Fonte :
http://www.corriere.it/cronache/13_settembre_26/elkann-piu-peso-alle-donne-cazzullo_e995c288-266b-11e3-a1ee-487182bf93b6.shtml>
John Elkann: più peso alle donne Mia figlia scienziata, perché no?
IL COLLOQUIO
John Elkann: più peso alle donne
Mia figlia scienziata, perché no?
«Grave deficit che il 25 per cento dei nostri studenti sappia poco di matematica». E sulla Fiat: «Resterà anche italiana»
John Elkann (Ansa)
Donne, scienza e tecnologia: ne parleranno oggi alle 10.30, presso il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano (via S. Vittore, 21), il ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, il presidente di Fiat John Elkann e un panel di manager e ricercatori composto da Amalia Ercoli Finzi (Politecnico di Milano), Patrizia Grieco (Olivetti), Andrea Guerra (Luxottica), Francesca Pasinelli (Telethon) e Donatella Treu («Il Sole 24 Ore» e Fondazione Bellisario). L'incontro, nato da un'idea di Maria Latella, sarà introdotto da Claudia Parzani, presidente di Valore D che ha organizzato l'evento. L'ultima sessione dell'incontro vedrà inoltre la partecipazione di quattro giovani ingegnere, neolaureate e già al lavoro in grosse realtà industriali italiane, a confronto con il presidente di Fiat. «Ho un rapporto forte con le mie nonne e le mie sorelle. Ho sperimentato le difficoltà con mia madre. Ho un legame molto stretto da anni con mia moglie. Ora ho anche una figlia. L'universo femminile è ben presente nella mia vita. Ho imparato dalle compagne di scuola e dalle colleghe di lavoro. Il nostro gruppo sta mettendo un grandissimo impegno nel valorizzare le donne: in questi dieci anni la presenza femminile è cresciuta al 20%, che per un gruppo manifatturiero è una percentuale alta, e la componente dirigenziale è raddoppiata. Siamo stati tra i primi a inserire donne in consiglio d'amministrazione, prima che fosse richiesto dalla legge. Ora come Fondazione Agnelli vogliamo impegnarci perché le donne partecipino di più al mondo del lavoro, e siano più portate a puntare su una formazione scientifica».
John Elkann sarà oggi a Milano, al Museo della Scienza e della Tecnologia, al convegno con il ministro Carrozza e la senatrice Cattaneo su «Donne, scienza e tecnologia». «Se uno guarda i dati, sono impressionanti. L'Italia ha un grave deficit di conoscenze scientifiche» fa notare Elkann. Il 25% dei nostri studenti sa poco di matematica. E la situazione è ancora più grave tra le studentesse. In Germania quasi la metà degli universitari sceglie Ingegneria, Fisica, Matematica; nei Paesi scandinavi sono oltre la metà; in Italia siamo al 33%, e se si considerano solo le donne scendiamo al 12%. In compenso, a cinque anni dalla laurea, praticamente tutti gli ingegneri lavorano, contro il 74% dei laureati in materie letterarie. Inoltre gli ingegneri guadagnano in media 1.750 euro netti al mese, contro i 1.070 dei laureati in Lettere.
«Da quando mi sono laureato al Politecnico di Torino, nel 2000, il mondo si è incredibilmente evoluto - dice il presidente della Fiat -. Ma l'Italia ha perso molte opportunità per mancanza di interesse e di conoscenza. In America per ogni posto di lavoro legato alla rivoluzione digitale se ne creano cinque di supporto: si spiega così lo sviluppo di città come San Francisco, Seattle, Austin. L'Italia è in ritardo. La Fondazione Agnelli ha una serie di progetti per contribuire all'evoluzione del Paese, per avvicinare i giovani alla scienza. Ogni anno organizziamo un workshop per i bambini delle elementari, questa volta sarà dedicato al tema dell'acqua dal punto di vista della chimica e della fisica: porto sempre i miei figli, è bello vedere l'entusiasmo con cui giocano e imparano. Per i ragazzi del liceo c'è la Scientific Summer Academy, dove possono incontrare premi Nobel e scienziati importanti. A dicembre saranno versati agli studenti del Politecnico di Torino i primi prestiti d'onore, che per i più meritevoli diventeranno una borsa di studio. E ogni anno 30-35 laureati in materie scientifiche frequentano il master della Scuola di Alta Formazione al Management, che fa parte della rete del Collège des ingénieurs, la più importante realtà europea per numero e qualità in questo campo: sono selezionati esclusivamente in base al merito, alcuni diventano imprenditori, altri fanno carriera accademica, in maggioranza lavorano nelle aziende, dove potranno occuparsi non soltanto della produzione ma anche di gestione, di marketing, di finanza, di risorse umane». A chiedergli quali prospettive vede per i giovani e per le donne in un Paese sfiduciato come l'Italia, Elkann risponde che «i ragazzi italiani che hanno avuto un'alta formazione sono altrettanto in gamba dei loro coetanei francesi e tedeschi, ma sono più adattabili. La precarietà fa paura ma può rendere più forti, perché ti spinge a sottrarti a quella condizione e questo ti renderà migliore; come dimostra Israele, dove la precarietà è legge della vita e la risposta alle difficoltà è straordinaria. Se un ragazzo si ingegna, le opportunità se le crea. Ma se uno aspetta che le cose arrivino da sé, o che qualcuno gli risolva i problemi, allora subentrano il pessimismo e la sfiducia. Il futuro dipende solamente da noi. È fondamentale avere un'attitudine positiva verso le cose».
Di questi tempi non è facile.
«È vero. In Italia e in Europa la situazione è molto difficile, e dipende da una serie di problemi su cui per i giovani è difficile incidere. Ma è fondamentale reagire con la vitalità, con la voglia di fare e di vivere la propria vita. La rassegnazione non può essere in alcun modo la risposta. È un'attitudine che i giovani non si possono permettere. Il lavoro non ti viene dato; te lo devi conquistare. Anche una volta che sei in un'azienda, devi contribuire a ottenere un risultato, non limitarti ad attendere che ti dicano cosa fare; allora troverai persone disposte a insegnarti e ad aiutarti. Questa è stata la mia esperienza di vita che ho fatto in General Electric, il mio primo lavoro. Il lavoro non è un approdo, è un punto di partenza, un'occasione».
La mancanza di opportunità riguarda in particolar modo le donne. Si parla di quote rosa.
«Le donne giustamente non si vedono come una minoranza da tutelare, ma come una parte integrante della società - dice Elkann -. La componente femminile è fondamentale per qualsiasi gruppo. Il mondo della scienza viene considerato ostile, ma in realtà ha grande bisogno della sensibilità e dell'intuito delle donne. Se mia figlia Vita decidesse in futuro di fare l'ingegnere o la scienziata, ne sarei felice».
L'Avvocato Agnelli fu felice quando lei si iscrisse al Politecnico?
«A dire il vero, mio nonno avrebbe preferito che io studiassi Economia e commercio alla Bocconi. Ma io avevo fatto il liceo scientifico e volevo approfondire quegli studi».
Come ricorda gli anni dell'università a Torino?
«Molto impegnativi. Sono cresciuto all'estero, ho fatto la maturità nel '94 a Parigi, era la prima volta che andavo a scuola in Italia. Ho dovuto studiare molto. Il Politecnico mi ha trasmesso la disciplina e il ragionamento. La vita non è del tutto razionale, e non tutto causa l'effetto desiderato; ma studiare Ingegneria significa anche imparare a inquadrare i problemi, a semplificare le cose complesse, a sintetizzare. Non tutto quello che ho studiato l'ho poi messo in pratica, ma sviluppare un'idea logica mi ha aiutato nella vita, anche nei rapporti umani».
Oggi a Milano non se ne parlerà, ma affrontare il tema della disoccupazione giovanile implica porsi la questione della Fiat, che cresce fuori dall'Italia e in Italia fatica. Le iniziative della Fondazione Agnelli sono un segno che il gruppo intende ancora investire sull'Italia?
«La componente italiana di Fiat-Chrysler si è rafforzata. Non si è capito però che la componente italiana non è più predominante come nel passato. Siamo riusciti a espandere il nostro ruolo nel mondo, e così ci siamo rafforzati». A porgli la questione se la Fiat sarà italiana o americana, Elkann parla di una «Fiat anche italiana». E spiega: «È una questione di peso assoluto e di peso relativo: la componente italiana è cresciuta, ma pesa meno di un tempo nel contesto di un gruppo mondiale; e guai se non fosse così. Nel 2013 prevediamo di vendere più auto in Sud America che in Europa. La decisione di investire su prodotti ad alto valore aggiunto come la Maserati e l'Alfa non sarebbe possibile se non avessimo raggiunto dimensioni globali. Ci vorrà del tempo per comprenderlo, ma sarà sempre di più così. La tendenza non diminuirà; aumenterà. E per quanto riguarda l'impegno della mia famiglia e della Fondazione Agnelli, continueremo a sostenere ricerche e iniziative per il bene del nostro Paese».
26 settembre 2013 | 7:48