Succede che una legge dello stato italiano preveda la sepoltura dei feti, obbligatoria dopo una certa settimana gestazionale, facoltativa prima.
Va bene, è una legge vecchia. Ma il comune di Firenze decide di darle attuazione e di dedicarvi una parte del cimitero.
Si tratta di fatti scontati, che avrebbero dovuto passare nel più assoluto silenzio e indifferenza, appunto perchè scontati.
Ma una tale Ravera
interviene con affermazioni farneticanti nelle quali disconosce il valore stesso delle leggi dello stato, anzi il fondamento stesso delle leggi dello stato e della convivenza civile. L'assessore alla cultura (!) afferma infatti:
nascosta dietro la foglia di fico del "problema di coscienza" una percentuale elevatissima di ginecologi, rifiuta di eseguire il proprio dovere medico, nonché di ottemperare ad una legge dello Stato
Il problema di coscienza è una foglia di fico? Il fondamento di ogni democrazia, il punto iniziale del mondo moderno, è una foglia di fico?
Proviamo anche, perchè no?, ad essere buoni e ad interpretare in senso positivo l'affermazione della signora: i ginecologi fanno gli obiettori in ospedale ma opererebbero nelle cliniche private dietro lauti compensi. In senso positivo, perchè tale ipotesi di lettura della sua allucinante affermazione offre un appiglio di plausibilità. Solo un appiglio però perchè dimostra ancora una volta la struttura violenta del femminismo: loro sanno tutto e giudicano (condannano) chiunque senza processo e senza appello. Miss Ravera: se questa è l'interpretazione autentica della sua frase (e non quella ovviamente inaccettabile che l'obiezione di coscienza sia in sè una foglia di fico) la invitiamo a non sparare nel mucchio e a non infangare coloro che davvero gli scrupoli di coscienza li hanno: faccia nomi e cognomi di questi voltagabbana disgustosi, uno per uno li metta alla gogna. Troppo comodo dire che tutti gli italiani sono mafiosi, tutti gli ebrei strozzini e tutti gli uomini violenti.
Eppoi, una prestazione non medica è un dovere medico? Nel senso che, fino a prova contraria, qualunque sia l'emergenza di un aborto, non è medica. Non conosco, non è mai giunta voce, non è contemplato dalla cronaca passata e recente, che un medico non sia intervenuta in una situazione di urgenza o emergenza medica (poniamo un distacco di placenta di cui la sua amica, la Lipperini potrà ragguagliarla) in gravidanza e non sia stato adeguatamente sanzionato. Ma un aborto forse (forse) sarà una urgenza psicologica, sociale, quello che lei vuole (e su cui potrebbe istruirmi, posto che io onestamente ragioni adeguate per un aborto non terapeutico non ne conosco, ma è un limite mio e non pretendo di insegnare nulla a nessuno) ma in nessun caso è una urgenza medica e quindi in nessun caso è un dovere medico.
Infine: ci sono medici che rifiutano di ottemperare ad una legge dello stato? Magari fosse davvero, perchè dimostrerebbero appunto che ci sono limiti che la coscienza impone e che lo stato non può violare. In realtà è evidente che le leggi dello stato prevedono e disciplinano tale comportamento dei medici, per cui la Ravera parla semplicemente senza sapere quel che dice (meglio, mentendo esplicitamente) in dispregio del suo ruolo di assessore alla cultura!
La Lipperini altrettanto farneticante, le
dà manforte. In un momento di calo della connessione neuronale la signora Lipperini va a scrivere, riferendosi ai vari pro-choice:
Trasformano in spettacolo sanguinoso ciò che è scelta privata, dolore privato. Calano la falce, e la fanno sanguinare. Dai, un braccino, guarda bene, un piede, guarda questa testolina decapitata. Lo fanno. Non serve segnalarli. I social rimuovono le tette e non un feto in pezzi. Dunque continuano, in nome di Dio. Un Dio che immagino sgomento, se esiste.
Abbastanza curioso l'argomento: cattivoni che mostrate cosa è concretamente un aborto, splatter e amanti dell'orrido che non siete altro. Eppoi si lancia in quella simpaticissima affermazione teologica:
Dio, se esiste, è sgomento.
Davvero da invitare la Lipperini a cena per farsi quattro risate guardandola in faccia.
Dunque, un Dio sarà comunque più sgomentato dal fatto di esistere o non esistere che non dalle nostre varie vicende. Ma le nostre varie vicende, in ogni caso, avranno pure una gradazione, non saranno mica tutte allo stesso livello, non è vero? Ma allora, miss Lipperini, mi dica: secondo lei Dio è più sgomentato dall'omicidio o dalla foto del cadavere? Mi consenta, ho fatto un salto all'omicidio vero, quello su cui entrambi siamo d'accordo, anzi saliamo pure un poco di livello: Dio è stato più sgomentato dalle camere a gas dei lager nazisti o dalle foto delle stesse?
Cioè, io non capisco se la donna ci sia ancora o sia già in Alzheimer avanzato. C'è chi fa cose orride e chi le mostra, ma il sanguinario, lo splatter, il ripieno di odio è colui che le mostra. Vabbè, aspetto che la Lipperini me lo spieghi. Perchè a dir la verità è ancora la caratteristica del femminismo di cui dicevamo prima: loro hanno la scienza infusa e possono permettersi di condannare infallibilmente e senza appello.
Ed eccolo il giudizio della Lipperini che cala come una scure:
Non credo che nessuna religione al mondo possa giustificare tutto questo. Nessuna, a meno che ci sia non la fede dietro, ma un’oscuro desiderio di annientamento altrui, la voglia pruriginosa di sentirsi, attraverso l’orrore, i giusti che purificano il mondo nelle fiamme.
Non le chiedo chi è lei per permettersi tali trancianti giudizi, perchè lo sospetto. Lei è l'oracolo della verità assoluta e indiscutibile, il verbo del femminismo.
Poi prosegue con quella voglia di esibizionismo tipica di certe donne
frustrate e mette sul palco le sue vicende personali pretendendo così il diritto di parola e di offesa a chiunque non si allinei al Lipperini-pensiero, ma conclude in maniera davvero eccelsa con quell'altra caratteristica propria dell'ignoranza femminista: le citazioni bibliche estrapolate dal contesto e senza il riferimento necessario affinche i poveri ignoranti come noi possano andare a verificarle (un po' come fa Stendardo/Standarte sul nostro forum, insomma):
Del resto, è scritto anche nella vostra religione: “Se qualcuno afferma che l’empio è giustificato dalla propria fede, sia anatema”.
Boh, chissà da dove l'ha presa e in quale contesto, in ogni caso riflette una teologia vetero-testamentaria e assolutamente opposta a quella di San Paolo:
ei vero qui non operàtur, credenti autem in eum qui iustificat empium reputatur fides eius ad iustìtiam secùndum propòsitum gràtiae Dei (Romani 4,5)
Già, povera Lipperini!