Fonte :
http://bastacasta.altervista.org/p4303/#L’Europa di Putin: identità, tradizione, demografia. Il discorso di Valdai censurato dai giornali.
di Max Ferrari (
http://maxferrari.net)
Il destino della Russia e dell’Europa, le identità, il multiculturalismo, l’immigrazione: di questo han discusso politici russi (anche dell’opposizione) ed esperti di ogni paese riuniti a Valdai, ma di tutto ciò cos’è uscito sui giornali italiani? Nulla, se non una battuta scherzosa di Putin su Berlusconi “processato perchè si intratteneva con delle donne, ma se fosse stato omosessuale nessuno lo avrebbe toccato con un dito”.
Su questa boutade le nostre penne più famose si sono gettate in lunghi articoli scandalizzati contro la Russia, “omofoba”, “illiberale”, etc. ma non hanno scritto una riga sulle parti pregnanti del discorso ufficiale di Putin da cui sono emerse tematiche scottanti per anche per l’Europa sottomessa alla UE e sicuramente condivise da una larghissima fascia di italiani.
Senza dimenticare, inoltre, che nessuno di questi “indignati”, soprattutto di sinistra, ci ha spiegato come mai il Prof. Romano Prodi, colonna del centrosinistra e fresco candidato del PD alla presidenza della repubblica fosse lì, a Valdai, sorridente e amichevole al fianco di quel Putin che la stampa sinistrorsa definisce un dittatore. E’ impazzito Prodi o scrivono menzogne i giornalisti “liberali e progressisti”? Facile la risposta, ma andiamo oltre e arriviamo alle cose censurate ma interessantissime come il rapporto tra identità di popolo, identità di genere,demografia e immigrazione.
In Italia, a fronte di un generale calo demografico occidentale, la sinistra, e in particolare il ministro Kyenge, da un lato propone lo smantellamento anche semantico della famiglia tradizionale (con l’eliminazione delle parole “padre” e “madre”), dall’altro propone come “soluzione” l’arrivo incontrollato di immigrati che in teoria dovrebbero “ringiovanire” il paese e “arricchirlo” ma che di fatto crea instabilità e rischia di trasformarsi in una forma di colonizzazione culturale con le tradizioni autoctone che in alcune zone diventano minoritarie e gli abitanti nativi costretti ad adeguarsi a usi e costumi degli immigrati.
La Russia, invece, ha una visione del problema e soluzioni diametralmente opposte che Putin ha voluto chiarire:
“Gli Europei si stanno estinguendo. Non lo capite? E i matrimoni tra persone dello stesso sesso non producono figli. Volete sopravvivere attraendo immigrati? Ma la società non è in grado di integrare così tanti immigrati”.
La salvezza dell’identità nazionale e culturale, sta secondo il presidente russo, nella difesa della tradizione religiosa: “Senza i valori cardine della cristianità e delle altre religioni mondiali, senza le norme morali scolpite nei millenni, le persone inevitabilmente perderanno la loro dignità umana”.
Un processo di dissoluzione che la Russia rifiuta di adeguarsi e Putin critica quelle “nazioni Euro-atlantiche dove ogni identità tradizionale inclusa quella sessuale è rigettata… dove c’è una politica che parifica le famiglie con molti bambini a quelle omosessuali, il credere in Dio con il suo contrario”.
Poi ha raggiunto la summa di tanti discorsi che si intrecciano affermando una cosa che da noi è ormai vietato dire e addirittura pensare (ma non siamo nell’Occidente liberale?): “Ogni diritto delle minoranze deve essere rispettato, ma il diritto della maggioranza non può essere messo in discussione”.
Putin, dunque, da un lato lancia un programma di resistenza culturale valido per tutta l’Europa e dall’altro, pragmaticamente, afferma: “Ogni nazione approva le leggi che ritiene, ma lasciate fare alla Russia le proprie scelte secondo il nostro modo di vedere”.
Messaggio chiaro: non sono gradite intromissioni straniere con il pretesto della “democrazia” e l’opposizione interna, rappresentata a Valdai dal sindaco di Ekaterineburg, è invitata a un dibattito costruttivo nell’interesse nazionale e non a farsi strumento di quei gruppi di pressione esterni che in altre nazioni dell’est Europa e dell’Asia centrale hanno portato alle disastrose “rivoluzioni colorate”.
Non a caso Putin ha spiegato che l’Ucraina, sconquassata dalla famosa rivoluzione “arancione”, è liberissima di scegliere se far parte della UE o dell’Unione Doganale Eurasiatica, ma che se scegliesse la UE non potrà poi pretendere di interagire liberamente coi mercati russi e con Mosca lanciata nel progetto di integrazione eurasiatica:”un progetto- ha spiegato Putin- mirato alla protezione dell’identità dei popoli dello spazio Eurasiatico nel nuovo secolo e nel nuovo mondo”.
Gli eurasiatisti francesi amano parlare dell’asse “Parigi-Berlino-Mosca”, che non piace per nulla alla sinistra di Hollande, ma affascina Marine Le Pen e, per una pura coincidenza, uno dei politici stranieri più importanti invitati a Valdai era l’ex premier francese François Fillon, uomo della destra moderata, che in questi giorni in patria è stato criticatissimo perchè ha osato far capire che in caso di ballottaggio tra la Le Pen e la sinistra, lui potrebbe pensare di votare Marine. Una svolta epocale per la politica francese fondata sull’esclusione dei nazionalisti.
Proprio Fillon ha fatto a Putin la domanda dell’anno: “si candiderà ancora alle presidenziali del 2018?”. Il presidente ha detto che non lo esclude e tutta l’Europa identitaria che ormai lo vede come “faro” continentale ne è ben contenta.