Autore Topic: Paradosso : L'infanticidio , dramma della donna e sconfitta della società .  (Letto 769 volte)

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Offline Stendardo

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Di Mario Palamaro laureato in Giurisprudenza , filosofo del diritto , docente presso la Facoltà di Bioetica dell'Università Pontificia Ragina Apostolorum di Roma e presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Europea di Roma . E' presidente nazionale del Comitato Verità e Vita . Giornalista pubblicista , è una delle firme della rivista Il Timone ed è editorialista de Il Giornale e de il Cittadino di Monza . Dai microfoni di Radio Maria conduce da anni la rubrica "Incontri con la Bioetica" .

Cosa succederebbe se sostituissimo semplicemente alla parola "aborto" quella di "infanticidio" ?

Paradosso : L'infanticidio , dramma della donna e sconfitta della società .

L'infanticidio è un dramma . E' sempre una sconfitta per la donna e per l'intera società . La vittima di questa tragedia è proprio lei , la donna , che giunge a compiere questo gesto in preda a una sofferenza atroce . Proprio per questo motivo , nessuno deve avere il diritto di giudicare questo comportamento . Se la donna si fosse potuta sottrarre a questo dramma , certamento lo avrebbe fatto . Non esistono infanticidi compiuti a cuor leggero , o per futili motivi . Magari le cause possono apparire banali a noi , che ce ne stiamo seduti comodi a leggere la notizia e a giudicare . Ma per lei , per la donna , il motivo che spinge all'infanticidio è sempre soggettivamente gravissimo .
Bisogna che la società modifichi il proprio atteggiamento di fronte a questo dramma dell'universo femminile , che merita rispetto , invece che essere sbrigativamente giudicato dal solito apparato di potere gestito dal mondo maschile . Sull'infanticidio , la prima e l'ultima parola deve essere della donna . Che deve essere aiutata e accompagnata nella sua decisione , che merita di non essere lasciata sola , una volta che in piena autonomia abbia maturato la miglior decisione possibile .
Ma per cambiare la mentalità comune occorre prima eliminare quelle norme ingiuste che disciplinano questa materia , e che sono il retaggio di un codice penale scritto da fascisti nell'epoca fascista . Per troppo tempo l'Italia repubblicana , democratica e antifascista ha sopportato che leggi evidentemente in contrasto con il dettato e lo spirito della Costituzione restassero in vigore , creando un sistema di disvalori dentro il sistema di valori che la guerra di liberazione ci ha così faticosamente conquistato .
La società non può rispondere a questa tragedia con lo strumento della sanzione : non si può pensare di sconfiggere la piaga dell'infanticidio illegale mandando in galera la donna .
L'unica strada possibile a questo punto è la depenalizzazione dell'infanticidio . Lo Stato organizzerà delle strutture dove eseguire in maniera adeguata e sicura l'intervento di I.V.I. (Interruzione Volontaria d'Infanzia) , dopo che un medico abbia ricevuto la richiesta dalla madre che non desidera il suo "prodotto del parto" .
Ovviamente , bisognerà stabilire dei termini entro cui autorizzare l'I.V.I. , in modo tale che i medici che non rispettano tali regole siano perseguibili a norma di legge . In questo modo , il fenomeno verrà socializzato , e lo Stato potrà aiutare la donna a risolvere i problemi che la attanagliano . Si potrà ad esempio far capire alla donna che invece di avere quel figlio indesiderato , avrebbe potuto pensarci prima . O abortendo , che tanto è consentito dallo Stato . Oppure ricorrendo in maniera intelligente alla contraccezione .
La depenalizzazione dell'infanticidio eliminerà immediatamente l'infanticidio clandestino , e porterà nel giro di pochi anni alla scomparsa del fenomeno . Noi non siamo a favore dell'infanticidio . Siamo contro l'infanticidio clandestino , e a favore dell'infanticidio gratuito e sicuro .
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius