http://blog.iodonna.it/marina-terragni/2013/07/28/se-potessimo-parlare-del-diavolo/Una paginetta del solito qualunquismo insipido che di solito si intervalla tra le innumerevoli pur sempre qualunquiste, ma di un particolare qualunquismo femminista, fatto di minacce di querela, offese agli utenti non allineati, censura e moderazione scorretta e faziosa, affinchè non si dica che la Terragni è monotematica come il buon vecchio defenestrato, ma originale, Prosperini.
Non dice nulla... si lamenta del male... Un po' come del tempo... delle mezze stagioni...
Gli altri parlano mele... gli altri sono cattivi... Dio ne soffre... Il male...
Gli altri... gli altri....ovviamente... maschi...
Come quasi ogni femminista è incapace di vedere il male causato da lei...
Lei è donna... Le donne, si sa, non sbagliano... sono sempre brave... intelligenti... corrette... "soprattutto IO"....
Leggo il commento di un'utente: da che pulpito!
Sappiamo tutti che non comparirà per molto...
Tira in ballo persino un'ebrea... una che possa piacere a Zanardo... una che ha sofferto ad Auschwitz, Etty Hillesum.
Una donna, per forza... Perché ad Auschwitz gli uomini non c'erano e se c'erano erano tutti cattivi, guardiani e kapò.
Ma ho il sospetto che l'abbia scambiata con Halina Nelken...
Non so perché...
Forse sbaglio...
Potrei controllare ma... non me ne frega più un cazzo.
Mi spiace soltanto per la mancanza di rispetto e la strumentalizzazione degli ebrei e dei non ebrei che subirono e subiscono qualsiasi forma di violenza.
Io però ci includo anche i falsaccusati i padri separati e i suicidi maschi.
Quelli di cui lei disse: e chi se ne frega.
Se potessimo parlare del Diavolo -colui che si mette di traverso- come si faceva una volta, quando l’umanità era bambina, sarebbe tutto molto più semplice. Il linguaggio allegorico facilitava molto la comprensione.
Vedo e sento dappertutto un dire male, degli altri, di noi stessi. Di quello che non c’è, che non funziona, che va storto, che causa dolore. E quel poco di bene che c’è, che arranca su un piano scivoloso, ogni volta riprecipita daccapo nell’oscurità, con il senso che tutta quella fatica sia stata e sarà sempre inutile.
Se potessimo parlare di Dio, come cominciò a fare a un certo punto Etty Hillesum prima di finire ad Auschwitz, dicendo che se ne doveva “salvare un pezzetto dentro di noi“, perché lui ha bisogno del nostro aiuto, la cosa la capirebbe anche un bambino, anzi soprattutto i bambini, che sono puri di cuore.
A chi giova, questo continuo, ossessivo, meticoloso lavoro di demolizione di ogni cosa? Perché crediamo di poter edificare e di essere dalla parte del giusto soltanto distruggendo e facendo una zelante propaganda al male?
Giova solo al male, che si prende tutto lo spazio e nasconde il bene piccolo e tremulo. E invece dovremmo saperlo, dovremmo averlo definitivamente capito che Dio non molla.
Diamogli una mano.