Autore Topic: Fucilazione camerati X MAS da parte degli angloamericani e storia della Decima  (Letto 70761 volte)

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Offline Stendardo

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Scusate di nuovo: TUTTI. Adesso ve lo devo proprio dire:
LA VOLETE PIANTARE UNA BUONA VOLTA CON QUESTA SERIE DI BOTTA E RISPOSTA CHE NON APPRODA A NULLA E NON SERVE A NULLA, SI' O NO?
Sul tema si è già discusso. Adesso questa non è più una discussione: è una EUNUCOMACHIA.
E chi sa il greco conosce il significato della parola. Gli adulti, gli uomini hanno parlato abbastanza.
Adesso vanno avanti a litigare tra loro solo i bambini petulanti. Ora spero si taccia.

Quoto Massimo .

Credo che in questo thread ognuno di noi abbia avuto ampiamente la possibilità di esprimere il proprio punto di vista ed ognuno possa farsi di conseguenza una propria idea in tutta scienza e coscienza .

Detto questo la discussione ha ormai assunto un tono ripetitivo e pedulante , inoltre , non si può pretendere di monopolizzare il forum con una discussione che  verte su un oggetto che non è comunque attinente alla questione maschile . 

Mi sembra che vnd voglia fare il furbetto sperando di esasperare la situazione a tal punto che il thread venga cancellato... ;)

Pertanto qualora dovesse insistere su questa linea , chiederò al moderatore di sezione di bloccare la discussione da me aperta , non prima però di avergli fornito un'ultima risposta .  :)
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline vnd

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E tu invece ne parteggi per una che ne ha causati almeno 100.000.000 milioni...


Continui a scrivere stupidaggini.
Dare ragione a Massimo non può assolverti.
Vnd [nick collettivo].

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Dalla parte materna , dalla parte paterna no .

L'avevo intuito.

Ho il forte sospetto che chi ha passato quegli anni di guerra al sicuro, nel Regno d'Italia del re fuggitivo, non può capire e, di conseguenza, tramandare.
Chi invece ha subito la dominazione nazifascista e la fame connessa, specie se aveva figli o nipoti in età di leva, guardava a tale disgrazia con altra prospettiva.

Anche l'approccio alle limitazioni della libertà connesse al fascismo è stato diverso a seconda che si vivesse in un'area libera o ancora sotto il dominio feudale o criminale.
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Quoto Massimo .

Credo che in questo thread ognuno di noi abbia avuto ampiamente la possibilità di esprimere il proprio punto di vista ed ognuno possa farsi di conseguenza una propria idea in tutta scienza e coscienza .

Detto questo la discussione ha ormai assunto un tono ripetitivo e pedulante , inoltre , non si può pretendere di monopolizzare il forum con una discussione che  verte su un oggetto che non è comunque attinente alla questione maschile . 

Mi sembra che vnd voglia fare il furbetto sperando di esasperare la situazione a tal punto che il thread venga cancellato... ;)

Pertanto qualora dovesse insistere su questa linea , chiederò al moderatore di sezione di bloccare la discussione da me aperta , non prima però di avergli fornito un'ultima risposta .  :)

Nessuno vuol fare il furbo.
Salvo voler a tutti i costi fare propaganda revisionista su un forum che per natura deve trattare altri temi.
Ti è stato detto che esiste una sezione apposta per le scaramucce tra moderatori e tu perseveri nel tuo assurdo show.
Vnd [nick collettivo].

Offline Stendardo

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Continui a scrivere stupidaggini.
Dare ragione a Massimo non può assolverti.

Non è forse vero che il comunismo abbia fatto più di 100.000.000 milioni di morti...?

Lo so che ogni volta che si snocciolano queste cifre ai rossi dà tanto fastidio ed iniziate ad offendere...

Ho dato ragione a Massimo sulla forma e sul tono che ha assunto il thread non sul merito della discussione .

Ti ringrazio , ma io non ho bisogno della tua assoluzione .  :)
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

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Non è forse vero che il comunismo abbia fatto più di 100.000.000 milioni di morti...?

Lo so che ogni volta che si snocciolano queste cifre ai rossi dà tanto fastidio ed iniziate ad offendere...

Ho dato ragione a Massimo sulla forma e sul tono che ha assunto il thread non sul merito della discussione .

Ti ringrazio , ma io non ho bisogno della tua assoluzione .  :)

La stupidaggine è darmi del comunista.

Non sono comunista.
Né la Resistenza può considerarsi totalmente comunista nonostante possa esservi stato il tentativo comunista di monopolizzarla.
E questo lo dovresti sapere, visto che dici di aver fatto il classico...

Io sono Italiano e chi offende la Resistenza offende me in quanto Italiano.

E per quanto un gruppo di sbandati indisciplinati possano aver commesso dei crimini, mai questi crimini potranno raggiungare per  infamia
quelli fascisti:

Il Delitto Matteotti
La distruzione di decine di case del popolo
Gli assalti sanguinari alle sedi di partito
L'uccisione di Amendola
L'uccisione dei Fratelli Rosselli
La guerra d'Etiopia (il massacro di 30mila civili, anziani, donne, bambini e mendicanti)
L'uso di gas nervino in Etiopia e Libia.
I crimini del campo di concentramento di Arbe (Rab).
L'uccisione di 1200 religiosi cristiano copti.
La seconda guerra mondiale accanto a Germania e Giappone
La guerra civile scatenata in Italia con le stragi continue di civili (S.Anna di Stazzema, Fosse Ardeatine, Marzabotto, e via discorrendo)
I campi di sterminio (Bolzano, Risiera di San Saba)
Il campo di concentramento a Fossoli
La repressione crudele dalla popolazione istriana che portò alle foibe
L'aggressione all'URSS con migliaia di morti o dispersi
La guerra civile spagnola con un particolare ricordo di Guernica
Le leggi raziali
L'espulsione dei non fascisti dai lavori statali (ferrovieri, scuola)
I tanti italiani sacchettati (con la rena) e costretti a mangiare sapone o bere olio di ricino
I preti democratici, che nonostante il concordato del 1929, vengono assassinati. Primo fra tutti don Minzoni.

Sforzarsi di cercare le vergogne della guerra è sempre ipresa vana.
Perché la guerra è vergogna di per se.
Ingrassa il ricco e affama il povero.
Viene combattuta dai tanti, deboli, messi gli uni contro gli altri, ad esclusivo beneficio dei pochi, comodi, al caldo e lontano da ogni fronte.

Sentire un nostalgico fascista che si lamenta della reazione pur criminale, incivile e violenta di frange incontrollate di ex partigiani, mi ricorda molto quei musulmani che si lamentano per le crociate.
Dimenticando che le crociate furono la reazione a quasi quattrocento anni di soprusi, incursioni, stragi e furti.
Lamentarsi degli effetti senza mai interrogarsi sulle cause è di una disonestà intellettuale ripugnante.

Non ho alcuna intenzione di assolverti o condannarti. Nè ne avrei titolo.
Sei tu il peggior giudice di te stesso.
Sei tu che ti condanni.


W la Resistenza.
W l'Italia.


Vnd [nick collettivo].

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L'avevo intuito.

Ho il forte sospetto che chi ha passato quegli anni di guerra al sicuro, nel Regno d'Italia del re fuggitivo, non può capire e, di conseguenza, tramandare.
Chi invece ha subito la dominazione nazifascista e la fame connessa, specie se aveva figli o nipoti in età di leva, guardava a tale disgrazia con altra prospettiva.

Anche l'approccio alle limitazioni della libertà connesse al fascismo è stato diverso a seconda che si vivesse in un'area libera o ancora sotto il dominio feudale o criminale.
.

Conosci per caso i miei nonni ? Come fai ad esprimere un giudizio su di loro se non lo conosci...?

1)Il nonno materno è stato un bersagliere in servizio a Gorizia , in Jugoslavia , in Istra ed in Dalmazia ed è stato ferito ad un piede da una scheggia nel corso di un combattimento contro i partigiani .
Ha vissuto in tutto e per tutto , sulla propria pelle , chi sono i partigiani , ed in quelle zone i partigiani titini in collaborazione con i partigiani comunisti italiani hanno fatto fuori nelle foibe migliaia di famiglie italiane in una pulizia etnica feroce e spietata , ammazzati in quanto colpevoli solo di essere italiani .
Non era fascista era della DC , ma ogni volta che si parlava di resistenza e di partigiani gli veniva il sangue alla testa .
Mia madre mi dice sempre che il nonno era solito dirle : "I fascisti...? Devi vedere quello che hanno combinato i partigiani...!"

2)Il nonno paterno partì volontario e si fece prima la campagna greco-albanese e poi venne spedito in Tunisia .
Ti racconterò un episodio che mi ha raccontato la sorella di mio nonno...
In Tunisia era a bordo di un unità corazzata quando la sua unità subì un violentissimo bombardamento da parte di numerosi aerei alleati , egli era molto devoto di un Santo ed durante questi momenti terribili , prese l'immaginetta del Santo e lo pregò di salvargli la vita . Quando finì il bombardamento uscì fuori dalla torretta del carro e constatò che era rimasto l'unico sopravvissuto di tutta la sua unità corazzata .
Sono sicurissimo che mia madre di questo fatto non ne era assolutamente a conoscenza , ma il Signore volle che io nascessi lo stesso giorno in cui viene venerato quel Santo , esattemente nell'ora in cui uscì la processione religiosa di quel Santo ed io ho avuto l'onore di  portarne il nome .     
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

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Nessuno vuol fare il furbo.
Salvo voler a tutti i costi fare propaganda revisionista su un forum che per natura deve trattare altri temi.
Ti è stato detto che esiste una sezione apposta per le scaramucce tra moderatori e tu perseveri nel tuo assurdo show.

Nessuna propaganda revisionista .

Io ho parlato della X°Flottiglia MAS , sei tu che hai indirizzato il discorso su altri argomenti .

E , per quanto riguarda l'attinenza , io ho postato questo argomento nella sezione off topic , sei tu che anche in sezione specifiche sulla qm continui a postare canzoni di partigiani a parlare di sinistra e di fascismo a sproposito anche quando non c'entra nulla .

A me piace agire alla luce del sole , sei tu che perseveri nei tuoi giochetti da dietro in maniera direi stucchevole .
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

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La stupidaggine è darmi del comunista.

Non sono comunista.
Né la Resistenza può considerarsi totalmente comunista nonostante possa esservi stato il tentativo comunista di monopolizzarla.
E questo lo dovresti sapere, visto che dici di aver fatto il classico...

Io sono Italiano e chi offende la Resistenza offende me in quanto Italiano.

E per quanto un gruppo di sbandati indisciplinati possano aver commesso dei crimini, mai questi crimini potranno raggiungare per  infamia
quelli fascisti:

Il Delitto Matteotti
La distruzione di decine di case del popolo
Gli assalti sanguinari alle sedi di partito
L'uccisione di Amendola
L'uccisione dei Fratelli Rosselli
La guerra d'Etiopia (il massacro di 30mila civili, anziani, donne, bambini e mendicanti)
L'uso di gas nervino in Etiopia e Libia.
I crimini del campo di concentramento di Arbe (Rab).
L'uccisione di 1200 religiosi cristiano copti.
La seconda guerra mondiale accanto a Germania e Giappone
La guerra civile scatenata in Italia con le stragi continue di civili (S.Anna di Stazzema, Fosse Ardeatine, Marzabotto, e via discorrendo)
I campi di sterminio (Bolzano, Risiera di San Saba)
Il campo di concentramento a Fossoli
La repressione crudele dalla popolazione istriana che portò alle foibe
L'aggressione all'URSS con migliaia di morti o dispersi
La guerra civile spagnola con un particolare ricordo di Guernica
Le leggi raziali
L'espulsione dei non fascisti dai lavori statali (ferrovieri, scuola)
I tanti italiani sacchettati (con la rena) e costretti a mangiare sapone o bere olio di ricino
I preti democratici, che nonostante il concordato del 1929, vengono assassinati. Primo fra tutti don Minzoni.

Sforzarsi di cercare le vergogne della guerra è sempre ipresa vana.
Perché la guerra è vergogna di per se.
Ingrassa il ricco e affama il povero.
Viene combattuta dai tanti, deboli, messi gli uni contro gli altri, ad esclusivo beneficio dei pochi, comodi, al caldo e lontano da ogni fronte.

Sentire un nostalgico fascista che si lamenta della reazione pur criminale, incivile e violenta di frange incontrollate di ex partigiani, mi ricorda molto quei musulmani che si lamentano per le crociate.
Dimenticando che le crociate furono la reazione a quasi quattrocento anni di soprusi, incursioni, stragi e furti.
Lamentarsi degli effetti senza mai interrogarsi sulle cause è di una disonestà intellettuale ripugnante.

Non ho alcuna intenzione di assolverti o condannarti. Nè ne avrei titolo.
Sei tu il peggior giudice di te stesso.
Sei tu che ti condanni.


W la Resistenza.
W l'Italia.

1)Tu mi hai detto che io difendo chi ha fatto tredici milioni di morti .
Suppongo che ti riferissi al nazionalsocialismo .
Al che ,  io rammentandoti i 100.000.000 milioni di morti del comunismo volevo farti capire sulla stupidaggine della tua affermazione riferita ai tredici milioni di morti .

2)L'80% della resistenza fu comunista . Il 100% dei crimini partigiani , invece , furono tutti comunisti .

3)No tu sei un sinistro . un vero Italiano non avrebbe MAI e poi MAI PER NESSUNA RAGIONE AL MONDO ACCETTATO di collaborare con i partigiani titini nelle FOIBE per massacrare le famiglia italiane COMPORTANDOSI DA TRADITORI ED AGENDO IN QUESTO MODO CON LA SPECIFICA INTENZIONE DI CEDERE IL SACRO SUOLO DELLA PATRIA : TRIESTE , L'ISTRIA , FIUME E LA DALMAZIA ALL'INVASORE TITINO !

4)E' falso .
Sbandati un cazzo !
Erano brigate partigiane a tutti gli effetti che hanno commesso quei vergognosi crimini !
I crimini dei partigiani per il SADISMO , LA CATTIVERIA , LA FEROCIA E PER LA VIGLIACCHERIA sono molto peggiori rispetto a quelli dei repubblichini !

5)I partigiani passeranno alla storia come massimo esempio DI VILTA' E DI VIGLIACCHERIA .
Si sono semplicemente comportati come delle CAROGNE VIGLIACCHE DURANTE LA GUERRA e COME DEI VIGLIACCHI ASSASSINI DOPO LA GUERRA .
Hanno avuto il coraggio di farsi avanti solo a guerra finita .
La guerra è stata vinta dagli Alleati e loro si sono presi i meriti .

A fronte degli errori che ha commesso il fascismo ti cito un sito di sinistra :

http://www.metaforum.it/archivio/2009/showthreadafcd.html

1. Assicurazione invalidità e vecchiaia, R.D. 30 dicembre 1923, n. 3184
2. Assicurazione contro la disoccupazione, R.D. 30 dicembre 1926 n. 3158
3. Assistenza ospedaliera ai poveri R.D. 30 dicembre 1923 n. 2841
4. Tutela del lavoratore di donne e fanciulli R.D 26 aprile 1923 n. 653
5. Opera nazionale maternità ed infanzia (O.N.M.I.) R.D. 10 dicembre 1925 n. 2277
6. Assistenza illegittimi e abbandonati o esposti, R.D. 8 maggio 1925, n. 798
7. Assistenza obbligatoria contro la TBC, R.D. 27 ottobre 1927 n. 2055
8. Esenzione tributaria per le famiglie numerose R.D. 14 maggio 1928 n. 1312
9. Assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, R.D. 13 maggio 1928 n. 928
10. Opera nazionale orfani di guerra, R.D.26 luglio 1929 n.1397
11. Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.), R.D. 4 ottobre 1935 n. 1827
12. Settimana lavorativa di 40 ore, R.D. 29 maggio 1937 n.1768
13. Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (I.N.A.I.L.), R.D. 23 marzo 1933, n. 264
14. Istituzione del sindacalismo integrale con l’unione delle rappresentanze sindacali dei datori di lavoro (Confindustria e Confagricoltura); 1923
15. Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.), R.D. 3 giugno 1937, n. 817
16. Assegni familiari, R.D. 17 giugno 1937, n. 1048
17. I.N.A.M. (Istituto per l’Assistenza di malattia ai lavoratori), R.D. 11 gennaio 1943, n.138
18. Istituto Autonomo Case Popolari
19. Istituto Nazionale Case Impiegati Statali
20. Riforma della scuole “Gentile” del maggio 1923 (l’ultima era del 1859)
21. Opera Nazionale Dopolavoro (nel 1935 disponeva di 771 cinema, 1227 teatri, 2066 filodrammatiche, 2130 orchestre, 3787 bande, 1032 associazioni professionali e culturali, 6427 biblioteche, 994 scuole corali, 11159 sezioni sportive, 4427 di sport agonistico.). I comunisti la chiamarono casa del popolo
22. Guerra alla Mafia e alla Massoneria (vedi “Prefetto di ferro” Cesare Mori)
23. Carta del lavoro GIUSEPPE BOTTAI del 21 aprile 1927
24. Lotta contro l’analfabetismo: eravamo tra i primi in Europa, ma dal 1923 al 1936 siamo passati dai 3.981.000 a 5.187.000 alunni – studenti medi da 326.604 a 674.546 – universitari da 43.235 a 71.512
25. Fondò il doposcuola per il completamento degli alunni
26. Istituì l’educazione fisica obbligatoria nelle scuole
27. Abolizione della schiavitù in Etiopia
28. Lotta contro la malaria
29. Colonie marine, montane e solari
30. Refezione scolastica
31. Obbligo scolastico fino ai 14 anni
32. Scuole professionali
33. Magistratura del Lavoro
34. Carta della Scuola

Opere architettoniche e infrastrutture


35. Bonifiche paludi Pontine, Emilia, Sardegna, Bassa Padana, Coltano, Maremma Toscana, Sele ed appoderamento del latifondo siciliano. Con la fondazione delle città di Littoria, Sabaudia, Aprilia, Pomezia, Guidonia, Carbonia, Fertilia, Segezia, Alberese, Mussolinia (oggi Alborea), Tirrenia, Tor Viscosa, Arsia e Pozzo Littorio e di 64 borghi rurali, 1933 – 1939
36. Parchi nazionali del Gran Paradiso, dello Stelvio, dell’Abruzzo e del Circeo
37. Centrali Idroelettriche ed elettrificazione delle linee Ferroviarie
38. Roma: Viale della Conciliazione
39. Progetto della Metropolitana di Roma
40. Tutela paesaggistica ed idrologica
41. Impianti di illuminazione elettrica nelle città
42. Prosciugamento del Lago di Nemi (1931) per riportare alla luce navi romane
43. Creazione degli osservatori di Trieste, Genova, Merate, Brera, Campo Imperatore
44. Palazzo della Previdenza Sociale in ogni capoluogo di Provincia
45. Fondazione di 16 nuove Province
46. Creazione dello Stadio dei Marmi (di fronte allo stadio si trova ancora un enorme obelisco con scritto “Mussolini Dux”)
47. Creazione quartiere dell’EUR
48. Ideazione dello stile architettonico “Impero”, ancora visibile nei palazzi pubblici delle città più grandi
49. Creazione del Centro sperimentale di Guidonia (ex Montecelio), dotata del più importante laboratorio di galleria del vento di allora (distrutto nel 1944 dalle truppe tedesche che abbandonavano Roma)
50. Costruzione di numerose dighe
51. Fondò l’istituto delle ricerche, profondo stimatore di Marconi che mise a capo dello stesso istituto grazie alla sua grandiosa invenzione della radio e dei primi esperimenti del radar, non finiti a causa della sua morte
52. Costruzione di molte università tra cui la Città università di ROMA
53. Inaugurazione della Stazione Centrale di Milano nel 1931 e della Stazione di Santa Maria Novella di Firenze
54. Costruzione del palazzo della Farnesina di Roma, sede del Ministero degli Affari Esteri
55. Opere eseguite in Etiopia: 60.000 operai nazionali e 160.000 indigeni srotolarono sul territorio più di 5.000 km di strade asfaltate e 1.400 km di piste camionabili. Avevano trasformato non solo Addis Abeba, ma anche oscuri villaggi in grandi centri abitati (Dessiè, Harar, Gondar, Dire, Daua). Alberghi, scuole, fognature, luce elettrica, ristoranti, collegamenti con altri centri dell’impero, telegrafo, telefono, porti, stazioni radio, aeroporti, financo cinematografi e teatri. Crearono nuovi mercati, numerose scuole per indigeni, e per gli indigeni crearono: tubercolosari, ospizi di ricovero per vecchi e inabili al lavoro, ospedali per la maternità e l’infanzia, lebbrosari. Quello di Selaclacà: oltre 700 posti letto e un grandioso istituto per studi e ricerche contro la lebbra. Crearono imprese di colonizzazione sotto forme di cooperative finanziate dallo stato, mulini, fabbriche di birra, manifatture di tabacchi, cementifici, oleifici, coltivando più di 75.000 ettari di terra.
56. Sviluppo aeronautico, navale, cantieristico

Opere politiche e diplomatiche


57. Patti Lateranensi, 11/02/1929
58. Tribunale del popolo
59. Tribunale speciale
60. Emanò il codice penale (1930), il codice di procedura penale (1933, sostituito nel 1989), il codice di procedura civile (1940), il codice della navigazione (1940), il codice civile (1942) e numerose altre disposizioni vigenti ancora oggi (il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, il Codice della Strada, le disposizioni relative a: polizia urbana, rurale, annonaria, edilizia, sanitaria, veterinaria, mortuaria, tributaria, demaniale e metrica)
61. Conferenza di Losanna
62. Conferenza di Locarno
63. Conferenza di Stresa
64. Patto a quattro
65. Patto anti-Comintern

Opere espansionistiche


66. Riconquista della Libia
67. Conquista dell’Etiopia
68. Guerra di Spagna

Opere economiche e finanziarie


69. Istituto di Ricostruzione Industriale (I.R.I.), 1932
70. Istituto Mobiliare Italiano (I.M.I.), 1933
71. Casse Rurali ed Artigiane, R.D. 26 agosto 1937, n. 1706
72. Riforma bancaria: tra il 1936 e il 1938 la Banca d’Italia passò completamente in mano pubblica e il suo Governatore assunse il ruolo di Ispettore sull’esercizio del credito e la difesa del risparmio
73. Socializzazione delle imprese. Legge della R.S.I., 1944
74. Parità aurea della lira
75. Battaglia del grano
76. 1929: crisi finanziaria mondiale. Il mondo del capitalismo è nel caos: il Duce risponde con 37 miliardi di lavori pubblici e in 10 anni vengono costruite 11.000 nuove aule in 277 comuni, 6.000 case popolari che ospitano 215.000 persone, 3131 fabbricati economici popolari, 1.700 alloggi, 94 edifici pubblici, ricostruzione dei paesi terremotati, 6.400 case riparate, acquedotti, ospedali, 10 milioni di abitanti in 2493 comuni hanno avuto l’acqua assicurata, 4.500 km di sistemazione idrauliche e arginature, canale Navicelli; nel 1922 i bacini montani artificiali erano 54, nel 1932 erano arrivati a 184, aumentati 6 milioni e 663 mila k.w. e 17.000 km di linee elettriche; nel 1932 c’erano 2.048 km di ferrovie elettriche per un risparmio di 600.000 tonnellate di carbone; costruiti 6.000 km di strade statali, provinciali e comunali, 436 km di autostrade. Le prime autostrade in Italia furono la Milano-Laghi e la Serravalle-Genova (al casello di Serravalle Scrivia si trova una scultura commemorativa con scritto ancora “Anno di inizio lavori 1930, ultimato lavori 1933”)
77. Salvò dalla bancarotta l’Ansaldo, il Banco di Roma e l’Ilva (1923-24)
78. Attacco al latifondo siciliano
79. Accordi commerciali con tutti gli Stati compreso l’Urss
80. Pareggio di bilancio già dal 1924

Opere sportive e culturali


81. Costruzione dell’Autodromo di Monza, 10/09/1923
82. Fondazione di CINECITTA’
83. Creazione dell’ente italiano audizione radiofoniche (EIAR), anno 1927
84. Primi esperimenti della televisione che risalgono all’anno 1929 per volere del Duce; nel dicembre del ’38 l’ufficio stampa dell’EIAR comunicò che nei primi mesi del ’39 sarebbero iniziati servizi regolari di televisione. Il 4 giugno 1939 alla Mostra del Leonardo ci furono alcune trasmissione sperimentali, sul Radiocorriere apparvero i programmi e persino le pubblicità di alcuni paleolitici apparecchi televisivi. Purtroppo il progetto venne abbandonato a causa dell’entrata in guerra
85. Istituzione della Mostra del Cinema di Venezia, prima manifestazione del genere al mondo, nata nel 1932 per opera del direttore dell’Istituto Luce, De Feo, e dell’ex ministro delle Finanze Giovanni Volpi di Misurata
86. Creazione dell’albo dei giornalisti, anno 1928
87. Fondazione dell’istituto LUCE, anno 1925
88. Nel 1933 appoggiò la prima trasvolata atlantica compiuta da Italo Balbo (tra l’altro, fu in quella occasione che venne inaugurata la “posta aerea”)
89. Accademia d’Italia (Marconi, Pirandello, Mascagni, ecc.)
90. Littoriali della cultura e dell’arte

Opere di utilità varie


91. Registro per armi da fuoco
92. Istituzione della guardia forestale
93. Istituzione dell’archivio statale, anno 1923
94. Fondazione della FAO
95. Fondazione dei consorzi agrari
96. Annessione della Guardia di Finanza nelle forze armate
97. Istituzione di treni popolari per la domenica con il 70% di sconto, anno 1932
98. Istituì il Corpo dei Vigili del Fuoco.
99. Ammodernò il Pubblico Catasto urbano e dei terreni 100. Mappò tutto il territorio nazionale compilando le mappe altimetriche usate ancora oggi, e che non sono mai state aggiornate da allo
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

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Nessuna propaganda revisionista .

Io ho parlato della X°Flottiglia MAS , sei tu che hai indirizzato il discorso su altri argomenti .

E , per quanto riguarda l'attinenza , io ho postato questo argomento nella sezione off topic , sei tu che anche in sezione specifiche sulla qm continui a postare canzoni di partigiani a parlare di sinistra e di fascismo a sproposito anche quando non c'entra nulla .

A me piace agire alla luce del sole , sei tu che perseveri nei tuoi giochetti da dietro in maniera direi stucchevole .

Ho sempre risposto alle tue domande...

In quanto alla decima, c'è un fatto inequivocabile che la squalifica.
Dal 43 al 45 i padroni dell'Italia del Nord erano i crucchi. E i fascisti erano i loro umili servitori.
A prescindere dalle vittorie...
Basta che rubi una volta perché anche l'uomo più onesto diventi ladro.
Basta tradire una volta per essere traditore.

Io posto continuamente canzoni partigiane?
Ma davvero?

Ho visto come ti piace agire alla luce del sole.
Fino a prova contraria sono io che ti ho anche scritto in privato. Proprio perché amo dire le cose in faccia.

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Offline vnd

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1)Tu mi hai detto che io difendo chi ha fatto tredici milioni di morti .
Suppongo che ti riferissi al nazionalsocialismo .

Servendo il quale i repubblichini si sono resi complici.

Citazione
2)L'80% della resistenza fu comunista . Il 100% dei crimini partigiani , invece , furono tutti comunisti .

Questo è tutto da dimostrare.
Fonti?


Citazione
3)No tu sei un sinistro . un vero Italiano non avrebbe MAI e poi MAI PER NESSUNA RAGIONE AL MONDO ACCETTATO di collaborare con i partigiani titini nelle FOIBE per massacrare le famiglia italiane COMPORTANDOSI DA TRADITORI ED AGENDO IN QUESTO MODO CON LA SPECIFICA INTENZIONE DI CEDERE IL SACRO SUOLO DELLA PATRIA : TRIESTE , L'ISTRIA , FIUME E LA DALMAZIA ALL'INVASORE TITINO !

Tu hai le traveggole. Io all'epoca non ero nemmeno nato!
Tuttavia, ripeto. le foibe furono un crimine ma lamentarsi delle foibe senza interrogarsi sulle cause che le hanno generate è da musulmani chiagnifuttisti.


Citazione
4)E' falso .
Sbandati un cazzo !
Erano brigate partigiane a tutti gli effetti che hanno commesso quei vergognosi crimini !
I crimini dei partigiani per il SADISMO , LA CATTIVERIA , LA FEROCIA E PER LA VIGLIACCHERIA sono molto peggiori rispetto a quelli dei repubblichini !

Sbagliato.
Tiho già detto che i repubblichini nutriti, pagati, in uniforme, armati e pasciuti erano molto più vili nel servire i crucchi.

Citazione
5)I partigiani passeranno alla storia come massimo esempio DI VILTA' E DI VIGLIACCHERIA .
Si sono semplicemente comportati come delle CAROGNE VIGLIACCHE DURANTE LA GUERRA e COME DEI VIGLIACCHI ASSASSINI DOPO LA GUERRA .
Hanno avuto il coraggio di farsi avanti solo a guerra finita .
La guerra è stata vinta dagli Alleati e loro si sono presi i meriti .

Sarà... Ma con gli stessi parametri i tuoi non hanno fatto una migliore figura.


Citazione
A fronte degli errori che ha commesso il fascismo ti cito un sito di sinistra :

http://www.metaforum.it/archivio/2009/showthreadafcd.html

1. Assicurazione invalidità e vecchiaia,  ecc.

Senti... Io non ho mai criticato più di tanto Mussolini...
Soltanto che sono abbastanza lucido da riconoscere che c'è stato un 25 luglio... e un 8 settembre.
Un prima e un dopo....

Ha fatto le pensioni? E che mai vorrà dire? tutti le hanno fatte....
Oh... In vent'anni è riuscito a fare qualcosa di buono persino Berlusconi.
Che... voglio dire...
Anche se adesso non mi viene in mente niente...
A sì... ha rimesso gli esami a settembre, che prima aveva tolto.

Vnd [nick collettivo].

Offline Stendardo

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La stupidaggine è darmi del comunista.

Non sono comunista.
Né la Resistenza può considerarsi totalmente comunista nonostante possa esservi stato il tentativo comunista di monopolizzarla.
E questo lo dovresti sapere, visto che dici di aver fatto il classico...

Io sono Italiano e chi offende la Resistenza offende me in quanto Italiano.

E per quanto un gruppo di sbandati indisciplinati possano aver commesso dei crimini, mai questi crimini potranno raggiungare per  infamia
quelli fascisti:

Il Delitto Matteotti
La distruzione di decine di case del popolo
Gli assalti sanguinari alle sedi di partito
L'uccisione di Amendola
L'uccisione dei Fratelli Rosselli
La guerra d'Etiopia (il massacro di 30mila civili, anziani, donne, bambini e mendicanti)
L'uso di gas nervino in Etiopia e Libia.
I crimini del campo di concentramento di Arbe (Rab).
L'uccisione di 1200 religiosi cristiano copti.
La seconda guerra mondiale accanto a Germania e Giappone
La guerra civile scatenata in Italia con le stragi continue di civili (S.Anna di Stazzema, Fosse Ardeatine, Marzabotto, e via discorrendo)
I campi di sterminio (Bolzano, Risiera di San Saba)
Il campo di concentramento a Fossoli
La repressione crudele dalla popolazione istriana che portò alle foibe
L'aggressione all'URSS con migliaia di morti o dispersi
La guerra civile spagnola con un particolare ricordo di Guernica
Le leggi raziali
L'espulsione dei non fascisti dai lavori statali (ferrovieri, scuola)
I tanti italiani sacchettati (con la rena) e costretti a mangiare sapone o bere olio di ricino
I preti democratici, che nonostante il concordato del 1929, vengono assassinati. Primo fra tutti don Minzoni.

Sforzarsi di cercare le vergogne della guerra è sempre ipresa vana.
Perché la guerra è vergogna di per se.
Ingrassa il ricco e affama il povero.
Viene combattuta dai tanti, deboli, messi gli uni contro gli altri, ad esclusivo beneficio dei pochi, comodi, al caldo e lontano da ogni fronte.

Sentire un nostalgico fascista che si lamenta della reazione pur criminale, incivile e violenta di frange incontrollate di ex partigiani, mi ricorda molto quei musulmani che si lamentano per le crociate.
Dimenticando che le crociate furono la reazione a quasi quattrocento anni di soprusi, incursioni, stragi e furti.
Lamentarsi degli effetti senza mai interrogarsi sulle cause è di una disonestà intellettuale ripugnante.

Non ho alcuna intenzione di assolverti o condannarti. Nè ne avrei titolo.
Sei tu il peggior giudice di te stesso.
Sei tu che ti condanni.


W la Resistenza.
W l'Italia.


"Sentire un nostalgico fascista che si lamenta della reazione pur criminale, incivile e violenta di frange incontrollate di ex partigiani, mi ricorda molto quei musulmani che si lamentano per le crociate."

Ripeto quello che tu dici E' FALSO .

1)I crimini dei partigiani comunisti furono compiuti interi reparti di partigiani comunisti (non ex partigiani) sia DURANTE che DOPO la guerra !

Negare questo è un comportamento criminale perchè significa ammazzare tutte quelle persone 2 volte !

Non mi interessa che un comunista mi accusi di essere un "nostalgico fascista" , a me interessa che venga a galla le VERITA' STORICA !

 




Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline Stendardo

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1)Alcuni crimini compiuti da REPARTI PARTIGIANI COMUNISTI DURANTE LA GUERRA :

La strage di Oderzo (Treviso)
Negli ultimi giorni di aprile del 1945, esattamente il 28, 126 giovani militi dei Btg. “Bologna” e “Romagna” della GNR e 472 uomini della Scuola Allievi Ufficiali di Oderzo della R.S.I. (450 allievi più 22 ufficiali) si arresero al C.L.N. con la promessa di avere salva la vita. L’accordo fu sottoscritto nello studio del parroco abate mitrato Domenico Visentin, presenti il nuovo sindaco di Oderzo Ing. Plinio Fabrizio, Dr. Sergio Martin presidente del C.L.N., il Col, Giovanni Baccarani, comandante della Scuola di Oderzo e il maggiore Amerigo Ansaloni comandante del Btg. Romagna. Ma quando scesero i partigiani della Brigata Garibaldi “Cacciatori della pianura” comandati dal partigiano Bozambo l’accordo fu considerato carta straccia e il 30 aprile cominciarono a uccidere. Quel giorno furono massacrati senza pietà 13 uomini sulle rive del Monticano. La maggior parte, ben 100,  furono uccisi al Ponte della Priula, frazione di Susegana e gettati nel Piave il 12 maggio. Pare si trattasse di 50 uomini del “Bologna”, 23 del “Romagna”, 12 della Brigata Nera, 4 della X^ MAS, e gli altri di altri reparti fra cui gli allievi della scuola.   Infine:

LA BANDA DI “BOZAMBO”, “BOIA DI MONTANER”, AL MATRIMONIO TRA ADRIANO VENEZIAN E VITTORINA ARIOLI, ENTRAMBI PARTIGIANI

Al banchetto di addio al celibato di Venezian uno della banda affermò :- Ti auguriamo che tu abbia ad avere dodici figli e perché questo augurio abbia ad essere consacrato domandiamo che siano uccisi, vittime di propiziazione, dodici fascisti -.

Fu così che la mattina del 17 maggio scelsero tredici allievi ufficiali della Scuola di Oderzo e li assassinarono nei pressi del Ponte della Priula. (Particolare delle stragi di Oderzo).

( Contributo di Francesco Fatica dell’ISSES Napoli)

Vedi anche, qui appresso i caduti sulla corriera della morte. In totale le vittimo fra gli ufficiali della scuola di Oderzo furono 144.

 

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La corriera della morte

Verso la metà di maggio (esattamente nella notte fra il 14 e il 15) tre camion della Pontificia Opera di Assistenza venivano dal bresciano e trasportavano verso sud reduci della R.S.I. che cercavano di rientrare a casa. Uno veniva da Rezzato, uno da Erbusco e uno da Brescia. Su quest’ultimo c’erano anche 15 o 16 allievi della scuola di Oderzo. A Bondanello, però, la polizia  partigiana che aveva sede nella casa del popolo di Moglia, fermò i camion (almeno due). Il primo, proveniente da Brescia trasportava 43 persone. Queste furono consegnate alla polizia partigiana di Concordia che ne rinchiuse 25 (pare) a Villa Medici, ribattezzata “Villa del pianto”. Questi furono depredati di tutto e massacrati il 17 maggio.  Gli altri, due notti dopo, vennero caricati su un camion e fatti proseguire per Carpi . Ma giunti a San Possidonio furono scaricati, condotti a gruppi nella campagna circostante, depredati, seviziati e uccisi. Era la notte del 19 maggio. Fra tanto orrore un fatto ancora più orrendo: fra quei poveretti c’era anche una giovane donna con marito e figlio. Questi ultimi finirono massacrati con gli altri. La donna, al sesto mese di gravidanza, fu violentata da nove uomini e poi abbandonata in stato confusionale davanti ad un albergo di Modena. Dalle risultanze processuali pare che gli uccisi fossero, in totale, più di ottanta. Diversi responsabili furono identificati ma, come al solito, pur essendo stati ritenuti colpevoli, beneficiarono dell’amnistia (e del minaccioso sostegno del partito comunista) e rimasero impuniti.

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Gli uccisi di Pescarenico (Lecco)

La sera del 26 aprile transitò per Lecco una colonna di 160 uomini del Gruppo Corazzato “Leonessa” e del Btg. “Perugia” che ripiegava su Como. A Pescarenico furono attaccati dai partigiani. Asserragliati in alcune case i militi si difesero per tutta la notte e per tutto il giorno 27. A sera, avendo quasi esaurite le munizioni, fu trattata la resa. Le condizioni erano che i militi dovevano avere la libertà e gli ufficiali la prigionia secondo la Convenzione di Ginevra. Dopo la resa tutti gli uomini furono picchiati e insultati e minacciati tutti di morte. Il giorno 28 i tredici ufficiali e tre vice brigadieri furono uccisi. Prima di morire lasciarono ai religiosi che li assistettero, toccanti lettere per i familiari.

 

Seguono importanti contributi e l’elenco dei caduti del “Leonessa”, realizzati con la collaborazione di Michele Tosca:

 1) Lecco quarantasei anni dopo - articolo del 1991
"Fu un barbaro eccidio non una dolorosa necessità"

A Lecco, dopo quarantasei anni dall'aprile del 1945, taluno ancora si chiedeva come realmente andarono le cose nei giorni 26, 27, 28 aprile durante e dopo la sanguinosa battaglia che ebbe come epicentro il borgo di Pescarenico e, come protagonisti, da una parte centosessanta uomini del Gruppo "M" Leonessa e del Battaglione "Perugia" e dall'altra un numero imprecisato molto più rilevante dei partigiani della 55a Brigata Rosselli (ed altre).

Si leggeva infatti sul quotidiano cittadino del 27 aprile 1991 che "sulla tragica vicenda lecchese del 28 aprile 1945 era sempre stata fornita la motivazione di dolorosa necessita’: come a dire che i sedici giovani ufficiali e sottoufflciali della "Leonessa e del "Perugia", fucilati al campo sportivo di Lecco, per ordine del Comando partigiano, si fossero macchiati di crimini di guerra tali da costringere un sedicente tribunale del popolo a prendere la "dolorosa decisione" di assassinarli con giudizio sommario, malgrado si trattasse di militari in regolare uniforme, con precisi segni di riconoscimento e perciò stesso da considerarsi prigionieri di guerra tutelati dalla convenzione dell'Aja.

Nessuna diversa interpretazione dei fatti é sul piano giuridico, storico e morale possibile, nessun'altra e per nessun motivo. Del resto un atto di resa presuppone la cessazione contestuale del fuoco e quindi anche degli attacchi agli asserragliati.. Questo è fin troppo evidente.

Quei sedici ufficiali e sottoufficiali della "Leonessa" e del "Perugia" si erano arresi, dopo strenui combattimenti protrattisi dal tramonto del 26 aprile, al tramonto del 27 aprile, sulla base di precise condizioni sottoscritte da entrambe le parti e che prevedevano, dopo la cessazione del fuoco

1° - Onore delle armi secondo codice di guerra,

            2° - Salvacondotto entro tre giorni per i mllitari di truppa, libe:i così   

                di    rient:rare alle loro case,

            3° - Applicazione della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di

                 guerra per tutti.

A quel momento i morti delle nostre fila erano nove, numerosi i feriti.

Cessato il fuoco, il 1° punto fu rispettato. Ci inquadrammo sul luogo degli scontri e procedemmo in formazione, affiancati dai partigiani sino alle scuole Ghislanzoni. Marciavamo con le nostre armi in spalla. La gente di Lecco sui marciapiedi, restava muta a guardare. Nessuna invettiva salì contro di noi. Probabilmente perché nessuno sapeva che l'ultima nostra preoccupazione, prima della resa, era stata di mettere fuori uso le armi.

Va chiarito una volta per tutte che, se vi fosse stato anche il più marginale dei rilievi da sollevare nei nostri confronti, quella sfilata drammatica ma solenne e silenziosa non avrebbe potuto esserci consentita.

Quello che accadde dopo,oltrepassato il cancello della nostra prima prigione,fu lo scatenamento della barbarie, com’e’ noto a tutti e come risulta dal memoriale di Luigi Brusa, Rettore del Santuario della Vittoria, ampiamente diffuso, pubblicato e abbastanza ricco di particolari, peraltro la relazione dei carristi Lombardi e Mandelli, allegata al fascicolo pubblicato di recente a cura dei Reduci del Gruppo "M Leonessa", attualmente in corso di ristampa, per una più vasta e approfondita documentazione storica, rispecchia con precisione e puntualità, financo nei particolari più terribili, i fatti.

Ci é stato chiesto: come eravate finiti a Lecco, quella sera? Una lapide sbrecciata e annerita dal tempo parla sul posto di nemico "nazifascista" in fuga. Da qualche anno quella lapide é stata guastata e non più sistemata, sicché l'elenco nominativo di tutti i caduti partigiani é scomparso, effetto di una debole e ingenerosa mancanza di memoria storica.

Noi arrivammo a quel tragico "appuntamento sul lago" dopo un difficile ripiegamento dall'Appennino fra Parma e Piacenza e la Val Trebbia. Il reparto aveva dovuto tenere la zona resistendo alla pressione sempre più ravvicinata di reparti partigiani e di calmucchi (ex prigionieri tedeschi) sotto gli attacchi quotidiani dei cacciabombardieri anglo-americani mirati alla distruzione dei pozzi petroliferi dell'Agip.

Può sembrare incredibile ma quei pozzi petroliferi avevano assicurato il funzionamento dei mezzi motorizzati in dotazione al Gruppo, il resto andava alle Forze armate repubblicane (vedi relazione Borgatti).

Ai primi di aprile i pozzi petroliferi di Montechino (Piacenza) furono infine bombardati con il fosforo, incendiati e praticamente distrutti dagli aerei anglo-americani, ciò nonostante il reparto della Leonessa mantenne malgrado tutto la posizione, ripiegando su Piacenza soltanto dopo il 20 di aprile.

La notte del traghettamento sul Po, il 23 o 24, esplose sotto gli attacchi aerei financo l'arsenale di Piacenza; le avanguardie corazzate americane in tale scenario apocalittico furono a lungo contrastate dai giovanissimi carristi della R.S.I..

Arrivammo, con i pochi mezzi rimasti, a Bergamo il 25 aprile, giusto in tempo per organizzare la colonna al comando del Tenente Ferraris, completa di due batterie di cannoni da 75/27. L'ordine ricevuto per radio da Milano era di raggiungere al più presto Como per poi arrivare al R.A.R. in Valtellina. In forza di quell'ordine, la colonna formatasi a Bergamo si mosse con i mezzi corazzati, con le due batterie di cannoni, con un reparto di esploranti e di motociclisti e con numerosi autocarri sovraccarichi di armi, munizioni e carburanti.

La pioggia, la nebbia e il caso determinarono lungo il percorso lo sdoppiamento della colonna e il conseguente dimezzamento del relativo potenziale in uomini e mezzi del troncone in movimento verso Lecco, direzione Como.

Alle porte di Lecco avvenne l’incontro con il Battaglione "Perugia" in gravi difficoltà per avarie agli automezzi. I Legionari del "Perugia" salirono così in gran parte sui nostri auto-carri e riprendemmo a muoverci insieme, una quarantina della "Leonessa e circa centoventi del "Perugia".

Fummo fermati all'altezza del ponte ferroviario sul Corso, in località Pescarenico all'altezza di via Como, da un intenso fuoco di mitragliatrici. Durante le ore successive ci fu un crescente scambio di raffiche, di attacchi e contrattacchi con i primi feriti e i primi caduti.

Frattanto fu posto in atto l'accerchiamento della colonna e quindi fu deciso di asserragliarci in tre case del Borgo Pescarenico. Gli scontri, il giorno dopo, furono violentissimi. Vennero impiegati contro i militari della "Leonessa" e del «Perugia» tutti i mezzi di cui la 55a Brigata Rosselli disponeva per effetto degli aviolanci ango-americani. Di più c'erano le armi consegnate dai tedeschi, già arresisi il 25 e il 26 aprile.

Circa la denominazione……"controllata" delle formazioni che parteciparono con grande e da noi riconosciuta audacia alle operazioni, ci fù detto. che si trattava appunto della 55a Brigata Rosselli. Successivamente la stampa di Lecco di quei giorni pubblicò servizi e interviste con vari comandanti, tutti coperti da nome di battaglia, sicché resta tuttora problematico assegnare la competenza e la responsabilità delle trattative per il cessate il fuoco a questo o quel personaggio.

Così come non é mai stata resa nota la composizione del "tribunale del popolo" che sentenziò la fucilazione dei sedici Ufficiali e Sottoufficiali della "Leonessa" e del "Perugia". In ogni caso la volontà di procedere a una esecuzione di massa e successivamente alla decimazione e non ancora alla eliminazione degli Ufficiali e Sottoufficiali furono sempre prese dinnanzi a noi da uomini vistosamente bardati di rosso.

Con i commilitoni del "Perugia" fraternizzammo subito e per tutta la giornata di fuoco, dividendo poi insieme le esperienze crudeli e violente della feroce prigionia al Ghislanzoni, ad Acquate, nel campo P.W. di Modena e poi ancora al campo 10 di Coltano.

Dagli eventi di quei giorni a Lecco i nostri caduti non sono stati lasciati soli. Vi è stata sempre la cura e il ricordo dei loro commilitoni sopravvissuti, e ciò si é concretizzato in un cippo eretto nel sacrario della "Piccola Caprera" dove ogni anno ci rechiamo a rendere onore a tutti i nostri caduti disseminati in Italia.

Va detto anche che, per interessamento di cittadini di Lecco, e in particolare della signora Mariadele Tentori, che videro lo svolgersi della battaglia e seguirono le sorti dei fucilati, dopo alcuni anni le autorità cittadine hanno ufficializzato la traslazione dei resti dal cimitero di Acquate, al santuario della Vittoria, dove sono stati tumulati accanto ai caduti di tutte le guerre, in forma solenne e con picchetto d'onore dell'Esercito italiano.

Quando i sedici giovani Ufficiali e Sottoufficiali furono portati dinanzi al plotone di esecuzione avevano già subito ogni sorta.di oltraggio e di violenza, di scherno ed umiliazione. In quell'aula della scuola Ghislanzoni dov'erano ammassati centosessanta giovani "di Pescarenico", esplose la furia bestiale di aguzzini che non potevano avere niente in comune con i combattenti che ci avevano attaccato in armi riuscendo a distruggere ogni cosa intorno a noi, incendiando la nostra colonna, bombardandoci con bazooka, con mortai, con armi pesanti, con due "dingo" blindate, alla fine addirittura con una sorta di treno blindato, venendo all'assalto allo scoperto e invano più volte, malgrado tutto. Gli scontri finali erano avvenuti a distanza ravvicinata, a tiro di bomba a mano. Ci si poteva quasi guardare negli occhi. Quanti fossero non saprei dire. Certamente - mi si lasci questo convincimento - non erano gli stessi che infierirono su di noi in quella tragica e profanata aula di scuola. Volevano in un primo tempo dare luogo alla strage, come infatti altrove é accaduto, ad esempio laddove allievi ufficiali delle varie scuole e ragazzi in camicia nera sono stati trucidati in massa. Poi i caporioni di quella pagina di furore selvaggio ripiegarono sulla soluzione "umanitaria" della decimazione e, visto che il conto tornava, sedici su centosessanta, accettarono alla fine l'olocausto offerto dagli ufficiali e sottoufficiali per salvare la vita ai ragazzi più giovani.

Il ricordo é fermo alle parole del Tenente Ferraris, quando insieme al Sottotenente Satta, venne alle nostre postazioni per illustrarci le modalità della resa respingendo la nostra alternativa di una sortita finale, alla grande e in bellezza. Con i due Ufficiali della "Leonessa" c'era un indescrivibile rapporto di sorridente amicizia: ci dissero però con molta fermezza che una sortita, in quelle condizioni essendo quasi del tutto esaurite le munizioni, avrebbe sicuramente portato a uno scempio imperdonabile di vite giovanissime. Come "veterani" all'età di diciannove anni, avevamo il dovere di curarci dei ragazzi più giovani, taluni di sedici anni.

Si è scritto, sempre nel giornale citato della presenza nelle case di Pescarenico di falchi e colombe: non é vero, c'erano semplicemente dei giovani che avevano conosciuto lunghe esperienze di guerra e ragazzini volontari di recente arruolamento.

L'ambizione dentro l'animo di taluno di noi poteva essere quella di diventare - o prima o poi - ufficiali come Ferraris e Satta; arrivare alla RAR (ridotta délla Valtellina), raggiungendo Mussolini a Como e poi, magari vedendo realizzato il progetto a lungo accarezzato della divisione corazzata "M" per l'estrema difesa della R.S.I..

Il non essere ancora ufficiali ci salvò invece la vita; il destino era tutto scritto. Non ci rimase che fermare e disarmare qualche carrista più giovane nell'atto di tentare il suicidio con la pistola di ordinanza, ascoltare le parole del Tenente Ferraris al momento di uscire dalle macerie delle case sbrecciate e fumanti, dinnànzi al cadavere del Sergente Alessandri, caduto in battaglia.

E poi quella maledetta prigione, l'addio dei nostri camerati, la loro ultima indimenticabile lezione di vita.

Queste riflessioni vanno ai giovani del F.D.G. di Lecco, che hanno voluto ricordare, sul luogo della esecuzione, i sedici martiri del 28 aprile 1945, chiedendoci di aiutarli a conoscere la verità. Era un appuntamento al quale avevo sempre pensato, quello di consegnare a dei giovani la testimonianza intorno a quelle giornate.

L'incontro a Lecco, promosso dal F.D.G., dirigente Alberto Arrighi, e della locale subfederazione, dirigente il professor Redaelli, alla presenza dello studioso dottor Viganò, ha avuto un interessante seguito con la presentazione del volume "Appuntamento sul lago" di Fabio Andriola, approfondita ricerca storica sulle vicende dell'aprile 1945 di rara e quindi preziosa efficacia.

La verità storica é che ci fu alla fine, e soltanto alla fine, una resa a condizioni da parte nostra, due su tre di quelle condizioni furono tradite e ne seguì dunque un eccidio a guerra conclusa, una vigliaccata e un crimine senza giustificazione.

Non credevamo, dopo tanto tempo, che ci fosse bisogno di chiarire alcunché, visto che proprio nella città di Lecco gli uomini della «Leonessa» hanno ricevuto gli onori militari, da vivi e da morti.

I giovani della F.D.G. hanno poeticamente chiamato la testimonianza di Ezra Pound e di Cesare Pavese. Un accostamento intellettualmente nobile che ha vanificato del tutto la tesi ciarlatana e sbrigativa della "dolorosa necessità", buona per mettere in pace la coscienza di chi ha il suo tornaconto nel cancellare la memoria storica degli eventi.

Lecco, oggi. Città ad alto reddito pro-capite corre velocemente al traguardo della provincia. Grande centro industriale sul lago di Como ai piedi della Valsassina e del Resegone di manzoniana memoria vive le contraddizioni laceranti di una società cittadina operosa, freneticamente impegnata a colmare i vuoti lasciati dallo Stato, i ritardi nell'attraversamento sotterraneo del centro, nella costruzione dell'autostrada per la Valtellina.

Nel grande cantiere della Lecco 1991 credo che sia ben difficile trovare occasione per i momenti di riflessione storica, di onesta rimeditazione intellettuale. Come in ogni centro di attività febbrile del mondo, la gente pensa giustamente a costruire, a edificare l'immagine di ciò che sarà la cittadina nel 2000, e vive l'ebrezza di questa lotta contro l'inerzia dello Stato, contro la pigrizia mentale e le regole lassiste del potere; può darsi che giorno dopo giorno, goccia dopo goccia, finisca col cancellare il ricordo del passato e la stessa memoria storica.

Si cerchi di capire il perché del nostro "no" a una tale ipotesi; in così lunghi e intensi anni di impegno civile abbiamo coltivato una condizione umana e morale di rifiuto permanente e globale di tutti i feticci agitati per esorcizzare la nostra anima di uomini irrinunciabiimente liberi. In questo senso siamo sinceri sino alla provocazione e crediamo che sulla realtà di oggi, così come sulle verità di ieri, noi tutti, anziani e giovani, abbiamo le carte per confrontarci con gli altri, sui problemi, sulle attese civili della gente.

Ma abbiamo anche intenzione di guardare alle cose con il lucido rigore di una certa intelligenza del mondo nel quale viviamo nel senso cioé della sua cognizione profonda e meditata.

Per questo ci sentiamo di rifiutare il senso di una giustificazione ipocrita di certi eventi come stati di necessità, anche se dolorosa.

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2) CADUTI DEL GRUPPO CORAZZATO "LEONESSA" DELLA R.S.I. 

 

Capitano:

 Aristide Lissa 07.06.44 - Santino di S.Bernardino Verbano NO

 Tenenti:

Giovanni Ferraris 28.04.45 - Acquate di Lecco CO

Giannino Peri 00.02.45 - Autostrada TO-MI in seguito mitragliamento aereo

Giorgio Savoia 23.02.45 - Velleia - Gropparello Val d'Arda

 

 

Sottotenenti:

Bruno Berneschi 09.03.45 - Cisterna D'Asti

Ferdinando Camaiora 05.04. .45 Montechino-Groppparello PC

 Valerio Cappelli 21.03.44 - Valp&lice - Pinerolo TO

Cesare De Giovanni 06.02.45 - Gassino Torinese TO

Roberto Petruzzi 13.02.46 - Pinerolo TO (trucidato al rientro da PI)

Armando Rinetti 26.04.45 - Piacenza Montale - morto nel carro semimovente L6 di Mimmo Bontempelli

Bruno Satta 28.04.45 - Acquate di Lecco CO

Stelvio Zenobi 05.04.45 - Montechino - Gropparello PC

Aiuto Capo:

Ernesto Battaille 01.01.45 - Milano- Piazza Firenze

 Brigadieri:

Giuseppe Alessandri 27.04.45 - Pescarenico Lecco Co

Giuseppe Berini 04.05.45 - S.Eufemia di Brescia

Silvio Pilloni 06.02.45 - Gassino Torinese TO-

Savazzi - Piemonte

 Vice Brigadiere:

Augusto Fumarola 06.04.45 - Rivergaro PC

Gottieri Pietro 25.04.45 - Piacenza (arso vivo mentre faceva

saltare il carro L3 di Mainardi)

Zanovello

Legionari:

Alberton Giuseppe 28.08.44 – Moncalieri TO

Valentino Mbini 29.12.44 - Torino

Aletteo 00.00.44 - Torino

Arnaldo Berini 04.05.45 - S.Eufemia di Brescia

Beretti 00.00.44 - Varallo Sesia

Mario Bonomi 21.03.44 - Valpellice Pinerdo TO

Rinaldo Brugnoli 16.03.45 - Rallio di Rivergaro PC

Esquilio Cerri 21.03.45 - Pinerolo TO

Cipollina 00.00.44 - Varallo Sesia

Renato Claps 30.06.44 - Lanzo TO

Antonio D'Agostino 27.04.45 - Torino

Achille Dejana 00.05.45 - Disperso durante il trasferimento ad Ivrea

Mariano Di Giovanbattista 05.04.45 - Torino

Fossati 00.00.00 - Torino

Carlo Gaffuri 10.04.45 – Osp. militare di Piacenza in seguito a ferite riportate a  Gropparello PC

Emilio Legori 27.04.45 - Torino

Gregorio Maina 00.12.44 - Torino (mitragliamento aereo)

Carlo Manni 14.03.45 - Gropparello PC

Guido Minozzi 11.03.45 - Gropparello PC

Saverio Mazzoldi

Andrea Monzaschi 29.01.45 - Brescia (mitragliamento aereo)

Motisi 00.00.44 - Varallo Sesia

Giovanbattista Nobili 14.03.45 - Ospedale militare di Piacenza

Alberto Onorati 26.04.45 - Montale di Piacènza

Cesare Pecis 00.12.45 - Ospedale di Taranto al rientro dalla prigionia

Pelagatti 00.00.44 - Varallo Sesia

Sauro Saccomandi 30.01.45 - Torino

Giorgio Scoppino 06.02.45 - Gassino Torinese TO

Natale Spinella 06.02.45 - Gassino Torinese TO

Bruno Taddei 00.05.45 - Torino

Albino Valentino 29.12.44 - Torino

Emiliano Zini - Milano

Ufficiali               n° 12

Sottoufficiali        n° 08

Legionari             n° 32

Totale militari      n° 52

 

 

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La strage di Monte Manfrei (Savona)

In questo luogo isolato dell’Appennino Ligure, fra Genova e Savona, nei giorni tragici di fine aprile, primi maggio 1945, i partigiani trucidarono  i 200 marò del presidio di Sassello della Divisione “San Marco”, quando la guerra si era ormai conclusa. I cadaveri, sepolti sotto poca terra nei dintorni, non sono stati ancora rinvenuti tutti, anche per l’omertà delle popolazioni, minacciate ancora adesso dagli assassini dell’epoca. Una grande croce ricorda ora i caduti e ogni anno, l’8 luglio, numerose persone salgono lassù e li ricordano con una toccante cerimonia.

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La strage di Rovetta (Bergamo)

Il 26 aprile 1945 un plotone della 6^ Compagnia della Legione Tagliamento di presidio al Passo della Presolana, al quale si aggiunsero alcuni militi della 5^, sentite le notizie della disfatta tedesca decise, malgrado la contrarietà di alcuni, di arrendersi, sollecitato in tal senso anche dal Franceschetti, proprietario dell’albergo che ospitava i militi e si diresse verso Clusone. Ma, giunti a Rovetta (BG), trattarono la resa col locale C.L.N. che promise un trattamento conforme alle convenzioni internazionali. Erano 46 militi  comandati dal giovane S.Ten. Panzanelli di 22 anni. Deposte le armi, furono alloggiati nelle locali scuole elementari. Il prete del luogo, Don Giuseppe Bravi, era anche segretario del C.L.N. locale e garantiva il rispetto degli accordi. Ma una masnada di feroci partigiani, giunti da Lovere su due camion, impose la consegna dei prigionieri e il 28 aprile, dopo feroci maltrattamenti, 43 di loro (uno, Fernando Caciolo, della 5^ Cmp, sedicenne di Anagni, riuscì a fuggire e tre giovanissimi, Chiarotti Cesare, 1931, di Milano, Ausili Enzo, 1928, di Roma e Bricco Sergio, 1929, di Como, vennero risparmiati) vennero condotti presso il cimitero di Rovetta e qui fucilati. Ben 28 di loro avevano meno di 20 anni. L’ultimo ad essere ucciso, dopo aver assistito alla morte di tutti i camerati, fu il Vice brigadiere Giuseppe Mancini, figlio di Edvige Mussolini sorella del Duce.

 Dopo la guerra alcuni di quei partigiani ritenuti responsabili della strage furono individuati e processati. Ma la sentenza fu di non luogo a procedere in forza del Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 194 del 12 aprile 1945, firmato da Umberto di Savoia, che in un unico articolo dichiarava non punibili le azioni partigiane di qualsiasi tipo perché da considerarsi “azioni di guerra”. Fu, cioè, dalla viltà dei giudici, considerata azione di guerra legittima anche il massacro di prigionieri inermi compiuta, per giunta, quando la guerra era ormai terminata.

Vedi l’elenco degli uccisi

(Redatto con la collaborazione del ricercatore Giuliano Fiorani)

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:




 

      COMITATO ONORANZE CADUTI DI ROVETTA

 

 

Bergamo 26/05/2008

 

COMUNICATO STAMPA

 

 

Questo notte i “ soliti ignoti” hanno distrutto nel cimitero di Rovetta  le lapidi commemorative dei 43 legionari uccisi e di Padre Antonio il loro Cappellano

 

COMMENTO
Evidentemente gli eredi degli assassini di allora continuano a covare il loro odio insensato e bestiale. Tanto insensato e tanto bestiale da infierire contro delle lapidi che ricordano dei morti. L’estrema inciviltà dell’atto qualifica gli autori come persone profondamente disturbate e incapaci di sentimenti normali. Dio abbia pietà delle loro anime.

 

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La strage di Lovere (Bergamo)

Mercoledì 25 aprile 1945 un piccolo presidio della Legione “Tagliamento”, 26 militi della 4^ Cmp, II Rgt, di stanza nell’edificio delle scuole elementari a Piancamuno in Val Canonica venne sorpreso da un gruppo di partigiani fra i quali erano dei polacchi in divisa tedesca. Malgrado la sorpresa i militi reagiscono, ma le perdite sono gravi : 9 morti fra cui il comandante aiutante maresciallo Ernesto Tartarini e tre feriti. Anche il comandante partigiano, però, tale Luigi Macario, viene ucciso insieme ad altri due, cosicché i partigiani, rimasti senza comandante, cedono al fuoco intenso dei militi superstiti e si ritirano. A questo punto giunge in aiuto una squadra del plotone Guastatori al comando del brigadiere Amerigo De Lupis.

 Egli si rende conto che i tre feriti che giaccioni all’Ospedale di Darfo non hanno una assistenza adeguata. Uno dei tre, infatti, Sandro Fumagalli, muore la mattina del 26. Allora nel pomeriggio il De Lupis, con una piccola scorta, porta i due feriti ancora vivi all’Ospedale di Lovere, sul lago d’Iseo. Ma egli non sa che i partigiani stanno occupando la città. Al mattino, infatti, il locale presidio del 612° Comando Provinciale della G.N.R. comandato dal Ten. Agostino Ginocchio si è arreso a un gruppo di partigiani e altri partigiani stanno affluendo dalle montagne. Così il De Lupis e i suoi uomini vengono sorpresi all’uscita dall’Ospedale e catturati. Condotti presso la casa canonica (Palazzo Bazzini) che veniva utilizzata come prigione, vennero rinchiusi insieme agli uomini del Ten. Ginocchio. Testimoni dell’epoca affermano che ai prigionieri vennero inflitti pesanti maltrattamenti. Il 30 aprile un legionario, Giorgio Femminini di 20 anni, ottenne di potersi sposare con la sorella di un commilitone, Laura Cordasco, così fu condotto in chiesa col De Lupis e il commilitone Vito Giamporcaro come testimoni. Ma poichè la cerimonia si prolungava i partigiani condussero via tutti gli uomini del De Lupis e li portarono dietro il cimitero dove furono massacrati con raffiche di mitra.  Gli uccisi furono sei: Amerigo De Lupis, Aceri Giuseppe, Femminini Giorgio, Mariano Francesco, Giamporcaro Vito, Alletto Antonino. I due legionari: Le Pera Giovanni e De Vecchi Francesco, ricoverati, come si è detto, in ospedale per gravi ferite, furono quasi ogni giorno percossi e maltrattati e, infine, prelevati da partigiani fra il 7 e l’ 8 di Giugno, oltre 40 giorni dopo la fine della guerra, percossi, seviziati e, infine, gettati nel lago e annegati. Vedi la documentazione.

(redatto con la collaborazione preziosa di Giuliano Fiorani e Sergio Geroldi)

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I massacrati di Ponte Crenna (Pavia)

Il 12 agosto 1944 quattro giovani militi venivano catturati dai partigiani e barbaramente assassinati a Ponte Crenna nell’Oltrepo Pavese. Fra essi Walter Nannini, medaglia d’Argento alla memoria.

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La strage di S.Eufemia e Botticino Sera (Brescia)

Fra il 9 e il 13 maggio 1945 furono prelevati 11 fascisti a Lumezzane e altri a Toscolano Maderno. Orribilmente seviziati, 23 vennero uccisi proprio di fronte alla chiesa di S.Eufemia mentre altri 16 vennero uccisi e gettati in una fossa a Botticino, in una località detta Mulì de l’Ora. I civili erano 16 e 23 i militari di cui 9 erano della Divisione San Marco. I cadaveri furono ritrovati in stato di avanzata decomposizione, con tracce di inaudita violenza e le unghie strappate. Autori dell’eccidio furono i partigiani comandati da tale Tito Tobegia.

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L’eccidio dell’Ospedale psichiatrico di Vercelli
  Nei giorni dal 23 al 26 aprile 1945 si erano concentrate a Vercelli tutte le forze della R.S.I. della zona, circa 2000 uomini, che andarono a costituire la Colonna Morsero, dal nome del Capo Provincia di Vercelli Michele Morsero. Tale colonna partì da Vercelli alle ore 15 del 26 aprile, dirigendo verso nord per raggiungere la Valtellina. I reparti che costituivano la colonna erano : Il 604° Comando Provinciale GNR Vercelli Comandato dal Colonnello Giovanni Fracassi, la VII^ B.N. “Punzecchi di Vercelli, parte della XXXVI^ B.N. “Mussolini” di Lucca, CXV° Btg “Montebello”, I° Btg granatieri “Ruggine”, I° Btg d’assalto”Ruggine”, I° Btg rocciatori (poi controcarro) “Ruggine”, III° Btg d’assalto “Pontida”. La colonna raggiunse Castellazzo, a Nord di Novare, la mattina del 27 aprile e, dopo trattative, la sera decise, dopo molte incertezze, di arrendersi ai partigiani di Novara dietro promessa di essere trattati da prigionieri di guerra. Il 28 aprile i prigionieri vengono condotti a Novara e rinchiusi in massima parte nello stadio. Subito cominciarono gli insulti e i maltrattamenti e il 30 cominciarono i prelevamenti di gruppi di fascisti dei quali non si ebbe più notizia. Lo stesso accadde nei giorni successivi insieme a feroci pestaggi. Il 2 maggio Morsero viene portato a Vercelli e fucilato. Intanto sono giunti gli americani che tentano di ristabilire un minimo di legalità. Ma il Corriere di Novara dell’8 maggio parla di molti cadaveri di fascisti ripescati nel canale Quintino Sella. Finché il 12 maggio giungono da Vercelli i partigiani della 182^ Brigata Garibaldi di “Gemisto” cioè Francesco Moranino che prelevano circa 140 fascisti elencati in una loro lista. Questi uomini saranno le vittime della più incredibile ferocia. Portati all’Ospedale Psichiatrico di Vercelli saranno, in buona parte massacrati all’interno di questo. Le pareti dei locali dove avvenne l’eccidio erano lorde di sangue fino ad altezza d’uomo. Altri saranno schiacciati in un cortile da un autocarro, altri fucilati nell’orto accanto alla lavanderia, altri, pare tredici,  fucilati a Larizzate e altri ancora, infine, portati con due autocarri e una corriera (quindi in numero rilevante) al ponte di Greggio sul canale Cavour e qui, a quattro a quattro, uccisi e gettati nel canale. Nei giorni successivi i cadaveri ritrovati nei canali di irrigazione alimentati dal canale Cavour furono più di sessanta.

 Solo il giorno 13 maggio, domenica, gli americani prenderanno il controllo dei prigionieri ed eviteranno altri massacri. Era già pronta la lista dei prigionieri da prelevare quello stesso giorno alle ore 18.

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Il massacro di Schio (Vicenza)
La notte fra il 6 e il 7 luglio 1945 una pattuglia partigiana irruppe nel carcere di Schio dove erano detenute 91 persone, fascisti o presunti tali. (1) Di queste, che erano state radunate in uno o due stanzoni e contro cui furono sparate molte raffiche di mitra, ne furono massacrate ben  54 di cui 19 donne, mentre 14 rimasero ferite (11 in modo grave). Il tribunale militare alleato individuò alcuni degli esecutori materiali del crimine ed emise alcune condanne, però mai eseguite.  Dai dibattimenti emerse che molte di quelle persone non avevano alcuna colpa e nei loro confronti era già pronto l’ordine di scarcerazione. Il governatore militare alleato ebbe ad affermare che i fatti di Schio “ costituiscono una macchia per l’Italia ed hanno avuto una larga pubblicità nei giornali statunitensi, britannici e sudafricani dove vengono considerati senza attenuanti ”.
Note: (1) 5 erano della Brigata Nera, 3 della Polizia Ausiliaria, 3 Ausiliarie, 34 fascisti e gli altri arrestati come tali, su semplice indicazione di un partigiano. C’erano ragazze diciassettenni, donne gravide, vecchi…Fra loro c’erano: Il Primario dell’Ospedale di Schio Dr. Michele Arlotta, il Commissario Prefettizio Dr. Giulio Vescovi, i fascisti RSI Mario Plebani, Tadiello Rino, Domenico e Isidoro Marchioro, il Dr. Diego Capozzo, Vice Comm.Pref., Anna Franco di 16 anni, Calcedonio Pillitteri, reduce dalla Russia, il vecchio Dr. Antonio Sella, che fu Podestà di Valoli del Pasubio, Giuseppe Stefani già Podestà di Valdastico. (da “Nuovo Fronte” n. 247 del Giugno 2005, pag. 10 , articolo firmato U.S.)

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Il massacro di Avigliana (Torino)
Qui furono uccisi, a guerra finita, dopo che si erano arresi ed erano stati disarmati, 33 militari della R.S.I.

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I morti di Agrate Conturbia (NO)

“Caduti per la Patria” sta scritto su una croce che fa la guardia a 33 salme di fascisti

senza nome (fra cui due o tre donne), trucidati nel sottostante bosco detto “la Bindillina”  dai partigiani della zona. Solo nel 1959 fu possibile individuarle in fosse comuni e riesumarle. Ma si presume che gli uccisi il quel bosco siano stati molti di più, forse alcune centinaia. Infatti negli anni novanta, durante la costruzione di un campo da golf, vennero trovate molte ossa umane che, molto disinvoltamente, vennero gettate in una discarica insieme alle sterpaglie. (Nuovo Fronte n. 247 Giugno 2005)

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I feroci massacri del Biellese
A Bocchetta Sessera (Vercelli) una stele ricorda le decine di cadaveri di fascisti, non solo uomini ma anche  donne, stuprate e seviziate prima di essere uccise, che si presume ancora si trovino nel bosco sottostante. Fu questa, una delle zone dove la ferocia partigiana toccò livelli inimmaginabili. Qui operava Francesco Moranino detto Gemisto che, ricordiamolo, nel 1955 fu condannato all’ergastolo dalla Corte d’Appello di Firenze per strage di partigiani non comunisti e che fuggì a Praga, da dove rientrò in Italia dopo che il P.C.I. lo ebbe fatto eleggere Senatore

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Gli N.P. trucidati a Valdobbiadene (Treviso)

Qui, dopo che il 9 marzo 1945 il grosso del Btg N.P. della X^ fu trasferito sul fronte del Senio, rimasero a presidio soltanto 45 marò. Essi, che avevano sempre vissuto in buona armonia con la popolazione e, quindi, pensavano di non avere nulla da temere, dopo il 25 aprile, a guerra finita, si consegnarono ai partigiani della Brigata “Mazzini” (Comandante Mostacetti). Ma nella notte fra il 4 e il 5 maggio essi furono divisi in tre gruppi per essere, si disse loro, trasferiti altrove. Il primo gruppo fu condotto in località Saccol di Valdobbiadene, spinto in una galleria e, qui, trucidato a colpi di mitra e di bombe a mano. La galleria, poi, fu fatta saltare per occultare il crimine. Il secondo gruppo fu condotto in località Medean di Comboi. Qui ai marò vennero legate le mani dietro la schiena con filo di ferro, indi, dopo essere stati depredati, vennero uccisi e bruciati. Stessa sorte ebbe il terzo gruppo, condotto in località Bosco di Segusino.

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L’eccidio del 2° R.A.U.

Gli uomini del 2° R.A.U. ( Reparti Arditi Ufficiali) appartenente al R.A.P (Raggruppamento Anti Partigiano), che operava in Piemonte, si arresero ai partigiani il 27 aprile a Cigliano, a nord di Torino, essendo stato promesso il trattamento dovuto ai prigionieri di guerra e l’onore delle armi. Ma il 29 vengono divisi in due gruppi: nel primo vengono inclusi quasi tutti gli ufficiali, le ausiliarie e due signore mogli di ufficiali, nel secondo gli altri. Il primo gruppo viene condotto a Graglia fra inauditi maltrattamenti, senza cibo ne acqua per tre giorni. Fu negata l’acqua anche alla signora Della Nave, incinta. Il 2 di Maggio 1945 furono divisi in tre gruppi: il primo fu condotto al ruscello che divide il comune di Graglia da quello di Netro, il secondo in località Paiette e il terzo alla Cascina Quara presso il Santuario. E furono tutti trucidati. Oggi tutte le salme riposano in una tomba-ossario nel cimitero di Graglia dove una lapide bronzea recante il gladio della R.S.I. che ne ricorda il sacrificio.

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L’eccidio dei fratelli Govoni

Alle ore 23 dell’11 Maggio 1945, venerdì, ad Argelato (Bologna), frazione Casadio, podere Grazia, assieme al altri dieci fascisti prelevati a San Giorgio in Piano, partigiani emiliani trucidavano, dopo averli condotti, legati a 3 a 3, presso una fossa anticarro, i sette fratelli Govoni che erano stati prelevati a Pieve di Cento la mattina alle 6,30 : Dino, 40 anni, falegname, Marino, 34 anni, contadino, Emo, 31 anni, falegname, Giuseppe, 29 anni, contadino,  Augusto, 27 anni, contadino, Primo, 22 anni, contadino e Ida, di appena venti anni, sposata ad Argelato e madre di un bambino. Prima della morte tutti furono picchiati a sangue e seviziati in vario modo. Solo Dino e Marino avevano militato nella R.S.I., Marino come brigadiere della G.N.R. e Dino come semplice milite. Nel 1951, quando fu scoperta la fossa dove giacevano i corpi dei 7 fratelli insieme a quelli degli altri dieci fascisti, si scoprì lì vicino un’altra fossa con i resti di 25 cadaveri.

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Gli uccisi del XIV Btg Costiero da Fortezza

 Il 5 Maggio 1945, a guerra ormai conclusa, 20 militi del battaglione, che aveva valorosamente combattuto a difesa dei confini orientali, si consegnarono ai partigiani, fidando nelle leggi internazionali che tutelano i prigionieri di guerra. Ma i partigiani, totalmente irrispettosi di ogni legge, li condussero, dopo molte marce, a Sella Doll di Montesanto e qui, fattili inginocchiare sul bordo di una trincea della prima guerra mondiale, barbaramente li uccisero con un colpo alla nuca.

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La strage di Codevigo (Padova)

 Qui nei primi giorni del Maggio 1945 (fra il 3 e il 13) furono seviziate e uccise oltre 365 persone fra cui 17 fascisti (uomini e donne) dello stesso Codevigo (12 maggio). I militari, appartenenti a formazioni R.S.I. della provincia di Ravenna, erano stati catturati negli ultimi giorni di aprile e chiusi in carcere. Ma i partigiani romagnoli di Arrigo Boldrini li prelevarono dicendo che li avrebbero condotti a Ravenna. Li condussero, invece, a Codevigo e qui, dopo averli seviziati, li condussero al ponte sul fiume Brenta e  li uccisero a due a due,  gettandoli poi nel fiume. Molte salme furono trascinate via dalla corrente. Altre, gettate nei cimiteri dei dintorni, furono recuperate per l’opera instancabile di Rosa Melai che, il 27 maggio 1962 riuscì a inaugurare l’Ossario dove potè radunare le salme ritrovate. Oggi sono 114 i caduti che qui hanno trovato riposo e rispetto.

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I trucidati a Ponte di Greggio (VC)

 I fatti avvennero nei primi giorni del Maggio 1945. Un numero imprecisato di fascisti della Repubblica Sociale Italiana vennero trucidati e i loro corpi gettati dal ponte nelle acque del canale Cavour. (Vedi la voce “Ospedale psichiatrico di Vercelli”)

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I massacri dei bersaglieri del “Mussolini”

Come è noto il Btg di bersaglieri volontari “Mussolini” fronteggiò gli slavi del X° Corpus sul fronte orientale fin dal 10/12 ottobre 1943. Il 30 Aprile 1945, dopo la morte di Mussolini e la resa delle truppe italo-tedesche, anche gli uomini del “Mussolini” decisero di arrendersi ai partigiani di Tito, alle condizioni stabilite che prevedevano l’immediato rilascio dei soldati e la trattenuta dei soli ufficiali per accertare eventuali responsabilità. Ma i “titini” si guardarono bene dal rispettare le condizioni concordate e, invece di lasciare liberi i soldati, condussero tutti a Tolmino e li rinchiusero in una caserma. Da qui qualcuno fortunatamente riuscì a fuggire, ma, dopo alcuni giorni, 12 ufficiali e novanta volontari furono prelevati, condotti sul greto dell’Isonzo e, qui, trucidati. Dopo altri giorni altri dodici furono prelevati, condotti a Fiume e uccisi. E ancora il 18 maggio dall’Ospedale Militare di Gorizia furono prelevati 50 degenti e uccisi. Dieci erano bersaglieri. Intanto i sopravvissuti avevano iniziato una marcia allucinante, senza cibo né acqua, picchiati e seviziati, e altri furono uccisi durante la marcia. Finalmente giunsero al tristemente famoso campo di prigionia di Borovnica ove fame, epidemie, sevizie e torture inumane seminano morte fra gli odiatissimi bersaglieri. Alla chiusura di quel campo, nel 1946, i sopravvissuti furono internati in altri campi ove le condizioni non migliorarono assolutamente. Alla fine, il 26 giugno 1947, soltanto 150 bersaglieri, ridotti in condizioni inumane, poterono tornare in Italia. Dei quasi quattrocento caduti del battaglione, ben 220 furono quelli uccisi dopo il 30 aprile 1945.

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La strage delle ausiliarie

Negli ultimi giorni dell’ Aprile e nei primi di Maggio 1945 l’odio bestiale dei partigiani si scatenò con particolare accanimento contro le donne che avevano prestato servizio in qualità di ausiliarie nell’esercito della R.S.I. Esse subirono torture, pestaggi, sovente stupri ripetuti, e si tentò di umiliarle in ogni modo, spesso denudandole ed esponendole così al ludibrio di folle imbestialite.

 Giorgio Pisanò, nella sua “Storia delle Forze Armate della R.S.I.” (cui si rinvia per approfondimenti) ricorda diecine di casi di ausiliarie, spesso giovanissime, catturate da sole o in piccoli gruppi e, poi, martirizzate e trucidate. L’elenco delle ausiliarie cadute che compare in detta opera è di 200 nominativi, ma si avverte che tale elenco non è completo proprio perché non è mai stato possibile fare luce completa sulla quantità di crimini commessi dai partigiani in quella primavera di sangue a danno di queste giovani donne coraggiose e fedeli fino alla fine. Nella sola Torino ne furono massacrate 18.

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L’olocausto della “Monterosa”

Tra il 24 e il 25 Aprile tutte le truppe schierate sul fronte alpino occidentale ricevettero l’ordine di ripiegare sul fondovalle. Così anche gli uomini della Divisione Alpina “Monterosa” iniziarono il ripiegamento. E, a cominciare dal 26 aprile, molti reparti, ad evitare spargimenti di sangue ormai inutili, si arresero al C.L.N. della zona avendo formali promesse di trattamento conforme alle leggi internazionali. Purtroppo tali leggi non furono rispettate e anche qui, come altrove, decine e decine di uomini ormai disarmati, furono trucidati con bestiale ferocia. Non è possibile ricostruire tutti i fatti, molti dei quali, probabilmente, non sono mai stati resi noti. E’ molto noto, invece, il caso degli uomini del Btg “Bassano” che si erano arresi il 26 aprile al C.L.N. di Saluzzo. Come al solito essi avevano avuto ampie garanzie di salvaguardia della loro incolumità. Ma, ancora come il solito, tali promesse non erano state rispettate. E l’Avv. Andrea Mitolo di Bolzano, già ufficiale del “Bassano”, con una circostanziata denuncia alla Procura della Repubblica di Saluzzo, descrive la fine di ventidue uomini, ufficiali e soldati, trucidati dai partigiani di “Gianaldo” (Italo Berardengo) dopo che si erano arresi ed erano stati disarmati.

 Né, parlando della Monterosa, possiamo non ricordare l’infame attentato alla tradotta che trasportava sul fronte occidentale gli uomini della “Monterosa” che erano stati ritirati dal fronte della Garfagnana. Tra Villafranca e Villanova d’Asti fu minata la linea ferroviaria e l’esplosione, provocata al passaggio della tradotta, travolse due vagoni e uccise 27 alpini ferendone altri 21 anche in modo molto grave. Malgrado l’odiosità del vile attentato non fu attuata alcuna rappresaglia.

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I trucidati della Divisione “Littorio”

Negli ultimi giorni di Aprile anche i reparti della “Littorio” che, come è noto, difendevano i confini occidentali, iniziarono il ripiegamento verso il fondo valle. Anche qui, come altrove, i reparti che rimasero in armi fino all’arrivo degli anglo-americani, si consegnarono a questi e furono avviati ai campi di concentramento.

 Quelli, invece, come il III Btg del 3° Rgt granatieri, si consegnarono ai partigiani, ebbero sorte diversa. Era stato raggiunto un accordo coi partigiani del capitano Aldo Quaranta per un indisturbato deflusso di tuti i reparti e il III Btg, giunto il 27 aprile a Borgo San Dalmazzo, si arrese al capo del CLN del luogo, tale Oratino. L’accordo era che i militari sarebbero stati messi gradualmente in libertà forniti di lasciapassare. Fra gli uomini del Btg e i partigiani non c’erano mai stati scontri o altri incidenti, per cui il patto fu accettato dagli uomini della “Littorio” fidando nella parola dell’Oratino. Ma anche questa volta gli uomini del CLN e i partigiani non tennero fede alla parola data e il Maggiore Grisi, comandante del III Btg, il maggiore Montecchi, il Ten. Buccianti, il Cap. Calabrò, i Marescialli Sanvitale e Magni, il Caporal Maggiore Sciaratta ed altri furono uccisi alcuni dopo un processo sommario, altri senza processo e, soprattutto, senza che fossero loro contestate reali colpe.

 

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I morti della Divisione “San Marco”

Negli ultimi giorni di Aprile, a guerra conclusa, molti uomini della Divisione “San Marco” furono uccisi dai partigiani. Giorgio Pisanò, nella sua “Storia delle Forze Armate della R.S.I.” ne elenca alcune centinaia fra cui circa 300 ignoti ancora in divisa ma privi di ogni segno di riconoscimento, trucidati a Colle di Cadibona, Monte Manfrei (vedi), Passo del Cavallo, Santa Eufemia e in altri luoghi.

 Il Deposito Divisionale, ritiratosi a Lumezzane V.T., qui il 27 aprile accettò la resa con l’onore delle armi e un promesso salvacondotto per tutti. Ma una volta deposte le armi i partigiani, fedifraghi come sempre, condussero gli ufficiali a Gardone e, dopo due giorni, li trucidarono a S.Eufemia della Fonte (BS). Fra di essi il Comandante del Deposito Ten. Col. Zingarelli, la cui salma, ritrovata con le altre orrendamente mutilate, potè essere identificata in virtù di un maglione blu che era solito indossare.

 

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I trucidati della 29° Divisione SS italiane

I reparti più atti al combattimento di questa divisione ( Btg “Debica” e Gruppo di combattimento “Binz”) si arresero agli americani nei giorni 29 e 30 aprile. Il resto della divisione, invece, ( Btg Pionieri e Btg dislocati a Mariano Comense e a Cantù) dopo una strenua resistenza condotta fino all’esaurimento delle munizioni, fu catturato dai partigiani. Gli ufficiali furono tutti trucidati. Il Ten. Luigi Ippoliti, ferito, fu prelevato in ospedale il 5 maggio 1945, condotto presso il cimitero di Meda e qui massacrato legato alla barella.

 

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I caduti del 3° Rgt Bersaglieri volontari

 Il I Btg era schierato a Genova e a levante di Genova. I reparti che erano a levante di Genova si sacrificarono quasi interamente per contrastare l’avanzata del negri della 92^ Div. “Buffalo”. I reparti che si trovavano in città furono attaccati dai partigiani e si difesero fino all’ultima cartuccia. Essendo ormai disarmati, furono catturati e, immediatamente, quasi tutti uccisi. Il II Btg si trovava, invece, in Liguria in difesa del confine occidentale. Quando giunse l’ordine di ripiegamento, risalì insieme alla 34^ Div. Tedesca fino a Quagliuzzo in Piemonte e qui, il 3 maggio, si arrese al CNL locale previo rilascio di un lasciapassare per tutti gli uomini. Malgrado il lasciapassare, però, il Cap. Francoletti e il Ten. Casolini furono condotti sul greto della Dora e qui massacrati. I corpi non furono mai ritrovati. Questo Btg ebbe anche due giovani mascotte, di quattordici e 12 anni, assassinate dai partigiani.

 

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I caduti dei Guastatori del Genio II Btg

Anche questo reparto (che aveva poi assunto il nome di II Btg Pionieri “Nettuno”) ebbe i suoi caduti dopo la cessazione delle ostilità. Nei giorni successivi al 25 aprile 1945 il Btg fu sciolto a Somma Lombardo (Varese). La popolazione del luogo si adoperò in ogni modo per salvare gli uomini del Btg, favorendo il rientro nelle loro famiglie. Malgrado il generoso intervento, i partigiani catturarono il Capitano Dino Borsani e, dopo due settimane di torture, lo trucidarono insieme a tre militari sulle rive del Ticino. Era il 10 maggio 1945.

 

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Gli uccisi del Btg Volontari Mutilati “Onore e Sacrificio”

Anche questo Battaglione che la Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra aveva voluto costituire (come già accadde durante la campagna etiopica del 1936) ebbe trucidati molti dei suoi appartenenti. Il Btg era stato costituito a Milano e qui era sempre rimasto, a svolgere compiti territoriali. Dopo la resa anche su questi mutilati infierì la ferocia partigiana e, allorché ebbero deposto le armi, molti furono gli assassinati

 

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L’eccidio di Ozegna

Pur non essendo accaduto dopo il termine della guerra, si ritiene opportuno narrare qui anche questo fatto, per la vigliaccheria con cui venne consumato l’agguato. L’8 di luglio del 1944 un reparto motorizzato del Btg “Barbarigo” della X^ MAS, che dalla metà di giugno si trovava in Piemonte, al ritorno da una missione fece sosta nella piazza di Ozegna. Lo comandava il Capitano di Corvetta Umberto Bardelli, comandante del Battaglione. Sulla stessa piazza si trovavano alcuni partigiani coi quali Bardelli avviò una pacata discussione invitandoli a non combattere contro altri italiani per conto dello straniero invasore. La conversazione fu pacata e i partigiani ammisero che occorreva fare fronte comune contro gli stranieri. Ma l’atteggiamento remissivo e non ostile nascondeva l’agguato. Infatti, mentre essi parlavano in quel modo con Bardelli, un centinaio di partigiani si ammassarono nelle vie che sboccavano nella piazza e, non appena i parlamentari partigiani si allontanarono, un inferno di fuoco si scatenò sugli uomini del “Barbarigo”. Bardelli tentò di organizzare la resistenza, gridando: - Barbarigo non si arrende - , ma cadde quasi subito sotto il fuoco delle armi partigiane della banda di Piero Urati (detto Piero Pieri) insieme a dodici marò. I sopravvissuti, molti dei quali erano feriti, dovettero arrendersi.

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Il massacro del Distaccamento “Torino” della X^

Il 26 aprile 1945 le forze del Presidio militare di Torino lasciarono la città agli ordini del comandante regionale militare Gen. Adami-Rossi. Ma il distaccamento “Torino” della Decima Flottiglia MAS non le seguì e si chiuse nella caserma Montegrappa preparandosi ad una resistenza ad oltranza. Disponeva anche di qualche carro armato. La resistenza durò tre giorni ma alla fine, esaurito il carburante per i carri e scarseggiando le munizioni, il 30 aprile cessò. Qualcuno riuscì a mettersi in salvo attraverso certi cunicoli sotterranei, ma sui rimasti si abbattè la ferocia partigiana. Circa 70 uomini furono fucilati nel cortile della caserma, altri furono massacrati dalle varie formazioni partigiane che avevano partecipato all’assalto e alla cattura di prigionieri. Alla fine, dopo che avevano dovuto assistere al martirio dei camerati, vennero fucilate anche tutte le ausiliarie del reparto.

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Il sacrificio della Compagnia “Adriatica” della X^ MAS

All’atto dell’abbandono di Ravenna il Ten. Di Vasc. Giannelli costituì, coi marinai presenti, una compagnia di fucilieri. Era il 1° dicembre 1944. Spostatasi a Chioggia,  la compagnia si aggregò alla X^ e, nel gennaio 1945, partì per Fiume e, da qui, si portò sull’isola di Cherso. Qui, nel maggio 1945, la compagnia si sacrificò pressoché per intero per la difesa dell’isola.

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Il sacrificio della Compagnia “D’Annunzio” della X^ MAS

Costituitasi a Fiume nel maggio 1944, fu l’estremo avamposto della Decima sui confini orientali. Posta alla difesa di Fiume, costituì anche tre distaccamenti: Laurana, Lussimpiccolo e Lussingrande. Il 25 aprile 1945  Laurana venne attaccata dai “titini” e i 130 marinai si difesero strenuamente fino all’arrivo dei soccorsi. Ma ben 90 caddero nello scontro. Gli altri due distaccamenti si difesero eroicamente fino alla totale distruzione. Fiume si difese con uguale valore fino al 1° maggio, nella vana attesa di uno sbarco anglo-americano. E il 2 maggio i superstiti furono catturati dagli iugoslavi. Ben pochi rientrarono dalla prigionia nel 1947.

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Il sacrificio della Compagnia “Sauro” della X^ MAS

Costituita a Pola nel settembre 1943 con gli uomini del deposito del Reggimento San Marco rimasti, dopo la visita di Borghese passò alle dipendenze della X^. A fine aprile e fino al 3 maggio combattè strenuamente fino all’ultimo per la difesa della città. Pochi sopravvissero e furono catturati dagli slavi.

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I trucidati della base operativa “Est” della X^

La Base “Est” aveva sede a Brioni Maggiore ma, a fine aprile, col precipitare degli eventi, si concentrò presso il Comando di Marina-Pola. Dopo aver partecipato alla difesa della città, quando essa cadde il personale fu catturato dagli slavi. Solo quattro marinai furono risparmiati. Ufficiali, sottufficiali e 50 fra gradutai e marinai furono trucidati a Portorose, a Brioni e a Pola.

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Il sacrificio della Scuola Sommozzatori della X^

Questa scuola, costituita a Portofino nel gennaio 1944, nell’estate fu trasferita in Istria, sul confine orientale, a Portorose. Una parte del personale, catturata negli ultimi giorni di aprile, fu subito passata per le armi. Altri, caduti prigionieri a Pola ove si erano concentrati, finirono nei terribili campi di concentramento iugoslavi. Pochi i sopravvissuti.

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I morti del Btg. “Sagittario” della X^

Il 30 aprile 1945 il Btg., insieme ad altri reparti del II° Gruppo di Combattimento, raggiunse Marostica e qui, secondo gli ordini, si dette in prigionia agli americani. Ma, dopo la resa, il Comandante Ten.Vasc.F.M. Ugo Franchi e numerosi marinai, furono prelevati e assassinati dai partigiani.

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L’assassinio del Maggiore Adriano Visconti

Il 29 aprile 1945 a Gallarate il Primo Gruppo Caccia dell’Aeronautica Repubblicana si arrendeva al CLN del luogo previo accordo che garantiva a tutti l’incolumità. Gli ufficiali vennero condotti a Milano nella Caserma del “Savoia Cavalleria” in Via Vincenzo Monti. Qui, contrariamente agli accordi, gli ufficiali, cui era stato concesso di tenere le proprie armi, vennero disarmati. E mentre attraversavano il cortile della caserma, il Maggiore Adriano Visconti, comandante del Gruppo e il S.Ten. Valerio Stefanini, Aiutante Maggiore, vennero vilmente  assassinati con raffiche di mitragliatore sparati alle spalle. Furono sepolti nel cortile stesso della caserma.

 

I massacrati del Btg. “Folgore”

Il 29 aprile 1945 il Btg. “Folgore” del Rgt “Folgore” si stava dirigendo verso Venaria Reale. Contemporaneamente una pattuglia su un autocarro si diresse a Torino per ritirare alcuni autocarri presso il deposito reggimentale e per recuperare i feriti del Btg presso l’O.M. Ma a Porta Susa un blocco partigiano impedì la realizzazione del progetto. Allora il sottufficiale capo-pattuglia parlamentò coi partigiani ed ebbe l’assicurazione che i feriti sarebbero stati rispettati. Purtroppo, invece, tutti i feriti furono massacrati. Il 1° maggio il Btg., giunto a Strambino il giorno prima, si sciolse, e il Capitano Fredda sciolse gli uomini da ogni obbligo. Ma quasi nessuno abbandonò il reparto che il 5 maggio, ad Ivrea, si consegnò in prigionia di guerra agli americani ricevendo l’onore delle armi. L’ausiliaria Portesan e il sergente maggiore Ciardella furono i soli a lasciare il Btg il 2 maggio, ma, appena fuori dalla zona presidiata, furono trucidati dai partigiani.

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Le stragi di Genova

 Fra il 26 e il 27 aprile 1945 cessava la resistenza dei presidi della GNR rimasti in città. Con l’assunzione del potere da parte del CLN iniziarono i massacri che coinvolsero anche gran parte dei familiari dei militi. Massacri che continuarono anche dopo l’arrivo a Genova della 92^ Div. “Buffalo” americana.

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Le stragi di Imperia

I partigiani entrarono in Imperia il 25 aprile 1945. Fu subito costituita una “commissione di giustizia” che arrestò 500 fascisti o presunti tali. Si disse che era per  salvaguardarne la vita. Ma il 4 maggio una quarantina di loro fu seviziata e uccisa. E anche nella provincia avvennero massacri spaventosi.

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Le stragi di Milano
Il 608° Comando Provinciale GNR, fedele alle consegne, non si sbandò il 25 aprile 1945 e, chiusisi i vari distaccamenti nelle caserme, resistè fino all’ultima cartuccia. Dopo di che, malgrado le promesse di rispetto della vita, ci furono i massacri, compiuti prevalentemente dai partigiani dell’Oltrepo pavese. Interi plotoni vennero passati per le armi. E le uccisioni continuarono anche quando i pochi superstiti ritornarono alle loro case dai campi di concentramento.

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Le stragi di Varese

Anche qui le forze del 609° Com. Prov. GNR rimaste sul posto, dopo essere state sopraffatte il 26 aprile 1945, subirono le atroci vendette dei partigiani che, dopo aver subito fucilato il Cap. Osvaldo Pieroni con alcuni altri, continuarono fino a tutto maggio le esecuzioni sommarie, abbandonando insepolti i cadaveri, spesso rimasti senza nome.

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Le stragi di Como

Nella notte del 27 aprile 1945 il Colonnello Vanini aveva ordinato la resa e lo scioglimento del 610° Com. Prov. GNR. Ciò fu fatto, come dagli altri reparti della R.S.I., per evitare il bombardamento della città che sarebbe stato richiesto dai partigiani. Subito dopo cominciarono, anche qui, le sevizie e le uccisioni di numerosissimi militari, che continuarono per quasi tutto maggio.

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Le stragi di Sondrio

Il 25 aprile 1945 a Sondrio comandava i circa 3000 uomini della R.S.I. il generale Onorio Onori che avrebbe dovuto organizzare il famoso ridotto della Valtellina. Altri 1000 uomini al comando del Maggiore Renato Vanna sono a Tirano e cercano di raggiungere Sondrio. Il Maggiore Vanna, con 300 uomini, tenta di forzare gli sbarramenti opposti dai partigiani, ma ecco che il generale Onori e Rodolfo Parmeggiani, federale di Sondrio, gli vanno incontro a Ponte in Valtellina, a 9 Km da Sondrio, gli comunicano di essersi arresi il giorno prima e lo invitano a fare altrettanto. E’ il 29 aprile. Tutti i prigionieri vengono chiusi nel carcere di via Caimi o nell’ex casa del Fascio. E qui, malgrado le solite  promesse di trattamento civile e conforme alle convenzioni internazionali, ai primi di maggio ebbero inizio le uccisioni di massa. Il 4 maggio furono prelevati 8 uomini, condotti ad Ardenno, obbligati a scavarsi la fossa e uccisi. Il 6 maggio ne furono prelevati 13, condotti a Buglio in Monte e uccisi. Il 7 maggio fu la volta di altri 15. Condotti vicino a Bagni del Masino, furono mitragliati alle gambe e, poi, bruciati vivi. Si calcola che, in totale, gli uccisi siano stati oltre 200. Secondo alcuni addirittura 500. Fra gli uccisi anche l’ausiliaria Angela Maria Tam, il maggiore Vanna e due Capitani medici. Il S.Ten. Paganella fu gettato da un campanile. Molti uccisi ebbe anche il I Btg Milizia Francese, dipendente dallo stesso Comando.

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Le stragi di Brescia

Gli uomini del 613° Com. Prov. GNR si arresero fra il 28 e il 30 aprile 1945. Subito ci furono sevizie e uccisioni compiute dai partigiani. Il maggiore Spadini subì un vergognoso processo e fu condannato a morte e fucilato il 13.2.1946. Il 23.4.1960 la vedova ricevette una telefonata del Ministro di Grazia e Giustizia On. Guido Gonella che gli annunciava l’annullamento della sentenza della Corte d’Assise Straordinaria di Brescia e la riabilitazione del marito.

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Le stragi di Pavia

Le for
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

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Conosci per caso i miei nonni ? Come fai ad esprimere un giudizio su di loro se non lo conosci...?

1)Il nonno materno è stato un bersagliere in servizio a Gorizia , in Jugoslavia , in Istra ed in Dalmazia ed è stato ferito ad un piede da una scheggia nel corso di un combattimento contro i partigiani .
Ha vissuto in tutto e per tutto , sulla propria pelle , chi sono i partigiani , ed in quelle zone i partigiani titini in collaborazione con i partigiani comunisti italiani hanno fatto fuori nelle foibe migliaia di famiglie italiane in una pulizia etnica feroce e spietata , ammazzati in quanto colpevoli solo di essere italiani .
Non era fascista era della DC , ma ogni volta che si parlava di resistenza e di partigiani gli veniva il sangue alla testa .
Mia madre mi dice sempre che il nonno era solito dirle : "I fascisti...? Devi vedere quello che hanno combinato i partigiani...!"

2)Il nonno paterno partì volontario e si fece prima la campagna greco-albanese e poi venne spedito in Tunisia .
Ti racconterò un episodio che mi ha raccontato la sorella di mio nonno...
In Tunisia era a bordo di un unità corazzata quando la sua unità subì un violentissimo bombardamento da parte di numerosi aerei alleati , egli era molto devoto di un Santo ed durante questi momenti terribili , prese l'immaginetta del Santo e lo pregò di salvargli la vita . Quando finì il bombardamento uscì fuori dalla torretta del carro e constatò che era rimasto l'unico sopravvissuto di tutta la sua unità corazzata .
Sono sicurissimo che mia madre di questo fatto non ne era assolutamente a conoscenza , ma il Signore volle che io nascessi lo stesso giorno in cui viene venerato quel Santo , esattemente nell'ora in cui uscì la processione religiosa di quel Santo ed io ho avuto l'onore di  portarne il nome .   

1) La DC non esisteva ancorra...

2) pensa come gli girano i coglioni a sto povero santo. Non c'è nulla di più anticristiano del fascismo (e comunismo).
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1)Alcuni crimini compiuti da REPARTI PARTIGIANI COMUNISTI DURANTE LA GUERRA :



Storchi Massimo - Il sangue dei vincitori. Saggio sui crimini fascisti e i processi...

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