Autore Topic: "Shame"(G.B. 2011) di Steve McQueen. Drammatico  (Letto 1178 volte)

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"Shame"(G.B. 2011) di Steve McQueen. Drammatico
« il: Ottobre 05, 2013, 11:11:57 am »
"Shame"

drammatico, 2011, Steve McQueen, {GBR}

Sissy Sullivan/Carey Mulligan: “Noi non siamo delle brutte persone. Siamo solo venuti da un brutto posto.”

Sissy Sullivan :- “Sto cercando di aiutarti.”
Brandon Sullivan/ Michael Fassbender :- “Mi stai aiutando? Aiutando, eh? Come mi stai aiutando? Come mi stai aiutando? Eh? Guardami. Tu vieni qui e sei un peso per me. Mi hai capito? Sei un peso. Sei solo un peso che mi trascina verso il basso. Come mi stai aiutando? Non sei nemmeno in grado di badare a te stessa. E smettila finalmente di fare la vittima.”
Sissy Sullivan :- “Non sto facendo la vittima. Se vado via, non ti farai più sentire. Non credi che tutto ciò sia triste? Non credi che sia triste? Tu sei mio fratello.”

Quando all'epoca (gennaio 2012) epoca lontana di compagna fissa, e tra una omerica scopata e un pompino al cinema, mi sono seduto in sala per vedere “Shame” il secondo, nuovo film di Steve McQueen (dopo lo splendido “Hunger” ['09]) mi aspettavo di vedere sì un bel film, ma soprattutto, grazie anche alla corriva pubblicistica dei magazine d' informazione,un film estremamente caricato nella sua componente sessuale, incentrato dunque su di un personaggio e un argomento un po' fatui e vacui. Niente di più falso. Semplicemente, mi è bastata la strepitosa sequenza d'apertura in metropolitana, quando lo splendido protagonista Michael Fassbender flirta unicamente in un intenso e complice gioco di sguardi con una bellissima ragazza dai capelli rossi, e sentire la prima volta il superlativo tema del film composto da Harry Escott per rispondermi da solo e semplicemente, alla domanda che già mi stavo ponendo. Il film era molto probabilmente, bellissimo. Sembra sì una risposta abbastanza semplice, ma non è facile quantificare e argomentare l'esperienza che rimane così come congelata dalla visione di questo film solo all'apparenza algido, e stilisticamente freddo e distante. Ma già da questa sequenza d'apertura ogni esitazione di fronte a cotanta padronanza di stile e del suo significato/nte, è vinta. Alla fine infatti il film mi sarebbe piaciuto moltissimo. Forse, adesso che nemmeno posso più ambire ad una ragazza che mi faccia una sega un pò meno, ma ripeto allora, tant'era....

La mia risposta semplicistica, o la mancanza di una argomentazione migliore, può darmi fastidio. Ma è così. Ci sono troppi elementi, troppe qualità in “Shame”, che mozzano assolutamente il fiato. Già accennato alla colonna sonora, magnifica, Michael Fassbender ne è un altro. Egli dà una così sottile-e spesso è completamente spogliato-, e al contempo così brutalmente vera prestazione attoriale e interpretativamente mimetica di un uomo profondamente esaurito e angosciato, che è anch'egli assolutamente magnifico. Brandon, il suo personaggio, è un uomo che cerca disperatamente di annegare le sue nevrosi con un apparentemente costante bisogno di sesso non vorrebbe neanche, ma ne ha bisogno, lui deve averlo, come soggiogato da una costrizione. Per una lunga parte del film non dice neppure quasi nulla, ma non si può comunque staccargli lo sguardo di dosso. Fassbender sfuma infatti da una calma apparente ad un evidente e totale autocontrollo, a scoppi di rabbia terrificante che sono tanto più scioccanti in contrasto al suo apparente guscio esterno.

“Shame” è un ritratto teso, un'istantanea di un uomo tormentato, denso di lunghe sequenze nelle quali McQueen lascia che i suoi attori ti catturino e ti coinvolgano completamente, fino a quando ti rendi conto che non c'è stata alcuna modifica rispetto a ciò che si sente nella vita di tutti i giorni, per ore, almeno comunemente a molti individui . Il film come detto utilizza il suono e la musica ottenendo grandi risultati. All'inizio, come trascinandosi, vediamo Brandon girare nudo per il suo appartamento, dal letto al bagno e dal bagno al letto, e ovviamente non svelato pienamente vediamo solo che è completamente nudo, mentre ascoltiamo insieme a lui un messaggio vocale il quale costruisce come un inquietante ticchettio. Si tratta di un timer, un conto alla rovescia per una catastrofe personale. Non sai ancora cos'è, ma ti senti i muscoli alla base del collo che si flettono fino a sentirti come costrizionato, ti restituisce uno dei sintomi principali dell'angoscia, del panico. La voce registrata nella segreteria telefonica è di Sissy (Carey Mulligan, che abbiamo già visto in “Wall Street 2:The Money Never Sleeps”, e “Drive” di Refn), la sorella di Brandon, e si può vedere l'impatto immediato di lei sul fratello, la tensione che crea in lui solamente il suono della sua voce.

Sissy arriva a Manhattan e diviene il catalizzatore di “Shame”. Prima dell' arrivo a casa sua, la vita di Brandon si svolge in una serie attentamente misurata di rapidi incontri sessuali con donne sconosciute, prostitute un pò troppo bellissime, come donne incontrate casualmente in metropolitana, e alcune sessioni di masturbazione quotidiana durante alcune pause in bagno, nel suo appartamento come al lavoro. Ci sono così tante crepe nel rivestimento della sua vita, come quando il computer del suo ufficio viene mandato a riparare perchè ha contratto un virus forse a causa della massiccia quantità di file porno che ha ossessivamente scaricato, seguendo come il flusso, il ritmo, il modello di una vita così fatta e impostata. Queste fessure sono speculari al cronometrato ticchettio del conto alla rovescia per il suo imminente, ineluttabile, destino. Egli non ha nemmeno bisogno di dire una parola per avere una donna a caso a letto essendo un figo, anche se non riesce a connettersi in modo significativo, sessualmente o in altro modo, con chi per lui ha dei reali sentimenti. E se ciò succede, come con la sua collega di lavoro di colore, gli capita una defaillance.
Sissy è l'esatto opposto di suo fratello, visivamente così come per la personalità, più saggia ed empatica. Brandon, che ha una professione d'ufficio ma non si capisce bene di cosa, indossa un abbigliamento di basso profilo, cappotti blu e grigi, mentre Sissy, una cantante di nightclub in difficoltà, indossa un cappello rosso e vintage, oltre ad un cappotto leopardato. Tutto in lui è progettato per integrarsi, tutto di/in lei è stato impostato per esplodere, disintegrarsi. Mentre Brandon si sente niente, Sissy si sente tutto. Lei cade repentinamente e spesso perdutamente fragilmente innamorata, mossa da passioni forti ma momentanee come è il caso delle donne, mentre il caos della sua vita cozza in modi assolutamente pazzeschi con quella unitariamente precisa e ordinata della vita di Brandon. “Shame” allude forse solamente alla loro storia passata in comune, ma indipendentemente dalla loro provenienza, quello che abbiano sopportato insieme, provenendo da un luogo buio per sue mezze frasi, e così come lei stessa gli lascia detto rivelatoriamente, in uno dei messaggi alla segretaria telefonica. Sissy è coperta da una elaborata, evidente, ragnatela di cicatrici, piena di tendenze autodistruttive, e anche così facendo, le sue sono solo ferite molto più palesi di quelle di Brandon.

“Shame” offre ben poco in termini di risposte o di direzioni finali in cui portare lo spettatore. Ma il fatto che, insieme con un sacco di sesso insistito e molto stilizzato (oggi non potrei assolutamente più rivederlo per questo), sia stato etichettato con una classificazione solamente comportante un divieto ai minori di 14, e perdipiù qui in Italia, dovrebbe spegnere da subito il pubblico ancora e costantemente alla ricerca del richiamo facile, ordinario, pre-confezionato, dello “scandalo”. Il film è ben di più, uno studio nei meandri di un uomo, Brandon, che sta deragliando dai suoi binari, affondando sempre di più, di quanto non sia poi completamente alla fine concretizzato nella storia. Non cerca nemmeno di essere uno di quei frivoli, futili film che hanno da offrire niente o poco più della loro supposta “aura” di “scandalo” I personaggi sono brillantemente descritti e interpretati, e questo sarebbe già abbastanza per tener su il film.
Tra "Drive" e ora “Shame”, la Mulligan ha decisamente conquistato molti. Quando con solo un asciugamano addosso Brandon schiaccia a cavalcioni Sissy giù su un divano, è come se ciò che è appena accaduto prima (lei divertita lo prende in giro, avendolo senza volere sorpreso in bagno in una delle sue frequenti sessioni masturbatorie, e scatenandogli quindi una feroce reazione d'ira) si trasformi come al semplice girare di un interruttore da ridicolo e ridanciano, a frenetico e terrorizzante. La sua parte rispetto a quella di Brandon è piccola, ma le sue scene sono mozzafiato e molto forti. Bellissima, la sequenza e l'esecuzione da lei stessa offerta, di una tristemente lenta, splendida versione blues di “New York, New York”, cantata in un locale.

“Shame” è anche un film dal bellissimo stile e dalle immagini molto estetizzanti e ricercate, non diversamente di quanto ci si potrebbe aspettare data la materia complessiva, il tono e l'argomento. Il capo ufficio di Brandon, David (interpretato da James Badge Dale), è ben reso nella sua sottile e sotterranea autorità,un boss lascivo e dalla parlantina veloce, costantemente superficiale e sempliciotto. David si crede uno a cui vada liscia con ogni donna, anche se invece colleziona figuracce e toppate con ognuna a parte che proprio con Sissy, mentre Brandon può semplicemente catturare gli occhi di una bella donna in un bar affollato e attirarla a sé, perchè è un figo e II. C'è anche una scena estesa con un petulante e ossessionante cameriere di New York che, mentre la sequenza va avanti forse anche un po' troppo a lungo, offre alcuni momenti di leggerezza che fanno sì che il film non si impantani troppo sotto il peso della sua gravità, e cupezza.
Quanto più penso a “Shame”, più cresce la mia considerazione in termini generali del film. La mia prima reazione quando mi viene chiesto del film può solo derivare da alcuni problemi che ho con il finale. Finale che non ha nulla da togliere e che probabilmente non avrebbe potuto portare a una conclusione diversa, o migliore, ma che avevo previsto dove avrebbe portato a concludere il film abbastanza presto. Così presto, infatti, che ho trascorso la maggior parte del film stesso cercando di capire come McQueen e compagni stessero per far svolgere le cose non come poi hanno fatto. Ho pensato che fosse abbastanza evidente che non poteva proprio andare giù in quel modo. Ma nel grande schema delle cose, che è un problema relativamente minore e non è questo il punto, alla fine l'enigmatico finale pur senza poter trasmettere chissà quali rivelazioni e cambiamenti, funziona in maniera eccellente. Come ho già ripetuto, “Shame” è un intenso ritratto di un uomo negli slanci e nei meandri di una dipendenza che egli non può controllare, avvinto in una spirale di odio di sé e di auto- abiezione e umiliazione. Osservare il preciso, efficiente personaggio di Brandon disvelarsi e disvelare, sempre più davanti ai nostri occhi il proprio convincente logoramento, è il vero piacere di “Shame”, che, nonostante alcuni difetti, è assolutamente un film da vedere, e che rimarrà nel tempo.

Nonostante il film sia costato 6,5 milioni dollari di bilancio, la Fox Searchlight Pictures ha pagato soltanto circa 400.000 $ per acquistare i diritti di distribuzione per gli Stati Uniti.

Girato in 25 giorni.

Nell'ultima scena del film, in cui Brandon guarda la donna sul treno della metropolitana, il cartellone della metropolitana di una chiesa chiamata The NYC River è prominente dietro di lui. Questa è in realtà la chiesa che Carey Mulligan frequenta ogni volta che si trova a New York.

Anche se il film è interamente ambientato a New York, e tutti i personaggi sono americani, il cast sia maschile che femminile, il regista / sceneggiatore e il suo co-sceneggiatore provengono dall' Irlanda o dalla Gran Bretagna.

Spoiler
Le curiosità/trivia seguenti possono svelare importanti aspetti della trama.

La scena di sesso con Michael Fassbender la spacca da dietro ad Amy Hargreaves premuta contro il vetro di una finestra in una camera da letto con vista totalmente panoramica sopra Manhattan è dell''hotel Standard, ed è stata girata in realtà sopra la strada affollata, durante il giorno. I passanti hanno assistito come spettatori mentre i due attori, nudi, gli hanno sorriso e salutati dalla camera dell'albergo, tra un ciak e l'altro.

Black Reel Film Awards Anno 2012 Nominato ai Black Reel come Miglior Regista
Steve McQueen
Miglior Film
Iain Canning
Bergen Swanson
Emile Sherman
Miglior Colonna Sonora Originale
Harry Escott
La miglior sceneggiatura, originale o adattato
Abi Morgan, Steve McQueen
Boston society of Film Critics Awards Anno 2012 2 ° posto Premio BSFC Miglior Attore
Michael Fassbender
Britannic Independent Film awards Anno 2011 Ha vinto il Britannic Independent Film Award Miglior Attore
Michael Fassbender
Nominato al Britannic Independent Film Award per il Miglior Film Britannico Indipendente
Miglior Regista
Steve McQueen
La migliore sceneggiatura
Abi Morgan, Steve McQueen
Miglior attrice non protagonista
Carey Mulligan
Miglior realizzazione tecnica
Sean Bobbitt
Per la cinematografia. Miglior realizzazione tecnica
Joe Walker
Per la modifica.
Broadcast Film Critics Association Awards / anno 2012 Nominato ai Critics Choice Award Miglior Attore
Michael Fassbender
Miglior attrice non protagonista
Carey Mulligan
Chicago Film Critics Association Awards Anno 2011 Nominato ACCP Award come Miglior Attore
Michael Fassbender
Miglior attrice non protagonista
Carey Mulligan
Dallas -Fort Worth Film Critics Association Awards Anno 2011 3 ° posto DFWFCA Award Miglior Attore
Michael Fassbender
Nominato DFWFCA Award Miglior Film
Miglior attrice non protagonista
Carey Mulligan
Golden Globes, USA Anno 2012 Nominato ai Golden Globe per il Miglior attore in un film - Drammatico
Michael Fassbender
Hollywood Film Festival Anno 2011Ha vinto l'Hollywood Film Award come Attrice non protagonista dell'anno
Carey Mulligan
Anche per “Unity” (2011).
Independent Spirit awards Anno 2012 Nominato agli Independent Spirit Award come Miglior film internazionale
Steve McQueen
Gran Bretagna London Film Critics Circle Awards Anno 2012 Nominato ALFS Award come Attore dell'Anno
Michael Fassbender
Attore britannico dell'anno
Michael Fassbender
Anche per "A Dangerous Method” (2011).
Attrice britannica dell'anno
Carey Mulligan
Anche per “Unity” (2011).
British Film of the Year
London Film Festival Anno 2011 Nominato per il Miglior Film Steve McQueen
Los Angeles Film Critics Association Awards Anno 2011 Ha vinto LAFCA Award Miglior Attore
Michael Fassbender
Anche per “X-Men : L'Inizio”(2011), “Jane Eyre”(2011) e “A Dangerous Method”(2011).
National Bord of Review, Usa Ha vinto NBR Award Top Ten Independent Films
Spotlight Award Michael Fassbender
Anche per “A Dangerous Method”(2011), "Jane Eyre” (2011) e “X-Men :L'Inizio”(2011).
New York Film Critics Circle Awards 2 ° posto Premio NYFCC Miglior Attore
Michael Fassbender
Miglior attrice non protagonista
Carey Mulligan
On line Film Critics Society Awards Anno 2012 Ha vinto CFO Award come miglior attore
Michael Fassbender
Nominato CFO Award per la Miglior attrice non protagonista
Carey Mulligan
San Diego Film Critics Society Awards Anno 2011 Nominato al SDFCS Award per la Miglior attrice non protagonista
Carey Mulligan
Satellite Awards Anno 2011 Nominato al Satellite Award come Miglior Attore in un Film
Michael Fassbender
Miglior attrice non protagonista
Carey Mulligan
Miglior Regista
Steve McQueen
Miglior film
Miglior Sceneggiatura Originale
Abi Morgan
Steve McQueen
Toronto Film Critics Association Awards Anno 2011 Nominato TFCA Award Miglior Attore
Michael Fassbender
Festival di Venezia Anno 2011 Ha vinto ''CinemAvvenire'' Award Miglior Film
Steve McQueen
Premio FIPRESCI Miglior Film
Steve McQueen
Coppa Volpi Miglior Attore
Michael Fassbender
Nominato al Leone d'oro Steve McQueen
Washington DC Area Film Critics Association Awards Anno 2011 Nominato WAFCA Award per Miglior Attore
Michael Fassbender
Miglior attrice non protagonista
Carey Mulligan

TorsoloMarioVanni
Neil McCauley/Robert DE Niro [ultime parole]:- "Visto che non ci torno in prigione?"
Vincent Hanna/Al Pacino :-"Già."
Noodles:"I vincenti si riconoscono alla partenza. Riconosci i vincenti e i brocchi.Chi avrebbe puntato su di me?"
Fat Moe:"Io avrei puntato tutto su di te."
Noodles:E avresti perso.