In rilievo > Osservatorio sul Femminismo
De Lipperini et Ravera
vnd:
--- Citazione da: COSMOS1 - Novembre 10, 2013, 18:50:49 pm ---fate le vostre osservazioni e poi ditemi se lo mettiamo in risalto sul blog del forum
altrimenti lo metto nel mio blog
:cool:
--- Termina citazione ---
Concordo con la pubblicazione nel blog. Se non altro avremo modo di dire la nostra in libertà, senza la storpiatura della censura e degli insulti delle fanatiche.
COSMOS1:
Il Lipperini pensiero
Antefatto: Lipperini e Murgia scrivono un libretto e il secolo XIX offre loro una pagina di pubblicità: http://www.zeroviolenzadonne.it/rassegna/pdfs/11Nov2013/11Nov201343e681a5e09d48a3f06bc785bf3c38c1.pdf
(Qualcuno aveva dubbi sul ruolo istituzionale del femminismo?)
Premessa:
Femminismo, nazismo e comunismo hanno alcuni elementi in comune, tra cui:
1 la dialettica hegeliana: il progresso storico è la verità e la giustizia; lo sconfitto, il vinto, ha torto
2 la strage di innocenti: il femminismo su scala planetaria ha fatto certamente più morti di nazismo e comunismo messi insieme
3 la scomunica: è prassi costante la scomunica dell'avversario politico, la scissione progressiva in gruppuscoli sempre più piccoli e sempre più in acerrima lotta tra loro
Infatti: la Lipperini scomunica gli altri femminismi, tra cui quello per il quale le donne sono buone in quanto donne.
Discussione: la Lipperini per distinguere il proprio dall'altrui femminismo, pensa bene di trarre un coniglio dal cappello, cioè che parlando di femminicidi si discute troppo degli uomini carnefici e troppo poco delle donne vittime.
Ora:
anzitutto sono proprio le amiche della Lipperini che parlano troppo degli uomini, nient'affatto per giustificarli (ma dove se l'è sognata questa assoluzione la Loredana?) ma al contrario per condannarli a priori senza processo e a posteriori alla gogna mediatica (Valente docet).
Noi avevamo aperto un osservatorio sui femminicidi (vedi qui). Nel tempo abbiamo osservato una mutazione nella linea della galassia femminista: tanto per dirne una sola Bollettino di Guerra da quest'anno non conta più solo gli omicidi di donne ma anche quelli di uomini. Perciò ci siamo sentiti inutili: il messaggo era passato, andiamo oltre.
Ma ci sbagliavamo: gli unici omicidi di genere di cui la Lipperini sembra accorgersi sono ancora solo quelli di donne
COSMOS1:
Antefatto: Lipperini e Murgia scrivono un libretto e il secolo XIX offre loro una pagina di pubblicità: http://www.zeroviolenzadonne.it/rassegna/pdfs/11Nov2013/11Nov201343e681a5e09d48a3f06bc785bf3c38c1.pdf
Il concetto centrale dell'articolo è il seguente: in occasione dei femminicidi si parla troppo degli uomini assassini, magari con un intento simil assolutorio, e troppo poco delle vittime.
Ora: dove e in quali occasioni la Lipperini abbia notato questa eccessiva presenza mediatica degli uomini io faccio fatica a capirlo. A me sembra tutto il contrario: ad esempio c'è il sito di quella signorina Valente che mette le foto di tutti gli uomini assassini: non mi sembra ci sia alcun intento assolutorio, anzi, vi vedo solo odio per il genere maschile. Forse mi sbaglio ma sono disponibile a ricredermi se la Loredana vorrà darmene ragioni.
Poi, per quel che riguarda invece la riflessione sulle vittime. Tale riflessione non è facile, per due ragioni simmetriche e opposte.
La prima: il femminismo condivide molte caratteristiche in comune con nazismo e comunismo, una delle quali è la dialettica hegeliana per la quale il progresso storico è verità e giustizia; lo sconfitto, il vinto, non è solo debole e sfortunato, ma anche condannato dalla storia, peccatore di fronte al dio progresso.
La seconda: l'occidente mantiene ferma l'eresia pelagiana per la quale l'uomo si salva da solo, e la follia di pensare che si salvi attraverso il proprio sacrificio. In questa ottica, diversamente da quella hegeliana, il vinto in quanto vittima (da victus) è innocente per definizione, è l'agnello senza macchia che redime il mondo.
Il combinato disposto di queste due forze sotterranee rende difficile parlare delle donne ammazzate. Difficile perchè in una ottica razionale, parlarne significherebbe parlare anche dei loro torti, dei loro errori, di ciò che loro stesse hanno fatto per giungere al nefasto esito.
Si tratta di pura e semplice razionalità: a meno che qualcuno non voglia sostenere la tesi che le donne in quanto donne sono appunto sante e innocenti. Ma l'eresia pelagiana che impedisce di scavare nella vita della vittima, per rispetto dei morti e per tema di infangarne la memoria, funziona solo in quanto sottintesa. Che qualcuno ci provi a sostenere alla luce del sole la tesi dell'assoluta innocenza femminile!
È evidente infatti che in una dinamica di conflitto di coppia, difficilmente le colpe sono sempre e solo da una parte. Intendo: difficile che in qualsiasi coppia in qualsiasi parte del mondo, ogni eventuale conflitto si strutturi in modo tale che uno dei due (mettiamo: la donna?) ha sempre ragione e l'altro (poniamo: l'uomo?) ha sempre torto.
Ora, capita che questi conflitti giungano a limiti estremi: che uno dei due ammazzi l'altro, sè stesso o ambedue. Logica vuole che questo esito estremo veda soccombere, come la dialettica hegeliana richiede oltretutto, con più frequenza il più debole. Ma che il più debole soccomba non significa nulla sulle sue, del più debole, ragioni. Il più debole potrebbe avere ragione oppure torto, se soccombe non soccombe perchè ha ragione o torto, ma perchè è più debole, o si è distratto, o è stato sfortunato o quel che vi pare. Ma la morte non è una patente di giustizia o innocenza. Chiaro, no?
Ora, se prendiamo sul serio l'invito della Lipperini dovremmo mettere in luce appunto quel guazzabuglio del cuore umano laddove bene e male si attorcigliano e si confondono. Ma sarebbe una operazione politicamente corretta? potremmo davvero, con metodo, con puntiglio, andare a scandagliare nella vita delle vittime portando alla luce vizi e virtù, ragioni ed errori?
Siamo seri, miss Lipperini, sarebbe una operazione difficile da fare senza turbare la sensibilità di nessuno e senza venir meno al rispetto per la verità nello stesso tempo.
Sarebbe abbastanza ammettere a priori, senza riferimenti a singole persone e a singolari vicende, che uomini e donne non sono nè mali nè buoni a priori, ma ciascuno di loro gioca a questo mondo la propria partita e ciascuno matura le proprie responsabilità.
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