Che vi siano molti uomini affetti da zerbinismo patologico è cosa indubbia.
Sicuramente per come son fatto io, trovo offensivo per il genere maschile vedere un uomo ridotto in quel modo.
D’altra parte però vi è anche da dire che mi piacerebbe vivere in un paese libero. Quindi se a tale uomo piace stendersi ai piedi della sua padroncina ed ubbidire scodinzolando come un bravo cagnolino quando lei schiocca le dita, io non mi sento in diritto di potergli negare di farlo.
Il problema a mio avviso è un altro: Se tale uomo è così per natura, ossia ci è proprio nato, allora nulla quaestio; tutt’altra cosa è però se non è lui ad esserci nato nato ma è lo “Stato” ad averlo trasformato in quel modo.
I problemi sorgono quando vi è uno “Stato” che tenta di farti diventare uno zerbino.
I problemi sorgono quando lo zerbino viene indicato dallo Stato come uno modello positivo, uno stereotipo da seguire ed imitare.
Ed è questo quello che per me non dovrebbe mai succedere, ma che temo accadrà.
Detto questo, a me tuttavia non pare che in Italia vi siano 30 milioni di zerbini; sicuramente ce ne saranno molti ma, anche statisticamente è improbabile che tutti gli uomini italiani siano tappetini (peraltro basta scendere in strada e guardarsi intorno per capirlo).
Ed allora viene naturale chiedersi: visto che gli zerbini non costituiscono la maggioranza degli uomini italici, come è possibile che le donne siano riuscite a mettere l’uomo in una condizione di sottomissione legislativa?
Secondo me l’inghippo è stato ben individuato proprio da alcune femministe: vittimismo vs cavalleria: la maggioranza degli uomini probabilmente vede la donna come soggetto debole, bisognoso di tutela ed il fatto di proteggerla in qualche modo lo fa sentire un uomo vero, un cavaliere medioevale che corre su di un cavallo bianco a salvare e proteggere la principessa rinchiusa nella torre. Fino a che questi “geni” continueranno a vedere la donna come una fanciulla debole ed indifesa, al femminismo sarà possibile ottenere qualsiasi cosa, qualsiasi privilegio, ed il “gran genio” prenderà coscienza di non essere un cavaliere della tavola rotonda come pensa, solo quando incapperà in una qualche controversia legale con avversario la sua donzella. E solo in quel momento che la realtà gli apparirà per quella che è: ossia che ex lege lui è la sua damigella non sono uguali, non sono sullo stesso piano; ed il gran genio, da cavaliere della tavola rotonda verrà dallo Stato degradato a schiavetto della sua fragile principessa. E purtroppo questa cosa non riesce ad entrargli in testa.
Quindi abbiamo, da un lato l’essere umano maschile felice e contento di vivere la sua illusione di essere il supereroe che accorre in soccorso della pulzella in pericolo; dall’altro la donna che si sente protetta, riverita e tutelata come in una favola, e dall’altro il femminismo che ne approfitta e sfrutta queste condizioni a proprio vantaggio in primis per acquisire maggior potere possibile, ed in secondo luogo per conferire tutti i privilegi possibili ed immaginabili alla parte che rappresenta. Peraltro noi siamo del tutto fuori dai giochi, per cui non avendo alcuna opposizione fanno praticamente tutto quello che vogliono.
Vi sembra plausibile come analisi o sto farneticando?