Fonte :
http://www.losai.eu/argentina-il-primo-bambino-che-cambia-sesso-a-6-anni-grazie-allonu/Argentina: il primo bambino che cambia sesso a 6 anni (grazie all’ONU)
by Daniele Di Luciano 0 Comments 18.ott 2013
L’ARGENTINA APPROVA IL CAMBIAMENTO DI SESSO PER UN BAMBINO DI SEI ANNI
Primo paese dell’America Latina ad approvare i matrimoni gay nel 2010, ecco le conseguenze: in nome dei diritti degli adulti, si violano quelli di un bambino innocente e indifeso
di Lupo Glori
In Argentina le autorità, sulla base di un disegno di legge sull’identità di genere approvato nel maggio 2012, hanno detto sì al cambiamento ufficiale di sesso per un bambino di sei anni.
La nuova legislazione argentina in materia di genere consente, infatti, il cambiamento del sesso e del nome sui documenti ufficiali senza la necessità di alcuna approvazione da parte del tribunale. Il governatore di Buenos Aires, Daniel Scioli, ha, dunque, approvato la richiesta di Manuel di cambiare il suo nome di battesimo in Lulu sulla carta d’identità argentina e sul proprio certificato di nascita. I media locali, come riporta il sito della “BBC” del 27 settembre, hanno messo in risalto come sia il primo caso al mondo in cui un bambino ottiene il cambiamento della propria identità attraverso un processo amministrativo senza ricorrere ai tribunali.
Tale decisione è arrivata dopo mesi di tentativi da parte dei genitori di Manuel, che avevano visto la loro richiesta negata due volte a causa dell’età del bambino al di sotto dei 14 anni e quindi non in grado di prendere consciamente una simile decisione. Ma la vicenda ha subito un improvviso cambiamento di rotta a seguito di una lettera inviata dalla madre del bambino ad una agenzia nazionale per la protezione dell’infanzia. Tale organo federale ha, infatti, rilevato come negare al bambino il cambiamento di genere fosse una violazione dei suoi diritti, in base alla “Convenzione sui diritti del fanciullo delle Nazioni Unite”.
Alberto Perez, capo di Gabinetto della Provincia della capitale argentina, ha motivato tale provvedimento dichiarando al quotidiano locale “La Nacion”: «Il governo della provincia di Buenos Aires ha deciso di fornire una soluzione a questo caso specifico sollevato dalla famiglia». La decisione è stata presa dopo che la madre di Lulu, Gabriela, si era rivolta al governatore di Buenos Aires, nonché al presidente argentino Cristina Kirchner, scrivendo come suo figlio si fosse identificato come una bambina, non appena aveva iniziato a parlare.
Alfredo Grande, uno degli psicologi coinvolti nel caso, ha dichiarato al quotidiano brasiliano “Folha de Sao Paulo”: «Il DNI (carta d’identità argentina) è come uno specchio. Se una persona non vi si identifica, non va bene. È stata una lotta importante che abbiamo vinto».
Come era scontato, anche i gruppi di attivisti gay hanno accolto con entusiasmo la decisione delle autorità della capitale argentina. Cesar Cigliutti, a capo della Comunità Omosessuale Argentina (CHA), ha sottolineato la portata storica di tale decisione dichiarando alla stampa: «Sarà il primo caso al mondo di una ragazza che ottiene nuovi documenti attraverso una procedura amministrativa, senza dover fare appello alla giustizia».
Tale rivoluzionario provvedimento mostra ancora una volta le inquietanti conseguenze sociali e culturali della legislazione omosessualista. L’Argentina è stato, infatti, il primo paese dell’America Latina ad approvare i matrimoni dello stesso sesso nel 2010, seguito dall’Uruguay quest’anno. Tuttavia, la decisione delle autorità di Buenos Aires, presa in nome di un’ambigua violazione dei diritti del bambino, sembra non tener in nessuna considerazione un dato elementare e fondamentale: il fatto che il bambino ha solo sei anni, un’età nella quale il giudizio e la ragione di una persona sono ancora in costruzione e formazione. In tale prospettiva, la richiesta dei genitori e la conseguente approvazione da parte delle autorità argentine costituiscono, loro sì, un’autentica violazione dei diritti di un bambino innocente e indifeso, la cui natura viene irreparabilmente violentata, con il prevedibile rischio che un domani questo bambino possa chiedere loro conto di tale negazione della realtà fatta sulla propria pelle.
Fonte: No Cristianofobia, 07/10/2013
Pubblicato su BastaBugie n. 319