Fonte :
http://www.lastampa.it/2013/02/19/cultura/cara-mamma-il-femminismo-non-e-quello-che-tu-speravi-XTiJ1HOBwCsl2tUrQqxPGM/pagina.htmlCultura
19/02/2013
Cara mamma, il femminismo
non è quello che tu speravi
Manifestazione a Milano in difesa della legge 194
Il dialogo tra Mariella Gramaglia
e la figlia Maddalena Vianello
ripercorre quarant’anni di storia
e difficoltà del movimento
tonia mastrobuoni
È sufficiente accendere la televisione per rendersi conto che le donne italiane continuano ad essere plasmate da un immaginario deprimente e caricaturale, che sembra volerle arruolare solo come seduttrici, per usare un eufemismo.
Una tendenza aggravata dall’esperienza del berlusconismo che con il suo corollario di olgettine, ammiccamenti e Rubygate ha finito per schiacciare le donne in un inferno non solo sociologico, ma anche estetico, che le costringe a rimandare disperatamente l’arrivo della vecchiaia. Come è possibile questa deriva, dopo 40 anni di femminismo?
Il dialogo epistolare tra una femminista storica, Mariella Gramaglia e sua figlia, Maddalena Vianello (Fra me e te, Et Al edizioni), non poteva che partire da qui, da quella che potrebbe sembrare la metonimia di un fallimento. Ma è chiaro che la deriva in atto nulla toglie alle conquiste di Gramaglia, cresciuta in un paese in cui alle donne non era neanche consentito fare le magistrate, figuriamoci le ministre della Giustizia. Gramaglia appartiene a una generazione che su tutto, il corpo, il sesso, il ruolo in famiglia o al lavoro, la funzione nella vita pubblica, persino i centimetri di tacco, ha intrapreso battaglie per liberare le donne, e spesso le ha vinte.
Tuttavia il problema, le scrive la figlia Maddalena, è che «le donne della tua generazione sono partite con il machete per affrontate la giungla». Se il sentiero che hanno aperto non viene battuto di continuo, se la guardia non resta alta, chiosa Maddalena, «la natura si riprende quello che le è stato sottratto. L’erba cresce, i rovi si chiudono...e un bel giorno il sentiero non c’è più». E oggi, conclude con grande lucidità, è difficile non riconquistare quel sentiero senza strappi con gli uomini.
Tuttavia, se il sentiero tracciato dal femminismo degli Anni 70 si è riempito di rovi, non è solo perché alle generazioni successive sia mancata la continuità, la costanza o la coerenza. C’è stato un riflusso, indubbiamente, a partire dagli Anni 80. Tuttavia il problema della regressione è anche economico e sociale, ed è su questo che si concentra molta della dialettica tra Gramaglia e la figlia. Con alcune divergenze che diventano spunti di riflessione molto interessanti.
La generazione che si è affacciata al mondo del lavoro dalla fine degli Anni 90, il decennio che ha avviato la precarizzazione del lavoro senza fornire strumenti di tutela adeguati, ha avuto dinanzi nuove sfide. La generazione di Maddalena, che ha superato i trenta, tende a vivere la maternità come un traguardo difficile, perché combatte quotidianamente con la cosiddetta flessibilità che, cronicizzata, si traduce in una totale mancanza di orizzonti.
Difficile non riflettere, dunque, sull’attuale, disgraziata polarizzazione del ruolo delle donne, costrette spesso a scegliere tra lavoro e maternità e quindi spesso prive, anzi, private dei figli. Le donne italiane sotto i 40 sono costrette insomma non solo a riconquistare pezzi di emancipazione - liberazione, si diceva una volta -, ma devono anche partecipare ad una lotta generazionale nuova, quella per il diritto ad avere un futuro e, perché no, una famiglia.
Alcune delle pagine più interessanti dello scambio epistolare sono quelle in cui Maddalena affronta la madre su quella polarizzazione donna-madre che forse preesisteva al precariato, che forse è anche culturale. «Essere una donna emancipata e impegnata implica rinunciare a vivere la maternità e concepire la vita familiare come fosse una condanna?» chiede. E non è solo un interrogativo biografico, è un grido generazionale, lo stesso di quando Maddalena accompagna la madre alle manifestazioni di «Se non ora quando» e qualcuno si avvicina timido alla madre, qualche ragazza più giovane che non ne conosce la straordinaria biografia. Maddalena ha un impulso, «ha fatto me!».
Il rimbrotto arriva immediato, da una compagna più anziana, «tua madre ha fatto ben altro». Quello che va forse ricordato è che nel 1971 le donne ottennero una legge straordinaria, un vero e proprio piano quinquennale per gli asili nido che avrebbe fatto fare un enorme salto in avanti alle politiche di conciliazione italiane, tuttora tra le più arretrate d’Europa. Quel piano è rimasto più o meno sulla carta. C’era ben altro a cui pensare, purtroppo.