Dialoghi > Natura maschile e natura femminile
False accuse nella storia, nella tradizione religiosa e nell'arte
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1. Rembrandt - Giuseppe e la moglie di Putifarre
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1. Guido Reni - Giuseppe e la moglie di Putifarre
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1. Orazio Gentileschi - Giuseppe e la moglie di Putifarre
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3. Il Decamerone.
Giornata seconda. Novella Ottava.
Il conte d'Anversa.
Durante la guerra tra Germani e Francesi, il re di Francia lasciò il comando a Gualtieri conte d’Anversa. Col tempo la regina s’innamorò molto del Conte e un giorno, si dichiarò. Ma, essendo il conte molto fedele al re, rifiutò la donna, che, per vendicarsi, si stracciò i vestiti e gridò fingendo che il conte stesse abusando di lei. Il conte fu allora costretto a fuggire insieme ai figli Luigi e Violante in Inghilterra.
Continua ma.... soprassediamo.
Seconda Giornata.
Novella Ottava.
--- Citazione ---Il conte d'Anguersa, falsamente accusato, va in essilio e lascia due suoi figliuoli in diversi luoghi in Inghilterra, ed egli sconosciuto tornando, lor truova in buono stato, va come ragazzo nello essercito del re di Francia, e riconosciuto innocente, è nel primo stato ritornato.
--- Termina citazione ---
--- Citazione ---Sospirato fu molto dalle donne per li vari casi della bella donna: ma chi sa che cagione moveva que'sospiri? Forse v'eran di quelle che non meno per vaghezza di così spesse nozze che per pietà di colei sospiravano. Ma lasciando questo stare al presente, essendosi da loro riso per l'ultime parole da Panfilo dette, e veggendo la reina in quelle la novella di lui esser finita, ad Elissa rivolta, impose che con una delle sue l'ordine seguitasse. La quale, lietamente faccendolo, in cominciò.
Ampissimo campo è quello per lo quale noi oggi spaziando andiamo, né ce n'è alcuno, che, non che uno aringo, ma diece non ci potesse assai leggiermente correre, sì copioso l'ha fatto la Fortuna delle sue nuove e gravi cose; e per ciò, venendo di quelle che infinite sono a raccontare alcuna, dico che essendo lo 'mperio di Roma da'franceschi né tedeschi trasportato, nacque tra l'una nazione e l'altra grandissima nimistà e acerba e continua guerra, per la quale, sì per la difesa del suo paese e sì per l'offesa dell'altrui, il re di Francia e un suo figliuolo, con ogni sforzo del lor regno, e appresso d'amici e di parenti, che far poterono, ordinarono un grandissimo essercito per andare sopr'a'nimici; e avanti che a ciò procedessero, per non lasciare il regno senza governo, sentendo Gualtieri conte d'Anguersa gentile e savio uomo e molto lor fedele amico e servidore, e ancora che assai ammaestrato fosse nell'arte della guerra, per ciò che loro più alle dilicatezze atto che a quelle fatiche parea, lui in luogo di loro sopra tutto il governo del reame di Francia general vicario lasciarono, e andarono al loro cammino.
Cominciò adunque Gualtieri e con senno e con ordine l'uficio commesso, sempre d'ogni cosa colla reina e colla nuora di lei conferendo; e benché sotto la sua custodia e giurisdizione lasciate fossero, nondimeno come sue donne e maggiori in ciò che per lui si poteva l'onorava. Era il detto Gualtieri del corpo bellissimo e d'età forse di quaranta anni, e tanto piacevole e costumato, quanto alcuno altro gentile uomo il più esser potesse; e, oltre a tutto questo, era il più leggiadro e il più dilicato cavaliere che a quegli tempi si conoscesse, e quegli che più della persona andava ornato.
Ora avvenne che, essendo il re di Francia e il figliuolo nella guerra già detta, essendosi morta la donna di Gualtieri e a lui un figliuol maschio e una femina piccoli fanciulli rimasi di lei senza più , che costumando egli alla corte delle donne predette e con loro spesso parlando delle bisogne del regno, che la donna del figliuol del re gli pose gli occhi addosso e con grandissima affezione la persona di lui e i suoi costumi considerando, d'occulto amore ferventemente di lui s'accese; e sé giovane e fresca sentendo e lui senza alcuna donna, si pensò leggiermente doverle il suo disidero venir fatto, e pensando niuna cosa a ciò contrastare, se non vergogna, di manifestargliele si dispose del tutto e quella cacciar via. Ed, essendo un giorno sola e parendole tempo, quasi d'altre cose con lui ragionar volesse, per lui mandò.
[La donna agisce.]
Il conte, il cui pensiero era molto lontano da quel della donna, senza alcuno indugio a lei andò; e postosi, come ella volle, con lei sopra un letto in una camera tutti soli a sedere, avendola il conte già due volte domandata della cagione per che fatto l'avesse venire ed ella taciuto, ultimamente da amor sospinta, tutta di vergogna divenuta vermiglia, quasi piagnendo e tutta tremante, con parole rotte così cominciò a dire:
- Carissimo e dolce amico e signor mio, voi potete, come savio uomo, agevolmente conoscere quanta sia la fragilità e degli uomini e delle donne, e per diverse cagioni più in una che in altra; per che debitamente dinanzi a giusto giudice un medesimo peccato in diverse qualità di persone non dee una medesima pena ricevere. E chi sarebbe colui che dicesse che non dovesse molto più essere da riprendere un povero uomo o una povera femina, a'quali colla loro fatica convenisse guadagnare quello che per la vita loro lor bisognasse, se da amore stimolati fossero e quello seguissero, che una donna la quale fosse ricca e oziosa, e a cui niuna cosa che a'suoi disideri piacesse mancasse? Certo io non credo niuno.
Per la quale ragione io estimo che grandissima parte di scusa debbian fare le dette cose in servigio di colei che le possiede, se ella per avventura si lascia trascorrere ad amare; e il rimanente debbia fare l'avere eletto savio e valoroso amadore, se quella l'ha fatto che ama. Le quali cose con ciò sia cosa che amendune, secondo il mio parere, sieno in me, e, oltre a queste, più altre le quali ad amare mi debbono inducere, sì come a la mia giovanezza e la lontananza del mio marito, ora convien che surgano in servigio di me alla difesa del mio focoso amore nel vostro cospetto; le quali, se quel vi potranno che nella presenza de'savi debbon potere, io vi priego che consiglio e aiuto in quello che io vi dimanderò mi porgiate.
Egli è il vero che, per la lontananza di mio marito, non potend'io agli stimoli della carne né alla forza d'amore contrastare, le quali sono di tanta potenzia che i fortissimi uomini, non che le tenere donne, hanno già molte volte vinti e vincono tutto il giorno, essendo io negli agi e negli ozi né quali voi mi vedete, a secondare li piaceri d'amore e a divenire innamorata mi sono lasciata trascorrere; e come che tal cosa, se saputa fosse, io conosca non essere onesta, nondimeno, essendo e stando nascosa, quasi di niuna cosa esser disonesta la giudichi, pur m'è di tanto Amore stato grazioso, che egli non solamente non m'ha il debito conoscimento tolto nello eleggere l'amante, ma me n'ha molto in ciò prestato, voi degno mostrandomi da dovere da una donna, fatta come sono io, essere amato; il quale, se 'l mio avviso non m'inganna, io reputo il più bello, il più piacevole e 'l più leggiadro e 'l più savio cavaliere, che nel reame di Francia trovar si possa; e sì come io senza marito posso dire che io mi veggia, così voi ancora senza mogliere. Per che io vi priego, per cotanto amore quanto è quello che io vi porto, che voi non neghiate il vostro verso di me e che della mia giovanezza v'incresca, la qual veramente come il ghiaccio al fuoco si consuma per voi.
A queste parole sopravennero in tanta abbondanza le lagrime, che essa, che ancora più prieghi intendeva di porgere, più avanti non ebbe poter di parlare; ma, bassato il viso e quasi vinta, piagnendo, sopra il seno del conte si lasciò colla testa cadere.
[Il Conte Rifiuta.]
Il conte, il quale lealissimo cavaliere era, con gravissime riprensioni cominciò a mordere così folle amore e a sospignerla indietro, che già al collo gli si voleva gittare; e con saramenti ad affermare che egli prima sofferrebbe d'essere squartato, che tal cosa contro allo onore del suo signore né in sé né in altrui consentisse.
Il che la donna udendo, subitamente dimenticato l'amore e in fiero furore accesa, disse:
- Dunque sarò io, villan cavaliere, in questa guisa da voi del mio disidero schernita? Unque a Dio non piaccia, poi che voi volete me far morire, che io voi o morire o cacciar del mondo non faccia.
E così detto, ad una ora messesi le mani né capelli e rabbuffatigli stracciatigli tutti, e appresso nel petto squarciandosi i vestimenti, cominciò a gridar forte:
- Aiuto aiuto, ché 'l conte d'Anguersa mi vuol far forza.
[La falsa accusa]
Il conte, veggendo questo e dubitando forte più della invidia cortigiana che della sua coscienza e, temendo per quella non fosse più fede data alla malvagità della donna che alla sua innocenzia, levatosi come più tosto potè della camera e del palagio s'uscì e fuggissi a casa sua, dove, senza altro consiglio prendere, pose i suoi figliuoli a cavallo, ed egli montatovi altressì , quanto più potè, n'andò verso Calese.
Al romor della donna corsero molti, li quali, vedutola e udita la cagione del suo gridare, non solamente per quello dieder fede alle sue parole, ma aggiunsero la leggiadria e la ornata maniera del conte, per potere a quel venire, essere stata da lui lungamente usata. Corsesi adunque a furore alle case del conte per arrestarlo; ma non trovando lui, prima le rubar tutte e appresso infino a'fondamenti le mandar giuso.
La novella, secondo che sconcia si diceva, pervenne nell'oste al re e al figliuolo; li quali turbati molto a perpetuo essilio lui e i suoi discendenti dannarono, grandissimi doni promettendo a chi o vivo o morto loro il presentasse.
Il conte, dolente che d'innocente fuggendo s'era fatto nocente, pervenuto senza farsi conoscere o esser conosciuto co'suoi figliuoli a Calese, prestamente trapassò in Inghilterra, e in povero abito n'andò verso Londra, nella quale prima che entrasse, con molte parole ammaestrò i due piccioli figliuoli, e massimamente in due cose: prima, che essi pazientemente comportassero lo stato povero nel quale senza lor colpa la fortuna con lui insieme gli aveva recati; e appresso, che con ogni sagacità si guardassero di mai non manifestare ad alcuno onde si fossero né di cui figliuoli, se cara avevan la vita.
Era il figliuolo, chiamato Luigi, di forse nove anni, e la figliuola, che nome avea Violante, n'avea forse sette; li quali, secondo che comportava la lor tenera età, assai ben compresero l'ammaestramento del padre loro, e per opera il mostrarono appresso. Il che, acciò che meglio far si potesse, gli parve di dover loro i nomi mutare, e così fece; e nominò il maschio Perotto, e Giannetta la femina; e pervenuti poveramente vestiti in Londra, a guisa che far veggiamo a questi paltoni franceschi, si diedono ad andar la limosina addomandando.
Ed essendo per ventura in tal servigio una mattina ad una chiesa, avvenne che una gran dama, la quale era moglie dell'uno de'maliscalchi del re d'lnghilterra, uscendo della chiesa, vide questo conte e i due suoi figlioletti, che limosina addomandavano; il quale ella domandò donde fosse e se suoi erano quegli figliuoli. Alla quale egli rispose che era di Piccardia e che, per misfatto d'un suo maggior figliuolo, ribaldo, con quegli due che suoi erano, gli era convenuto partire.
La dama, che pietosa era, pose gli occhi sopra la fanciulla, e piacquele molto, per ciò che bella e gentilesca e avvenente era, e disse:
- Valente uomo, se tu ti contenti di lasciare appresso di me questa tua
figlioletta, per ciò che buono aspetto ha, io la prenderò volentieri; e se valente femina sarà, io la mariterò a quel tempo che convenevole sarà in maniera che starà bene.
Al conte piacque molto questa domanda e prestamente rispose del sì , e con lagrime gliele diede e raccomandò molto. E così avendo la figliuola allogata e sappiendo bene a cui, diliberò di più non dimorar quivi; e limosinando traversò l'isola e con Perotto pervenne in Gales non senza gran fatica, sì come colui che d'andare a piè non era uso.
Quivi era un altro de'maliscalchi del re, il quale grande stato e molta famiglia tenea, nella corte del quale il conte alcuna volta, ed egli è l figliuolo, per aver da mangiare, molto si riparavano.
Ed essendo in essa alcun figliuolo del detto maliscalco, e altri fanciulli di gentili uomini, e faccendo cotali pruove fanciullesche sì come di correre e di saltare, Perotto s'incominciò con loro a mescolare e a fare così destramente, o più , come alcuno degli altri facesse, ciascuna pruova che tra lor si faceva. Il che il maliscalco alcuna volta veggendo, e piacendogli molto la maniera è modi del fanciullo, domandò chi egli fosse.
Fugli detto che egli era figliuolo d'un povero uomo, il quale alcuna volta per limosina là entro veniva. A cui il maliscalco il fece addimandare; e il conte, sì come colui che d'altro Iddio non pregava, liberamente gliel concedette, quantunque noioso gli fosse il da lui dipartirsi.
Avendo adunque il conte il figliuolo e la figliuola acconci, pensò di più non voler dimorare in Inghilterra; ma, come il meglio potè, se ne passò in Irlanda, e pervenuto a Stanforda, con un cavaliere d'un conte paesano per fante si pose, tutte quelle cose faccendo che a fante o a ragazzo possono appartenere; e quivi, senza esser mai da alcuno conosciuto, con assai disagio e fatica, dimorò lungo tempo.
Violante, chiamata Giannetta, colla gentil donna in Londra venne crescendo e in anni e in persona e in bellezza e in tanta grazia e della donna e del marito di lei e di ciascuno altro della casa e di chiunque la conoscea, che era a veder maravigliosa cosa; né alcuno era che a'suoi costumi e alle sue maniere riguardasse, che lei non dicesse dovere essere degna d'ogni grandissimo bene e onore. Per la qual cosa la gentil donna che lei dal padre ricevuta avea, senza aver mai potuto sapere chi egli si fosse altramenti che da lui udito avesse, s'era proposta di doverla onorevolmente, secondo la condizione della quale estimava che fosse, maritare.
--- Termina citazione ---
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3. Giuseppe Cades, "L'assemblea di gautier, Conte di Anversa, e sua figlia"
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