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Nuova isteria Boldrini: "Donne, ribellatevi sin da bambine"

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Cato:
Molte donne si danno al femminismo dopo esperienze spiacevoli con uomini, spesso uno solo. Queste donne ferite sono attirate dal femminismo come mosche dalla cacca. Avrebbero bisogno di aiuto per i propri problemi interni, e invece finiscono per riunirsi fra di loro nell'attaccare uomini e bambini.

vnd:

--- Citazione da: Cato - Novembre 23, 2013, 09:23:36 am ---Molte donne si danno al femminismo dopo esperienze spiacevoli con uomini, spesso uno solo. Queste donne ferite sono attirate dal femminismo come mosche dalla cacca. Avrebbero bisogno di aiuto per i propri problemi interni, e invece finiscono per riunirsi fra di loro nell'attaccare uomini e bambini.

--- Termina citazione ---

Infatti.
Andrebbero rieducate.

Alberto86:
Solo quelli de Il Giornale riescono nella colossale impresa di sbugiardare con pacata freddezza le continue menzogne della femminista Boldrini  :lol:




La superfemminista presidente della Camera racconta come si è imposta in casa. Dimenticando privilegi e strade spianate .

Pillole di saggezza da un'infanzia difficile. «Donne, cominciate a ribellarvi da bambine. Io e mia sorella l'abbiamo fatto con i nostri fratelli e abbiamo vinto» confessa alla Stampa Laura Boldrini.
Serve carattere, il resto viene. Dev'essere stata dura per lei, sessantottina a scoppio ritardato (è nata nel '61), ma poi ce l'ha fatta, ha vinto. È riuscita a farsi strada nonostante una famiglia benestante, un'educazione borghese, buone parentele, entrature giuste, buoni studi e bei viaggi, insomma una sfilza di privilegi. Ma l'importante non è quello, ovviamente, è ribellarsi, sennò sarebbero capaci tutti.
Lei non ha esitato, da bambina, a scontrarsi col padre, avvocato, «un uomo riservato, studioso, solitario, tradizionalista, molto religioso, amante della campagna e della musica classica», spirito conservatore che spesso si esprime in latino o greco e che cozza col fuoco rivoluzionario della giovane figlia. «I suoi princìpi non si coniugavano con la mia curiosità» dirà la Boldrini per spiegare le origini della sua rivolta casalinga. «A vent'anni prende lo zaino e salta su un aereo per andare in Venezuela a lavorare in una finca de arroz, un'azienda di riso», raccontano le agiografie della presidente di Montecitorio. Lei, cocciuta ventenne, non vuole più saperne del casale di famiglia a Jesi e di quella vita agiata ma provinciale. No, lei vuole raccogliere il riso, con le caviglie dentro l'acqua, come le contadine sudamericane che è venuta a osservare tipo animali esotici.
Chiede ad un agronomo «amico di famiglia» (ah, averceli gli amici di famiglia) e trova la finca de arroz che fa per lei, in quel di Calabozo, paesino del Sud venezuelano.
Eppure niente, stranamente non la scambiano per campesina ma per una ricca occidentale in gita equosolidale, e la accomodano dietro una scrivania, in un ufficio (ma lei rimane «molto colpita dallo stile di vita ripetitivo e privo di orizzonti dei campesinos»). Per quella ribellione, comunque, il padre non le parlerà «per otto anni».
La giovane Boldrini nel frattempo gira il Sudamerica, attraversa il Costa Rica, Panama, l'Honduras, il Guatemala, il Messico, un tour avventuroso e ribelle che però non si conclude né a Tegucigalpa né a Caracas, ma nella più confortevole New York, prima di tornare a ribellarsi in Italia. Precisamente all'università La Sapienza di Roma, mandata a studiare Giurisprudenza per ereditare la professione dal padre (non quella della mamma, insegnante di storia dell'arte e antiquaria), come usa nelle famiglie bene.
I maligni di internet - che sulla Boldrini si accaniscono con speciale perfidia - incrociano cognomi e parentele per sconfessare il mito della donna ribelle «che si è fatta da sé», e rivelare piuttosto la classica parabola da radical chic, che ama gli ultimi ma nella vita parte avvantaggiata. Falsa la parentela con Arrigo Boldrini, partigiano (nome di battaglia Bulow), ex parlamentare Pci, vera invece - lo ha scritto Perna nel suo ritratto sul Giornale - quella con Massimo Boldrini, ex vicepresidente dell'Eni, amico di Enrico Mattei. Nel 1986 diventa giornalista pubblicista, facendo rassegna stampa all'Aise (Agenzia Italiana Stampa e Migrazione) ma anche - aggiungono le voci malevole in cerca di raccomandazioni nella sua brillante carriera - all'Agi, agenzia giornalistica di proprietà dell'Eni. Quindi alla Rai, come precaria, ma pur sempre alla Rai, dove è difficile entrare senza amicizie. Nell'88 è nella produzione, come assistente, del programma di RaiDue Cocco, regia di Francesco Pingitore, quello del Bagaglino. Proprio lei che trova disdicevole l'uso del corpo femminile in tv, e umiliante persino la rappresentazione delle mamme che servono la cena a casa, e che per questo si è guadagnata un Tapiro d'oro da Striscia. Poi, dopo la Rai, i massimi onori all'Onu e quindi la presidenza della Camera. Grandi successi, nonostante l'infanzia difficile.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/mi-ribellavo-ai-fratelli-ecco-linfanzia-difficile-secondo-970078.html

COSMOS1:
però, dai, ha ragione: le donne dovrebbero ribellarsi da piccole e dirci da subito cosa si aspettano dalla vita
non dopo essersi sposate!

Dottor Zero:

--- Citazione da: Alberto'86 - Novembre 22, 2013, 13:28:37 pm ---"Le figlie femmine devono ribellarsi e dire che così non va, devono essere le prime a reagire, se i genitori non garantiscono parità. Io e mia sorella l’abbiamo fatto. In casa eravamo in cinque: tre maschi e noi. Mia mamma aveva iniziato ad educarci seguendo i soliti stereotipi: noi dovevamo aiutare, loro no. Ci siamo ribellate, ed è stato un moto autonomo. Abbiamo minacciato sciopero, perché il lavoro andava diviso in misura eguale fra tutti. Abbiamo vinto, la suddivisione dei compiti è stata equa ed ora i miei fratelli maschi trovano del tutto normale avere ruoli alla pari nelle loro famiglie"

--- Termina citazione ---

Beh, è giusto! Non ha detto che le figlie femmine devono poltrire e i maschi sfacchinare; ha detto che tutti devono cooperare, e lo trovo corretto.
Nei tempi andati, tutti i membri della famiglia cooperavano equamente, indipendentemente dal sesso di appartenenza. Il marito sgobbava fuori casa, la moglie sgobbava in casa e i figli aiutavano.
Certo che le donne svolgevano anche lavori molto pesanti, a differenza di adesso che ambiscono a guadagnare molto con il minimo sforzo possibile (stando in una scrivania a scartabellare e dietro uno schermo di pc, per intenderci). Ma è sistema che ti spinge a prendere certe direzioni comode. Se hai la possibilità di scegliere tra un lavoro massacrante e uno facile facile e per niente faticoso, è ovvio che scegli il secondo. In più molte donne prendono le "scorciatoie" con il loro "lasciapassare".

Riguardo il discorso di vnd, conosco famiglie in cui non si tromba mai (detto da loro).
Ma io dico: un uomo perfettamente autosufficiente che sa fare tutto (cucinare, lavare, stirare, pulire casa ecc.), cosa diavolo si sposa a fare se non per dare e ricevere un po' di amore?
Non voglio ricondurre tutto al sesso, ma anche semplicemente concedersi dei momenti di piacevole intimità con coccole, carezze, bacetti ecc.
Cioè, che cazzo te ne fai di una donna se dopo aver fatto uno o due figli si vive in casa come perfetti estranei? Trovo tutto questo orribile, e soprattutto insensato!  :disgust:
È chiaro che la società di oggi ha perso i giusti motivi. Si pensa sempre al denaro, come arrivare a fine mese, pagare le bollette, comprare questo e quello ai figli. E le cose più importanti, dove le mettiamo? Anche semplicemente uscire un pomeriggio, prendersi per mano e fare una passeggiata in un lungomare. Prendersi per mano... chi lo fa più? O fate caso se vedete coppie abbracciate...
Si vedevano negli anni '70 e '80, ma oggi proprio no.

E allora, o si trova una persona con un'anima con cui condividere tutto, oppure anche il solo accoppiarsi è da pazzi. Chi lo fa andrebbe aiutato da uno psicoterapeuta. Non ha senso, dai.  :huh:

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