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http://www.uominibeta.org/articoli/dove-non-riesce-il-terrore-riesce-la-vergogna/Dove non riesce il terrore, riesce la vergogna…
di Fabrizio Marchi
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C’è una evidente relazione tra il voto unanime della Camera che ha ratificato la Convenzione di Istanbul, e la macroscopicità delle menzogne che vengono diffuse dai media, prima fra tutte quella in base alla quale la prima causa di morte per le donne sarebbe la mano omicida dell’uomo, cioè il famigerato “femminicidio” . Per farsi un’idea della dimensione della menzogna è sufficiente sapere (dati che chiunque può verificare all’Istat o al Min. dell’Interno) che ogni anno in Italia vengono assassinate circa 120 donne (a fronte di circa il quadruplo degli uomini), e che ogni anno, solo per tumore, muoiono tra le 18.000 e le 20.000 donne). Quando si arriva a sostenere una menzogna di tali proporzioni (120 contro 20.000), sostenuta non da qualche sito vetero femminista ma da tutti i principali media, è ovvio che non bisogna stupirsi dell’unanimità di quel voto.
La verità è che avrebbero votato a favore della Convenzione anche se ad essere assassinata fosse stata anche solo una donna in un anno, o al limite nessuna.
Non vuole essere una boutade, ma solo la constatazione della realtà. Perché è evidente che una manipolazione e una deformazione della realtà di tali proporzioni, non può essere casuale.
Stupefacente, al limite del fantapolitico e forse ben oltre, il silenzio-assenso bipartisan (faremmo meglio a dire, “olipartisan”…) di TUTTI I MEDIA, DI TUTTI I PARTITI, DI TUTTI I COSIDDETTI “INTELLETTUALI”, che scelgono di coprire vergognosamente, ipocritamente e opportunisticamente una tale gigantesca, ciclopica, straordinaria deformazione della verità .
Non è mai successa una cosa simile nella storia. Per trovare qualcosa che le assomigli bisogna tornare al terrore e al lavaggio del cervello scientificamente e sistematicamente perpetrati dai regimi ultratotalitari e tirannici di ogni epoca.
Ma in quel caso, questo il grande paradosso sul quale invito tutti a riflettere, c’era appunto il deterrente del terrore che giocava prepotentemente la sua parte.
In questo caso invece l’elemento “terroristico”, nel senso proprio del termine, non è presente. E’ presente però qualcosa di evidentemente più potente, che gioca di fatto un ruolo altrettanto terroristico, dal punto di vista psicologico, individuale e di massa: la vergogna, il senso di colpa, la paura, diciamo pure il terrore, di mettere in discussione il tabù dei tabù, di essere emarginati, esposti al pubblico ludibrio, accusati delle peggiori nefandezze, di essere equiparati ai negazionisti dell’Olocausto, agli schiavisti, ai nazisti, ai peggiori infami di ogni epoca.
Questo è il “clima”, la “psicosfera” collettiva che hanno costruito e astutamente invaso.
Chi osa criticare non è più tacciato di essere un sovversivo, un anarchico, un comunista, un senza Dio. Al contrario, chi osa criticare viene considerato alla stregua di un relitto medioevale, di un nostalgico reazionario maschilista e fascista, quando va bene. Quando va male come un represso, un frustrato, uno “sfigato”, uno che critica “perché non gliela danno mai…”.
Ecco, questa è la vera ragione che paralizza il 99,9% degli uomini. E si dimostra essere una ragione più potente del carcere, della repressione violenta, addirittura della tortura.
Solo in questa maniera si spiegano 545 voti favorevoli su 545. Non nella Germania hitleriana, non nell’Italia fascista, non nella Russia staliniana, non nell’Albania di Enver Hoxa, non nel Cile di Pinochet o nell’Argentina di Videla, ma nell’Italia “democratica”.Vergogna e senso di colpa.
Possiamo ben dire: “Ne paralizza di più la vergogna del terrore”.