Fonte :
http://www.settimanaleppio.it/dinamico.asp?idsez=15&id=5Femminicidio: le ragioni di un inganno
22 dal Numero 2 del 13 gennaio 2013
di Alfredo De Matteo
L’ideologia femminista affonda le sue radici nel processo rivoluzionario e mira al sovvertimento dell’ordine naturale e cristiano: non è perciò possibile distinguere un femminismo buono da uno esagerato e cattivo. Il giusto rapporto tra l’uomo e la donna è già illuminato dalla Sacra Scrittura e dal Magistero.
L’ideologia femminista ha pervaso completamente la cultura e le leggi tanto che si assiste, già da diversi decenni, ad un processo di femminilizzazione della società all’apparenza inarrestabile. Tale processo ha portato alla marginalizzazione della figura maschile in quasi tutti gli ambiti, soprattutto quelli lavorativo e familiare, con tutte le conseguenze che essa comporta, in primis la disgregazione dell’istituto familiare. Leggi come l’aborto ed il divorzio, ma anche quelle dalle conseguenze certamente meno nefaste come l’istituzione delle quote rosa, sono il frutto di una precisa volontà politica e culturale che, scientemente, tende ad assecondare i diktat delle influenti lobby femministe. Tutto ciò al servizio di una mentalità anticristiana che ha come obiettivo quello di espungere Dio dalla vita sociale attraverso la squalificazione dell’uomo e dell’autorità che esso rappresenta.
Tale mentalità tende inevitabilmente ad esacerbare la conflittualità tra i sessi (connaturata alla condizione umana a seguito del peccato originale dei nostri Progenitori), sia perché l’uomo si sente privato della dignità e spogliato delle sue caratteristiche peculiari, sia perché la rivoluzione femminista porta con sé, necessariamente, l’esaltazione parossistica della donna e la conseguente denigrazione dell’uomo, di modo che si inneschi un circolo vizioso in cui la contrapposizione ideologica alimenti la guerra tra i sessi e viceversa.
La marginalizzazione dell’uomo e del suo ruolo nella società si traduce, tra l’altro, in un aumento della violenza contro le donne, la cui incidenza a livello statistico viene gonfiata ad arte allo scopo di porre in atto ulteriori politiche vessatorie e discriminatorie contro l’uomo, generatrici a loro volta di nuove escalation di violenza.
In effetti, le leggi anti-uomo che le femministe hanno voluto per “proteggere le donne” hanno portato al raddoppio degli omicidi familiari, come dimostrano inequivocabilmente i dati del Ministero dell’Interno, in base a cui gli omicidi familiari erano meno di cento nel 1992 mentre oggi sono, per l’appunto, quasi raddoppiati. Si tratta spesso di uomini ridotti alla disperazione da calunnie e sentenze filo-femministe, i quali arrivano ad uccidere e poi a togliersi la vita nel 41% dei casi. Infatti, secondo fonti giudiziarie, l’80% delle accuse contro gli ex mariti risultano false e sono usate come ricatto nei loro confronti.
Le femministe nostrane gridano al “femminicidio” per fomentare l’allarme sociale e così ottenere fondi per le loro attività di propaganda. In realtà, i dati OMS mostrano che l’Italia ha uno dei più bassi tassi di omicidi di donne in Europa; viceversa è il Paese europeo con il massimo squilibrio di genere negli omicidi, essendo le vittime prevalentemente di sesso maschile (tra il 70 e l’80%).
Per molti anni fonti autorevoli quali il Consiglio d’Europa e Amnesty International hanno sostenuto che la violenza maschile sarebbe la prima causa di morte tra i 15 e i 44 anni, tesi in base a cui sono stati erogati cospicui fondi attraverso la raccomandazione 1582 del Consiglio d’Europa, mentre i veri dati della banca mondiale mostrano che omicidio e violenza colpiscono solamente l’1% di tale popolazione. In Italia, ogni anno, si verificano circa 160 omicidi di donne contro i 600 degli uomini e tenendo conto del fatto che muoiono circa 270.000 donne, gli omicidi costituiscono lo 0,06% delle cause di morte femminili!
Per di più, la violenza contro gli uomini è una realtà in costante aumento, anche se essa non viene mai menzionata dagli organi di informazione, tanto da essere divenuta un vero e proprio disturbo psichiatrico da cui è affetto un numero sempre maggiore di donne. La violenza psicologica è quella più utilizzata dal genere femminile e si esprime prevalentemente attraverso forme di rifiuto e di denigrazione del partner sia a livello privato che pubblico. La violenza femminile è spesso giustificata ed approvata socialmente, mentre un padre violento viene allontanato dai figli e definito un cattivo genitore. Fiction, film e programmi televisivi contengono spesso immagini di aggressione verbale o fisica delle donne sugli uomini nonché di inversioni dei ruoli, in cui i posti di potere e di comando sono ricoperti da personaggi femminili autoritari ed aggressivi mentre quelli minori da personaggi maschili sottomessi. La violenza delle donne sui mariti è un fenomeno che dilaga in tutto il mondo tanto che negli Stati Uniti la percentuale di grave violenza fisica tra partner è stata attribuita, nel 2004, per il 35% ai maschi e per il 30% alle donne. C’è da considerare inoltre che gli uomini quasi mai denunciano i maltrattamenti subiti, primo perché provano vergogna e profondo senso di colpa, secondo perché non esistono luoghi deputati a raccogliere le loro denunce né tantomeno istituti pubblici come quelli adibiti specificatamente a difesa delle donne.
Le battaglie per il raggiungimento della cosiddetta parità dei diritti (tendenti in realtà alla sopraffazione e non all’uguaglianza di genere) sono viste di buon occhio da una consistente porzione dell’universo sia maschile che femminile. Il femminismo è penetrato in profondità anche in ambito cattolico al punto che sono sempre più insistenti e sfacciate le richieste di “adeguamento” della Chiesa Cattolica al presunto cambiamento del comune modo di intendere il rapporto tra i sessi, richieste provenienti sia ad intra che ad extra della Chiesa stessa. La mancanza di una visione cristiana della storia impedisce ai più una piena presa di coscienza dei pericoli presenti nell’ideologia femminista, la quale non contiene aspetti buoni e meno buoni, come se alcuni “eccessi” da essa prodotti, quali ad esempio la rivendicazione dell’inesistente diritto di aborto e all’autodeterminazione, rappresentassero dei semplici incidenti di percorso all’interno di un cammino di emancipazione comunque positivo. In realtà, il femminismo affonda le sue radici nel processo rivoluzionario e attraverso di esso mira al sovvertimento dell’ordine naturale e cristiano, in odio a Dio ed alla Chiesa. Pertanto, non esiste un femminismo buono ed uno cattivo in quanto esso è in sé seminatore di morte e distruzione. I Vangeli, il Magistero e la Tradizione ci illuminano circa il giusto rapporto tra l’uomo e la donna che non può e non deve essere meramente egualitario ma semmai complementare, come ci viene magnificamente indicato dall’apostolo Paolo nella controversa lettera agli Efesini, uno dei passi più chiari della Sacra Scrittura eppure più travisati e male interpretati: «Fratelli, fatevi imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi. Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.
Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata.
Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.
Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola.
Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito» (Ef 5,1-2a.21-33).