non so se ti sia scappato ma molti di questi nomi elencati sono lombardi, veneti, o della pianura padana
tra l'altro hanno dovuto andare o essere cacciati in altri lidi per diventare famosi o semplicemente per continuare a lavorare in pace, con buona pace della tua idea di italia culla della cultura e aperta verso inventori e intellettuali.
ed e' proprio per questo che scrivo "italietta" perche' ancora oggi e' un paese ostile a chi osasse avere del genio o cercare sbocchi tecnologici o commerciali o culturali che non siano ammanicati alle elite di potere.
sarebbe ora di smetterla di masturbarsi sul passato e guardare piu' al presente e al futuro o presto si fara' la fine della grecia e a loro l'antica gloria non da' certo da mangiare.
certo che hai un nazionalismo veramente dogmatico eh, ci mancano solo i discorsi di suprematismo razziale della gloriosa razza romano-italica.
Lo vedi che continui a farneticare ed a sparare cazzate ?
Come no erano tutti della patania...
Leonardo da Vinci era fiorentino . Cicerone era di vicino Frosinone , Giotto era fiorentino , Dante idem , Archimede era di Siracusa , Edoardo de Filippo di Napoli , Pirandello di Agrigento , Michelangelo di Arezzo , Enrico Fermi di Roma , Giulio Cesare di Roma , Giovanni Gentile di Castelvetrano (Trapani) , Galileo Galilei era di Pisa , Puccini di Lucca , Gian Lorenzo Bernini di Napoli , Raffaello di Urbino .
Su 24 nomi che ho citato della patania sono 9, lo vedi che dici stupidaggini ?
Non è la mia idea . L'Italia è riconosciuta dal mondo come "culla della cultura e dell'intelletto" .
Le persecuzioni sono sempre esistite in ogni dove , non è che gli austroungarici erano un esempio di democrazia .
Ti posto la storia di Cesare Battisti di Trento non di Canicattì , con i genitori oriundi di Trento non di Agrigento .
Leggila bene , e vai a Trento se ci vai , passando dalla sua lapide , togliti il cappello !
fonte :
http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Battisti Cesare Battisti
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Cesare Battisti
Cesare Battisti al fronte con l'uniforme degli Alpini
4 febbraio 1875 - 12 luglio 1916
Soprannome
C.Battisti
Nato a
Trento
Morto a
Trento
Cause della morte
impiccagione
Luogo di sepoltura
Trento, Mausoleo di Cesare Battisti
Dati militari
Nazione servita
Regno d'Italia
Forza armata
Regio Esercito
Arma
Fanteria
Corpo
Alpini
Reparto
6º Reggimento alpini
Anni di servizio
1915 - 1916
Grado
Ufficiale
Comandanti
Luigi Cadorna,
Guerre
Prima guerra mondiale
Decorazioni
Medaglia d'oro al valor militare
Altro lavoro
geografo, giornalista, politico
[senza fonte]
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Cesare Battisti
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Abgeordnetenhaus
Legislature
XXI
Gruppo parlamentare
Italiano (frazione socialista)
Circoscrizione
Tirolo
Collegio
Trento
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Dati generali
Partito politico
Partito Socialista Trentino
Cesare Battisti (Trento, 4 febbraio 1875 – Trento, 12 luglio 1916) è stato un patriota, giornalista, geografo, politico socialista e irredentista italiano. Cittadino austriaco di nascita, diresse giornali nella Trento asburgica e fu deputato al Parlamento di Vienna.
Allo scoppio della grande guerra combatté per la parte italiana. Catturato dai Kaiserjäger tirolesi (dall'ufficiale Bruno Franceschini), fu processato e impiccato per alto tradimento in quanto deputato austriaco.
Insieme a Guglielmo Oberdan, Damiano Chiesa, Fabio Filzi, Francesco Rismondo e Nazario Sauro è considerato tra le più importanti figure della causa dell'irredentismo italiano ed eroe nazionale.
Indice
[nascondi] 1 Biografia
2 Il trasferimento in Italia
3 In guerra 3.1 La cattura
3.2 Il processo e l'esecuzione
4 La figura di intellettuale
5 Onorificenze
6 Opere
7 Note
8 Bio-bibliografia
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
Biografia [modifica]
Nacque a Trento quando questa era ancora parte dell'Impero austro-ungarico, da Cesare, commerciante, e dalla nobildonna Maria Teresa Fogolari.
Targa apposta sulla casa natale a Trento, in piazza Duomo
Dopo aver frequentato il ginnasio a Trento, l'attuale Liceo Classico Giovanni Prati, si sposta a Graz, dove incontra e si lega al gruppo dei marxisti tedeschi, e con loro fonda un giornale che verrà subito censurato; dopo la parentesi di studi a Graz, approda a Firenze per frequentare l'università. Si laurea nel 1898 in geografia. Seguendo le orme dello zio materno, don Luigi Fogolari (condannato a morte dall'Austria per cospirazione e poi graziato), abbraccia presto gli ideali patriottici dell'irredentismo. Successivamente agli studi universitari, si occupa di studi geografici e naturalistici e pubblica alcune apprezzate "Guide" di Trento e di altri centri della regione e l'importante volume "Il Trentino". Contemporaneamente si occupa di problemi sociali e politici e, alla testa del movimento socialista trentino, si batte per migliorare le condizioni di vita degli operai, per l'Università italiana di Trieste e per l'autonomia del Trentino. Nel 1900 fonda il giornale socialista "Il Popolo" e quindi il settimanale illustrato "Vita Trentina", che dirige per molti anni.
Desiderando combattere per la causa trentina con la politica e farla valere dall'interno, nel 1911 si fa eleggere deputato al Reichsrat, il Parlamento di Vienna. Nel 1914 entra anche nella Dieta di Innsbruck.
Si sposò con Ernesta Bittanti (Cremona, 1871 - Trento, 1957) ed ebbe tre figli: Luigi (1901 - 1946), Livia (1907 - 1978) e Camillo (1910 - 1982).[1]
Il trasferimento in Italia [modifica]
Il 17 agosto 1914, appena due settimane dopo lo scoppio della guerra austro-serba, il deputato Battisti abbandona il territorio austriaco e ripara in Italia. Diventa subito un propagandista attivo per l'intervento italiano contro l'Impero austro-ungarico, tenendo comizi nelle maggiori città italiane e pubblicando articoli interventisti su giornali e riviste.
Tra le città in cui soggiornò vi è anche Treviglio dove risiedette in via Sangalli al numero 15.
Forse legato alla massoneria, riconobbe ad essa un ruolo negli accadimenti:
« "Devesi alla Massoneria se la causa di Trento e Trieste ha ancora fautori in Italia e se l’irredentismo si è gagliardamente ridestato e, malgrado le opposizioni neutraliste, affermato". »
(Cesare Battisti - Lettera ai Coratini - 5 marzo 1915)
In guerra [modifica]
Il 24 maggio 1915, l'Italia entra in guerra. Battisti si arruola volontario e viene inquadrato nel Battaglione Alpini Edolo, 50ª Compagnia. Combatte al Montozzo sotto la guida di ufficiali come Gennaro Sora e Attilio Calvi. Per il suo sprezzo del pericolo in azioni arrischiate riceve, nell'agosto del 1915, un encomio solenne. Viene trasferito ad un reparto sciatori al Passo del Tonale e successivamente, promosso ufficiale, al Battaglione Vicenza del 6º Reggimento Alpini, operante sul Monte Baldo nel 1915 e sul Pasubio nel 1916. Due suoi fratelli invece si arruolono nel corpo dei Tiroler Kaiserjäger, i Cacciatori Imperiali.
Nel maggio 1916 si trova a Malga Campobrun, in attesa dell'inizio della famosa Strafexpedition (15 maggio - 15 giugno 1916), preparando la controffensiva italiana. Il 10 luglio il Battaglione Vicenza, formato dalle Compagnie 59ª, 60ª, 61ª e da una Compagnia di marcia comandata dal tenente Cesare Battisti, di cui è subalterno anche il sottotenente Fabio Filzi, riceve l'ordine di occupare il Monte Corno di Vallarsa (1765 m) sulla destra del Leno in Vallarsa, occupato dalle forze austro-ungariche.
La cattura [modifica]
Nelle operazioni, molti Alpini caddero sotto i colpi dei Kaiserjäger austriaci, mentre molti altri furono fatti prigionieri. Tra questi ultimi si trovavano anche il sottotenente Fabio Filzi e il tenente Cesare Battisti stesso che, dopo essere stati riconosciuti, furono tradotti e incarcerati a Trento. A riconoscere l'irredentista trentino fu il Welschtiroler Kaiserjaeger Bruno Franceschini, originario della Val di Non.
La mattina dell'11 luglio, Battisti venne trasportato attraverso la città a bordo di un carretto, in catene e circondato da soldati. Durante il percorso, organizzato dalla polizia austriaca, numerosi gruppi di cittadini e milizie lo fecero bersaglio di insulti, sputi e frasi infamanti.
Il processo e l'esecuzione [modifica]
Cesare Battisti nel momento della sua impiccagione per mano del boia Lang
La mattina seguente, il 12 luglio 1916, fu condotto insieme a Fabio Filzi al Castello del Buonconsiglio, al tempo adibito a caserma delle truppe austro-ungariche. Durante il processo non si abbassò mai alle scuse, né rinnegò il suo operato e ribadì invece la sua piena fede all'Italia. Respinse l'accusa di tradimento a lui rivolta accusa basata sul fatto d'essere suddito asburgico passato alle file nemiche e deputato del Reichsrat. Egli si considerò invece soltanto soldato catturato in azione di guerra.
Il corpo di Battisti messo in mostra dal boia
« Ammetto inoltre di aver svolto, sia anteriormente che posteriormente allo scoppio della guerra con l'Italia, in tutti i modi - a voce, in iscritto, con stampati- la più intensa propaganda per la causa d'Italia e per l'annessione a quest'ultima dei territori italiani dell'Austria; ammetto d'essermi arruolato come volontario nell'esercito italiano, di esservi stato nominato sottotenente e tenente, di aver combattuto contro l'Austria e d'essere stato fatto prigioniero con le armi alla mano. Rilievo che ho agito perseguendo il mio ideale politico che consisteva nell'indipendenza delle province italiane dell'Austria e nella loro unione al Regno d'Italia. »
(Dal verbale dettato dallo stesso Battisti durante il processo[2])
Alla pronuncia della sentenza di morte mediante capestro per tradimento, Battisti prese la parola e chiese, invano, di essere fucilato invece che impiccato, per rispetto alla divisa militare che indossava. Il giudice gli negò questa richiesta e procedette invece ad acquistare alcuni miseri indumenti da fargli indossare, dando seguito alla sentenza.
"Gli organi di stampa austriaci lo descrissero come «bancarottiere», «truffatore», «vigliacco», «disertore», «traditore dei suoi e dai suoi tradito»; il processo fu istruito senza garanzie per l’imputato, al quale venne negata anche la difesa di fiducia, e contrassegnato da grossolani errori procedurali".[3] Tutta questa operazione aveva fini precisi per l'autorità asburgica perché Battisti era ancora deputato austriaco: "Una volta catturato, Battisti entrerà come attore in un apparato scenico in cui l’azione collettiva si sposa ad un’abile regia governativa", poiché "le tappe del suo andare al patibolo scandirono il rito: allo scopo di esporlo alla denigrazione e al dileggio fu fatto sfilare in un carro per le vie di Trento". Ciò avvenne per un intento determinato nei confronti dell'intellettuale irredentista: "un vero e proprio linciaggio rituale".[4] Battisti dovette subire moltissimi insulti ed umiliazioni dai suoi carcerieri: "In via Borgonovo la folla incominciò a fischiare, a schiamazzare e a ingiuriare i prigionieri: ingiurie come Hund (cane), Schuft (briccone), Canaille (canaglia)" che erano pronunciate dai soldati di nazionalità tedesca.[5] "Sovente volte i prigionieri vennero sputacchiati".[5] I testimoni riportano anche d’altri atti di violenza contro Battisti: gli furono gettati addosso polvere e zolfo con un mantice; fu percosso da una guardia; avendo chiesto da bere, gli fu offerta acqua sporca.[6]
L'esecuzione avvenne nella Fossa della Cervara, sul retro del castello. Le cronache riportano che il cappio si spezzò, ma invece che concedergli la grazia com'era usanza, il carnefice ripeté la sentenza con una nuova corda. Da una testimonianza diretta, redatta sul libro Martiri ed eroi Trentini nella 1ª Guerra Mondiale edizione Legione Trentina, assieme a tutti i verbali del processo a Cesare Battisti, il testimone racconta che, vedendo una cordicella appesa a lato della forca, chiese al boia (Lang, venuto da Vienna e chiamato ancora prima che il processo iniziasse) se tale corda era adatta per l'esecuzione; il boia rispose che la corda buona era nella valigia. Cesare Battisti affrontò il processo, la condanna e l'esecuzione con animo sereno e con grande fierezza, nonostante la misera esposizione durante il tragitto in città, al fatto che fosse stato condotto alla forca vestito quasi di stracci e che non gli si permise di scrivere alla famiglia. Secondo la versione accreditata dalla storiografia italiana morì gridando in faccia: Viva Trento italiana! Viva l'Italia!.
Monumento a Battisti a Bolzano
Alla vedova Ernesta Bittanti fu liquidato l'importo di 10.000 lire dalla RAS, compagnia di assicurazione di Trieste, all'epoca austroungarica.[7]
Cesare Battisti è ricordato nel canto popolare italiano La canzone del Piave, citato assieme a Nazario Sauro e Guglielmo Oberdan.
La figura di intellettuale [modifica]
Nel 1975 Claus Gatterer in un'opera intitolata ironicamente Cesare Battisti: ritratto di un alto traditore riscopre le sue origini di intellettuale austro-socialista, dimenticate nelle opere scritte a suo ricordo durante l'immediato periodo postbellico. La sua figura intellettuale è anche stata al centro del lavoro di Marco Albertazzi.
Onorificenze [modifica]
Targa dedicata a Cesare Battisti nella via omonima, presso Piazza Venezia a Roma
Placca e busto in onore a Battisti a Perugia
Medaglia d'oro al valor militare
«Esempio costante di fulgido valor militare, il 10 luglio 1916, dopo aver condotto all'attacco, con mirabile slancio, la propria compagnia, sopraffatto dal nemico soverchiante, resistette con pochi alpini, fino all'estremo, finché tra l'incerto tentativo di salvarsi voltando il tergo al nemico ed il sicuro martirio, scelse il martirio. Affrontò il capestro austriaco con dignità e fierezza, gridando prima di esalare l'ultimo respiro: "Viva l'Italia!" e infondendo così con quel grido e col proprio sacrificio, sante e nuove energie nei combattenti d'Italia[8].»
— Monte Corno di Vallarsa, 10 luglio 1916
Cesare Battisti è considerato un eroe nazionale italiano e a lui sono dedicati monumenti, piazze e vie in tutta Italia. A Trento, in epoca fascista ed al fine di mitizzare l'immagine dell'italianità di quella terra di confine, fu eretto un grande mausoleo sul Doss Trento, che sovrasta simbolicamente la città. La montagna su cui venne catturato viene adesso chiamata Monte Corno Battisti.
La quarta galleria della strada delle 52 gallerie del Monte Pasubio, scavate in occasione dei combattimenti della prima guerra mondiale, porta il suo nome.[9]