Autore Topic: Il manifesto di Unabomber-antimodernismo  (Letto 825 volte)

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Offline Salar de Uyuni

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Il manifesto di Unabomber-antimodernismo
« il: Novembre 03, 2013, 15:15:20 pm »
Prefazione

C'È UN PO' DI UNABOMBER IN CIASCUNO DI NOI

Il 3 aprile 1996 in una sperduta capanna del Montana, vicino all'inospitale Baldy Mountain veniva arrestato Theodore John Kaczynski. Dopo diciotto anni di inutili tentativi e di umilianti insuccessi gli agenti dell'Fbi si dicevano convinti di aver messo fine alla lunga scia di delitti dell'ecoterrorista Unabomber. Si chiudeva così quella che era stata la più lunga e sofferta caccia all'uomo in America. Centinaia di poliziotti, decine di ispettori, intere città mobilitate per catturare il pericolo numero uno del Paese. Dal 1978 al giorno della cattura Unabomber aveva compiuto sedici attentati dinamitardi, uccidendo tre persone e ferendone altre ventitré, molte con gravi mutilazioni, seminando terrore in tutti gli Stati Uniti.

Nell'organizzazione dei suoi delitti mai un errore, una leggerezza, un dettaglio che potesse tradirlo. La tecnica sempre identica: un pacco bomba, diventato negli anni via via più elaborato e potente. Mai un'azione diretta, un rischio, uno scontro con le sue vittime. Un uomo solo, in guerra con il mondo, animato da odio profondo, incontenibile per la tecnologia. Un uomo ossessionato dal progresso, dal predominio delle macchine, dallo svuotamento del ruolo dell'individuo. Un odio inquietante e così devastante da trasformarlo in un assassino. Ma allo stesso tempo un odio tale da metterlo fuori dagli stereotipi e dagli schemi tradizionali della delinquenza e del terrorismo.

Gli obiettivi e le attenzioni di Unabomber si risolsero principalmente verso alcune categorie: il mondo accademico, i docenti di discipline scientifiche in particolare, e il mondo delle compagnie aeree. Colpiti da questo orientamento gli investigatori dell'Fbi coniarono, per identificarlo, un nome in codice: Unabomb (Un per università; a per airline, compagnia aerea; e quindi bomb). E per i mass media divenne immediatamente l'imprendibile Unabomber, l'uomo che si prendeva gioco della più famosa polizia del mondo. In realtà, gli obiettivi e le vittime di Unabomber sono state negli anni diversi: scienziati ricercatori, informatici, alti funzionari. Legati tuttavia da un filo comune: l'impegno nello sviluppo delle nuove tecnologie e l'indifferenza per i problemi ecologici.

Non a caso nel 1985 l'esplosione di un pacco bomba uccide Hugh Scratton, il proprietario di un negozio di computer; nel 1994 Thomas Mosser, dirigente di una agenzia pubblicitaria associata alla compagnia petrolifera Exxon Valdez responsabile della marea nera in Alaska (1989), muore aprendo un pacco speditogli a casa. Infine, nel 1995, sempre un pacco inviato all'Associazione forestale della California toglie la vita al suo presidente Gilber Murray.

Negli anni, criminologi e cacciatori di serial Killer fecero le più diverse ipotesi sulle caratteristiche, il profilo e la provenienza di questo solitario terrorista. Vennero proposti improbabili identikit. Ma l'arresto di Theodore J. Kaczynski, l'uomo che l'Fbi indica come l'Unabomber, la diffusione della sua identità e della sua storia personale, andarono onestamente al di là della più fervida immaginazione.Teddy Jobn era nato a Chicago il 22 maggio 1942 da una famiglia di immigrati polacchi. Né il padre né madre ebbero la fortuna di frequentare il college. I loro sforzi, per reazione, si concentrarono sull'educazione dei figli: Theodore e il più giovane David. A sei anni, un test di intelligenza disse che Teddy era un piccolo genio. A 16, dopo il diploma era già ad Harvard. A 20 otteneva la laurea. A 25 il dottorato in Matematica alla University of Michigan a Ann Arbor. La sua tesi fu premiata con un riconoscimento nazionale.

Nello stesso anno, 1967, otteneva una prestigiosissima posizione alla University of California a Berkeley, nel dipartimento di Scienze matematiche, considerato in quel periodo il miglior istituto del Paese. Ma inspiegabilmente dopo due anni Theodore J. Kaczynski, astro nascente degli studi di matematica pura, con una lettera di appena tre righe rassegnava le sue dimissioni. Non una spiegazione, né un motivo plausibile. Si chiudeva così, con un gesto tanto anonimo quanto imprevedibile, la carriera del giovane professor Kaczynski. E cominciava una nuova esistenza. Con un prestito ottenuto dalla madre Wanda e dal fratello David, Theodore acquista un terreno, circa sei ettari. Da allora quel pezzo di verde, nei boschi del Montana, sarà la sua riserva. Per gli abitanti di Lincoln, il più vicino centro abitato, Ted diventerà ben presto 1 eremita dei boschi. Un eccentrico ma innocuo signore. Una capanna di pochi metri quadrati, costruita artigianalmente, diventerà il suo unico rifugio. Senza luce, senz acqua corrente, Kaczynski rifiuterà per il resto della sua vita ogni compromesso con il progresso. Anche durante i severi inverni del Montana, quando la temperatura scende per molti mesi sotto lo zero, resterà fedele al suo nuovo credo, il rifiuto delle nuove tecnologie. E qui, in queste condizioni che, secondo l'Fbi, nasce l'Unabomber. Chiuso nel suo isolamento perfetto, organizzerà in uno stato di incontrollata follia i suoi attentati. E l'imprendibile Unabomber resterà un incubo per gli Stati Uniti fino al 1995 quando, dopo oltre sedici anni di "silenzio", cercherà di stabilire i primi contatti con l esterno, commettendo i primi, fatali errori. Lettere, messaggi, fino al giorno in cui, forse stanco della sua solitudine, lancerà un appello preciso: la pubblicazione di un saggio in cambio della promessa di interrompere la sua lunga serie di attentati. La richiesta fu avanzata, con una lettera, ai due maggiori quotidiani americani: il New York Times e la Washington Post. Alla fine del giugno '95 alle redazioni di New York e di Washington arriva il testo dattiloscritto di Unabomber: sessantadue pagine, spazio uno, seguite da undici cartelle di note, il tutto firmato "FC"(1). Dopo molti ripensamenti (e con l'avvallo dell'Fbi) i direttori delle due

testate decideranno, di comune accordo e dividendosi le spese, di pubblicare il 'Manifesto "di Unabomber. Così, il 19 settembre 1995, in un insetto speciale di sette pagine sulla Washington Post appaiono i 232 paragrafi della Società industriale e il suo futuro.' La speranza segreta dei vertici dell'Fbi era che qualcuno leggendo il 'Manifesto" potesse riconoscere lo stile, cogliere qualche segnale, notare una somiglianza con altri saggi, insomma dare qualche suggerimento che potesse portare alla cattura di Unabomber. E così fu. L'aspetto drammatico e che capito proprio al fratello minore di Kaczynski, David, di ave re la spiacevole sensazione di riconoscere nel 'Manifesto" lo stile e le idee di alcuni appunti lasciati da Theodore nella cantina della casa di famiglia. Così dopo qualche ripensamento, decise di informare dei suoi dubbi un avvocato. In pochi giorni venne contattata l'Fbi che dopo alcune indagini decise di procedere all'arresto di Theodore John Kaczynski. La vicenda, in realtà, ha dei contorni poco chiari. E a complicare le cose c e anche una taglia da un milione di dollari promessa dalle autorità per la cattura del terrorista. Il 'Manifesto" di Unabomber e un testo complesso, articolato, corredato persino da un diagramma. Un saggio che tradisce la formazione accademica dell'autore.' Ma anche un saggio sul quale la critica e gli esperti si divideranno presto. Per molti il 'Manifesto" è spazzatura, niente più che idee vecchie e rielaborate di nessuna utilità. Un testo noioso frutto della follia di un assassino. Per altri giornalisti e studiosi, soprattutto europei, il testo non può essere considerato soltanto questo. C'è dell'altro. In un caso e nell'altro poche parole, analisi rapide, frasi che non nascondono l'imbarazzo di commentare il pensiero di un terrorista. Eppure il "Manifesto" di Unabomber supera questo sbarramento, E su Internet si inaugurano immediatamente numerosi 'forum "per discuterne idee e limiti. In America, la casa editrice Jolly Roger Press di Berkeley giunge persino a stampare una sorta di edizione critica del saggio.' Facendolo precedere da uno scrupoloso lavoro di verifiche e confronti con

le versioni riprodotte infegralmente sui siti Internet, ma in particolare con la prima versione pubblicata dalla Washington Post il 19 settembre '95, quindi il testo uscito sull'Oakland Tribune il 21 settembre e quello del 22 settembre sul San Francisco Chronicle.' Nonostanfe il silenzio ugiciale di crifici e criminologi lo studioso ameri- cano Eirkpatrick Sale' osservo che “i dibattiti televisizi, le lettere di lettori, i siti Internet” stavano “a dimostrare che sono in molti a comprendere e a condividere gli obiettivi di Unabomber, contro le tecnologieportatrici di destabilizzazione sociale, di disgregazione economica e di distruzione dell ambiente”. Afentre la rivista New Yorker arrivava a spiegare: “E Plu- ribus Unabomber: c'e un po ' di Unabomber in ciascuno di noi”. Unabomber non si limita a contestare il mondo in cui viviamo, ma lo rifiuta totalmente, senza appello. Ammette che e ormai impossibile rifor- mare il sistema industrial-tecnologico esoprattutto che “la restrizione del- la liberta e un fenomeno ineuitabile nella società industriale”. Il mes- saggio di Unabomber e perentorio: le nuove fecnologie stanno disfrug- gendo l'uomo. “La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana scrive nel primo paragrafo . Esse hanno incre- mentato a dismisura l'ag eftativa di vita di coloro cbe vivono inpaesi "svi- luppati" ma hanno destabilizzato la società, reso la vita insignificante, assoggettato gli esseri umani a trattamenti indegni diguso sogerenzepsi- cologiche (nel Terzo mondo anche fisiche), inflitto danni nofevoli al mon- do naturale”. Eaggiungepiu avanti: “Il sistemaper funzionareba bisogno di scienziati, matematici, ingegneri. guindi vengono esercitatepressioni sui bambini perché eccellano in questi campi. kfa non e naturaleper un adolescente passare la maggior parte del tempo seduto a una scrivania a studiare”. Una frase chestridecon la giustificazionedella violenza, dell'attentato che egliproclama. Probabilmentedietro la z icenda di Unabomber c'eanche il dramma di un bambino vittima di una violenza intellettuale.


Le critiche maggiori si rivolgono verso la casta dei baroni universitari, dei docenti e dei ricercatori al servizio delle grandi multinazionali. Stimati professionisti a libro paga dei dipartimenti della difesa. La critica non ~armia i coccolati scienziati impegnati negli studi di biotecnologia, autori di inquietanti manipolazioni genetiche. Nuovi guru abili nel pro- mettere una vita priva di sogerenze e malattie. L'accusa al mondo acca- demico sancisce la definitiva rottura di Unabomber con un sistema che aveua gia rifiutato molti anni prima. Durissime sono anche le osservazioni rivolte alla "sinistra moderna" americana di cui faparte la grande maggioranza degli intellettuali uni- versitari. Non c e in quesfo atteggiamento di Unabomber uno schiera- mento con le ideologie di destra. Anzi, il suo e per quanto possibile un messaggio folle ma a politico. La sinistra moderna, falsa e cinica, e una massa di uomini apparente- mente motivati da nobili principi morali ma in realta sedotti dal potere. Eproprio nel 'processo del potere" risiede secondo Unabomber il cancro della società. Persi di vista gli obiettivi e i bisogni reali gli individui si con- centrano sulla soddisfazione del proprio io, incuranti di tutto il resto, dei veri problemi del pianeta. Unabomber ritorna in mam'era quasi ossessi- va sulla perdita di potere dell'individuo. E un problema che lo tormenta. Spiega, argomenta, sottolinea Unabomber, nel magma cheproduce emer- gono ogni tanto bagliori di grande lucidita. Così quando parlando dei problemi che agiggono l'uomo contemporaneo si agida a un lungo elen- co che non richiede commenti: “Eoia, demoralizzazione, bassa auto-sti- ma, sentimenti di inferiorità, disfattismo, depressione, ansia, sensi di col- pa, frustrazione, ostilita, abuso di bambini e di coniugi, edonismo insa- ziabile, comportamenti sessuali abnormi, disordini nel sonno, disordini nell'alimentazione eccetera”. E un uomo triste quello che Unabomber descrive. Un uomo sconfitto e rassegnato a vivere in un mondo che lentamente lo uccide. Per assurdo Unabomber infravede la sua unica speranza di sopravvivenza nel rifiuto totale dell attuale società. Risponde al vento di morte con altre morti, con lesue bombespietate. Anch'egli sa che e una strada impraticabile. Sa, nella sua lucida follia, che la forza del progresso e trazolgente, inarre- stabile. Che non ci sarà bomba capace di arrestarlo. Sa Unabomber di essere un terrorista. Uno sconfitto. Come dice l'irritante Vladimir al signor Verloca nel capolavoro di Joseph Conrad, L agente segreto libro a cui Unabomber si e ispirato per i suoi aA'entati : “L atto dimostrativo deve dirigersi contro la cultura, contro la scienza. Afa non ogni scienza sipresfa allo scopo. L'attentato deve aze- re tutta l'assurdità rivoltante di una gratuita bestemmia. Poiché il vostro mezzo di espressione sono le bombe, veramente espressiva sarebbe una bomba lanciata nella matematica pura. Ala questo e impossibile”.

Antonio Troiano Agosto 1997


note

' 1. FC" e la sigla con la quale Unabomber firmera molti dei suoi attentati nonché lette- re, messaggi e il "Manifesto". Sul significato della sigla c'e qualche incertezza. In una nota inviata al San Francisco Examiner nel 1985 Unabomber parlera. di uno sconosciuto grup- po terroristico, cui egli apparterrebbe, autodefinitosi il "Freedom Club" (FC), il club del- ~a ~ibena. In realta dietro la sigla FC si nascondeva un unico individuo. Tuttavia, secon- do il criminologo americano John Douglas per 25 anni investigatore dell'Fbi, impe- g>ato personalmente nella caccia a Unabomber il vero significato di FC potrebbe esse- re un'espressione come "Fuck Computers", fotti i computer. ' Oltre a un articolo in prima pagina sui motivi della pubblicazione, il giornale faceva p~“edere il "Manifesto" da un distico che vale la pena ricordare: “Questo testo e stato i>viato lo scorso giugno al New York Times e alla Washington Post dalla persona che si fa <">~mare "FC", identificato dall'Fbi come 1'Unabomber, implicato secondo le autorità in <~~ <micidi e 16 attentati. L'autore ha minacciato di spedire una bomba a un obiettivo ><> ~pecificato "con 1'intento di uccidere" se uno dei due giornali non avesse pubblicato ~~ ~~>oscrino. Il ministro della Giustizia e il direttore dell'Fbi hanno consigliato la pub- blicazione”.

' Per il criminologo John Douglas e un testo “ben scritto e ben organizzato”, prova evi- dente che “1'autore aveva gia scritto altri saggi”. Per ulteriori notizie si veda: John Do glas-Mark Olshaker, Unabomber. On the Trail of America's Most-Wanted Serial Kil/er, Pocket Books, New York, 1996. 4 Si veda in particolare 1'ottimo volume Unabomber. Manifeste: L'avenir de Ia société indu- strieIle, prefazione di Annie Le Brun, traduzione e introduzione di Jean-Marie Aposto- lides, Éditions du Rocher, Monaco, 1996. ' E a questo testo, sicuramente il più attendibile tra quelli pubblicati in lingua origina- le, che la nostra edizione fa riferimento: The Unabomber Manifesto. Industrial Society & its Future, di FC, Jolly Roger Press, Berkeley, 1995. " Grazie ai redattori del San Francisco Chronicle, in particolare a Kevin Fagan, si e potu- to appurare che in una prima versione il "Manifesto” era stato pubblicato privo del para- grafo 117, erroneamente assorbito nel 116. Questo errore diminuiva di una unita la numerazione complessiva creando anche alcuni problemi con le note al testo. Kirkpatrick Sale, "Tornano i luddisti contro le nuove tecnologie", in Le Monde diplo- matique-iI manifesto, febbraio 1997, p. 23. Kirkpatrick Sale e anche I'autore del volume: Rebels Against the Future: The Luddites and Their War on the indastrial Revolution: Lessons for the Computer Age, Addison Wesley, Boston, 1995. Joseph Conrad, L'agente segreto, 1907. Qui facciamo riferimento all'edizione Bur, Mila- no, 1978, cit. p. 42. Una curiosita: al momento della cattura di Theodore J. Kaczynski 1'Fbi scopri che 1'uomo teneva nella sua capanna una copia del romanzo. La cosa non sor- prese gli ispettori che, intuito un qualche legame tra il libro e gli attentati di Unabom- ber, 1'anno prima avevano dato da studiare L'agente segreto a numerosi esperti nella spe- ranza di scoprire qualche indizio sul terrorista. Da altri riscontri si scopn che pernottan- do in un motel in California Kaczynski si era firmato "Conrad".


LA SOCIETÀ INDUSTRIALE E IL SUO FUTURO

Introduzione

1. La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana. Esse hanno incrementato a dismisura l'aspettativa di vita di coloro che vivono in paesi "sviluppati" ma hanno destabilizzato la società, reso la vita insignificante, assoggettato gli esseri umani a trattamenti indegni, diffuso sofferenze psicologiche (nel Terzo mondo anche fisiche), inflitto danni notevoli al mondo naturale. Il continuo sviluppo della tecnologia peggiorerà la situazione. Essa sicuramente sottometterà gli esseri umani a trattamenti sempre più abietti, infliggerà al mondo naturale danni sempre maggiori, porterà probabilmente a una maggiore disgregazione sociale e sofferenza psicologica e a incrementare la sofferenza fisica in paesi "sviluppati".

2. Il sistema tecnologico industriale può sopravvivere o crollare. Se sopravvive, potrebbe, alla fine, raggiungere un basso livello di sofferenze psicologiche e fisiche, ma solo dopo un lungo perio- do, molto doloroso, di aggiustamento e solo al costo di ridurre permanentemente gli esseri umani e molti altri organismi viven- ti a prodotti costruiti, semplici ingranaggi nella macchina socia- le. Inoltre, se il sistema sopravviverà, le conseguenze saranno ine- vitabili: non vi e possibilità di riformare o modificare il sistema così da impedire che esso privi la gente di dignità e autonomia.

3. Se il sistema crolla le conseguenze saranno ancora molto dolo- rose. Ma più il sistema si ingrandisce più disastroso sarà il risul- tato del suo collasso, così che se deve crollare e meglio che sia pri- ma che dopo.

4. Per questo noi peroriamo una rivoluzione contro il sistema industriale. Questa rivoluzione può o no fare uso di violenza: potrebbe essere un processo rapido o relativamente graduale del- la durata di alcuni decenni. Non possiamo saperlo, ma possia- mo delineare in generale, le misure che coloro i quali odiano il sistema industriale dovrebbero adottare per preparare la via ver- so una rivoluzione contro quella forma di società. Questa non e una rivoluzione politica. Il suo obiettivo sarà quello di rovescia- re non i governi ma i principi economici e tecnologici.

5. In questa trattazione esamineremo solamente alcuni degli svi- luppi negativi prodotti dal sistema industriale-tecnologico; altri saranno solo accennati o ignorati completamente. Questo non significa che noi li consideriamo non rilevanti. Per ragioni pra- tiche circoscriviamo la discussione su aspetti che hanno rice- vuto insufficiente attenzione pubblica o sui quali abbiamo qual- cosa di nuovo da dire. Per esempio, vista 1'e8icienza dei mo- vimenti ambientalisti e per la salvaguardia della natura, ci sia- mo sofFermati poco sul degrado ambientale o sulla distruzione della natura selvaggia anche se li consideriamo della massima importanza. La psicologia della sinistra moderna

6. Quasi tutti saranno d'accordo sul fatto che noi viviamo in una società profondamente turbata. Una delle più diffuse manifesta- zioni della pazzia e la sinistra. Perciò, una discussione sulla psicologia della sinistra può servire come introduzione alla disami- na dei problemi della società moderna in generale.

7. Ma cos'è la sinistra? Durante la prima meta del XX secolo la sinistra poteva essere identificata effettivamente con il socialismo. Oggi il movimento e frammentato e non e chiaro chi possa esse- re chiamato precisamente una persona di sinistra. Quando par- liamo di gente di sinistra noi abbiamo in mente principalmente i socialisti, i collettivisti, i caratteri "politicamente corretti", gli attivisti per i diritti delle femministe, dei gay, dei disabili e degli animali e simili. Ma non tutti quelli che sono associati con uno di questi movimenti sono persone di sinistra. Quello che noi vor- remmo discutere non e tanto un movimento o una ideologia, quanto un modello psicologico o piuttosto una collezione di caratteri correlati. Così quello che noi consideriamo sinistra emergerà più chiaramente nel corso della nostra discussione sul- la psicologia della sinistra (vedi anche i paragrafi 227-230).

8. Persino così la nostra concezione della sinistra rimarrà molto meno chiara di quello che avremmo desiderato, ma sembra che non vi sia alcuna possibilità di rimedio a ciò. Tutto quello che cerchiamo di fare e indicare, in modo rozzo e approssimato, le due tendenze psicologiche che noi crediamo siano le principali forze che guidano la sinistra moderna. Noi non pretendiamo di dire l'intera verità sulla psicologia della sinistra. Inoltre la nostra discussione intende limitarsi solo alla sinistra moderna. Lascia- mo aperta la questione se la nostra discussione possa essere appli- cata o no alla sinistra del XIX secolo e dei primi del Novecento.

9. Le due tendenze psicologiche che costituiscono il fondamento della sinistra moderna vengono da noi definite come "complessi di inferiorità" e "sovrasocializzazione". I complessi di inferiorità sono caratteristici dell'intera sinistra moderna, mentre la sovrasocializzazione e una caratteristica solo di un determinato segmento della sinistra moderna; ma questo segmento e di gran lunga uno dei più influenti. Complessi di inferiorità

10. Con "complessi di inferiorità" non ci riferiamo solo a quei complessi nel senso più stretto ma a uno spettro completo di tratti caratteristici correlati: bassa autostima, sensazioni di impotenza, tendenze depressive, disfattismo, sentimenti di colpa, odio di sé. Noi sosteniamo che le persone di sinistra tendono ad avere questi complessi (di solito più o meno repressi) e che questi sono decisivi nel determinare la direzione della sinistra moderna.

11. Quando qualcuno interpreta come degradante quasi tutto quello che si dice su di lui (o sui gruppi con cui si identifica), noi deduciamo che soffre di sentimenti di inferiorità o di bassa autostima. Questa tendenza e marcata tra coloro che sostengono i diritti delle minoranze, appartengano o no ai gruppi minoritari che difendono. Essi sono ipersuscettibili alle parole usate per designare le minoranze. I termini negro, orientale, handicappato, o gallina per un africano, un asiatico, un disabile o una donna, non hanno in origine alcuna connotazione degradante. I termini "sguaiata" e "gallina" erano semplicemente gli equivalenti femminili di ragazzo, damerino, o compagno. Le connotazioni negative sono state associate a questi termini dagli stessi attivisti. Alcuni sostenitori dei diritti degli animali sono andati così oltre da rigettare la parola "pet" e insistere nel rimpiazzarla con "compagno animale". Gli antropologi di sinistra, per lo stesso motivo, evitano di dire, sui popoli primitivi, cose che possano essere interpretate come negative. Vogliono cambiare la parola primitivo con illetterato. Sembrano del tutto paranoici riguardo a qualsiasi cosa che potrebbe far pensare che la cultura primitiva sia inferiore alla nostra. (Non vogliamo dire che le culture primitive sono inferiori alla nostra. Semplicemente evidenziamo l'ipersuscettibilità degli antropologi di sinistra.)

12. I più suscettibili all'uso di una terminologia "politicamente scorretta" non sono gli abitanti comuni di un ghetto nero, l'immigrante asiatico, le donne violentate o le persone disabili, ma una minoranza di attivisti, molti dei quali non appartengono ad alcun gruppo "oppresso" ma provengono dalle classi privilegiate della società. La correttezza politica ha la sua roccaforte tra i professori universitari, persone cioè con un impiego sicuro, buone retribuzioni e, per la maggior parte, eterosessuali, maschi bianchi e provenienti da famiglie di classe media.

13. Molti uomini di sinistra si identificano profondamente con i problemi dei gruppi che hanno un'immagine debole (donne), o di vinti (gli indiani americani), repellenti (omosessuali) e inferiori. Gli stessi uomini di sinistra percepiscono che questi gruppi sono inferiori. Non ammetterebbero questi sentimenti neanche con sé stessi, ma il vero motivo e che essi vedono questi gruppi come inferiori e li identificano con i loro problemi. (Non vogliamo dire che le donne, gli indiani, ecc. sono inferiori; noi stiamo solo puntualizzando la psicologia della sinistra.)

14. Le femministe sono disperatamente ansiose di provare che le donne sono forti e capaci quanto gli uomini. Chiaramente esse sono dominate dalla paura che le donne non possono essere forti e capaci come gli uomini.

15 Le persone di sinistra tendono a odiare qualsiasi cosa abbia un immagine forte, positiva e di successo. Le ragioni per le quali dichiarano di odiare la civiltà occidentale, sono, senza ombra di dubbio, false. Essi dicono di odiare l'Occidente perché è guerrafondaio, imperialista, sessista, etnocentrico e così via, ma quando le stesse colpe. appaiono nei paesi socialisti o nelle culture primitive accampano scuse o, al più, ammettono pa i denti che esistono; mentre invece sottolineano entusiasticumente (e spesso esagerano) queste colpe quando appaiono nella civiltà occidentale. E ovvio, perciò, che queste colpe non sono il vero motivo per cui odiano l'Occidente e l'America. La persona di sinistra odia l'America e l'Occidente perché sono forti e hanno successo.

16. Parole come "fiducia in sé", "sicurezza di sé", "iniziativa", "impresa", "ottimismo", ecc. giocano un ruolo marginale nel vocabolario liberale e della sinistra. L'uomo di sinistra e antindividualista, pro-collettivista. Egli vuole che la società risolva qualsiasi suo bisogno, prendendosene cura. Egli non possiede un innato senso di fiducia nella propria capacita di risolvere i suoi problemi e soddisfare i suoi bisogni. L'uomo di sinistra e contro il concetto di competizione perché, dentro di sé, si sente un perdente.

17. Le forme di arte che attraggono gli intellettuali moderni di sinistra tendono a concentrarsi sullo squallore, la sconfitta e la disperazione, oppure assumono un tono orgiastico, abbandonando il controllo razionale, come se non ci fosse alcuna speranza di risolvere ogni cosa attraverso la razionalità e tutto quello che rimane è l'immersione nelle sensazioni del momento.

18. I filosofi della sinistra moderna tendono a licenziare la ragione, la scienza, la realtà obiettiva e a insistere che qualsiasi cosa è culturalmente relativa. E' vero che ci si possono porre domande serie sulle basi della conoscenza scientifica e su come, se è possibile, si possa definire il concetto di realtà oggettiva. Ma è ovvio che i filosofi della sinistra moderna non sono semplicemente logici imperturbabili che analizzano sistematicamente le basi della conoscenza. Essi sono profondamente coinvolti nel loro attacco alla verità e alla realtà. Attaccano questi concetti a causa dei propri bisogni psicologici. Per prima cosa, il loro attacco è un modo di sfogare l'ostilità, e, se esso è ben riuscito, soddisfa l'impulso al potere. Più importante, le persone di sinistra odiano la scienza e la razionalità perché classificano certi credo come veri (per esempio ben riusciti, superiori) e altri credo come falsi (per esempio falliti, inferiori). I sentimenti di inferiorità della persona di sinistra sono così profondi da non tollerare questa classificazione. Questo inoltre è alla base del rigetto che molti uomini di sinistra hanno del concetto di malattia mentale e dell'utilità della prova per stabilire il quoziente di intelligenza. Gli uomini di sinistra non ammettono che capacità umane o comportamenti possano essere spiegati geneticamente poiché in questo modo alcuna persone apparirebbero inferiori o superiori ad altre. Gli uomini di sinistra preferiscono attribuire alla società il merito o il demerito delle capacità o delle carenze di un individuo. Così se una persona è "inferiore" non è colpa sua ma della società, perché egli non è stato educato adeguatamente.

19. L'uomo di sinistra non è di solito tipo di persona che il senso di inferiorità rende spaccone, bullo, egocentrico, affrarista, concorrente spietato. Questo tipo di persona non ha ancora totalmente perso la fiducia in sé. Il suo senso di potere e la stima di sé sono deficitari, ma può ancora pensare di avere la capacità di essere forte, e i suoi sforzi in questo senso producono comportamenti spiacevoli di cui sopra. Ma l'uomo di sinistra è andato ancora più in là. I suoi sentimenti di inferiorità sono così connaturati che egli non può concepire sé stesso come individualmente forte e considerato. Da qui quindi il collettivismo della sinistra. Egli si può sentire forte solo come membro di una ampia organizzazione o movimento di massa, con il quale si identifica.

20. Nota la tendenza masochistica delle tattiche di sinistra. La gente di sinistra protesta mettendosi di fronte ai veicoli, provocando intenzionalmente la polizia o i razzisti ad abusare di loro, ecc. Queste tattiche possono essere efficaci, ma molti nella sinistra le usano non in quanto mezzi per raggiungere un fine ma perché preferiscono tattiche masochiste. L'odio di sé è una caratteristica della sinistra.

21. La gente di sinistra può rivendicare di essere spinta ad agire dalla compassione o da un principio morale, e quest'ultimo gioca un ruolo per l'uomo di sinistra del tipo sovrasocializzato. Ma la compassione e il principio morale non possono essere i motivi principali dell'attivismo di sinistra. L'ostilità ne è una componente fondamentale, così come la spinta per il potere. Inoltre, per la gran parte, il modo d'agire della persona di sinistra non è razionalmente calcolato per essere di beneficio a coloro che gli uomini di sinistra dichiarano di aiutare. Per esempio, se si crede che l'azione affermativa sia positiva per la gente nera, che senso ha comandare una azione affermativa in termini dogmatici o stili? Ovviamente sarebbe più produttivo intraprendere un approccio diplomatico o conciliante, che permetterebbe al limite concessioni verbali e simboliche alle persone bianche che pensano che l'azione affermativa li discrimini. Ma gli attivisti di sinistra non utilizzano tale approccio perché non soddisferebbe i loro bisogni emozionali. Il loro reale interesse non è aiutare la gente nera. Il problema della razza, invece, serve come pretesto per esprimere la loro ostilità e il bisogno frustrato di potere. Nel fare ciò feri- scono realmente la gente nera perché l'atteggiamento ostile degli attivisti verso la maggioranza bianca tende a intensificare l'odio fra le razze.

22. Se la nostra società non avesse alcun problema sociale, la gen- te di sinistra li inventerebbe, così da procurarsi un motivo per pro- testare.

23. Specifichiamo che quanto detto finora non pretende di esse- re una accurata descrizione di qualunque persona che possa esse- re considerata di sinistra. Essa è solo una esposizione sommaria della tendenza generale della sinistra.

Sovrasocializzazione

24. Gli psicologi usano il termine "sovrasocializzazione" per designa- re il processo con il quale i bambini sono addestrati a pensare e agire come la società richiede. Si dice che una persona sia ben socializzata se crede e obbedisce al codice morale della sua società e se vi si inserisce bene come parte funzionante di essa. Non avre- be alcun senso dire che molte persone della sinistra sono sovra- socializzazione, visto che l'uomo di sinistra viene concepito come un ribelle. Nondimeno, la posizione può essere difesa. Molte perso- ne di sinistra non sono ribelli come sembrano.

25. Il codice morale della nostra società è così esigente che nes- suno può pensare, sentire e agire in una maniera completamen- te morale. Per esempio, non si presume che si possa odiare qual- cuno; tuttavia quasi tutti noi odiamo qualcuno in un momento o in un altro, sia che lo ammettiamo a noi stessi o no. Alcune per- sone sono così altamente socializzate che il tentativo di pensare, sentire e agire moralmente impone loro un pesante aggravio. Per evitare sensazioni di colpa devono continuamente illudersi sulle proprie motivazioni e trovare spiegazioni morali per sentimenti e azioni che in realtà non hanno una origine morale. Noi usiamo il termini "sovrasocializzato" per descrivere tali persone.

26. La sovrasociazzazione può portare a una bassa autostima, un senso di impotenza, disfattismo, senso di colpa, ecc. Uno dei più importanti mezzi con il quale la socializza i bambini è far sì che questi ultimi si vergognino di comportamenti e discor- si che sono contrari alle aspettative della società. Se questo pun- to viene esasperato, o se un bambino in particolare è piuttosto suscettibile a tali sentimenti, egli finisce per vergognarsi di sé stes so. Inoltre, il pensiero e il comportamento di una persona sovra- socializzata sono più ristretti, a causa delle aspettative della società, rispetto a quelli di una persona scarsamente socializzata. La maggior parte delle persone è occupata in una qualità signi- ficativa di comportamenti inutili. Mentono, commettono piccoli furti, non rispetto le regole del traffico, abbandonano il lavo- ro, odiamo qualcuno, dicono maldicenze o usano qualche trucco sotto banco per superare il loro vicino. La persona sovrasocializ- zata non può compiere queste cose, o se le compie queste gene- rano in lui un senso di vergogna e di odio di sé. La persona sovra- socializzata, addirittura, non può neanche provare, senza sentir- si in colpa,pensieri o sentimenti contrati alla moralità accettata; egli non può avere "cattivi" pensieri. E la socializzazione non é solo materia di moralità. Noi siamo sovrasocializzati per conformarci allemolte norme di comportamento che non cadono sotto il tito- lo della moralità. Così la persona sovrasocializzata è legata a un guinzalio psicologico e spende la sua vita percorrendo binari che la società ha costruito per lui. In molte persone sovrasocializzate il risultato è un senso di coercizione che può divenire una dura sofferenza. Noi sosteniamo che la crudeltà peggiore che gli esse- ri umani si infliggono l'un l'altro è la sovrasocializzazione.

27. Noi sosteniamo che un segmento molto importante e influente della sinistra moderna è sovrasocializzato e che questa sovrasocializzazione è di grande importanza nel determinare la direzione della sinistra moderna. La tendenza delle persone di sinistra del tipo sovrasocializzato è di appartenere alla classe media o al ceto intellettuale. Da notare che gli intellettuali universitari costituiscono il segmento più socializzato della nostra società e quello più rivolto a sinistra.

28. Le persone di sinistra del tipo sovrasocializzato cercano di liberarsi dal guinzaglio psicologico e asserire la loro autonomia attraverso la ribellione. Ma di solito non sono così forti da ribellarsi contro i valori più fondamentali della società. Parlando in generale, gli obiettivi degli uomini della sinistra non sono in conflitto con la moralità accettata. Al contrario, la sinistra prende un principio morale accettato, lo adotta per suoi comodi, e quindi accusa la maggioranza della società di violare quel principio. Esempi: l'eguaglianza razziale, l'eguaglianza dei sessi, l'aiutare la povera gente, la pace come opposta alla guerra, la non violenza in generale, la libertà di espressione, l'amore verso gli animali; più essenzialmente il compito dell'individuo di servire la società e il compito della società di prendersi curadell'individuo. Questi sono valori profondamente radicati della nostra società (o almeno della sua classe media e alta) da lungo tempo e che, esplicitamente o implicitamente costituiscono materia preminente per i principali mezzi di comunicazione e per il sistema educativo. Molti uomini di sinistra, specialmente quelli del tipo sovrasocializzato, di solito non si ribellano contro questi princìpi, ma giustificano la loro ostilità verso la società dichiarando (con qualche grado di verità) che essa non vive secondo quei princìpi.

29. Qui illustriamo il modo in cui gli uomini di sinistra sovraso- cializzati mostrano il loro reale attaccamento alle attitudini con- venzionali della nostra società, pretendendo allo stesso tempo di ribellarsi a essa. Molte persone sinistra spingono verso una azio- ne affermativa, perché i neri possano assumere incarichi di alto prestigio, per aumentare l'educazione nelle scuole nere e per con- cedere loro maggiori fondi. Il modo di vivere della "sottoclasse" nera viene visto come una disgrazia sociale. Vogliono integrare l'uomo nero nel sistema, farne un manager, un avvocato, uno scienziato così come la popolazione bianca della classe medio-alta. Gli uomini di sinistra replicheranno che l'ultima cosa che farebbe- ro sarebbe quella di rendere l'uomo nero una copia del bianco. Al contrario, vogliono preservare la cultura afro-americana. Ma in cosa consiste questa opera di conservazione? A stento si esplica in qualcosa di diverso dal mangiare, dall'ascoltare musica, dal vestir- si secondo lo stile dei neri, dal frequentare una moschea ouna chie- sa nera. In altre parole, può manifestarsi solo in materie superfi- ciali. In tutti i riferimenti essenziali la maggior parte degli uomini di sinistra del tipo sovrasocializzato vuole rendere il nero confor- me agliideali bianchi della classe medio-alta. Vuole far sì che studi materie tecniche, che divenga un dirigente o uno scienziato, che spenda la sua vita salendo la scala della condizione sociale al fine di provare che la gente nera è valida quanto quella bianca. Vogliono rendere i padri neri "responsabili", vogliono che le gang di neri diventino non violente, ecc. Ma questi sono precisamente i valori del sistema industriale-tecnologico. Al sistema non interessa che tipo di musica un uomo ascolti, che tipo di vestiti indossi o che religione pratichi fino a che egli studia in una scuola, ha un lavoro rispettabile, sale la scala sociale, è un genitore responsabile, è non violento e così via. In effetti, anche se cercherà di negarlo, l'uomo di sinistra sovrasocializzato vuole integrare l'uomo nero nel siste- ma e far sì che adotti i suoi valori.

3O. Noi, chiaramente, non sosteniamo che gli uomini di sinistra, persino del tipo sovrasocializzato, non si ribellino mai contro i valori fondamentali della nostra società. Evidenmente qualche volto lo fanno. Alcuni uomini della sinistra sovrasocializzati si sono spinti così lontano da ribellarsi contro uno dei più impor- tanti princìpi della società moderna, adottando la vialenza fisica. Secondo il loro punto di vista, la violenza è una forma di "libe- razione". In altre parole, commettendo violenza essi rompono quelle restrizioni psicologiche che sono state loro imposte. Sic- come sono sovrasocializzati, queste rerstrizioni sono state limitanti più per loro che per altri; da qui il bisogno di abbatterle per libe- rarsene. Ma di solito giustificano la loro ribellione in termini di valori correnti. Se essi fanno uso della violenza sostengono di combattere contro il razzismo o cose simili.

31. Siamo consapevoli che si possa obiettare a questo schemati- co abbozzo della psicologia della sinistra. La situazione reale è complessa, e qualsiasi descrizione completa di essa avrebbe biso- gno di diversi volumi, persino se le informazioni necessarie fos- sero disponibili. Noi sosteniamo solo di aver sommariamente delineato le due più importanti tendenze della psicologia della sinistra moderna.

32. I problemi degli uomini di sinistra sono indicativi dei problemi della nostra società considerata nel suo complesso. Una bassa auto- stima, le tendenze depressive e il disfattismo non sono propri solo della sinistra. Sebbene specialmente evidenti nella sinistra, sono diffusi nella nostra società. E la società di oggi tende a socializzarsi in maniera maggiore che qualsiasi società precedente. Ci viene det- to dagli esperti persino come mangiare, come fare esercizio, come fare l'amore, come far crescere i nostri bambini e via dicendo.

Il processo delpotere

33. Gli esseri umani hanno un bisogno (probabilmente biologi- co) per qualcosa che noi chiameramo il "processo del potere". Questo è strettamente collegato al bisogno di potere (che è ampia- mente riconosciuto) ma non è la stessa cosa. Il processo del pote- re ha quattro elementi. I tre più chiari sono quelli che noi chia- miamo lo scopo, lo sforzo, e il raggiungimento dell'obiettivo richiede uno sforzo, e ha bisogno di riuscire a ottenere con suc- cesso almeno alcuni si essi). Il quarto elemento è più difficile da definire e può non essere indispensabile. Noi lo chiamiamo auto- nomia e sarà discusso in seguito (paragrafi 42-44).

34. Consideriamo il caso ipotetico di un uomo che può ottenere qualsiasi cosa solo desiderandola. Questo individuo svilupperà seri problemi psicologici. All'inizio si divertirà soltanto; in segui- to, piano piano, comincerà ad annoiarsi e ademoralizzarsi profon- damente. Alla fine potrebbe divenire una persona clinicamente depressa. La storia mostra che le aristocrazie ricche tendono alla decadenza. Ciò non avviene nelle aristocrazie più combattive che devono difendersi per mantenere il loro potere. Ma le aristocrazie ricche e sicure che non hanno bisogno di impegnarsi per mante- nere il loro potere di solito appaiono insoddisfatte, edonistiche e demoralizzate. Questo mostra che il potere non è tutto. Occorre avere degli obiettivi verso cui esercitare il proprio potere. .

35. Ognuno di noi si pone degli obiettivi; se non altro per sod- disfare i bisogni fisici essenziali: cibo, acqua e qualsiasi indumento e riparo siano resi necessari dal clima. Ma le aristocrazie agiate non devono compiere alcuno sforzo per questo. Da ciò nasce la loro noia e demoralizzazione.

36. Il non conseguimento di importanti risultati sfocia nella mor- te se gli obiettivi sono necessità fisiche, e in frustrazione se il non conseguirli è compatibile con la sopravvivenza. Il fallimento costante nel raggiungimento degli obiettivi lungo il percorso del- la propria vita dà luogo al disfattismo, alla bassa autostima o alla depressione.

37. Così per evitare seri problemi psicologici, un essere umano ha bisogno di obiettivi il cui raggiungimento richiede uno sforzo, di una certa dose di successo nel conseguirli.

 

 

 

Attivita sostitutive

38. Ma non tutti i ricchi aristocratici si annoiano e si demora- lizzano. Per esempio 1'imperatore Hirohito, invece di affondare nell'edonismo decadente si consacro alla biologia marina, un campo nel quale divenne una personalita eminente. Quando gli uomini non devono sforzarsi per soddisfare i propri bisogni fisi- ci, devono porsi degli obiettivi artificiali. In molti casi essi li per- seguono con la stessa energia e coinvolgimento emotivo che avrebbero usato per soddisfare le necessita fisiche. Cosi gli ari- stocratici dell'impero romano ebbero le loro pretese letterarie; molti aristocratici europei dei secoli passati investirono una gran- de quantita di tempo ed energia nella caccia, sebbene poi non mangiassero la carne; altre aristocrazie hanno concorso allo sta- tus attraverso elaborate esposizioni di beni; e pochi aristocratici, come Hirohito, si sono rivolti alla scienza.

39. Usiamo il termine "attivita sostitutiva" per designare un'atti- vita. diretta verso un obiettivo artificiale che le persone si prefig- gono semplicemente per avere uno scopo per cui lavorare, o ~asciateci dire, semplicemente per la soddisfazione che provano ~aggiungendolo. Ecco un metodo empirico per identificare atti- >ita sostitutive. Data una persona che spende tempo ed energia per uno scopo X, chiedetevi questo: se egli deve dedicare la mag- gior parte del suo tempo e della sua energia per soddisfare i suoi ~~~ogni biologici, e se questo sforzo gli richiedesse di usare le sue abilità mentali e fisiche in modo vario e interessante, si sentireb- be seriamente privato di qualcosa se non raggiunge l' obiettivo X? Se la risposta e no, allora il raggiungimento dell'obiettivo X e una attivita sostituriva. Gli studi di Hirohito sulla biologia marina costituiscono chiaramente una attivita sostitutiva, visto che qua- si certamente se Hirohito avesse dovuto spendere il suo tempo per interessanti compiti non scientifici al fine d'ottemperare alle necessita della vita egli non si sarebbe sentito privato di qualco- sa perché non conosceva tutto sull'anatomia e i cicli di vita degli animali marini. Dall'altro lato, la ricerca del sesso e dell'arnore (per esempio) non e una attivita sostituitiva, perché la maggior parte delle persone, persino se la loro esistenza fosse soddisfacente in altri ambiti, si sentirebbero private di qualcosa se passassero la loro vita senza avere mai una relazione con un membro del sesso opposto. (Ma la ricerca di una quantita di sesso maggiore di quel- la di cui uno ha bisogno puo essere una attivita sostitutiva.)

40. Nella societa industriale moderna e necessario solo un minimo sforzo per soddisfare i bisogni primari. E suRiciente passare attra- verso un programma di addestramento per acquisire qualche pic- cola abilita tecnica, quindi andare al lavoro in orario e compiere uno sforzo molto modesto per mantenere il lavoro. I soli requisiti sono una quantita moderata di intelligenza, e, piu di tutto, sempli- ce obbedienza. Se uno possiede questi requisiti, la societa si prende cura di lui dalla culla alla tomba. (Si, esiste una sottoclasse che non puo ritenere che le sue necessita fisiche siano garantite, ma noi stia- mo parlando della maggioranza della societa.) Cosi non sorprende che la societa moderna sia piena di attivita sostitutive. Queste includono il lavoro scientifico, 1'impresa atletica, il lavoro umani- tario, la creazione artistica e letteraria, la scalata ai vertici aziendali, 1 acquisizione di denaro e beni materiali molto oltre il necessario, e l'attivismo sociale quando si indirizza verso temi che non sono importanti per la vita personale dell'attivista, come nel caso di atti- visti bianchi che lavorano per i diritti delle minoranze non bianche. Queste non sono sempre attivita sostitutive tout court, visto che per molti esse possono essere motivate in parte da altri bisogni che superano la semplice necessita di avere qualche scopo da persegui- re. Il lavoro scientifico puo essere motivato in parte da un desiderio di prestigio, la creazione artistica dal bisogno di esprimere senti- menti, 1'attivismo sociale militante dall'ostilita. Ma per la maggior parte delle persone queste attivita sono in gran parte attivita sosti- tutive. Per esempio, la maggioranza degli scienziati sara probabil- mente d'accordo che la "soddisfazione" che ricevono dal loro lavo- ro e piu importante del denaro e del prestigio che guadagnano.

41. Per molti, se non per la maggior parte delle persone, le atti- vita sostitutive sono meno soddisfacenti del conseguimento di obiettivi reali (cioe, obiettivi che si vorrebbero ottenere persino se ii bisogno del processo di potere fosse gia soddisfatto). Lo dimostra il fatto che le persone profondamente coinvolte in atti- vita sostitutive, in molti casi, non sono mai soddisfatte, non si riposano mai. Cosi quello che si arrichisce costantemente si inge- gna per conseguire una ricchezza sempre maggiore. Lo scienzia- <<, non appena risolve un problema, rivolge la sua attenzione ver- ~o un altro problema. Il corridore di lunghe distanze si impone di correre sempre piu veloce e lontano. Molte persone che prati- cano attivita sostitutive diranno che ricevono maggiore soddisfa- ~>>ne da queste attivita che dagli affari "mondani" necessari per ~<~disfare i loro bisogni biologici; ma questo succede perche nel- 4 nostra societa lo sforzo richiesto per soddisfare i bisogni biolo- gi~i si e ridotto a banalita. Quel che e piu importante, e che nel- ~< nostra societa la gente non soddisfa i propri bisogni biologici autonomumente ma funzionando come parti di un'immensa mac- china sociale. Al contrario, la gente in generale ha un grande mar- gine di autonomia nel praticare le attivita sostitutive. Autonomia

42. L'autonomia come parte di un processo di potere puo non essere indispensabile per ogni individuo. Ma la maggior parte degli individui ha bisogno di un grado piu o meno grande di auto- nomia nel perseguire i propri obiettivi. I loro sforzi devono esse- re intrapresi su propria iniziativa e devono mantenersi sotto la loro direzione e controllo. Tuttavia la maggior parte della gente non deve sforzarsi come singolo individuo per questa iniziativa, per la direzione e il controllo. E sufficiente di solito agire come membro di un piccolo gruppo. Cosi se mezza dozzina di persone discute un obiettivo e intraprende uno sforzo comune che ha suc- cesso nell'ottenere quel dato risultato il suo bisogno per il pro- cesso del potere sara soddisfatto. Ma se si lavora sotto rigidi ordi- ni provenienti dall'alto, precludendo ai singoli ogni luogo in cui prendere una decisione o una iniziativa autonoma, allora il loro bisogno per il processo del potere non sara soddisfatto. Si puo dire la stessa cosa quando le decisioni sono prese su scala collet- tiva, se il gruppo che prende la decisione collettiva e cosi ampio da vanificare il ruolo del singolo'.

43. E vero che qualche individuo sembra avere poco bisogno di autonomia. La sua spinta per il potere e debole o la soddisfa iden- tificandosi con qualche organizzazione potente alla quale appar- tiene. E quindi vi sono tipi animali non pensanti che sembrano essere soddisfatti da un senso puramente fisico di potere (il bra- vo soldato combattente il cui senso di potere consiste nello svi- luppare abilita di combattimento che sara contento di usare in cieca obbedienza ai suoi superiori).


44. Ma per la maggior parte della gente e attraverso il processo del potere avere uno scopo, fare uno sforzo uutonomo e ottene- re il risultato che si acquisisce la stima e la fiducia in sé, oltre a un senso di potere. Quando non si hanno adeguate opportunita per passare attraverso il processo del potere le conseguenze sono (a seconda dell'individuo e del modo in cui il processo di potere e disgregato) noia, demoralizzazione, bassa auto-stima, senti- menti di inferiorira, disfattismo, depressione, ansia, sensi di col- pa, frustrazione, ostilita, abuso di bambini e di coniugi, edoni- smo insaziabile, comportamenti sessuali abnormi, disordini nel sonno, disordini nell'alimentazione ecc . Fonti di problemi sociali

45. I sintomi fin qui elencati possono essere presenti in qualsia- si societa, ma nella societa moderna industriale sono presenti su vasta scala. Non siamo i primi a sostenere che il mondo oggi sem- bra comportarsi come un folle. Questo stato di cose non e nor- male per una societa umana. Vi e motivo di credere che 1'uomo primitivo soffrisse di minor stress e frustrazione e che fosse piu soddisfatto del suo modo di vivere che non 1'uomo moderno. E vero che non tutto era rose e fiori nelle societa primitive. L'abu- ~o di donne era comune presso gli aborigeni australiani, e la tran- sessualita era abbastanza diffusa tra alcune delle tribu indiane d America. Ma pare che, parlando in generale, i tipi di problemi che abbiamo enumerato nel paragrafo precedente fossero meno “muni tra i popoli primitivi che nella societa moderna.

46. Noi attribuiamo le problematiche sociali e psicologiche del- ~> societa moderna al fatto che essa richiede alla gente di vivere >> <ondizioni radicalmente differenti da quelle in cui la razza <mana si e evoluta, e di comportarsi in modo tale da entrare in “nflitto con i modelli di comportamento che la razza umana sviluppo durante la sua evoluzione. E chiaro, da quello che abbia- mo appena scritto, che noi consideriamo la mancanza di oppor- tunita di sperimentare propriamente il processo del potere la piu importante delle condizioni anormali alle quali la societa moder- na assoggetta 1'individuo. Ma non 1'unica. Prima di trattare la disgregazione del processo del potere come fonte di problemi sociali, discuteremo alcuni altri fattori.

47. Tra le anomalie presenti nella societa industriale moderna vi sono 1'eccessiva densita della popolazione, 1'isolamento dell'uo- mo dalla natura, 1'eccessiva rapidita dei cambiamenti sociali e il crollo delle comunita naturali di piccole dimensioni, per esem- pio le famiglie allargate, il villaggio o la tribu.

48. E accertato che la sovrappopolazione aumenta lo stress e 1'ag- gressivita. Il grado di affollamento che esiste oggi e 1'isolamento dell'uomo dalla natura sono conseguenze del progresso tecnolo- gico. Tutte le societa preindustriali erano in prevalenza rurali. La rivoluzione industriale ha aumentato a dismisura 1'estensione del- le citta e la proporzione della popolazione che vi vive, e la tecno- logia moderna industriale hanno reso possibile alla Terra di sostentare una popolazione sempre piu densa. (Inoltre, la tecno- logia inasprisce gli effetti dell'affollamento perché pone un accre- sciuto potere disgregatore nelle mani dell'uomo. Per esempio, una varieta di strumenti produttori di rumore: macchine agrico- le, radio, motocicli, ecc. Se 1'uso di questi strumenti non fosse limitato le persone desiderose di pace e quiete sarebbero mole- state dal rumore. Se il loro uso e limitato, le persone che adope- rano questi strumenti sono frustrate dai regolamenti. Ma se que- ste macchine non fossero mai state inventate non vi sarebbe sta- to alcun conflitto e non si sarebbe generata alcuna frustrazione.)

49. Per le societa primitive il mondo naturale (che, in genere, muta lentamente) forniva una struttura stabile e quindi un senso di sicurezza. Nel mondo moderno e la societa umana che domina la natura, piuttosto che il contrario, e la societa moderna cambia molto rapidamente a causa dei mutamenti tecnologici. Così non vi e una struttura stabile.

50. I conservatori sono sciocchi; lamentano la decadenza dei valori tradizionali, tuttavia sostengono entusiasticamente il pro- gresso tecnologico e la crescita economica. Apparentemente sem- bra loro sfuggire il fatto che non si possono produrre cambia- menti rapidi e drastici in campo tecnologico e nella economia di una societa senza causare rapidi mutamenti in tutti gli altri aspet- ti di detta societa; e tali mutamenti rapidi inevitabilmente fanno crollare i valori tradizionali.

51. Il crollo dei valori tradizonali in una certa estensione implica il crollo dei legami che uniscono gruppi sociali tradizionali di picco- le dimensioni. La disintegrazione dei gruppi sociali di piccole dimensioni e inoltre promossa dal fatto che le condizioni moder- ne spesso richiedono, o tentano, di spostare 1'individuo verso altre localita, separandolo dalla comunita di origine. Oltre a cio, una societa tecnologica deveindebolire i legami familiari e le comunita ><cali se vuole funzionare efficientemente. Nella societa moderna la lealta di un individuo deve essere rivolta prima al sistema e solo >< ~<condo luogo alla comunita ristretta, perché se la lealta interna ~i una piccola comunita e piu forte della lealta al sistema tali <omunita perseguiranno il loro vantaggio a spese del sistema. Supponiamo che un pubblico ufficiale o un dirigente di ~ienda assuma per un certo incarico suo cugino, un suo amico < il suo correligionario piuttosto che una persona meglio quali- ~><ata. Egli ha permesso alla lealta personale di avere la meglio ~<~la lealta al sistema, e questo e "nepotismo" o "discriminazio- qie", entrambi terribili peccati nella societa moderna. Sedicenti gocieta industriali che si sono scarsamente impegnate nel subor- J.inare personale o realta locali alla lealta al sistema sono di soli- gg molto inefficienti (basta dare uno sguardo all'America Latina). <.osi una societa industriale avanzata puo tollerare solo piccole ~omunita indebolite, piegate e rese strumenti del sistema .

53. La sovrappopolazione, i cambiamenti rapidi e il collasso del- ]g comunita sono stati ampiamente riconosciuti come fonti di problemi sociali, ma noi non crediamo che essi siano sufficienti ~ giustificare 1'estensione dei problemi che si presentano oggi ai ~ostri occhi.

54. Poche citta preindustriali erano molto estese e densamente pppolate, tuttavia i loro abitanti non sembra che abbiano soffer- <p di problemi psicologici quanto 1'uomo moderno. In America pggi esistono ancora aree rurali spopolate in cui troviamo gli stes- q~ problemi delle aree urbane, sebbene in modo meno acuto. Cosi )~ sovrappopolazione non sembra essere il fattore decisivo.

5x. Sul limite sempre in espansione della frontiera americana, ggrante il XIX secolo la mobilita della popolazione probabil- ~,ente fece sparire estese famiglie e gruppi sociali di piccole g~~ensioni forse nella stessa proporzione in cui spariscono oggi. gj fatto molti nuclei familiari vivevano per scelta in totale isola- ~pnto, non avendo vicini nell'arco di diverse miglia e non appar- fQglendo ad alcuna comunita, e tuttavia non sembra che abbiano ~z~luppato dei problemi. 5g. Inoltre il cambiamento nella frontiera americana fu molto ~z~)ido e profondo. Un uomo poteva essere nato e cresciuto in ~>a capanna di legno, al di fuori del raggio della legge e dell'or- g~~ie ed essersi nutrito di selvaggina; giunto a un'eta adulta poteva accadere che si trovasse a svolgere un impiego regolare in una qomunita ordinata con una forte presenza della legge. Questo era un cambiamento piu profondo di quello che solitamente accade nella vita di un individuo moderno, tuttavia non sembra che abbia portato a problemi psicologici. Infatti la societa americana del XIX secolo era caratterizzata da ottimismo e autostima; esat- tamente il contrario della societa odierna'.

57. Noi sosteniamo che la differenza e che 1'uomo moderno ha la consapevolezza (largamente giustificata) che il cambiamento gli e imposto, mentre nel XIX secolo 1'uomo della frontiera aveva la consapevolezza (largamente giustificata) di provocare i cam- biamenti, di propria iniziativa. Cosi un pioniere insediatosi su un pezzo di terra di sua proprieta, scelto da lui, attraverso i suoi sfor- zi lo trasformava in una fattoria. In quei giorni un intero paese poteva contare solo qualche centinaia di abitanti ed era un'entita molto piu isolata e autonoma che un paese moderno. Quindi il pioniere-fattore partecipava come membro di un gruppo relati- vamente piccolo alla creazione di una nuova, ordinata comunita. Ci si potrebbe chiedere se la creazione di questa comunita fosse un miglioramento; a ogni modo essa soddisfaceva il bisogno del pioniere per il processo del potere.

58 Dovrebbe essere possibile dare altri esempi di societa sogget- te a rapidi cambiamenti e/o prive di stretti legami collettivi sen- ~a che per questo si verificassero le imponenti aberrazioni com- portamentali che oggi si vedono nella societa industriale. Non ~ogliamo dire che la societa moderna sia la sola in cui il proces< del potere e stato frantumato. Probabilmente la maggior par- te delle societa civilizzate, se non tutte, hanno interferito con il processo del potere in una proporzione piu o meno grande. Ma nella societa industriale moderna il problema e divenuto particolarmente acuto. La sinistra, almeno nella sua recente forma (dalla meta fino alla fine del XX secolo) e in parte un sintomo della privazione del processo del potere. La disgregazione del processo del potere nella societa moderna

59. Noi dividiamo le spinte umane in tre gruppi: 1) quelle che possono essere soddisfatte con un minimo sforzo; 2) quelle che possono essere soddisfatte ma solo al prezzo di un serio sforzo; 3) quelle che non possono essere adeguatamente soddisfatte non importa quanto grande sia lo sforzo impiegato. Il processo del potere e il processo di soddisfare le spinte del secondo gruppo. Piu spinte ci sono del terzo gruppo, maggiore sara la frustrazio- ne, la rabbia, e alla fine il disfattismo, la depressione, ecc.

60. Nella societa industriale moderna le spinte dell'uomo natu- rale tendono a essere quelle del primo e del terzo gruppo; il secon- do gruppo tende a consistere in maniera sempre maggiore di spin- te create artificialmente.

61. Nelle societa primitive, le necessita fisiche generalmente cadono nel secondo gruppo. Esse possono essere soddisfatte, ma solo al costo di un grave sforzo. Ma la societa moderna tende a garantire le necessita fisiche a tutti' in cambio solo di un minimo sforzo, quindi i bisogni fisici sono posti nel primo gruppo. (Si puo discutere se lo sforzo richiesto per mantenere un lavoro deb- ba essere considerato "minimo"; ma di solito, in lavori di livello basso-medio, 1'unico sforzo richiesto e semplicemente quello del- l'obbedienza. Tu siedi o stai dove ti hanno detto di stare e fai quel- lo che ti hanno detto di fare nel modo in cui ti hanno detto di farlo. Raramente devi sforzarti seriamente, e in ogni caso a sten- to hai una qualche autonomia nel lavoro, cosi che il bisogno per il processo del potere non e ben garantito.)


62. I bisogni sociali, come il sesso, 1'amore e lo status sociale, spesso rimangono nel secondo gruppo nella societa moderna, dipendendo dalla situazione dell'individuo". Ma eccetto che per coloro che hanno una forte spinta particolare per lo status socia- le, lo sforzo richiesto per soddisfare le spinte sociali e insufficiente ad appagare adeguatamente il bisogno per il processo del potere.

63. Cosi sono stati creati dei bisogni artificiali che cadono nel secondo gruppo e quindi garantiscono il bisogno per il processo del potere. La pubblicita e le tecniche di marketing sono state svi- luppate in modo da far si che molte persone sentano il bisogno di cose che i loro nonni non desiderarono o persino sognarono mai. Cio richiede un duro sforzo per guadagnare denaro suffi- ciente per soddisfare questi bisogni artificiali, quindi essi ricado- no nel secondo gruppo (ma vedi paragrafi 80-82.) L'uomo moderno deve soddisfare il suo bisogno per il processo di potere in gran parte attraverso la ricerca di bisogni artificiali creati dal- la pubblicita e dalla industria del marketing", e attraverso atti- vita sostitutive.

64. Sembra che per molte persone, forse la maggioranza, queste forme artificiali del processo di potere siano insufficienti. Un tema ricorrente negli scritti dei critici sociali della seconda meta ~<~ XX secolo e il senso di inutilita che affligge molte persone nel- la societa moderna. (Questa mancanza di scopi e spesso chiama- <> con altri nomi, come "anomia" [una condizione della societa caratterizzata da un'assenza di norme e valori sociali, n.d.t.] e ">acuita della classe media".) Noi sosteniamo che la cosiddetta "crisi di identita" e di fatto una ricerca di intento, spesso di impe- g>< verso una conveniente attivita sostitutiva. Puo essere che 1'e- ~i~tenzialismo sia in larga parte una risposta alla mancanza di sco- pi della
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

Offline COSMOS1

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Re:Il manifesto di Unabomber-antimodernismo
« Risposta #1 il: Novembre 03, 2013, 15:32:14 pm »
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Offline Vicus

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Re:Il manifesto di Unabomber-antimodernismo
« Risposta #2 il: Novembre 05, 2013, 10:52:35 am »
Storicamente persone e intere società reagiscono alle novità con la disapprovazione e il moralismo anziché con la comprensione - ed è per questa ragione che non sono capaci di gestire i cambiamenti ma ne sono condizionate. Ne è un esempio l'invenzione della stampa e del libro, di cui non si studiarono né capirono gli effetti e che per questo spazzò via la cultura medievale e la filosofia Scolastica.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.