Evaporare a Tokyo: storie di uomini invisibili
Ne avevo sentito parlare, ma non credevo fosse un fenomeno di tale complessità, di tali numeri, da essere preoccupante.
La cosa più sconcertante è che le istituzioni giapponesi - governo, famiglia, società - accettano queste fughe senza fiatare.
Qualche tempo fa, avevo riportato un articolo di JapanToday sul numero in aumento di suicidi. Ebbene: gli evaporati sono un po' come dei morti viventi.
Si chiamano johatsu e sono degli uomini e delle famiglie che, costrette dai debiti o da una vita per loro insopportabile, che scompaiono per farsi una nuova vita altrove. Inaspettatamente, è davvero facile, visto che c'è chi può aiutarvi a gestire il "trasloco". Questa non è solo una metafora, ma è anche l'attività di copertura che questi "evaporatori" gestiscono allo scoperto.
Ma come si fa? Be', vi racconto la storia di Kazufumi Okuiniya. Impiegato modello, broker, dopo una mossa azzardata manda in perdita il suo cliente. La vergogna è così grande che un giorno prende come tutte le mattina il treno per recarsi a lavoro, ma lo prende nella direzione opposta. Non è mai tornato a casa.
E' questo il dato più terribile: la maggior parte degli evaporati non tornano più a casa, non chiamano più, muoiono per i loro familiari. Molti di questi cercano i propri cari; altri capiscono e lasciano stare.
Gli evaporati esistono dall'epoca feudale; tuttavia, dopo la bolla economica - fenomeno avvenuto all'inizio degli anni '90: l'economia del Giappone, dopo decenni di crescita, ha subito una grossissima crisi che ha colpito tutta la popolazione - il loro numero è aumentato. Luoghi privilegiati le terme (onsen) di Atami e il quartiere di Sanya, a Tokyo. Gli evaporati cercano di rifarsi una vita: senza più documenti (per lo stato sono scomparsi), però, non hanno più diritti. Nemmeno i loro figli.
Allora si arrangiano a fare i tutto-fare, anche presso gli alberghi. Oppure aprono una ditta di un qualche tipo. Ma la vita è molto dura, perché occorre troncare col passato.
Un regista ha pure creato una serie (una docu-fiction un po' comica) su di loro. E questo ha provocato molto scandalo: parlare degli evaporato e delle loro fughe (yonige) è tabù. Giustamente: se qualcuno scappa, non vuole che si parli di lui.
In ogni caso è difficile rifarsi una vita. Molti si dedicano all'alcool, vivono in luoghi miserabili, muoio da soli. Sanya stesso è un quartiere fatto dal 50% di evaporati: è un luogo di derelitti e poveri disgraziati.
E' difficile riprendere in mano la vita dopo una batosta. I giapponese non lo sanno fare. Così o si uccidono o scappano.
Ma non mi piace parlare di "fuga", in questo caso: ci sono sempre situazioni in cui non sappiamo come reagire. Allora, se la Yakuza ci chiede soldi, se il nostro superiore addossa su di noi tutta la colpa... Che possiamo fare?
Non lo so.
da
http://satsuma-han.blogspot.com/2009/10/evaporare-tokyo-storie-di-uomini.html