Il bello viene in fondo
GLI ABUSI A MILANO DAL 2001 AL 2003, IN UN CONTESTO DI FAMIGLIE NORMALI E RESIDENTI IN CENTRO
Ragazzini violentatori, puniti i genitori
Pagheranno 450 mila euro. I giudici: «Non hanno educato i
figli ai sentimenti». Vittima una 12enne
di Luigi Ferrarella . corriere della sera
MILANO — Le colpe dei figli adolescenti devono ricadere sui padri e sulle madri, fino a
schiacciare il portafoglio dei genitori sotto il peso di maxi-risarcimenti civili? Sì, perché le sopraffazioni
sessuali compiute dai loro figli sulle ragazze testimoniano che i genitori non hanno trasmesso quella
«educazione dei sentimenti e delle emozioni che consente di entrare in relazione non solo corporea con
l’altro»; e non hanno badato a che «il processo di crescita» dei loro figli «avvenisse nel segno del rispetto
dei sentimenti, dei desideri e del corpo dell’altra/o».
Su questa base il Tribunale civile di Milano, chiamato a esprimersi sulla vicenda di una
12enne più volte violentata dal 2001 al 2003 da ragazzini di appena 2-3 anni più grandi di lei, in un
contesto di famiglie italiane assolutamente "normali" e residenti nel centro di Milano, ha condannato i
genitori degli adolescenti a versarle quasi 450.000 euro di risarcimento. Non tanto per non averli ben
vigilati, quanto per non aver dato loro una «educazione dei sentimenti e delle emozioni» nel rapporto con
le ragazze. L’educazione dei figli, premette il giudice della X sezione civile Bianca La Monica, non è fatta
solo della «fondamentale indicazione al rispetto delle regole», ma anche di «quelle indicazioni che
forniscono ai figli gli strumenti indispensabili da utilizzare nelle relazioni, anche di sentimento e di sesso,
con l’altra e con l‘altro».
Di questa educazione, «che consente di entrare in relazione non solo corporea con l’altro,
non vi è traccia nel comportamento dei minori» violentatori. Lo dimostra proprio il loro racconto
dei fatti: « asettico, con parole non espressive di emotività, usando per la ragazza espressioni che
evidenziano come nessuna considerazione vi fosse per la persona. Però gli stessi ragazzi, una volta
sollecitati a riflettere sull’impatto della loro condotta sulla coetanea, hanno mostrato barlumi di
consapevolezza e di empatia, mettendo in gioco anche qualche emozione, a conferma dell’importanza di
un’educazione anche dei sentimenti». In chiave autoliberatoria, i genitori hanno provato a valorizzare in
Tribunale «il rispetto dell’orario di rientro a casa, i buoni o sufficienti risultati scolastici, l’educazione nel
rispetto delle persone e dei valori cristiani propri della cultura occidentale, l’avvenuta frequentazione delle
lezioni di educazione sessuale a scuola, il fatto che prima di questi fatti alcuni dei ragazzi non avessero
dimostrato particolare interesse verso il genere femminile».
Ma per il Tribunale queste sono tutte «circostanze generiche» e «comunque non idonee a
contrastare l’evidente carenza o inefficacia di un’educazione al rispetto dell’altro, all’attenzione ai
sentimenti e desideri altrui». I ripetuti e prolungati abusi, insiste infatti il giudice, «sono tali da rendere
palese che, se messaggi educativi vi sono stati, non sono stati adeguati o non sono stati assimilati, sicché
deve ritenersi che da parte dei genitori non sia stata prestata dovuta attenzione all’avvenuta assimilazione
da parte dei figli dei valori trasmessi. E in particolare, trattandosi di figli preadolescenti o adolescenti, non
è stata dedicata cura particolare, tanto più doverosa in presenza di opposti segnali provenienti da una
diffusa cultura di mercificazione dei corpi, a verificare che il processo di crescita avvenisse nel segno del
rispetto del corpo dell’altra/o».
Perciò tutti i genitori sono condannati a risarcire in solido la ragazzina vittima dei loro figli,
per la quale gli avvocati Giuseppe Alaimo, Luca Boneschi, Alessandra Merenda e Anna Grazia
Sommaruga ottengono danni anche per «i turbamenti psichici» legati alla «consapevolezza di essere stata
lesa nell’inviolabile diritto alla libertà sessuale», causa poi dell’«abbandono scolastico» che «ha comportato
una riduzione di possibilità nel lavoro». E, tra i genitori dei figli violentatori, a pagare dovranno essere pure
i padri separati, perché «il legislatore riconosce al coniuge non affidatario non solo il diritto, ma anche il
dovere di vigilare sull’educazione del figlio».