Autore Topic: Dare della "battona" ad una "escort" è reato!  (Letto 2315 volte)

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Alberto86

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Dare della "battona" ad una "escort" è reato!
« il: Agosto 25, 2013, 09:42:32 am »
Una condanna sul filo del vocabolario. Tutto nasce da un colorito scambio di convenevoli tra due invitati a una festa in una villa dell’Olgiata. Era il 9 ottobre 2010, un imprenditore scorge tra i presenti una splendida quarantenne della cui compagnia si era avvalso in passato, ora “in servizio” per conto di qualche altro uomo d’affari. Le si avvicina, scattano le avances, ma lei niente: ligia al dovere, la escort rifiuta l’imprenditore, che a questo punto le scaglia addosso le parole incriminate. “È inutile che te la tiri, rimarrai sempre una battona”.
Non tarda ad arrivare una querela per il reato di ingiuria: i testimoni confermano quanto accaduto al party e il giudice di pace penale infligge all’uomo una multa di mille euro, cui verranno sommati i danni da determinare in sede civile. L’imprenditore non ci sta e trascina la donna in tribunale.
La Corte di Cassazione, tuttavia, conferma la condanna affermando nella sentenza che “l'espressione 'battona’ proferita dall'imputato è lesiva dell'onore della querelante” e che la circostanza in cui è stata pronunciata è irrilevante, considerato che la stessa persona offesa ha ammesso “l'effettivo esercizio del lavoro di escort e accompagnatrice”.
In poche parole, dare della “battona” a una escort è reato ed è tutta una questione di etimologia: battóna, s. f. [derivato di battere (il marciapiede)], romanesco – Prostituta. Lo illustra bene la Treccani, si tratta di un mestiere diverso rispetto a quello dell'accompagnatrice di lusso.
Come spiega l’avvocato della donna, Gianluca Arrighi, “la sentenza conferma il principio per cui nessuno è tenuto a subire offese generiche, a prescindere dal contesto personale, sociale o professionale”. Resta da definire il risarcimento, ma almeno l’onore è salvo.

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/lazio/articoli/1113508/da-della-battona-a-una-escort-condannato.shtml





 :doh: :doh: :doh: :muro: :muro: :muro:

Oramai siamo ben oltre la soglia del ridicolo!!!   :sick: :sick: :sick:

Offline yamamax

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Re:Dare della "battona" ad una "escort" è reato!
« Risposta #1 il: Agosto 25, 2013, 12:29:57 pm »
La solita sentenza spettacolo per andare nei TG e far parlare di se, magistrati e avvocati hanno trovato questo meccanismo per farsi pubblicità ... basta fare sentenze e difese assurde pro-donna. !
P.S. Comunque l' uomo commette sempre la stessa ingenuità: dire quello che pensa davanti ad una donna. :hmm: Ti può costare un processo e tanti soldi.

Online Ryu

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Re:Dare della "battona" ad una "escort" è reato!
« Risposta #2 il: Agosto 31, 2013, 01:34:33 am »
escort = scorta quindi scorta

se si fosse chiamata beater allora andava bene battona o big beater?  :lol:
Odio il femminismo perché amo le donne

Alberto1986

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Re:Dare della "battona" ad una "escort" è reato!
« Risposta #3 il: Settembre 12, 2014, 01:47:30 am »
Ci risiamo  :muro::


Citazione
Dire "nave scuola" a una donna con riferimento ai suoi (numerosi) trascorsi in ambito sessuale è un insulto.
Lo stabilisce una sentenza della Quinta sezione penale della Corte di Cassazione, con cui si conferma una decisione del Tribunale di Messina che condannava un cinquantenne a risarcire con 450 euro l'ex moglie apostrofata con tale epiteto.
L'uomo, infatti, era solito rivolgersi all'ex coniuge, da cui si era separato nel 2002, ricordandole di "aver avuto molti amanti" e definendola senza mezzi termini una "nave scuola".
"I termini rivolti dall’imputato alla ex moglie si rivelano chiaramente offensivi secondo l’apprezzamento della generalità dei consociati", scrive la Suprema Corte: in parole povere, cioè, l'espressione è da considerarsi ingiuriosa perché così è percepita dalla comunità in cui i due ex coniuge si trovano a vivere.
Così il cinquantenne, che pure sperava nella clemenza della Corte sostenendo di aver proferito solo espressioni di "tenue" contenuto offensivo, è stato costretto a risarcire la ex moglie.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/cassazione-dire-nave-scuola-donna-insulto-1050910.html

Offline Cassiodoro

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Re:Dare della "battona" ad una "escort" è reato!
« Risposta #4 il: Settembre 12, 2014, 11:11:44 am »
Tutte queste sentenze non fanno altro che confermare che anche una donna ritiene che, avere rapporti sessuali con tanti uomini diversi, è disonorevole, sia che lo fai per soldi, sia che lo fai per piacere.
Dimostra anche che gli uomini disprezzano (nel senso che non le vogliono per mogli) le donne con questi requisiti (quando non gliela danno) ma sono ben disposti a pagarle, anche più di qual che valgono per avere anche solo un pò di compagnia.

Bisogna eliminare dal lessico parole tipo "troia" "battona" "puttana" e simili, e sostituirle con un più polically-correct "Donna da non sposare"
"Sì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante" - "Ah sì? E cosa ha capito?" - "Che vola solo chi osa farlo"

Offline ilmarmocchio

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Re:Dare della "battona" ad una "escort" è reato!
« Risposta #5 il: Settembre 15, 2014, 09:14:34 am »
@ Cassiodoro : ecco una sentenza che dimostra quanto i nostri giudici sono indietro e quanto il nostro sistema giudiziario sia da radere a zero e ricostruire.
Una lezione che ci viene dal Sud Africa

http://www.lsblog.it/index.php/interni/3202-monumento-a-masipa



    Davide Giacalone
    Lunedì, 15 Settembre 2014

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Al giudice Thokozile Masipa farei un monumento. Perché nel modo in cui si è giunti alla sentenza riguardante Oscar Pistorius (non ancora completa), nel modo in cui il giudice ha costruito il suo giudizio, c’è la grandiosa superiorità culturale del sistema di common law. Un sistema nel quale non è lo Stato che giudica, perché lo Stato accusa. Il giudice è l’arbitro di uno scontro, fra due parti in cui nessuna ha maggiore legittimità o forza dell’altra. Arbitro fra la pretesa punitiva, a tutela della collettività, e la difesa dell’individuo, a tutela della libertà. Non c’è dominio, se non della legge. Certo: Pistorius ha ammazzato, così come aveva ammazzato O. J. Simpson. Ma il giudice, al contrario che nel nostro sistema, non deve dare corpo a un proprio “libero convincimento”, non deve inseguire una inagguantabile verità, deve dirigere lo scontro e accertare che le prove corrispondano alle accuse. Nella lunga disamina finale (da riascoltare, con ammirazione) il giudice Masipa ha messo in luce che “l’accusa non è riuscita a dimostrare” la premeditazione e la volontarietà. Attenzione, perché è decisivo: non che esistano o meno premeditazione e volontarietà, ma che sono state dimostrate e provate. Sicché il resto delle deduzioni logiche sono inutili. Buone per il bar, non per un tribunale.

Capisco lo sgomento di alcuni. Capisco l’amara ironia di Selvaggia Lucarelli. Ma le loro argomentazioni possono valere nel mondo del “non poteva non sapere”. Che è un mondo in cui lo Stato incarna il bene e il cittadino può essere sede del male. Pessimo mondo. Da Pretoria ci è giunta una lezione di civiltà: conta solo quel che chi accusa riesce a provare, mentre il giudice non è lo Stato, ma il solo che può impedire che il cittadino sia un suddito. Il resto è fuffa. Questo elimina gli errori? Neanche per idea, nessun sistema li azzera. Ma anche quando sbaglia, il sistema di common law lo fa in un trionfo di giustizia e diritto. Mentre da noi si tifa per il risultato, si vuole che la sentenza prenda atto della verità evidente, sebbene non provata. Capita, così, che anche quando indovina può umiliare il diritto e la giustizia.

Quel che è solare può abbagliare. E’ vero che alcuni messaggi telefonici mettevano in evidenza che l’assassino (perché tale è stato giudicato) era un geloso forsennato. Ma questo, paradossalmente, toglie credibilità alla premeditazione. Avesse agito pensandoci e volendo ammazzare, probabilmente avrebbe spedito messaggi di tono opposto. Masipa, quindi, dice che quei messaggi non provano nulla, se non “variazioni d’umore presenti in una qualsiasi normale relazione”. Considero la gelosia una forma di alterazione mentale, un sentimento d’inferiorità che può trasformarsi in aggressività maligna. Ma in tribunale si deve dimostrare il nesso fra quell’umore e l’assassinio, contando zero la deduzione psicologica. I testimoni sono tali se dicono quel che sanno e portano elementi cogenti, altrimenti sono chiacchiere. L’avere usato la pistola in un ristorante è un reato (tanto che per questo è stato condannato), ma non è la prova di una cosa del tutto diversa: avere avuto intenzione di uccidere. Dimostra che sei uno stronzo, non un premeditatore. Tutto questo era chiaro anche all’accusa che, difatti, concludendo, aveva puntato su una tesi diversa: chi spara in un bagno, ad altezza d’uomo, sa di ammazzare. Masipa argomenta: infatti lo condanno, ma non avete dimostrato quello di cui lo avete accusato.

Scrive Lucarelli: “peccato che il giudice non abbia chiarito cosa volesse fare Pistorius, se non uccidere”. Esatto, non lo ha chiarito. Perché non deve. Non è il suo mestiere. Solo i pazzi credono di possedere la verità e di poterla chiarie agli altri. Un giudice serio, in un sistema funzionante, accerta se ci sono le prove. E “l’accusa non è riuscita a dimostrare”. Tutto qui. Ed è veramente tutto.

Osservazione a latere: esiste l’omicidio, con relative aggravanti e attenuanti, non il femminicidio. Quest’ultimo è un segno d’alticcia legislazione. Se è la femmina che ammazza il maschio è meno grave? E’ grave uguale. Pistorius è maschio, bianco, ricco e privilegiato. Masipa è femmina, nera, fu povera e perseguitata. Ragione in più per farle un monumento. Mentre chi crede che, sol per questo, avrebbe dovuto sorvolare sulle debolezze dell’accusa (sostenuta da un procuratore che ha sbagliato, non dalla “giustizia”, come si dice da noi, non dal bene o da un sacerdote della verità), a quel monumento dovrebbe far frequente visita.

Dietro questa sentenza c’è la cultura di un mondo che non idolatra lo Stato e non confonde le sentenze con il buon senso comune. Quanta lontananza dai magistrati italiani che dicevano: anche se il processo non è ancora manco cominciato, la condanna pubblica è già stata emessa. Invidio i sistemi in cui i giudici si chiamano Masipa.

Davide Giacalone

Online Duca

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Re:Dare della "battona" ad una "escort" è reato!
« Risposta #6 il: Settembre 15, 2014, 15:22:23 pm »
Se l'avesse chiamata mignotta o zoccola avrebbe ottenuto lo stesso effetto risparmiando 450 euri.