Autore Topic: I giorni dell'abbandono  (Letto 1968 volte)

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Offline vnd

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I giorni dell'abbandono
« il: Settembre 23, 2013, 15:30:41 pm »
Titolo originale I giorni dell'abbandono
Paese di produzione Italia
Anno 2005
Durata 96 min
Colore colore
Audio sonoro
Genere drammatico
Regia Roberto Faenza
Soggetto Elena Ferrante (romanzo I giorni dell'abbandono)
Sceneggiatura Roberto Faenza, Gianni Arduini, Filippo Gentili, Cristiana Del Bello...
Fotografia Maurizio Calvesi
Montaggio Massimo Fiocchi
Musiche Goran Bregović, Carmen Consoli
Scenografia Davide Bassan

Interpreti e personaggi
Margherita Buy: Olga
Luca Zingaretti: Mario

Forse è perché si basa su un soggetto femminile ma il film rappresenta una sequenza di luoghi comuni oltre al ribaltamento dei ruoli cui facevo accenno nei commenti a Kramer contro Kramer.

Partiamo dall'inizio.

Tanto per cambiare, nonostante le statistiche dimostrino che l'iniziativa è assunta nel 75% dei casi da chi ci guadagna, ossia la donna, qui è il marito a decidere di sfasciare una famiglia con due figli e una moglie apparentemente adorabile e rispettosa.
Ossia, ci si rifà al luogo comune che vede l'uomo lasciare la moglie per una donna più giovane.

ma se rapportiamo la storia proposta con i comportamenti maschili più diffusi, i conti non tornano.

Regola n.1: gli uomini tradiscono perché hanno una moglie che non scopa abbastanza.
Regola n.2: sono portati a tenere il piede in due scarpe e a tenersi sia la moglie che l'amante;
regola n. 3: lasciano la moglie soltanto se è una rompicoglioni.


Quidi, il soggetto è un falso.
Evidentemente si tratta di un racconto autobiografico nel quale l'autrice tende a attribuire ogni responsabilità del fatto accadutole al marito.
Come fanno in genere le donne.

La scena più falsa in assoluto è quella nella quale l'uomo, rivela l'intenzione di lasciare la moglie.
Mario dice: "ho un vuoto dentro".

Che detta da un uomo suona un po' come una cazzata.
Ho un vuoto dentro, cosa che vuol dire tutto e niente,  è la classica puttanata femminile.

Regola n.4: gli uomini hanno eccessi da smaltire e mai lacune da riempire. Il che deriva in larga misura dalla loro anatomia e dalla loro fisiologia.
A meno che non sia gay, non sentirai mai dire ad  un uomo dire: ho un vuoto dentro, che  in una donna, il più delle volte, vorrebbe significare: "voglio un cazzo".
Bensi: "ho le palle piene" (quella stronza non mi fa scopare abbastanza).

Il testo è poverissimo, e costringe i bravissimi attori ad eccessi quali alzare la voce... [un attore sa bene che alzare la voce non serve a rappresentare una persona arrabbiata, che invece parla in modo lento, grave e rafforzando le consonanti].

Bravissima invece la truccatrice di Olga.
L'aspetto trasandato rende molto bene l'idea della crisi attraversata.
Un po' eccessiva quando Olga esce con la tuta da ginnastica sotto la gonna....

Scene penose, montaggio penoso, senza ritmo.... Il classico film all'italiana... Senza tecnica.

Fino a pochi ani fa, era un difetto comune a tutti i film europei. Oggi, credo siamo rimasti soltanto più noi italiani a trascurare il montaggio sia audio che video.
Persino i francesi ci hanno superato.
E questo mi fa girare i coglioni.


Ah.. il film è stato finanziato dallo Stato.
Invece di mandare la gente a scuola continuiamo a sprecare soldi in produzioni di merda.



Vnd [nick collettivo].

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Re:I giorni dell'abbandono
« Risposta #1 il: Settembre 23, 2013, 15:44:59 pm »
Titolo originale I giorni dell'abbandono
Paese di produzione Italia
Anno 2005
Durata 96 min
Colore colore
Audio sonoro
Genere drammatico
Regia Roberto Faenza
Soggetto Elena Ferrante (romanzo I giorni dell'abbandono)
Sceneggiatura Roberto Faenza, Gianni Arduini, Filippo Gentili, Cristiana Del Bello...
Fotografia Maurizio Calvesi
Montaggio Massimo Fiocchi
Musiche Goran Bregović, Carmen Consoli
Scenografia Davide Bassan

Interpreti e personaggi
Margherita Buy: Olga
Luca Zingaretti: Mario

Forse è perché si basa su un soggetto femminile ma il film rappresenta una sequenza di luoghi comuni oltre al ribaltamento dei ruoli cui facevo accenno nei commenti a Kramer contro Kramer.

Partiamo dall'inizio.

Tanto per cambiare, nonostante le statistiche dimostrino che l'iniziativa è assunta nel 75% dei casi da chi ci guadagna, ossia la donna, qui è il marito a decidere di sfasciare una famiglia con due figli e una moglie apparentemente adorabile e rispettosa.
Ossia, ci si rifà al luogo comune che vede l'uomo lasciare la moglie per una donna più giovane.

ma se rapportiamo la storia proposta con i comportamenti maschili più diffusi, i conti non tornano.

Regola n.1: gli uomini tradiscono perché hanno una moglie che non scopa abbastanza.
Regola n.2: sono portati a tenere il piede in due scarpe e a tenersi sia la moglie che l'amante;
regola n. 3: lasciano la moglie soltanto se è una rompicoglioni.


Quidi, il soggetto è un falso.
Evidentemente si tratta di un racconto autobiografico nel quale l'autrice tende a attribuire ogni responsabilità del fatto accadutole al marito.
Come fanno in genere le donne.

La scena più falsa in assoluto è quella nella quale l'uomo, rivela l'intenzione di lasciare la moglie.
Mario dice: "ho un vuoto dentro".

Che detta da un uomo suona un po' come una cazzata.
Ho un vuoto dentro, cosa che vuol dire tutto e niente,  è la classica puttanata femminile.

Regola n.4: gli uomini hanno eccessi da smaltire e mai lacune da riempire. Il che deriva in larga misura dalla loro anatomia e dalla loro fisiologia.
A meno che non sia gay, non sentirai mai dire ad  un uomo dire: ho un vuoto dentro, che  in una donna, il più delle volte, vorrebbe significare: "voglio un cazzo".
Bensi: "ho le palle piene" (quella stronza non mi fa scopare abbastanza).

Il testo è poverissimo, e costringe i bravissimi attori ad eccessi quali alzare la voce... [un attore sa bene che alzare la voce non serve a rappresentare una persona arrabbiata, che invece parla in modo lento, grave e rafforzando le consonanti].

Bravissima invece la truccatrice di Olga.
L'aspetto trasandato rende molto bene l'idea della crisi attraversata.
Un po' eccessiva quando Olga esce con la tuta da ginnastica sotto la gonna....

Scene penose, montaggio penoso, senza ritmo.... Il classico film all'italiana... Senza tecnica.

Fino a pochi ani fa, era un difetto comune a tutti i film europei. Oggi, credo siamo rimasti soltanto più noi italiani a trascurare il montaggio sia audio che video.
Persino i francesi ci hanno superato.
E questo mi fa girare i coglioni.


Ah.. il film è stato finanziato dallo Stato.
Invece di mandare la gente a scuola continuiamo a sprecare soldi in produzioni di merda.

Purtroppo è un film irrimediabilmente brutto e stupido. Conosco Faenza bene e di persona come Prof. universitario, è da oramai tanti anni che ha gettato tutto quel che di buono aveva realizzato fra gli anni settanta e ottanta(pensate che diresse il coraggioso e sensazionale pamphlet anti-DC "Forza Italia!" [1977], e a N.Y. "Copkiller"[1983] con Harvey Keitel, Leonard Mann[zella], e il mitico John Lydon), e che comunque anche allora sarebbe potuto essere stato realizzato meglio.
Neil McCauley/Robert DE Niro [ultime parole]:- "Visto che non ci torno in prigione?"
Vincent Hanna/Al Pacino :-"Già."
Noodles:"I vincenti si riconoscono alla partenza. Riconosci i vincenti e i brocchi.Chi avrebbe puntato su di me?"
Fat Moe:"Io avrei puntato tutto su di te."
Noodles:E avresti perso.