Autore Topic: Francia: corso per insegnare ai bambini che non esistono “maschi” e “femmine"  (Letto 600 volte)

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Offline Stendardo

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Scuola, Francia: corso per insegnare ai bambini che non esistono “maschi” e “femmine”

by Alessandro Borin1 Comment07.giu 2013
 


7 giu – Il governo francese si sta preparando ad introdurre, dall’inizio dell’anno scolastico 2013-2014, un nuovo corso obbligatorio di educazione sessuale basato sulla “gender theory” per tutti i bambini dai 6 anni sia nelle scuole pubbliche che in quelle private (comprese quelle confessionali). Questo progetto governativo sta provocando grande preoccupazione tra genitori e insegnanti.
 
Presentato come un modo per promuovere la parità dei sessi e per combattere l’omofobia, questo corso è finalizzato a “sostituire categorie mentali come quella di ‘sesso’ (…) con il concetto di ‘genere’, che (…) mostra come le differenze tra uomo e donna non siano basate sulla natura, ma siano prodotte storicamente e replicate dalle condizioni sociali” (come affermava il 28 febbraio 2013 Julie Sommaruga, membro del Cmitato per la cultura dell’Assemblea Nazionale francese). In una lettera ai responsabili educativi del 4 gennaio, il ministro francese dell’istruzione, Vincent Peillon, ha espresso la decisione del governo di impegnarsi per produrre un cambio di mentalità tra i giovani. In questo senso, viene rivolto l’invito alle scuole affinché “distolgano gli studenti da ogni forma di determinismo, familiare, etnico, sociale o intellettuale”. (L’Express, 2 settembre 2012).
 
Si sta ancora lavorando in questa direzione. In una relazione del dicembre 2012, l’ispettorato generale sugli affari sociali raccomandava le scuole di “combattere contro gli stereotipi sessuali (…) fin dalla più tenera età”, di decostruire la “ideologia della complementarietà” tra i sessi, e di sostituirla le parole “maschi” e “femmine” con termini sessualmente neutri come “amici” o “bambini”. Alle scuole è richiesto di prevenire il processo di  “differenziazione basata sul genere sessuale” e l’acquisizione psico-sociale da parte del bambino della sua identità sessuale. Questa presunta “istruzione” non ha fondamento scientifico, cioè, per la maggior parte della popolazione (che non aderisce a questa “gender theory”) costituisce un indottrinamento forzato. Essa mette in pericolo l’equilibrio psicologico del bambino e costringe i genitori ad affrontare un dilemma: spiegare ai propri figli che non devono credere a quello che viene loro insegnato a scuola o starsene tranquilli per non contrastare l’ideologia ufficiale? Se anche un solo percorso educativo sarà modificato, ciò rappresenterà una palese violazione dell’interesse del bambino e dei diritti naturali dei genitori.
 
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo afferma che “la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società” (articolo 16.3) e che “i genitori hanno diritto di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli” (articolo 26.3). Nel ratificare la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, gli Stati hanno sottoscritto di “rispettare la libertà dei genitori (…) di assicurare ai propri figli un’educazione religiosa e morale conforme alle loro convinzioni” (articolo 18.4). In modo ancora più esplicito, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo afferma che “nell’esercizio elle sue funzioni in materia di istruzione e insegnamento, lo Stato deve rispettare il diritto dei genitori di fornire questi ultimi secondo le proprie convinzioni filosofiche e religiose” (protocollo, articolo 2).
 
Luca Volontè: Chiede al Comitato dei Ministri che quest’ultimo possa riconfermare:
 
- che l’insegnamento deve essere obiettivo e che in  democrazia lo Stato non ha il diritto di manipolare le menti dei bambini.
 
- che i genitori, e non lo Stato, sono responsabili dell’educazione dei loro figli.
 
Quali azioni intende prendere il Comitato dei Ministri per assicurare che i contenuti scolastici in questione non costituiscono un indottrinamento, ma che, al contrario, sono obiettivi e rispettosi dei diritti di bambini e genitori?
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Fonte : http://www.tempi.it/fingendo-di-occuparsi-della-salute-dei-bambini-onu-fa-passare-aborto-e-identita-di-genere-le-proteste-del-vaticano


Fingendo di occuparsi della salute dei bambini, l’Onu fa passare l’aborto e l’identità di genere. Le proteste del Vaticano
 









ottobre 22, 2013Benedetta Frigerio
 

Il rappresentante della Santa Sede all’Onu s’arrabbia per «la risoluzione sulla libertà sessuale e l’identità di genere» che «è contraria al diritto ed esprime un’opinione senza fondamenta»
 





Prima della risoluzione a favore dell’aborto e dell’educazione omosessuale dei bambini, che il Parlamento europeo doveva votare questa settimana e ora rinviata in Commissione, le Nazioni Unite ne avevano già prodotta una simile. Si tratta della raccomandazione numero 15 (2013) sui “Diritti dei bambini per l’accesso al miglior stato di salute”. Il testo parla di «aborto sicuro», di accesso a «consulenze e consigli senza il consenso dei genitori o del tutore legale», di «libertà sessuale e riproduttiva» e di «diritto dell’orientamento sessuale» e «all’identità di genere».
 
«SI UCCIDE, NON SI PROTEGGE LA VITA». Per questo, il rappresentante della Santa Sede all’Onu, l’arcivescovo Francis Chullikatt, intervenendo davanti al Comitato sulla promozione e protezione dei diritti dei bambini, riunito nell’ambito dell’Assemblea generale dell’Onu a New York, ha parlato contro la risoluzione che sarebbe «un disservizio contro il miglior interesse dei bambini». Secondo l’arcivescovo il testo è contrario a «tutti gli obblighi giuridici precedenti», sulla base della «sola opinione di una commissione». Chullikatt ha svelato anche l’illogicità del testo che sancisce «il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo», senza accordare «in primo luogo il diritto di nascere». Secondo l’arcivescovo «l’aborto non potrà mai essere “sicuro”, perché uccide la vita del bambino e danneggia la madre». La critica va anche alla «diagnosi prenatale intrapresa allo scopo di decidere se il bambino dovrà nascere (…). Il feto è un membro della nostra famiglia umana e non appartiene ad un “sub-categoria di esseri umani”».
 
I FIGLI NON SONO DELLO STATO. Perciò la tutela dei diritti «inizia con il pieno rispetto per i bambini stessi in tutte le fasi del loro sviluppo, dal concepimento», mentre «la famiglia è il solo luogo appropriato per la loro sviluppo». È la famiglia, ha chiarito Chullikatt, «e non lo Stato, che dà casa i nostri figli, li nutre, li istruisce, crescendo la prossima generazione della società».
Per questo motivo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo nel suo preambolo parla di diritto prioritario dei genitori all’educazione dei loro figli: «Un diritto che viene prima di quello dello Stato o di altri soggetti, soprattutto nell’importante campo della libertà religiosa, che include la sessualità umana, il matrimonio e lo statuto della famiglia».
 Quindi l’arcivescovo ha difeso la libertà di educazione «religiosa e morale dei loro figli», contro alle espressioni «come “orientamento sessuale” e “identità di genere”, su cui non esiste un consenso giuridico internazionale e che vengono comunque utilizzate, a sproposito e infelicemente».


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