Autore Topic: Femministe svizzere contro "il sessismo" della lingua italiana  (Letto 1539 volte)

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Alberto86

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Femministe svizzere contro "il sessismo" della lingua italiana
« il: Novembre 20, 2013, 13:39:51 pm »
Se la direttrice si definisce direttore
In materia di parità di genere la lingua italiana ha ancora molta strada da fare

"Come la devo chiamare? Avvocato, avvocata o avvocatessa?", chiede il cliente seduto di fronte a una donna in possesso di un brevetto d’avvocatura. "Mi chiami pure avvocato, non stiamo a complicarci la vita", è la risposta più frequente. Troverete a fatica un biglietto da visita in cui, accanto al nome di una donna, si legga avvocata e notaia. Come mai e poi mai incontrerete un infermiere, un ballerino o un sarto che baratterebbero la loro identità sessuale per adattarsi al genere di maggioranza che esercita la loro professione (l’infermiera Gianni, la sarta Roberto?). Un po’ indignate e un po’ divertite dall’androcentrismo esasperato della lingua italiana, le giornaliste Francesca Mandelli e Bettina Müller hanno appena pubblicato «Il direttore in bikini» (ed. Casagrande), un saggio sull’abitudine di usare il maschile riferendosi a donne che esercitano determinate professioni o ricoprono cariche prestigiose. Lo presenteranno al pubblico giovedì, alle ore 18, al Segnalibro di Lugano.
«Nel linguaggio, come nella realtà, esistono il femminile e il maschile ma tendiamo a dimenticarlo», dice Francesca Mandelli. «Siamo immersi nell’abitudine linguistica di usare la declinazione maschile riferendoci a donne che esercitano determinate professioni o ricoprono cariche di prestigio». Ed è tutto un susseguirsi di storpiature e frasi ardite dal punto di vista grammaticale. Solo per fare qualche esempio: Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale, si è detta terrorizzata dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Soddisfatta dell’incontro, il ministro italiano Mariastella Gelmini ha ringraziato i sindacati per la collaborazione. La sindaco Carla Speziali si è dichiarata favorevole agli accertamenti ma… «Non ci accorgiamo del non senso linguistico e del non senso identitario», afferma la nostra interlocutrice. Perché non dire o scrivere direttrice, ministra, sindaca? Non siamo abituati a usare certi termini semplicemente perché le donne ricoprono determinate posizioni solo da pochi decenni. «Parecchie professioniste si sentono ancora imbarazzate a definirsi al femminile. Tante avvocate di nostra conoscenza si presentano come “avvocato-notaio” sul bigliettino da visita. Schiere di procuratrici pubbliche ci tengono da matti a firmarsi “il procuratore, il magistrato”. Le poche direttrici di aziende e giornali esistenti si definiscono “direttore”, finendo col diventare invisibili perché quello che non si dice non esiste. Pensano forse di venire prese maggiormente sul serio presentandosi al maschile?». La verità – spiega Mandelli – è che la società si è trasformata mentre il linguaggio, che veicola una visione interiorizzata del mondo, non è cambiato. È ancora fisso su modelli maschili. Per l’intervistata è necessario cambiare rotta e superare questa tendenza alla mascolinizzare della realtà. «E non si tratta certo di un’impresa impossibile, basta un po’ di buona volontà. La lingua italiana, nonostante la sua natura androcentrica, prevede declinazioni, parole, frasi, ecc. più rispettose delle differenze di genere. Quindi usiamole! Femminilizziamo i termini, quando è il caso. Più si utilizzano parole come notaia, architetta, ispettrice, meno suoneranno strane». La lingua si evolve in continuazione e noi (almeno si spera) con lei...
Quello del sessismo linguistico è un tema su cui si dibatte ormai da decenni. Abbiamo cercato di inquadrarlo più da vicino anche con l’aiuto di Lorenza Pescia De Lellis, linguista e collaboratrice scientifica alla Forschungsbibliothek Jakob Jud dell’Università di Zurigo, che si è occupata a più riprese di questioni legate ai paradossi di genere nella lingua italiana...

http://www.cdt.ch/primo-piano/approfondimenti/95538/se-la-direttrice-si-definisce-direttore.html






Come posso vaginizzare la frase: "Vorrei prendere a calci nel culo queste viziate bambinette, spedendole in un cantiere ad alzare pareti di pietra":hmm: