Fonte :
http://articolotrepalermo.blogspot.it/2010/03/omofobia-e-maschilismo.htmlPubblichiamo volentieri una lettera di Fulvio Boatta,
socio di Articolo Tre e membro del direttivo dell'Associazione
Mi chiamo Fulvio Boatta e sono un omosessuale dichiarato. Come molte persone ho tanti amici e conoscenti e come la maggior parte degli omosessuali mi trovo ogni giorno della mia vita a dover scontrarmi contro il pregiudizio e l'omofobia. Quello che trovo più sconvolgente è che spesso "l'omofobo" è in ognuno di noi, perché per essere definiti tali non necessariamente dobbiamo picchirare e uccidere le persone LGBT, spesso bastano le parole e l'indifferenza.
Vi racconto un episodio, con i miei amici (quasi tutti eterosessuali) stavamo discutendo via mail per organizzare la Pasquetta insieme, quando un ragazzo del gruppo ha esordito con questa frase: “sento d'incarnare il sentimento di tutti dicnedo che comunque vada: W il pacchio! A NOI!!!!! (si sempre il pacchio), per le ragazze c'è la versione; W il Pacco! A VOI!” pur sapendo che non avrebbe potuto incarnare il pensiero di tutti perché io non lo avrei condiviso, allora mi sono chiesto; il fatto che esisto non conta?
la mia risposta:
"Care tutte e Cari tutti,
Vorrei condividere con voi alcune riflessioni che ho fatto; una delle mail che ho appena ricevuto, mi ha spinto a pensare.
Viviamo in una società estremamente maschilista, prova ne è il fatto che lo stipendio medio della donna è inferiore a quello dell'uomo (dati ISTAT 2009), che le posizioni di potere sono destinate agli uomini che più facilmente delle donne fanno carriera. Che i fenomeni di violenza domestica e non, vanno aumentando, questo è un fenomeno che mi preoccupa molto.
Tale subcultura è legata a doppio filo con la subcultura omofoba, sessuofoba e transfoba (Ligrardi et Al., 2005; Feige et Al., 2007; Archer, 1995). Il maschio per mantenere il suo status di potere deve necessariamente mortificare la femmina e lo fa usandole violenza sessuale, fisica e psicologica, negandole la sua visibilità sociale e negando, disprezzando e distruggendo persone che per loro natura mettono in discussione la figura del maschio, con il loro modo di essere e vivere. Quante volte sentiamo dire che un maschio gay non è tale ma è solo un mezzo uomo? Avete mai sentito dire ad un genitore che parla con la sua bambina; “non piangere sii donna”? Io mai, la femminilità è un dato di fatto, ho sempre sentito dire “non piangere sii uomo”...devi guadagnarti il tuo status di maschio! siamo permeati e forgiati da questo modo di pensare, sin da bambine/i. Quante volte diciamo la parola “frocio”, “finocchio” per scherzare con i nostri amici? Per ridere un po? Per renderli ridicoli...dopo tutto cosa è un finocchio se non una macchietta, una persona ridicola, uno insomma, poco pericoloso...un mezzo maschio.
Ma lo sapete che cosa significano questi termini? Derivano da un linguaggio contadino dove si chiamavano “finocchi” tutte quelle piante buone solo per essere bruciate...i finocchi sono insomma quelle persone buone solo per essere bruciate...riflettiamoci, l'uso delle parole ha un significato ben preciso.
La comunicazione è la base della cultura e da questa si deve partire se si vuole realmente operare un cambiamento culturale. Allora comunico con voi che siete tutte e tutti persone sensibili a questi argomenti. Vi chiedo di non essere più leggeri nel comunicare ma stare attenti alle parole che usate.
L'altro giorno da Stefano mi sono sentito dire, in risposta ad una mia battuta circa il suo modo di approcciarsi con le donne, che “io non posso capirlo perché non apprezzo”...ma non apprezzo cosa? Forse come le apprezzo io le donne, lui non lo immagina neanche e forse le apprezzo anche più di lui, perché loro come me, devono lottare ogni cazzo di giorno della loro vita, per affermare la loro visibilità sociale, per loro tutto è più difficile. Oggi ho letto in una mail una dichiarazione che diceva: “sento d'incarnare il sentimento di tutti dicnedo che comunque vada: W il pacchio! A NOI!!!!! (si sempre il pacchio), per le ragazze c'è la versione; W il Pacco! A VOI!”
Mi sento di rispondere solo una cosa, chi ha scritto questa frase sa bene che nel gruppo ci sono anche io che sono un omosessuale dichiarato, però l'ha scritta lo stesso quasi come se io non esistessi, allora rispondo affermando il mio diritto ad esistere, anche solo a parole. Per una vita intera ho sempre sentito queste battute e per la maggior parte delle volte me ne sono stato zitto, perché provavo vergogna. Adesso non provo più vergogna ma solo rabbia, perché ho capito da quale matrice proviene un pensiero simile e quindi mi sono promesso di combattere questa subcultura.
L'educazione civica (mi è stato insegnato a scuola) parte dal singolo, con la comunicazione, allora vorrei che da questo momento in poi, tutte e tutti, imparassimo a riflettere che tra noi, esistono persone lesbiche, gay, bisessuali, che stanno MALE ogni volta che facciamo una battuta omofoba, ogni volta che non li consideriamo, quasi come se fossimo tutte e tutti eterosessuali, voi non potete capire perché il mondo è fatto a misura degli etero, non vi è mai suonato strano se da piccoli vi dicevano che (se maschi) un giorno avreste avuto la compagna (e viceversa se femmine)...bhe io stavo male, perché mi vedevo accanto un compagno e per molti anni ho creduto di essere il solo, quello sbagliato che non era come gli altri, ma era come nessuno avrebbe mai voluto essere...ero Fulvio, il frocio. Oggi ho capito, che non voglio essere come gli altri, sto bene così come sono, allora voglio lottare per la cultura delle differenze, non per quella della omologazione.
Per fortuna mia le cose oggi per me vanno molto diversamente, ma la maggior parte delle persone LGBT si vergogna e continua a provare quanto ho detto in precedenza ogni volta che diciamo stronzate simili. Dal momento che quasi certamente anche nel nostro gruppo di amici o persone vicine ad ognuno di noi, oltre me, vi saranno altre persone Lesbiche, Gay, Bisessuali che non si dichiarano per paura, vi chiedo solo di stare un po più attenti a quello che dite. Perché potreste fare del male alle persone che amate.
Senza considerare che dovremmo iniziare a non usare più questo linguaggio maschilista e fascista, punta dell'iceberg di una subcultura, che ci permea dentro e fuori a tutte e tutti.
Perdonate il mio sfogo ma non potevo non spiegare la mia prima reazione alla mail di cui sopra.
Cari saluti, Fulvio Boatta."