LE PUSSY RIOT FINANZIATE DAL MAGNATE DELLA FINANZA INTERNAZIONALE GEORGE SOROS .
http://www.associazionesimeone.it/2012/08/george-soros-dietro-le-pussy-riot/Due anni possono essere troppi, almeno per una dimostrazione politica all’interno di una chiesa. Così la pensa l’ambasciata americana a Mosca. «Attacco alla libertà di parola», secondo l’OSCE. Era un verdetto annunciato secondo il legale delle ragazze Mark Feigin. «Sentenza sproporzionata» hanno detto UE e Usa. Per la Merkel, il verdetto viola i valori europei. Fa marcia indietro pure la Chiesa Ortodossa, che dichiara, dopo aver invocato pene severe: «Senza mettere in dubbio la legittimità della decisione della giustizia, chiediamo alle autorità dello Stato di dar prova di clemenza verso le condannate, nella speranza che rinuncino a ripetere questo genere di sacrilegio».
Di sacrilegi le Pussy Riot sarebbero esperte: prima di inscenare preghiere contro Putin, sono persino arrivate ad infilarsi dei polli nella vagina in un supermarket. Nadia, la leader, è ascesa nell’underground moscovita dopo una performance sessuale – parliamo di sesso di gruppo dimostrativo — al Museo biologico di Timiryazev, a diciotto anni e ad una manciata di giorni dal parto. Sembra che l’uso del sesso e delle sue varianti caratterizzi con successo i movimenti di protesta ad Est, e queste manifestazioni sono in linea con altre, come quelle del collettivo Femen.
L’impatto di questo provocatorio gruppo è stato senza dubbio forte. A rendere l’episodio importante è il quadro in cui esplode il contrasto, quello del dissenso di una voce critica verso Putin, in un paese dove la libertà d’espressione non è scontata. Non è la prima volta che il volto autocratico della Russia calca la mano: in asse con la stessa stanno gli altri grandi stati orientali, Cina e Iran, conservatori nei costumi come pochi, almeno secondo il punto di vista occidentale. Sarà questo scontro di civiltà e di interessi a far sì che anche il ferro tedesco si interessi alle ragazzacce russe? In questo momento, il sostegno alle attiviste proviene anche da ambiti meno conosciuti.
Dietro le Pussy Riot e il loro pugno chiuso sembra esserci un magnate delle rivoluzioni, un sostenitore particolarmente ricco, George Soros e del suo Open Society Institute. In particolare, le ragazze hanno sfoggiato la bandiera dell’Otpor, un’organizzazione legata a Soros e ai suoi fondi. Nato nel 1930, quando non c’erano ancora internet e la tv, è stato uno di quelli che ha voluto “dare una spinta alla storia”, come avrebbe detto Lenin, e ha contribuito al sostegno di Solidarnosc in Polonia, una delle peggiori spine nel fianco dell’impero sovietico, per non parlare poi del suo aiuto a Charta 77 in Cecoslovacchia. Era uno dei 1400 membri del Council of Foreign Affairs, un circolo speciale formatosi all’indomani della Prima Guerra Mondiale, che raccoglie eminenti personalità capaci di influenzare la politica del mondo libero.
Le rivoluzioni chiamate Rivoluzioni Colorate, che hanno sconvolto l’equilibrio post-sovietico, sono state sostenute da Soros; secondo alcune malevoli voci della rete, in preda al solito complottismo, Soros le avrebbe in parte programmate. Emblematico il caso della Rivoluzione delle rose in Georgia.
In Italia è noto alle cronache, perché in lizza tra i possibili acquirenti dell’AS Roma e non come acquirente certo di due miliardi di buoni del tesoro europei, soprattutto italiani. Ha lui stesso commentato la situazione: «E’ curioso ho avuto molta più pubblicità per il mio supposto interesse per la Roma calcio, che e’ pari praticamente a zero, che per gli anni di devozione dedicati alla causa dei rom».
Ma di quale sinistra è sostenitore Soros? Della sinistra liberale. Già allievo di Popper alla London School of Economics, Soros ha lasciato il segno come speculatore finanziario: nel cosiddetto Mercoledì Nero del 16 settembre 1992 vendette allo scoperto 10 miliardi di sterline, quando il padre dell’Euro, l’Ecu, poneva le basi per il figlio, attraverso lo Sme, il Sistema Monetario Europeo. In minima parte, si potrebbe dire che Soros abbia contribuito a spingere fuori dalla futura eurozona l’UK. Speculò anche sulla lira, per inciso, nello stesso settembre.
Accusato e condannato per insider trading, il suo hedge fund, Quantum Fund, con sede nelle Antille Olandesi, è ciò che ha sostanzialmente contribuito alle sue ricchezze, stimate da Forbes in 20 miliardi di dollari americani. Insomma, non è Che Guevara e nemmeno Durruti.