Il fatto che un impiegato abbia un capo, non lo rende una persona inferiore o di serie B. Se il capo si comporta lealmente e con intelligenza, facendo il suo dovere, l'impiegato lo stima. Se l'impiegato lavora con onestà e serietà, il capo lo stima. nessuno dei due è superiore all'altro in dignità umana, e ciascuno vive serenamente nel rispetto del suo ruolo e delle sue capacità. Se invece l'impiegato tenta di "fare le scarpe" al capo, pur non avendo capacità o caratteristiche per sostituirlo, allora il lavoro va a gambe all'aria, l'impiegato è infelice in un ruolo che non è il suo, soffre di isolamento per aver perduto la stima del capo, il capo soffre per essere stato spodestato... ma volete davvero questa guerra nelle vostre case?
il mondo però cambia. Il matrimonio è sempre stato visto come una società di fatto con due soci con ruoli diversi più che come un capo e un impiegato. Al di là delle citazioni bibliche o di San Paolo, nei fatti nemmeno mia nonna che avrebbe centoventi anni si sarebbe definita sottomessa al marito. Secondo me la sottomissione alla "Miriano" è una risposta al femminismo. Come dire se loro estremizzano un lato sconvolgendo la tradizione, io estremizzo dall'altra parte cercando di riportare ad una tradizione che poteva avere senso in un mondo arcaico, ma che adesso andrebbe rimodernata, visto che è diverso l'ambiente, sono diverse le abitudini e anche le esigenze.
Anche perchè, parliamoci chiaro, la Miriano dopo "sposati e sii sottomessa" si è subito affrettata a scrivere la versione maschile "Sposati e muori per lei"
(c'è sempre la fregatura.. )
Ma poi, nei fatti non so quanto la Miriano e il marito abbiano ruoli ben distinti. Lavorano entrambi, collaboreranno all'andamento familiare in modi diversi, ma non credo a livello gerarchico. Anche perchè alla fine la gerarchia non è mai stata così rigida. E' vero che papà aveva l'ultima parola, ma molto spesso l'ultima parola era già stata decisa insieme, e la stragrande maggioranza delle donne che ho conosciuto tradizionali, cattoliche e non, e che comunque hanno portato avanti matrimoni cinquantennali non ha mai ragionato in termini di sottomissione ad un capo ma di collaborazione. Le donne che "ah decide solo lui" "ah aspetta che arrivi a casa papà" "ah papà non vuole", erano quelle che nelle conversazioni tra uomini che ho sentito erano pure poco stimate (e compatito il loro marito) perchè magari anche gli uomini ogni tanto avevano qualche debolezza ed è dura non poter contare mai sulla "socia" ed essere sempre il decisore responsabile.
E' possibile anche trovare un equilibrio senza competizione in una coppia senza dover per forza rigidamente dare il carico di responsabilità familiare tutto ad uno e il carico di dipendenza tutto all'altra.
Guarda caso fra un capo ed un'impiegato se le cose vanno male .. il fallimento è del capo. L'impiegato certo resta senza lavoro ma non ha responsabilità.
Per questo non mi pare un paragone giusto con un matrimonio e preferisco l'esempio di una società con pari responsabilità (anche se diverse)