il commento della redazione è più facile confrontandolo con il commento di Laglasnost:
http://abbattoimuri.wordpress.com/2013/08/05/telefonia-divina-e-la-vera-felicita-delle-donne/laglasnost:
Parto dalla fine: la vera misoginia sarebbe quella del femminismo, cioè la mia. E mi piacerebbe davvero leggere il papiro della scrittrice per fornire un papiro altrettanto lungo di motivazioni per cui io mi sento odiata a partire da affermazioni come questa.
è uno dei passi che ho sottolineato della Miriano e con il quale mi trovo profondamente d'accordo: Laglasnost sbaglia il punto di partenza, perchè una cosa è il femminismo femminile (quello che lei pensa quando pensa al femminismo) altra il femminismo istituzionale (quello che lei chiama donnismo). È difficile negare che il femminismo istituzionale / donnismo
odii profondamente le donne e faccia di tutto per omologarle al maschile. Una cosa è rivendicare una libertà, altra negare una differenza, una diversità. Il donnismo si occupa delle donne come i sindacati degli operai: sono le loro mucche da mungere, per le donne le donniste hanno preparato un percorso al quale le
elette devono adeguarsi, volenti o nolenti (alla faccia della libertà!). Il modello donnista è un dogma indiscutibile, che non consente dubbi nè deviazioni. E consiste nel fare gli uomini, nel competere con gli uomini per essere più potenti, più ricche, più produttive, per avere incarichi di più alto livello, ad ogni costo, con le proprie forze o con una spintarella istituzionale, perchè no? E se una donna dicesse che questa competizione non le interessa, che lei vuole fare altro, è una traditrice, una disertora, una vergogna.
Laglasnosr:
Le donne che vivono nell’amore sarebbero contente? Quelle realizzate nelle relazioni, nel prendersi cura, nel fare da mamme e mogli, sarebbero felici? E’ possibile, certo. Essendo laica ammetto che ci siano donne che in maniera autodeterminata scelgano quel genere di vita e siano felicissime di averlo fatto. Nulla da dire. Buon per loro. Ma perché questa valutazione diventa moralista e normativa anche per me che quella vita non l’ho precisamente scelta? Cosa significa che “donne così sono davvero contente“? Che quelle che non sono “così” invece non lo sono?
è la prospettiva scelta da Laglasnost che le fa prendere fischi per fiaschi: sbaglia nell'identificare le femministe e sbaglia nell'identificare le interlocutrici della Miriano: l'articolo non si rivolge alle femministe (lo dice esplicitamente) ma è uno sguardo interno al mondo cattolico. Ora: la libertà è un bene in assoluto, per cui la Costanza non nega che chiunque possa perseguire la propria felicità come meglio crede, afferma soltanto che la sua propria esperienza concreta le dice altro, che per quello che ne sa lei, sperimentalmente e concretamente, le cattoliche hanno una esperienza diversa da quella che la Ritanna Armeni (una delle tante banali femministe istituzionali, io non avrei perso tempo a prenderla in considerazione) vorrebbe far passare per universale. E qui faccio fatica a seguire il ragionamento di Laglasnost, davvero: perchè chiunque ha il sacrosanto diritto di descrivere la propria esperienza, e se le prostitute hanno il diritto di dire che il loro mestiere l'hanno scelto liberamente e non vogliono saperne di beneintenzionati e generosi "liberatori", suppongo che anche le cattoliche abbiano il diritto di dire che non si sentono discriminate nè oppresse dalla Chiesa e nella Chiesa. Libertà per libertà, suppongo.
per cui se è vero che
sarebbe meglio lasciare che le donne, le persone, scelgano sulla base di quello che è il loro sentire che di certo può non somigliare al tuo
non mi sembra che la Costanza voglia negarlo.
Suppongo (non essendo nel cervello della Costanza) che per lei le cose che scrive (a cominciare da Sposati e sii sottomessa) siano un percorso, un percorso che ha avuto il grande merito di rompere un muro di tabù, un clima di omertà violenta e intimidatoria: quando il nostro forum è nato nelle catacombe sembrava che dire quelle stesse cose potesse significare rischiare la carriera, la galera, la persecuzione. La Costanza è stata forse la prima (ma potrei sbagliarmi, se qualcuno ha altre fonti me le citi) ad avere il coraggio di ripetere al gran pubblico quelle cose che tra noi circolavano sottovoce.
Ciò detto, prese le distanze da Laglasnost che sembra proprio applicare due metri e due misure (la libertà è quella che dico io) così come la Terragni (i maschi omosessuali fanno violenza al bambino ricorrendo alla gravidanza surrogata, le lesbiche no), devo però prendere le distanze anche dalla Miriano: perchè in fondo siamo d'accordo (tutti) nella pars destruens, ma quando si tratta di passare alla pars costruens casca l'asino.
E su questo devo dare ragione a Laglasnost:
Le donne che vivono nell’amore sarebbero contente? Quelle realizzate nelle relazioni, nel prendersi cura, nel fare da mamme e mogli, sarebbero felici?
La felicità non è una ricetta, non ci sono modelli sociali o falansteri in qualsiasi modo organizzati che possano garantire la felicità di chicchessia a priori. Santa Maria Goretti (vergine) e la Maddalena del Vangelo (prostituta), Gianna Beretta Molla e Maddalena di Canossa, casalinghe, imperatrici, madri, puttane, solitarie, comunitarie. Ogni donna ha la propria storia, così come ogni uomo. Ma la felicità non dipende dal ruolo.
Su questo credo che la Costanza sia d'accordo. Il punto è che lei crede, in qualche modo, che ci sia una strada per mettere in discussione il donnismo imperante, per recuperare rapporti umani tra le persone. Noi, al momento, non ci crediamo, al momento siamo convinti che, per quanto sia importante mettere in discussione i dogmi, al momento non ci siano luci all'orizzonte. Stiamo correndo tutti, velocemente, al baratro dell'insignificanza.