Ah si? La faccia come il culo femminile, la loro sfacciataggine non ha proprio limiti.
Bene, allora noi SPUTTANIAMO "lorsignore" tirando fuori una certa Angiola Armellini
"EVASORA" TOTALE con miliardi di euro di violazioni sottratti al monitoraggio fiscale e 190 milioni di evasione fiscale, imprenditrice romana proprietaria di 1.243 immobili ubicati prevalentemente nella Capitale.
Questa "SANTA DONNA TIMORATA DA DIO" basterebbe a tappare per sempre la lurida fogna della propaganda femminista, perchè DA SOLA batte tutti gli eventuali evasori uomini messi insieme!
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http://www.aletheiaonline.it/2014/01/21/oltre-1200-case-nascoste-al-fisco-la-finanza-scopre-il-terzo-sacco-di-roma/miliardi di euro di violazioni sottratti al monitoraggio fiscale e 190 milioni di evasione fiscale contestati a un’imprenditrice romana proprietaria di 1.243 immobili ubicati prevalentemente nella Capitale Disconosciuti 10 scudi fiscali e disarticolati 2 trust. Dodici persone tra cui consulenti italiani e stranieri denunciati per associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale. In corso di quantificazione milioni di euro di tributi locali (i.c.i. e i.m.u) non versati, un tesoro a molti zeri per le casse di Roma capitale.
“…Un mare di denaro finito in decine di conti correnti seminati in banche di mezzo mondo – riporta il Messaggero -. Protagonista della vicenda è Angiola Armellini, erede della celebre famiglia di imprenditori romani. Si tratta della figlia di Renato, morto per un malore il 18 agosto del 1993, uno dei «re del mattone» della Roma degli anni ’70 e anche egli finito in numerose inchieste giudiziarie per bancarotta e truffa. La stessa Angiola, oggi denunciata, nel 1991, assieme al padre e la sorella Francesca, era rimasta coinvolta in una frode fiscale e falso in bilancio per oltre 500 miliardi di lire. E ancora, nel 1996, la donna fu coinvolta, assieme all’ex marito Alessandro Mei, in una bancarotta fraudolenta da 200 miliardi di lire.
Risiede di fatto in un lussuoso appartamento, attico e superattico, nella centralissima Roma medievale che non era classificato come civile abitazione. La mappa dei luoghi utilizzati dall’imprenditrice romana per nascondersi al fisco, e caduta nella rete dei Finanzieri, appare variegata e comprende: Principato di Monaco, Lussemburgo, Svizzera, Nuova Zelanda, Jersey e Bahamas.
Alla donna, imprenditrice di successo le indagini hanno permesso di censire un guardia difinanzapatrimonio composto, intestato a vari soggetti giuridici di diritto estero, ben 1.243 unità immobiliari, una vera città, costituite da tre alberghi nonché appartamenti e relative pertinenze, la quasi totalità si trova tutta quanta nella Capitale.
Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Roma e svolte dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma, hanno permesso di rilevare come sia sempre stata invece “l’amministratore di fatto” di un’articolata struttura societaria, che formalmente era riferibile ad alcune persone di sua fiducia, ma utilizzate come teste di legno. Tra le società spicca una fiduciaria in Lussemburgo, ideata negli anni ‘90 al fine di schermare l’effettiva disponibilità di ingenti capitali detenuti all’estero, anche in Paesi a fiscalità privilegiata. E proprio per questo motivo l’imprenditrice romana aveva spostato, solo formalmente, la propria residenza nel Principato di Monaco nel 1999, risultando cittadina monegasca sino al giugno 2010.
Le attività investigative si sono sviluppate tramite numerose perquisizioni presso le abitazioni di altre 8 persone, adesso indagate, cinque sedi societarie e tre studi commercialistici. In questa fase sono state aperte numerose cassette di sicurezza presso banche ed ascoltati numerosi testimoni, ritenuti chiave, ai fini delle indagini. I finanzieri hanno preso in esame le annualità dal 2003 al 2012. E’ stata dimostrata l’effettiva e costante residenza nella Capitale dell’imprenditrice, che è risultata aver dimorato, dapprima, senza dichiararlo, in un’ampia villa all’Eur e, successivamente, in un lussuoso appartamento su due piani intestato a società lussemburghesi. Rigiardo alla struttura societaria, è stata appurata l’invalidità, sul piano giuridico, dei due trust, artatamente posti al vertice delle catene di controllo societario, configuranti strutture fittiziamente interposte tra la stessa imprenditrice e le società estere controllate.
I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria hanno, inoltre, proceduto al disconoscimento degli effetti scriminanti di 10 scudi fiscali presentati nel 2009, con riferimento al patrimonio estero posseduto dall’indagata. Al Fisco italiano, risultava dichiarare unicamente i compensi corrisposti in suo favore da alcune delle società, anch’esse coinvolte nelle indagini, nei confronti delle quali la donna figurava prestare mere collaborazioni.
Conseguentemente, sotto l’aspetto fiscale, le è stata contestata la mancata dichiarazione di disponibilità estere in Lussemburgo, nel Principato di Monaco ed in Svizzera, in violazione alle disposizioni sul “monitoraggio fiscale”, per un valore complessivo, considerando la somma di tutte le annualità accertate (dal 2003), per oltre 2 miliardi e 100 milioni di euro.
Sono state eseguite, altresì, verifiche fiscali sia nei confronti dell’imprenditrice, quale persona fisica, che di tre holding lussemburghesi alla medesima riconducibili, constatando, complessivamente, ai fini delle imposte dirette – in mancanza, allo stato, di adeguata prova contraria della parte – l’omessa dichiarazione di ricavi, al lordo dei costi sostenuti, per circa 190 milioni di euro (oltre ad un’imposta di registro evasa per circa 230 mila euro).
Sul piano penale, è stata deferita alla locale Procura della Repubblica, assieme ad altri 11 soggetti, tra i quali spiccano alcuni consulenti, italiani ed esteri, incaricati della gestione contabile e fiscale ed effettivi artefici della creazione del fraudolento gruppo societario estero. A questi ultimi è stata ascritta, assieme all’imprenditrice, anche l’axxusaa fattispecie di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale, essendo emersi compiti, funzioni, direttive specifiche attribuite dall’organizzazione.
Le attività hanno anche permesso di riscontrare il sistematico, mancato versamento di tributi locali (ICI, IMU), per alcuni milioni di euro, connessi a gran parte del vasto patrimonio immobiliare, favorito dalla complessa e poco trasparente struttura societaria cui gli stessi risultavano formalmente riconducibili. La corretta quantificazione degli importi dovuti è resa particolarmente complessa, peraltro, dal fatto che, nel tempo, si sono verificate variazioni nella formale titolarità degli immobili, a seguito di conferimenti/cessioni di quote intervenute tra le imprese estere formali proprietarie. La concreta esigibilità di tali tributi, con annessi interessi e sanzioni, risulterà, quindi, certamente facilitata dall’avvenuta individuazione della persona fisica retrostante all’architettura societaria estera.
A testimonianza della piena efficacia deterrente dell’azione ispettiva posta in essere, si è registrato, nelle ultime settimane, a seguito della conclusione delle attività ispettive, l’avvenuto, spontaneo rimpatrio di 15 società lussemburghesi, a cura della stessa imprenditrice, per il tramite dei propri consulenti.
L’ennesimo caso di macroscopica evasione accertato dalle Fiamme Gialle di Roma pone in evidenza la necessità di continuare ad assicurare forme di controllo sostanziale sui grandi patrimoni, per verificarne, da un lato, l’effettiva titolarità, specie nel caso in cui essi risultino formalmente riconducibili a soggetti giuridici esteri, e, dall’altro, la legittima formazione nonché il corretto adempimento dei relativi oneri fiscali: in tal senso, proprio nell’ottica costante del perseguimento dell’equità fiscale, sono state avviate proficue sinergie con il Comune di Roma che prevedono la segnalazione dei soggetti – siano essi persone fisiche o giuridiche – titolari, direttamente o indirettamente, di ingenti patrimoni immobiliari.