Autore Topic: Le minorenni dei Parioli : "Vendo il mio corpo per avere quello che voglio ."  (Letto 711 volte)

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Offline Stendardo

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Fonte : http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_novembre_26/baby-squillo-il-mio-corpo-vendita-avere-quello-che-voglio-68280e30-5669-11e3-9a32-8b8b5da15961.shtml


Baby squillo: «Il mio corpo in vendita per avere quello che voglio»
 



Le minorenni dei Parioli
 
Baby squillo: «Il mio corpo in vendita
 per avere quello che voglio»
 
Tutti i giorni lo sfruttatore organizzava incontri tra le studentesse e i clienti. Il Riesame: madre senza scrupoli ha indotto la figlia a vendersi e a pagarle gli acquisti
 






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ROMA - Da una parte «due ragazze spregiudicate, libere, e determinate nel raggiungimento dei loro scopi, alla ricerca di sensazioni forti, desiderose di beni costosi e disposte a tutto pur di averle. Bisognose di soddisfare la sete di apparire grandi, di essere desiderate, di eccitare, di essere belle ed anticonformiste». Dall’altra, insieme a sfruttatori e clienti, una mamma «senza alcuno scrupolo, nemmeno per la posizione della figlia minorenne, che invece avrebbe dovuto essere tutelata». È uno scenario «di particolare squallore» quello che descrivono i giudici del Tribunale del riesame nelle motivazioni della sentenza con la quale hanno confermato il carcere per Mirko Ieni, Riccardo Sbarra e la madre di una delle due minorenni che si prostituivano in un appartamento di viale dei Parioli, e altrove.

Un incontro ai Parioli intercettato dai carabinieri Per la stessa vicenda altre tre persone sono a Regina Coeli: l’imprenditore Marco Galluzzo (accusato di essere assieme a Ieni il pusher delle adolescenti), Nunzio Pizzicalla (il loro sfruttatore) e Michael Mario De Quattro,ricattatore a mezzo video. Questi ultimi due non hanno fatto ricorso, mentre la posizione di Galluzzo e di Ieni per lo spaccio verrà discussa giovedì.

Parte da una frase di una delle ragazze il filo logico e giuridico teso dal presidente Franca Amadori e dai giudici a latere Maria Viscito e Marco Genna a sostegno della decisione: «Io sono disposta a fare questa cosa, perché secondo me questo è il prezzo da pagare per tutte le cose che vogliamo noi», mette a verbale la più piccola delle due (15 anni compiuti ad ottobre), riferendosi alla prostituzione. Una attività che avevano iniziato da sole e nel corso della quale hanno incontrato Ieni. La cui posizione - scrivono i giudici nelle 44 pagine di ordinanza - non è affatto ritenuta meno grave per il fatto che non sia stato lui a convincerle la prima volta: «Basta pensare che gli stessi futili motivi, quale spinta motivazionale all’esercizio della prostituzione - elemento inquietante nella vicenda in quanto chiaro sintomo della devastazione morale delle due minorenni - costituiscono espressione della immaturità delle due ragazze e della incapacità di operare scelte consapevoli».

Un arresto nell’ambito dell’inchiesta sulle baby squillo (foto Proto) Pur riprendendo la ricostruzione dell’avvocato difensore Raffaela Scutieri, induzione e sfruttamento a carico di Ieni non sono confutabili. «Entrambe le ragazze - continuano i giudici - lavoravano tre volte a settimana ma, da quando avevano conosciuto Ieni, lavoravano tutti i giorni». I testi di telefonate e sms allegati alle indagini raccontano di indicazioni, rimproveri, controlli sulla loro attività tali da offrire «una granitica prova indiziaria». Nessun dubbio anche sulla consapevolezza della loro età. Lo dicono la marcia indietro di alcuni clienti, l’evasività delle due ogni volta c’era da mostrare i documenti, il fatto che lo stesso Ieni, «figura chiave» dell’inchiesta, le andasse a prendere a scuola e le chiamasse le «ragazzette», tanto da avere con loro «comportamenti più protettivi» di quelli assunti con le due prostitute maggiorenni che usavano lo stesso appartamento.

Ma sarebbe sbagliato pensare a delle remore di carattere morale. Ieni, per i giudici, non solo «non ha avuto alcun scrupolo nello sfruttare minorenni a fini economici», ma neanche alcun «senso di vergogna, di autocritica, di ripensamento». E scrupoli non ne ha neppure la mamma della quindicenne, la quale «sa che la figlia con tale attività guadagna molti soldi, perché anche lei ne usufruisce», scrive il Riesame. Ancora, è lei che ha «indotto, favorito e sfruttato la prostituzione della figlia dandole precise indicazioni sulle modalità di svolgimento, facendosi pagare acquisti con il provento dell’attività. La particolare gravità della condotta della madre, la spregiudicatezza dimostrata nel violare le norme penali a fini di lucro» ne giustificano la permanenza in carcere. E quando l’altra madre la contatta per esprimerle i sospetti - da cui la denuncia che ha poi dato il via all’inchiesta - lei la liquida così: «Se non hai la prova provata vattene, altrimenti ti querelo».

Infine la posizione di Sbarra. Il commercialista rivela dalle intercettazioni «un interesse morboso» per le ragazze. Anche perché ha già dimostrato di voler cancellare le prove quando, durante una perquisizione in casa, «ha distrutto due computer, gettandoli dalla finestra, all’evidente scopo di impedire agli inquirenti di scoprire ulteriori elementi e circostanze quanto meno per lui scomodi». Un episodio sintomatico che «s’innesta in uno scenario più ampio e complesso in cui molte sono le posizioni di rilievo investigativo, ancora da individuare». Il primo capitolo può chiudersi così, in attesa del processo. Altri sono destinati ad aprirsene.


26 novembre 2013








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Fulvio Fiano
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius