http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/femminicidio_decreto_norma_inquisitoria/notizie/313892.shtmldi Paolo Graldi
La nuova stretta Femminicidio tutti i rischi di una norma inquisitoria Certo, il tema è rovente, suscita inquietudine e certi fatti di cronaca nera perfino raccapriccio. La dimensione del fenomeno allarma, anche per effetto del moltiplicarsi dei casi portati alla ribalta. Violenza contro le donne: fidanzate, mogli, amanti. Uomini che picchiano, malmenano, seviziano, uccidono.
Lo chiamano, tutto questo, “femminicidio”, un neologismo che da solo sembra un corpo di reato, che è volgare nella sua formulazione tranciante e che, va detto, diviene una deformante fattispecie di tante, diverse, complesse e tormentate vicende di amore e odio. Con una standing ovation orizzontale, applausi da destra e da sinistra, il governo Letta-Alfano (ma che c’entra il Viminale? Ah sì, c’entra, come vedremo) ha racchiuso in un decreto legge, quindi applicabile da subito, un pacchetto di dodici norme che si riassumono in un secco giro di vite esteso a tutta la materia.
Un ventaglio di provvedimenti che si possono raffigurare come un moto di accelerazione giudiziaria di tutti i casi di violenza e di stalking. Non che la legge mancasse. Era del 2009, poi seguita dalla firma del trattato di Istanbul e dunque, pur in mancanza di aggiornamenti e limature forniti della esperienza sul campo, l’Italia era al passo con gli altri Paesi occidentali. Ora si è voluto andare oltre, con qualche spettacolarizzazione di troppo, come se su un tappeto di dolore e anche di sangue diventasse fin troppo facile raccogliere applausi. Ci sono, al di là di un giudizio nel segno del “fare bene” complessivamente meritato, aspetti che davvero lasciano perplessi e aprono questioni di legittimità profonde e per certi versi inquietanti. Chiunque, per esempio, può chiamare la polizia e, sicuro che verrà protetto il suo anonimato, sparare una denuncia contro un marito, magari dell’appartamento accanto, che sta litigando con la moglie. Un diverbio dove volano i piatti insieme con le parole grosse.
Si prende il telefono, si chiama il commissariato ed ecco arrivare la Volante con il potere di far sloggiare immantinente l’uomo giudicato pericoloso: fuori di casa per quanto tempo la legge non lo stabilisce, la legge dice solo che la polizia avverte il pubblico ministero il quale avverte il giudice per le indagini preliminari. Quel disgraziato, nel senso letterale del termine, non saprà mai chi lo ha denunciato, in sede dibattimentale pesterà l’acqua nel mortaio delle prove e dei sospetti ma senza un confronto diretto, accusa e difesa sullo stesso piano. E qui, senza esagerare, la mente s’allarga ai mille possibili casi in cui tra vendette trasversali (pure gli amanti sono interessati ad annientare per via poliziesca i mariti) e mille altri tipi di nefandezze si montano con una dimensione totalmente inquisitoria storie dall’incerto esito. Sa di spioni d’oltre cortina, di quei capi caseggiato che monitoravano la fede e la fedeltà alla falce e martello dei coinquilini e poi chiamavano la polizia politica per il da farsi. Ecco, il timore forte è che, e non se ne sente davvero il bisogno, si formino altre zone nelle quali la privacy del cittadino viene amministrata dal commissariato di zona o, peggio, dalla Questura.
Questa parte della legge, quando il decreto approderà in parlamento, andrà riletta con meno riflettori accesi e una ricerca più pacata e placata del consenso a buon mercato. Altro punto discutibile: la irrevocabilità della querela da parte della donna. Gli specialisti già intravedono il rischio che il non ritorno di un gesto che spesso è dettato da circostanze pressanti ma non invincibili si traduca poi, nei fatti, in una rinuncia tout court a farsi avanti, coraggiosamente, per raccontare come stanno davvero le cose in famiglia. Rendere irreversibile il gesto della querela, insomma, rischia di indebolire l’atto in sé, sottraendolo alla possibilità che dopo la denuncia qualcosa tra i coniugi, gli amanti o i fidanzati possa cambiare in meglio. Vago è il decreto anche sul punto che tanto consenso sembra aver riscosso: fuori di casa, subito, chi è violento. Sì, ma per quanto tempo? Per sempre? Per un poco? Dicono i matrimonialisti, e magari tirano l’acqua al loro mulino, che il 65% dei reati intrafamigliari sono falsi o quasi. Ripicche, rivalse, rancori compressi, gelosie, c’è di tutto e non sempre la verità viene a galla limpida e trasparente.
Ma c’è forse una valutazione di fondo: non è alla polizia, alla polizia com’è attrezzata oggi, senza nulla togliere al magnifico lavoro che gli assistenti svolgono, che si deve affidare la decisione prima e primaria. Era auspicabile che si prevedesse uno sforzo di aggiornamento, di specializzazione, di approfondimento da parte delle forze dell’ordine e della stessa magistratura piuttosto che tenere occhi e orecchie all’emotività suscitata dal clamore di alcune storie di cronaca nera dove però la violenza appare inarrestabile, là dove la violenza, l’assassinio del partner e anche dei figli, è vissuta come la soluzione unica e finale di vicende sentimentali o matrimoniali naufragate in un delirio di annientamento. Occorrerà grande equilibrio nell’applicare il decreto contro la violenza sulle donne. A quella che già eventualmente subiscono non ne va aggiunta alcuna altra. È in un cambio culturale di prospettiva che si sfugge alla tentazione di usare lo Stato di polizia per governare uno stato di grave crisi degli affetti.
Sabato 10 Agosto 2013 - 09:14
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E questi i commenti:
Non ho letto il testo del decreto... però scusate non penso che l'amante o il vicino possano denunciare per vendetta un uomo accusandolo di maltrattamenti in famiglia ottenendo dalla polizia il suo immediato allontanamento dalla casa coniugale, senza che quantomeno la polizia chieda alla moglie "Scusi, è vero?"
Tra l'altro la querela, al di là dell'irrevocabilità, spetta comunque alla parte offesa, non al primo che passa per strada.
Anche perché se così fosse (togliere a bella posta un uomo dalla sua casa senza sentire la moglie presunta vittima) si arriverebbe all'assurdo per cui un maniaco che volesse infastidire una donna sposata le fa arrestare il marito e poi comincia ad insidiarla. Succedeva nei Promessi Sposi, ma spero che da allora il giure nazionale si sia evoluto (anche se pensando a quei tordi che stanno al Governo un dubbio viene).
Commento inviato il 10-08-2013 alle 12:18 da Paolo C.
PREVENIRE
Care signore donne, cominciate ad imparare a scegliervi i vostri compagni. Se mirate solo al fisico, se vi disgustano il cervello e la cultura, se vi piace il manesco perché tanto "maschiaccio", ecc. ecc., tenetevi poi quello che vi siete scelte, e smettiamola di piagnucolare. La violenza poi non è maschile, è UMANA .
Commento inviato il 10-08-2013 alle 10:03 da Manlio Tummolo