Autore Topic: Femministe convertite all'Islam  (Letto 22862 volte)

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Offline Ethans

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #45 il: Febbraio 09, 2010, 13:27:01 pm »
e complicazioni dovuti al male di far convivere popoli così diversi nello stesso spazio...ma restano divisi e ben separati,  ogniuno con i loro personali problemi, facendo solo crescere l'intolleranza tra i due. nulla di più... i padri separati restano separati, le femministe fanno le femministe e i media antimaschili occidentali restano tali...c'è solo il problema aggiunto di comunità islamiche che si chiudono tra di loro e aumentano solo il pericolo di attentati terroristici o problemi di conflitti tra occidentali e musulmani. basta.

Giulia, devi però tenere in considerazioni che quelli che la pensano come te non hanno l'apertura mentale dei fautori della multiculturalità. Loro sono avanti, tu sei solo una gretta nazionalista che guarda ai suoi interessi.

 ;)

Offline Tullio

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #46 il: Febbraio 09, 2010, 15:05:31 pm »
ju' io non ho detto che l'islam vuole o meno integrarsi, ma che ha un pregio, che e' la sua forza.

Quello di attribuire agli uomini ed alle donne ruoli contigui con la loro natura di genere.

E per questo funziona meglio dal punto di vista della prolificita'

Tutto il resto non centra col discorso che stavo facendo.

Si puo' pensare di unire le doti di entrambe le culture e sta avvenendo, per esempio in america, dove si possono riscontrare delle comunita' islamiche integrate americane e patriottiche.

Chiaro che e' un processo e che l'esito non e' scontato, ho ipotizzato anche un possibile nuovo medio evo.

Non sto parlando dell'aspetto religioso, ma dei ruoli dell'uomo e della donna nel nucleo familiare.

Niente a che vedere col tutu rosa e quantaltro. Molto piu' di questo.

omissis

Offline Giulia

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #47 il: Febbraio 09, 2010, 17:03:19 pm »
ju' io non ho detto che l'islam vuole o meno integrarsi, ma che ha un pregio, che e' la sua forza.
la forza di una civiltà è se quella civiltà riesce a sopravvivere dove si sviluppa  chiudiamo le frontiere, lasciamoli lì dove sono e scriviamo nelle loro tombe che però son stati bravi a vestire le femmine come dei pinguini e i maschi con la barba...ma sta sicuro che la fine è quella.

Citazione
Quello di attribuire agli uomini ed alle donne ruoli contigui con la loro natura di genere.
beh la natura prevede che la donna è più debole, quindi se fosse come sostieni tu, si seguirebbe anche lì la differenza di genere, per tanto   una donna adultera dovrebbe essere sotterrata fino alla vita e un uomo adultero fino al collo, per permettere ad entrambi di scappare e evitare la pena della lapidazione. infatti è così: se riesci a liberarti e a scappare - visto che solo l'altissimo ne sa di più, vuol dire che l'altissimo ti ha perdonato....eppure guarda un po' in quel caso le differenze naturali non vengono seguite...

E
Citazione
per questo funziona meglio dal punto di vista della prolificita'
non mi sembra...sempre da noi devono immigrare...se funzionasse e bastasse solo questo, non ne avrebbero bisogno.

Citazione
Tutto il resto non centra col discorso che stavo facendo.
io di una società tengo conto di tutto, non del'1% la divisione dei ruoli sulla differenza di genere...che viene applicata dove fa comodo e ignorata dove non fa comodo, è troppo poco anche solo per prenderla in considerazione...io vedo il risultato: Mussolini e Hitler hanno detto e hanno fatto, cose discutibili e altre cosine che si possono anche condividere...ma il risultato finale di tutto è che hanno perso...

Citazione
Si puo' pensare di unire le doti di entrambe le culture e sta avvenendo, per esempio in america, dove si possono riscontrare delle comunita' islamiche integrate americane e patriottiche.
no sta avvenendo assolutamente . la società multietnica è un fallimento...se per te unire due culture mescolate per ottenere obbrobri - come già accaduti in passato, un esempio il voodoo (che ha mescolato riti pagani con concetti cristiani, uscendo fuori quella  roba...scusami la franchezza ma te lo puoi tenere! non solo c'è il peggio delle due religioni, ma sono società che non hanno più radici, prive di identità e storia.... e sono il frutto di civiltà oppresse rese schiave dal cattolicesimo, invece era convinto di renderli tutti cristiani...ancora fanno sacrifici con gli animali...oggi nel 2010...
Citazione
Chiaro che e' un processo e che l'esito non e' scontato, ho ipotizzato anche un possibile nuovo medio evo. Non sto parlando dell'aspetto religioso, ma dei ruoli dell'uomo e della donna nel nucleo familiare.
Niente a che vedere col tutu rosa e quantaltro. Molto piu' di questo.
ma non puoi risolvere i rapporti uomo donna ammazzando l'adultera e impiccando il gay...in america ancora vanno avanti, convinti di estirpare il male con la pena di morte, credendo che è possibile correggere la natura umana se questa non accetta le regole generali sociali...ma non solo il male non è stato estirpato, è addirittura aumentato...quindi la donna ribelle che non fa la sottomessa e l'uomo ribelle che non fa il vero uomo è come la gramigna...tu dici che basta ucciderli per mettere maschietti e femminucce al  giusto posto...loro- le mele marce- continuano cmq a spuntare fuori ..per cui tale soluzione non risolve il problema. il medio evo sarebbe nulla..

Offline Giulia

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #48 il: Febbraio 09, 2010, 17:08:18 pm »
Giulia, devi però tenere in considerazioni che quelli che la pensano come te non hanno l'apertura mentale dei fautori della multiculturalità. Loro sono avanti, tu sei solo una gretta nazionalista che guarda ai suoi interessi.

 ;)
e lo so...ma se non guardi i tuoi interessi sei un occidentale rammollito e rinco...inveci i musu son forti che lo fanno da sempre, se dici cazzo allora comincio a difendere anch'io i miei interessi con lo stesso orgoglio sei un razzista del cazzo :D

milo

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #49 il: Febbraio 09, 2010, 23:58:10 pm »
Il problema è l'integrazione (come coi cinesi). E, se fosse una cosa semplice, sarebbe già risolto. I multiKulturalisti con la Kappa fanno piangere, in effetti. Esasperanti, stupidi, ignoranti.

LE NUOVE REGOLE PER L’IMMIGRAZIONE
L'integrazione degli islamici

In tempi brevi la Ca­mera dovrà pronun­ciarsi sulla cittadi­nanza e quindi, an­che, sull’«italianizzazio­ne» di chi, bene o male, si è accasato in casa no­stra. Il problema viene combattuto, di regola, a colpi di ingiurie, in chia­ve di «razzismo». Io dirò, più pacatamente, che chi non gradisce lo straniero che sente estraneo è uno «xenofobo», mentre chi lo gradisce è uno «xenofi­lo ». E che non c’è intrinse­camente niente di male in nessuna delle due rea­zioni.

Chi più avversa l’immi­grazione è da sempre la Lega; ma a suo tempo, nel 2002, anche Fini fir­mò, con Bossi, una legge molto restrittiva. Ora, in­vece, Fini si è trasformato in un acceso sostenitore dell’italianizzazione rapi­da. Chissà perché. Fini è un tattico e il suo dire è «asciutto»: troppo asciut­to per chi vorrebbe capi­re. Ma a parte questa gira­volta, il fronte è da tempo lo stesso. Berlusconi ap­poggia Bossi (per esserne appoggiato in contrac­cambio nelle cose che lo interessano). Invece il fronte «accogliente» è co­stituito dalla Chiesa e dal­la sinistra. La Chiesa deve essere, si sa, misericordio­sa, mentre la xenofilia del­la sinistra è soltanto un «politicamente corretto» che finora è restato male approfondito e spiegato.

Due premesse. Primo, che la questione non è tra bianchi, neri e gialli, non è sul colore della pelle, ma invece sulla «integra­bilità» dell’islamico. Se­condo, che a fini pratici (il da fare ora e qui) non serve leggere il Corano ma imparare dall'espe­rienza. La domanda è allo­ra se la storia ci racconti di casi, dal 630 d.C. in poi, di integrazione degli islamici, o comunque di una loro riuscita incorpo­razione etico-politica (nei valori del sistema politi­co), in società non islami­che. La risposta è sconfor­tante: no.

Il caso esemplare è l'In­dia, dove le armate di Al­lah si affacciarono agli ini­zi del 1500, insediarono l’impero dei Moghul, e per due secoli dominaro­no l’intero Paese. Si avver­ta: gli indiani «indigeni» sono buddisti e quindi pa­ciosi, pacifici; e la maggio­ranza è indù, e cioè poli­teista capace di accoglie­re nel suo pantheon di di­vinità persino un Mao­metto. Eppure quando gli inglesi abbandonarono l’India dovettero inventa­re il Pakistan, per evitare che cinque secoli di coesi­stenza in cagnesco finisse­ro in un mare di sangue. Conosco, s’intende, an­che altri casi e varianti: dalla Indonesia alla Tur­chia. Tutti casi che rivela­no un ritorno a una mag­giore islamizzazione, e non (come si sperava al­meno per la Turchia) l’av­vento di una popolazione musulmana che accetta lo Stato laico.

Veniamo all’Europa. In­ghilterra e Francia si sono impegnate a fondo nel problema, eppure si ritro­vano con una terza gene­razione di giovani islami­ci più infervorati e incatti­viti che mai. Il fatto sor­prende perché cinesi, giapponesi, indiani, si ac­casano senza problemi nell’Occidente pur mante­nendo le loro rispettive identità culturali e religio­se. Ma — ecco la differen­za — l’Islam non è una re­ligione domestica; è inve­ce un invasivo monotei­smo teocratico che dopo un lungo ristagno si è ri­svegliato e si sta vieppiù infiammando. Illudersi di integrarlo «italianizzan­dolo » è un rischio da gi­ganteschi sprovveduti, un rischio da non rischia­re.

Giovanni Sartori
20 dicembre 2009


http://www.corriere.it/editoriali/09_dicembre_20/sartori_2eb47d0c-ed3e-11de-9ea5-00144f02aabc.shtml


" Zerlenga spiega a Sartori il concetto di umma islamica e di soft jihad "
dialogo fra Christian Rocca e Franco Zerlenga

Franco Zerlenga (Il Foglio)


New York. Le pain quotidien, panetteria belga e mediterranea su Amsterdam Avenue, all’altezza dell’ottantaquattresima strada. Il pensatore newyorkese Franco Zerlenga, già professore di Storia dell’islam alla New York University, ordina una scodella grande di minestrone e un’insalata di frutta extra large. S’era preparato a discutere di tutt’altro, ma a tormentarlo c’è il dibattito aperto da Giovanni Sartori sul Corriere a proposito della difficile integrazione delle comunità musulmane nella società occidentale. “Ma quale integrazione? – chiede Zerlenga – I musulmani non emigrano, la loro emigrazione è come quella di Maometto, quando ha lasciato la Mecca ed è andato a conquistare Medina. E’ scritto nel Corano. L’immigrazione è la prima fase di un jihad di conquista, un soft jihad, che porta alla sottomissione”. In teoria Zerlenga dovrebbe difendere Sartori, perlomeno dagli attacchi dei suoi critici, ma sarebbe troppo banale, per un pensatore brillante e un profondo conoscitore dell’islam come il protagonista di “That’s it”. Al contrario, Zerlenga sbriciola le tesi del professorone del Corriere, pur avendo apprezzato il tentativo di fare un passo avanti. Dei critici di Sartori non si cura nemmeno, perché troppo ignoranti. “La mia tendenza – dice Zerlenga – è di consigliare Sartori di lasciar perdere, di non scrivere più sull’islam e dintorni, perché mi ricorda quei miei compagni di liceo impreparati che venivano interrogati e più rispondevano più dimostravano una profonda ignoranza”. Poi però parte con l’elenco. La prima cosa a infastidirlo è il concetto di “civiltà musulmana”, al centro del dibattito. “Mi volete dire – dice Zerlenga – in che cosa consiste la civiltà musulmana? In 14 secoli ha prodotto solo conquiste militari fatte seguire dall’imposizione ai popoli sottomessi della scelta tra conversione, morte e trasformazione dei popoli non musulmani in dhimmi, in esseri inferiori. Lo ha ricordato l’altro giorno anche il capo della chiesa greca-ortodossa Bartolomeo I, a ‘60 Minutes’: in Turchia siamo cittadini di seconda categoria, ha detto”. L’altro aspetto del ragionamento di Sartori che a Zerlenga non va giù è quello su quale sia il vero islam. “E’ una domanda che i musulmani non si pongono, perché l’islam non è un concetto astratto o filosofico. Tutti i musulmani credono ai cinque o sei pilastri fondamentali dell’islam. Non esiste un islam fondamentalista, ci sono solo diverse sette con diversi nomi”. Il terzo punto è quello della “fede islamica”, come se l’esperienza del fedele musulmano fosse simile a quella di chi ha il dono della fede cattolica o buddista. Zerlengal’islam è un modo di essere, non una fede che si può avere e poi anche perdere. Chi perde la fede, chi lascia l’islam, merita la pena capitale secondo il Corano”. Il pensatore newyorchese, concittadino di Sartori, sostiene che al professore del Corriere sfugga completamente il concetto di umma, la comunità musulmana, che è alla base dell’islam: “La cittadinanza è un concetto occidentale, così come l’idea degli stati nazione. A seconda dei casi sia l’uno sia l’altro sono irrilevanti per i musulmani”. Zerlenga critica anche tutto “l’arzigogolare di Sartori su pluralismo, multiculturalismo, diversità”, perché secondo lui sono vecchie categorie della Guerra fredda: “Con la caduta del Muro di Berlino e la scomparsa dell’Unione sovietica, che per 70 anni ha fatto da muro divisiorio tra il mondo musulmano e il mondo democratico, è ritornato lo scontro tra civiltà democratica e islam”. spiega che “non esiste una fede islamica,

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=32794&print=preview


E comunque, Piombini dice che il femminismo ha "spianato la strada" all' Islam (perché castrando i maschi occidentali, rimangono quegli altri: mica perché alle femministe ci piace er caxxo magrebino!!!!! :doh: ).
« Ultima modifica: Febbraio 10, 2010, 00:03:06 am da milo »

milo

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #50 il: Febbraio 10, 2010, 00:06:21 am »
Io spero che, prima o poi, i vertici si ravvedano. Bah?! Tontoloni.

Online Jason

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #51 il: Febbraio 10, 2010, 00:08:04 am »
...
« Ultima modifica: Marzo 18, 2011, 00:25:35 am da Jason »
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America

milo

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #52 il: Febbraio 10, 2010, 00:09:00 am »
Jason, lascia perdere.

milo

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #53 il: Febbraio 10, 2010, 00:10:55 am »
Cosa vi sfugge??  :(

"L’attacco al maschio occidentale potrebbe produrre però un inatteso effetto boomerang: la progressiva islamizzazione culturale e demografica del continente europeo. Distruggendo la famiglia e la figura paterna e maschile, le femministe stanno spianando la strada alla penetrazione indisturbata dell’islam nelle società occidentali, preparando così un futuro da incubo per le prossime generazioni di donne. In altre parole, la vittoria del femminismo potrebbe paradossalmente favorire l’avvento dell’Eurabia."

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=18107&Itemid=29

Online Jason

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #54 il: Febbraio 10, 2010, 00:13:40 am »
Cosa vi sfugge??  :(

"L’attacco al maschio occidentale potrebbe produrre però un inatteso effetto boomerang: la progressiva islamizzazione culturale e demografica del continente europeo. Distruggendo la famiglia e la figura paterna e maschile, le femministe stanno spianando la strada alla penetrazione indisturbata dell’islam nelle società occidentali, preparando così un futuro da incubo per le prossime generazioni di donne. In altre parole, la vittoria del femminismo potrebbe paradossalmente favorire l’avvento dell’Eurabia."

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=18107&Itemid=29

Cos'ha detto di errato ?
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America

Offline Giulia

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #55 il: Febbraio 10, 2010, 00:31:04 am »
Cosa vi sfugge??  :(

"L’attacco al maschio occidentale potrebbe produrre però un inatteso effetto boomerang: la progressiva islamizzazione culturale e demografica del continente europeo. Distruggendo la famiglia e la figura paterna e maschile, le femministe stanno spianando la strada alla penetrazione indisturbata dell’islam nelle società occidentali, preparando così un futuro da incubo per le prossime generazioni di donne. In altre parole, la vittoria del femminismo potrebbe paradossalmente favorire l’avvento dell’Eurabia."

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=18107&Itemid=29
si ho capito che ste povere femministe si son date la zappa sui piedi...ma non staranno male solo loro con l'eurabia..
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Offline icarus.10

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #56 il: Febbraio 10, 2010, 00:33:50 am »
ahahahaha...le caxxate di Sartori..un islamofobo  e giustizialista da strapazzo... ma non avete altro meglio da citare???!!! Mi pare che il regolamente del forum vieti gli insulti alle altre religioni. Ovviamente con l'Islam tutto è permesso!!
Per non parlare  dell' articolo di Piombini  che è pieno di menzogne e falsità e semplificazioni!!!

Giovanni Sartori, i "pensabenisti" e la cosiddetta "integrazione degli islamici"

E' noto che il Corrierone è stato costretto nel corso degli anni, per motivi di cassetta e di scuderia, ad insistere sull'operazioncina De Bortoli - Fallaci fino a superare i limiti del ridicolo. Più o meno lo stesso hanno dovuto fare parecchi dei suoi collaboratori. Anche Giovanni Sartori ha alternato dunque, nel corso della sua produzione, trafiletti "occidentalisti" ad altri di ben più ponderata serietà. Ci esprimemmo in merito a suo tempo.
Il 20 dicembre 2009 Giovanni Sartori occupa una dozzina di righe sul Corriere della Sera, nelle quali fa torto marcio alle proprie competenze -e a quelle dei suoi lettori che non abbiano delegato all'"occidentalismo" da parrucchiere il proprio senso critico- facendo un monco riassuntino degli ultimi millequattrocento anni di storia per trarne, quale succo essenziale, la conferma della "non integrabilità" degli "islamici", qualunque cosa siano gli "islamici".
Le linee guida identificabili nel brevissimo scritto sono quelle care all'"occidentalismo" da bar: la malvagità metafisica dell'Islam ed una concezione della storia improntata ad un'incompetenza disarmante prima ed ancora che a parzialità.
Qualcosa di sorprendente, dato il personaggio in questione.
Tutto lo scritto è stato prodotto per mettere in cattiva luce un certo progetto di legge sulla "cittadinanza a cinque anni" o roba simile, sottoscritto da Gianfranco Fini: un politico di lunghissimo corso colpevole di aver iniziato dalla sera alla mattina a dare ad intendere all'elettorato di essere "altra cosa" rispetto al padrone del suo partito. Un crimen laesae maiestatis inemendabile, nella politicanza "occidentalista" che non ammette né discussioni né dubbi, neppure quelli fatti per finta ad uso del gazzettaio e di una pluralità di opinioni che è una burla spregevole.

Dopo aver incassato una serie di confutazioni e di smentite intonate su tutto il registro che va dalla sufficienza sprezzante alla correzione documentata, Sartori ritorna sulla questione un paio di settimane dopo, con uno scritto in cui dimostra di non aver affatto colto alcuni aspetti fondamentali della questione, primo tra tutti il fatto che non si capisce chi e per quale motivo dovrebbe rilasciare il certificato di "islamico" a qualcun altro, cui è conseguente la banalissima constatazione, verificabile da tutti nella vita quotidiana, che i credenti sono, purtroppo, una risicata minoranza della mole di immigrati provenienti dall'Africa settentrionale e dal Medio Oriente.
Purtroppo, perché la consapevolezza di un'identità forte e difficilmente attaccabile da "valori" dell'"Occidente" sintetizzati a meraviglia da una produzione mediatica che considera biancheria osé e smalto sulle unghie -insomma, l'indotto dei consumi di lusso- come la massima espressione possibile della "libertà".
Abbiamo ragione di credere, in altre parole, che la vera colpa dei credenti sia quella di non farsi ridurre a consumatori standardizzabili, ostinati come sono nello hijab -meno lavoro per parrucchiere ed estetiste, per tacere dei sarti stilisti- e nel desiderare di non mangiare maiale e di non bere alcolici.
La realtà quotidiana di immigrati presentati come "islamici" tout court in processi mediatici senza appello e senza difesa, è fatta invece di disconferme continue, di prese in giro, di odio bello e buono, di colpevolizzazioni a priori, di giudizi sbrigativi, incompetenti e ridanciani. Quanto basta per gettare chiunque in una condizione di isolamento di fatto e di disperazione in cui tutto diventa possibile.
I casi in cui crimini efferati vengono presentati come diretta conseguenza dell'appartenenza all'Islam di almeno una delle parti in causa sono continui e assolutamente privi di fondatezza, dal momento che nessun monoteismo conosciuto prescrive ai suoi adepti comportamenti truffaldini od omicidi. Né, tanto meno di dare prova di avvenuta "integrazione" come la dette quell'Azouz Marzouk indicato come pluriomicida ed incendiario, la cui condotta di vita da tutto può esser stata determinata ed ispirata meno che dall'adesione all'Islam.
L'idea di un esercito di credenti in marcia per issare la mezzaluna sulla cupola di San Pietro -unito e coeso come una falange- allo scopo di vendicare Lepanto e Poitiers (e domenica alla Lazio gliele suoniamo cinque a zero) trova tante e tali disconferme nella vita quotidiana da poter essere tranquillamente derubricata ad ideazione a contenuto persecutorio, come abbiamo innumerevoli volte fatto in questa sede.
In quest'ottica il risibile vocabolo di "pensabenisti" con cui Sartori definisce quanti hanno mostrato scetticismo nei confronti delle argomentazioni da lui addotte non sancirà alcuna rivoluzione lessicale. Al massimo, contribuirà ad arricchire la fantozziana panoplia della ciancia "occidentalista" adatta alle casalingue ed agli strateghi da caffé, al pari del "pacifinti" lanciato qualche anno fa contro chi sosteneva, con ottime argomentazioni, che le avventure afghane ed irachene sarebbero state tutt'altro che le passeggiate militari messe in conto dall'ubriacone Bush e dalla sua congrega di manutengoli.

http://iononstoconoriana.blogspot.com/2010/01/giovanni-sartori-i-pensabenisti-e-la.html



 | immigrazione, Islam, Islamofobia, musulmani, Razzismo
Sartori e l’integrazione dei musulmani

Postato il 07 gennaio 2010 da Redazione

Nelle scorse settimane il Corriere della Sera ha pubblicato alcuni articoli a firma di Giovanni Sartori, nei quali si parlava in modo molto spiccio e sbrigativo di una questione estremamente delicata come l’integrazione degli immigrati, e in particolar modo degli immigrati musulmani.

Il Corriere, va ricordato, è lo stesso giornale che ha lanciato il “Prodotto Fallaci” (vedi: Kelebekler, Saigon2k, Kelebek Blog), una serie di libercoli caratterizzati dal grondante, ignorante e rozzo odio islamofobo, qualcosa che avrebbe potuto produrre qualsiasi Leghista, ma che è stato invece scritto da una giornalista di fama internazionale come Oriana Fallaci, con tutto ciò che ne consegue.

Sul Corriere ha inoltre scritto anche Magdi “Viva Israele” Allam, meglio conosciuto nella blogosfera come “Il Pinocchio d’Egitto” (vedi: Carmilla, Kelebekler, Kelebek Blog).

Era dunque inevitabile che, per ravvivare un pò le fiamme dell’odio islamofobo [1],  giocando sulle paure isteriche e irrazionali di un popolo rincoglionito dai sermoni della Lega, sempre sul Corriere intervenisse l’ennesima voce “illustre” a raccontarci quanto “malefici” siano questi musulmani, e quanto sia impossibile la loro integrazione nella nostra società (nonostante siano ampiamente già integrati, e solo chi ha la vista offuscata da qualche brutta cataratta o dall’odio -interessato o no- verso i musulmani, può continuare a non notarlo).

Infatti, come ricorda Massimo Fini in questo articolo, l’integrazione non è sinonimo di “uniformità di idee” o di “valori condivisi” [2], ma piuttosto di rispetto delle leggi dello Stato, cosa che la stragrande maggioranza dei musulmani residenti in Italia già fa (al contrario, invece, della criminalità organizzata di mafia e camorra: i siciliani e i campani sono “integrabili” nella società italiana ?).

In seguito all’articolo di Sartori, dunque, sono apparsi su vari siti alcuni articoli che ne smontano le fragili argomentazioni, eccone alcuni:
-Giovanni Sartori, i “pensabenisti” e la cosiddetta “integrazione degli islamici”
-L’Islam, l’Italia e l’India. Errori e sciocchezze sulla prima pagina del Corriere della Sera
-Ancora su Sartori, l’Islam e il Corriere della Sera: errare humanum est, perseverare…
-Carissimo Sartori, rispondi a noi, please
-Caro Sartori, chi è lo sprovveduto?
-I musulmani in Europa
-L’islam e l’integrazione, le favole e la storia
-Per le zanne del profeta


E per finire, lo stesso Corriere, forse dopo essersi resi conto della magra figura fatta, ha visto bene di pubblicare una risposta di Sergio Romano e un articolo di Tito Boeri per rispondere all’ammasso informe di sciocchezze pubblicate in precedenza:
-I musulmani e i tempi dell’integrazione
-I musulmani in Europa


Ovviamente l’articolo di Sartori è stato prontamente ripreso da ‘Il Giornale‘ per darlo in pasto ai suoi lettori, sempre affamati di qualche nuovo e gustoso rigurgito di odio islamofobo, e per concludere il giro l’articolo è poi approdato sulla sezione italiana del sito neonazista StormFront, dove coerentemente gli iscritti si chiedono ‘ma perchè fermarsi ai musulmani ?‘, ci sono anche “i negri, i rom, i cinesi, i filippini, in parte gli zingari e i latinoamericani come altri non-bianchi” e poi ” i meticci latino-americani, i negri, i filippini e altri bipedi di colore che sono di fede cattolica“, per non dimenticare gli “indiani hindu“, anche loro “non-bianchi” e quindi da rispedire chissà dove (nei “forni” magari ?).

E per concludere, per chi ancora avesse dei dubbi sulla questione, sempre Il Giornale ha pubblicato un’intervista a Francesco Rutelli in cui questo dava ragione a Sartori. Qualora servissero ulteriori prove sulla insensatezza delle tesi di Sartori, il consenso di Ciccio Rutelli ci ha messo il sigillo finale…

-Saigon2k

—————
Note:
[1] Odio islamofobo funzionale a quello “Scontro fra Civiltà” che i potenti stanno aizzando per far scoppiare una nuova “guerra fra poveri”: non-musulmani contro musulmani.

[2] Chi scrive, ad esempio, vede con orrore la maggior parte dei cosiddetti “valori” che ogni giorno vengono sbandierati dal Corriere della Sera, e pur non essendo nè immigrato nè musulmano, ma italiano al 100%, la mia integrazione è testimoniata dal rispetto delle leggi dello Stato, non certo dall’avere le stesse ripugnanti opinioni di una Fallaci o del Leghista medio.
 

http://saigon2k.altervista.org/?p=727

 
Come integrare Rutelli in una società avanzata?

Postato il 10 gennaio 2010 da Redazione

Come integrare Rutelli in una società avanzata? La vera sfida del multiculturalismo in Italia

Qualche giorno fa Giovanni Sartori, politologo, ed oggi Francesco Rutelli, marito di Barbara Palombelli, hanno sentenziato: l’integrazione degli islamici è velleitaria, ed il multiculturalismo è un’illusione.

I musulmani – hanno spiegato i saggi – non hanno intenzione di integrarsi, cioè di rispettare le nostre leggi, e storicamente non l’hanno mai fatto. Ciò ha una ragione precisa: l’islam non ha in sè la separazione tra politica e religione, e quindi i musulmani non possono adeguarsi alle nostre leggi perchè in contrasto con il Corano. Il tutto condito con esempi “illuminanti” ed “approfonditi”: l’epopea dell’impero Moghul nell’India del ‘500, e (sic) la mancata integrazione dei giovani delle banlieu parigine. In quanto a semplicismo e paranoia, quasi nulla da invidiare alla per nulla compianta Oriana Fallaci.

Ma proviamo a uscire un attimo dal mondo fantasy dello “scontro di civiltà”, delle battaglie tra libri sacri e degli eserciti di soldatini teocratici che invadono e contaminano le caselle contigue, e proviamo a riaffacciarci per un attimo sulla vita reale, su quello che gli studiosi veri chiamano “Pratiche quotidiane”.

Nella realtà i musulmani (escludendo rari casi di cronaca che hanno evidentemente a che fare con visioni culturali individuali e criminali, così come il mostro del Circeo non ha agito sulla base della cultura cristiana o italiana) già rispettano le nostre leggi da tempo. Lavorano, mandano i figli a scuola, pagano le rate del mutuo, imparano l’italiano, si lamentano perchè non ci sono più le mezze stagioni, si incazzano se qualcuno gli ruba qualcosa. Quali leggi hanno mai messo seriamente in discussione, quì o altrove? Se il problema dell’integrabilità dei musulmani è la loro presunta inconciliabilità con le leggi, è sotto gli occhi di tutti come questo problema non esista. Non sono certo il pazzo con l’accetta o il radicale con il petardo nelle mutande a smentire l’integrazione di fatto, a livello civile e legale, del 99,9% dei musulmani europei, così come chi non è integrato non lo è certo per colpa del Corano ma per colpa di una sua interpretazione che, evidentemente, è ampiamente minoritaria.

Quali gravi conflitti hanno mai provocato i nostri vicini di casa musulmani nella loro obbedienza cieca al Corano? Lo spaccio, la violenza, l’abuso di spezie odorose non sono prescritti dal Corano. Siamo davvero convinti che i musulmani italiani agiscano sulla base del Corano, e che il Corano sia un set di istruzioni a cui tutti aderiscono in maniera fedele? Chi segue il Corano: il 99% dei musulmani che non commettono reati di ragione religiosa, o l’1% che nutre fantasie estremiste o contrarie alla nostra costituzione?

Siamo sicuri che i loro modelli, ed il clima in cui vivono, non siano sempre più identici ai nostri? Siamo sicuri che le esigenze comuni e le pratiche quotidiane “loro” siano diverse dalle “nostre”, che i loro modi di vedere le cose siano statici ed immutabili?

“Loro”, nella realtà, sono mediamente più laici e molto più post-moderni di “noi”, che siamo così infantili da arrabbiarci se il mondo civile lamenta l’anomalia di uno stato laico in cui ogni edificio pubblico è griffato “Santa Sede”. E non solo: siamo “noi”, con i decreti sicurezza, le discriminazioni sull’assegnazione delle case, i respingimenti, i mille ostacoli alla cittadinanza, i bonus bebè ai soli italiani, le retate e gli abusi, che mettiamo in discussione le nostre leggi, la nostra costituzione.

E cosa ci aspetta nel futuro, dalle seconde generazioni? I loro figli, oggi, studiano, bevono, corteggiano le ragazze, giocano a calcio, tornano dai nonni se capita in estate giusto per esibire la loro estraneità e i loro modi italiani, crescono rielaborando individualmente e creativamente gli input che la società trasmette loro. Nessuno ha nei propri programmi la creazione di un Califfato islamico, quanto piuttosto l’acquisto dell’ultimo modello di telefono cellulare o, magari, di una casa con la bionda dei suoi sogni. E gli individui palesemente non integrati, i pochi radicali, non sono tali sicuramente in quanto musulmani (la maggioranza è sorprendetemente integrata, come visto), ma in reazione ad una percezione personale di estraneità e di opposizione da parte della società “ospitante”.

Caro Rutelli: i giovani delle banlieu parigine che bruciano i cassonetti non hanno nulla a che fare con l’islam. Non manifestavano contro la costituzione repubblicana o per la poligamia, ma perchè vivono in una società (tra l’altro costruita – per scelta esplicita – secondo un paradigma non multiculturale ma assimilazionista) che li esclude e che non li considera cittadini: per richiedere l’applicazione della retorica costituzionale, non per invocare il Califfato. Se perseguiremo anche noi una politica di esclusione di fatto e di goffo assimilazionismo post-coloniale, come sembra, ci ritroveremo anche noi con problemi simili: ma non sarà certo per colpa del Corano.

Proviamo a rovesciare il problema. Rutelli, e chi la pensa come lui, è veramente integrabile in una società laica ed avanzata? E’ pronto per vivere in una società non più mono-religiosa, in uno stato non più etico, in uno stato non più mono-razziale, in una collettività in cui molti non vanno al catechismo ed in cui qualcuno non ritiene la pizza il piatto più buono del mondo? E’ pronto a vivere in una società in cui i benefici non vengono attribuiti sulla base del colore, della razza, della nazionalità, ma sulla base della necessità e del merito? E’ pronto ad aprire gli occhi anche di fronte a chi non vive nei salotti o nelle accademie, ma nella polvere e nella storia? E’ pronto, in preda com’è alle paure, ai semplicismi, agli essenzialismi, ai pregiudizi, ad integrarsi nel secolo ventuno?

Ho i miei dubbi.

La storia si sta muovendo: il mondo, a dispetto dei vecchi e dei giovani tromboni, è fluido, e la gente come Rutelli corre il rischio di rimanere indietro. L’integrazione di Rutelli (e di chi sta alla sua destra) nel paese plurale e laico che l’Italia necessariamente diventerà: è questa, oggi, l’ombra maggiore che si staglia sul nostro futuro meticcio e multiculturale.

http://saigon2k.altervista.org/?p=769


p.S: Legnostorto è un sito vicino alle posizioni leghiste, come si fa a prenderlo in considerazione da uno che si proclama di "sinistra"???
"Sono contraria alla pena di morte e all'ergastolo, eccetto che per stupratori, pedofili, e per coloro che maltrattano cani, gatti e...criceti"


milo

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #58 il: Febbraio 10, 2010, 01:12:57 am »
 :lol:

Offline Tullio

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Re: Femministe convertite all'Islam
« Risposta #59 il: Febbraio 10, 2010, 11:05:09 am »
Si pero' qua sembrasi non capire cio' che tento di dire.

La parola Islam diventa un tabu' sulla quale non si riesce a ragionare perche' evoca sentimenti avversi.

Io sto dicendo che l'Islam come tutte le altre religioni e' un fatto umano.

Quindi dovrebbe essere possibile comprendere e discernere anche su di esso.

Se ci si avvita sulla religione e le sue nefandezze non se ne esce piu.

L'islam con tutti i suoi difetti, ha un pregio.

E' piu' prolifico dell'asfittico occidente, e' sempre stato cosi', e' sempre stata questa la sua forza, con cui e' riuscito a compensare altre debolezze intrinseche della cultura islamica.

Ed e' principalmente questo il motivo per cui ce lo ritroviamo fino ad oggi dopo 1500 anni tra vicessitudini e periodi storici in cui e' anche riuscito a dominare la storia.

Si puo' riflettere su questo? Oppure ogni volta che si pronuncia la parola Islam riparte la pappanfrina e l'aggressivita' e la religione e il velo, il terrorismo etc. etc.

Io non sto parlando di questo.

Sto parlando di una ben precisa caratteristica di questa cultura.



omissis