringraziamo - per il notevole valore testimoniale in materia.
Naturalmente, per consentire l'accesso di queste donne ai posti in concorso sono stati "scartati" e sacrificati altrettanti uomini, con ogni probabilità più meritevoli e adatti ad occupare quelle funzioni.
Come si potrà constatare, tanto alle posizioni di partenza (selezioni, reclutamenti, concorsi) quanto alle posizioni di arrivo (quote rosa in politica ed economia) il mondo delle donne è ben lontano dal poter raggiungere alcuna parità o uguaglianza effettiva.
Si tratta solo di una categoria assistita dai poteri pubblici.
Questa la monumentale finzione.
Del resto, la pari dignità è qualcosa di completamente diverso dall'uguaglianza e con essa ha poco a che fare.
«Promemoria del concorso 1600 Allievi Agenti 2010/11 della polizia di
stato. Il promemoria riguarda le prove psicoattitudinali svoltesi nel
mese di Luglio 2011. Ogni giornata prevedeva un gruppo di 60 persone
circa, questo resoconto quindi tiene conto dall’esperienza personale di
uno solo di questi gruppi, pur rimanendo identiche le modalità e tempi
di svolgimento.
1. Prove di efficienza fisica differenziate tra uomini e donne: La prova
di corsa è risultata alquanto dubbia, in quanto gran parte delle donne
mostravano una manifesta impreparazione atletica, constatabile anche
visivamente a causa della forma fisica sicuramente non rientrante nei
canoni del peso forma.
Molte di loro, pur dovendo affrontare la prova dei 1000m piani in 4’45” a
differenza dei colleghi uomini che avevano in limite in 4’15”,non hanno tenuto
sicuramente un passo idoneo per il superamento della prova. Nessuna di
loro è risultata non idonea alla prova, considerando che solo una decina
di candidate hanno dimostrato una preparazione idonea. Molte delle
suddette, si sono anche permesse di insultare i candidati maschili
mentre osservavano le prove, in quanto alle donne era stato concesso di
partire per prime, in previsione del fatto che la prova si sarebbe poi
prolungata nelle ore più calde della giornata.(E’ da considerare che chi
aveva già sostenuto la prova poteva osservare le altre batterie della
corsa stando seduto sotto un gazebo all’ombra attrezzato per
l’occasione). Si potrebbe anche ragionare sul fatto che la migliore
delle candidate femminili non sarebbe rientrata nel tempo minimo dei
candidati maschili, in quanto classificatasi prima con 4’18”.
Il salto in alto ha visto scartati 3 uomini e 0 donne. Altezza prevista per le donne 90cm. Altezza prevista per gli uomini 110cm. Per chi è un minimo esperto del settore,
capirà come 20 cm possano fare la differenza in uno sport di questo
tipo.
Per quanto riguarda le prove di forza invece, sollevamento alla sbarra e
piegamenti, risultano un mistero in quanto le prove femminili si sono
“tenute esclusivamente a porte chiuse”, a differenza di quelle maschili
ovviamente di pubblico dominio.
A prescindere dal fatto che ritengo che sostenere una prova sotto lo
sguardo di un pubblico che ti osserva sia completamente diverso dal
sostenerlo in separata sede al riparo da sguardi “indaganti” magari di
un sesso opposto al nostro. Mi sembra obbligatorio riportare per
ammissione di alcune candidate stesse, che le donne sono state agevolate
nell’espletamento delle prove di forza.
1. Gli esaminatori aiutavano le donne sostenendole sui fianchi durante i
sollevamenti alla sbarra, ed era loro concesso lo stacco con slancio
da terra per effettuare la prima trazione. (Donne 2 trazioni per
superamento. Uomini 5 trazioni per superamento)
2. Gli esaminatori contavano con estrema
sufficienza il numero massimo di piegamenti alle donne.
(10 flessioni per le donne. 15 flessioni per gli uomini).
Prove di accertamento fisico:
Anche qui la disparità di trattamento è emersa violentemente fin dai
primi momenti, in quanto alle candidate ci si riferiva con “donne” ai
candidati con l’appellativo di “maschietti”. Le dottoresse che poi
esaminavano gli aspiranti per la valutazione medica generale della
vista, peso altezza, patologie generali, erano definite dalle candidate
stesse “acide”. Si dimostravano infatti scortesi ed arroganti, prive del
tutto di tatto e professionalità. Va considerato inoltre che alle donne
chiaramente è stata concessa una commissione medica del tutto
femminile, mentre agli uomini una commissione mista composta per lo più
dalla commissione femminile con l’aggiunta di un collega maschile.»